Anche quest’anno il Presidente della Repubblica non ha voluto far mancare il suo discorso alla nazione come, senza soluzione di continuità, avviene dal 1949. Ad inaugurare il rito fu Luigi Einaudi. S'è perso alcune perle.
Come ogni anno il discorso ha avuto evviva, plausi ed applausi da tutti i partiti. Di centro, di destra di sinistra, di centrodestra, di centrosinistra e di qualsiasi altra collocazione. Avviene a prescindere dal Presidente e, viene il sospetto, di quel che si dice. Gli occupatori dei nobili scranni e il codazzo di giornalisti al seguito applaudirono Pertini e Napolitano, Leone e Scalfaro, Saragat e Cossiga tanto per dire. Nella prolusione di quest’anno è uscita la parola “patria” e subito i post fascisti (lo sono ancora) si sono sdilinquiti, immediatamente eccitati e ci sono stati momenti di vero orgasmo. Non ci fosse stata la legge Merlin… Il Presidente ha utilizzato la parola patria, nel suo senso più comune e di buon senso, ma non è bastato poiché il partito della Meloni Giorgia su questa ha deciso di mettere il fez. Ops, il cappello. Avocandola a sé. Dimenticando (è prassi consolidata) come della patria i loro ascendenti politici fecero strame e toccò ad altri nobilitarla. Anche quelli del PD, post comunisti (non lo sono più) e post democristiani (lo sono ancora) si sono spellati le mani: il Presidente ha citato i diritti e le morti in mare dei migranti. D’altra parte, la lista della spesa enunciata da Mattarella è stata così lunga e vasta da risultare (quasi) omnicomprensiva e dunque da meritarsi il plauso pure dei Cinque Stelle, di Verdi e Sinistra, financo dei leghisti, chissà se hanno letto e (soprattutto) capito tutto il discorso, e delle sparute truppe di Azione, Iv e più Europa. Però nel lungo elenco è mancato il riferimento alle migliaia di euro che finiranno nelle tasche dei ministri non parlamentari (già se la passano bene) e dei miserrimi eurini che invece scivoleranno in quelle di pensionati e dipendenti della sanità (già se la passano male). Su questi ultimi la Meloni Giorgia si è sperticata in ringraziamenti (tanto non costano nulla)nel suo melenso pistolotto natalizio. Non s’è fatto cenno alla patente speculazione edilizia di Milano e a quella silente di Bologna, ai lucrosi affari tra case farmaceutiche e medici e ai ministri che truffano l’Inps. Report docet. Forse faceva poco fine devono aver pensato gli estensori del discorso nel giorno del “oggi siamo tutti più buoni”. Tuttavia, hanno avuto l’idea di piazzare in piedi, nel centro della sala, l’incolpevole Presidente, il quale, come noto gestisce il proprio corpo come Jacques Tatì e per smorzarne l’esuberanza l’hanno inquadrato dal secondo bottone della giacca in su, nascondendogli le mani, la sua parte più vivace. Certo sarebbe piaciuto ascoltare un discorso più centrato sulle necessità e sui bisogni di chi il bene della patria lo porta avanti tutti i giorni senza tanti strepiti e retorica d’accatto. Ma forse è chiedere troppo. Andrà meglio (forse) il prossimo anno.
Buona settimana e buona fortuna.