Ciò che possiamo licenziare

martedì 17 aprile 2012

Tre civette sul comò



Ho notato non senza un certo stupore che i tre dell'Ave Maria (che una volta erano quattro ma in tempi di spread in salita bisogna economizzare anche in questo) si vanno assomigliando sempre più.
Un po' come i cani con i padroni o come i padroni con i cani.
Di solito quando si tratta del secondo caso padrone che va ad assumere le fattezze e i comportamenti dell'animale il risultato è decisamente migliore.
Bene, i tre di cui sopra, che poi sono A-B-C per quelli bravi nella satira, ma per noi più prosaicamente e semplicemente Alfano-Bersani-Casini, si vanno assomigliando sempre più. Casini sta addirittura perdendo dei capelli mentre gli altri due ne stanno contando qualcuno in più. Anche i loro occhi si stanno omogenizzando assumendo quell'aria da rombo andato a male che fino a poco fa era caratteristica del solo Alfano. Evviva. Evviva. E anche l'area intorno alla cintola, nei tre, sta assumendo le stesse fattezze. Tre volte evviva.
Dove comunque sono uguali, decisamente uguali, definitivamente uguali è nel pensare e nel dire corbellerie. Lo so che corbellerie è un termine desueto e quasi vintage ma in tempi di sobrietà si deve essere sobri anche nel linguaggio. Ormai i tre sono così in simbiosi che le corbellerie le dicono all'unisono neanche fossero il coro dello zecchino d'oro. Le sparano con la tranquillità e l'innocenza degli incoscienti. Quella di oggi è stata esilerante, tanto per far concorrenza a Calderoli, altro genio della lampada. Hanno detto senza neppure un briciolo di pudore che se non ci fosse il finanziamento puibblico (oramai neanche più lo chiamano rimborso elettorale) la politica sarebbe governata dalle lobby. Vi rendete conto? Saremmo governati dalle lobby. Dalle lobby.E mentre prendevo un taxi, il cui conducente non ha fatto altro che lamentarsi dei petrolieri, mi sono chiesto quali potessero essere le pericolose lobby a cui quei tre facevano riferimento e ho continuato a farmi la stessa domanda anche quando ho incrociato un conoscente avvocato che in compagnia di un notaio e di un costruttore edile stava entrando in una farmacia perché colpito da un attacco d'ulcera che l'aveva colto dopo aver ricevuto due lettere di “revisione unilaterale del contratto” da parte della sua banca e della sua assicurazione. Accidenti mi chiedevo ma quali potranno mai essere le lobby capaci di influenzare io nostri sobri (che forse non è l'aggettivo adatto) politici. 
Forse le maestre d'asilo rappresentano una lobby pericolosa o forse i portinai o gli spazzacamini. O magari le commesse delle gioiellerie o i precari dei call center. Sono così tanti che tenteranno
senz'altro di fare indebite pressioni sui partiti e sul parlamento. Poi sono passato dalle parti dell'università dove ho visto crocchi di ventottenni che confabulavano tra loro e lì ho capito. La lobby che Alfano-Bersani-Casini temono di più è quella degli “sfigati”. Sono loro la forza di pressione che può influenzare le decisioni dei partiti e tenerli come cani alla catena. Ma per fortuna c'è il finanziamento pubblico e questo ci salverà. Ah! Quattro volte evviva

PS. Poi riguardando le foto dei tre m'è venuto di canticchiare “ambarabà ciccì coccò, tre civette sul comò che facevano l'amore con la figlia del dottore, il dottore si ammalò ambarabà ciccì coccò.” Chissà perché.



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domenica 15 aprile 2012

Soldi per sé, soldi per il partito le due Rosy d'Italia.

Non ho mai pensato che Rosy (dove il diminutivo sta per Rosa Angela) Mauro fosse un personaggio politico di un qualche interesse anzi l'ho più spesso vista nei ridicoli panni di una comparsa del redivivo circo Barnum che circolava intorno al super capo-comico Umberto Bossi.
Allo stesso modo ho sempre pensato a Rosy (Maria Rosaria per l'anagrafe)Bindi come ad una donna politica di spessore di cui apprezzare l'evoluzione, da ex democristiana votata dal profondo veneto a presidente del PD la strada è oggettivamente lunga, e mai me la sono immagina nei panni della Giovanna d'Arco dei privilegi.
In entrambi i casi forse, dato il mio irruente carattere di ghibellino, sono stato un po' manicheo. Tutto il buono da una parte e tutto il cattivo dall'altra.
Ora trovare del buono (politicamente parlando) nella Rosy della Lega (anche se ex) non è facile e bisogna scavare parecchio, e dato il basso livello da cui si parte magari anche all'in sù, eppure qualcosina c'è.
Anche dire male (politicamente, sempre) della Rosy del PD non è facile anche se lei qualche spunto negli ultimi mesi ce l'ha dato.
Eppure qualche punto in comune, oltre a quello di genere, senz'altro ce l'hanno.
Innanzi tutto sono due passionarie vere ed in carne ed ossa, a dispetto della Santanchè che invece lo è solo di plastica.
Le due Rosy, pur essendo partite con qualche handicap, .hanno fatto carriere fulminanti per il paludoso e immobile mondo politico italiota
La “Nera” come amorevolmente viene chiamata la Rosy brundisio-padana, essendo nata in quel di Brindisi ed adottata dal gallo-celta Bossi, nonostante le origini sudiste e la recente immigrazione in quel di Milano già nel 1993 veniva eletta nel consiglio comunale della “madunina” e di lì a stretto giro eccola in Regione Lombardia e poi nel Senato della Repubblica, scalando contemporaneamente posizioni nel partito. Bella carriera in soli 15 anni. Almeno dal punto di vista quantitativo.
La Rosy bianca, assistente di Bachelet, è senese ma viene eletta al parlamento europeo in Veneto nella lista della Demcrazia Cristiana partito nel quale si era iscritta solo pochi mesi prima. Oltre che nella DC è stata nel PPI, nella Margherita e poi nel PD. Adesso da Presidente. Che compiere in soli 20 anni questo percorso vuol dire saper fare dei salti in lungo che nemmeno Jesse Owens si immaginava.
Un'altra cosa che le accomuna è il denaro: la Rosy brundisio-padana, a quanto dicono i giornali lo voleva per sé, la Rosy bianca invece lo vuole per il partito e i parlamentari. Gli importi che riguardano la prima sono relativamente modesti, a quanto risulta al momento e richiesti per voglia rozza di elevazione sociale quasi che bastasse una laurea rilasciata da una università sconosciuta a cancellare le origini. E questo certo non è bello e neppure etico. Anche se poi l'hanno espulsa dalla Lega per "insubordinazione" che neanche Stalin arrivava a tanto.  L'altra invece, quella ex democristiana, di soldi per la politica e il partito e i parlamentari ne vuole molti. Anche troppi. E si accalora pure, come s'è visto nella puntata di 8 e ½ dello scorso 12 aprile. La politica non si fa senza soldi, dice la Rosy che è laureata in Scienze Politiche ed è stata ricercatrice all'Università di Siena. Magari su questo punto dovrebbe ripassare un po' di storia dei partiti e dei movimenti politici, esame obbligatorio nella sua facoltà. E quindi scoprirebbe che Andrea Costa e Filppo Turati prima e poi Gramsci e Bordiga e quindi don Sturzo fondarono partiti che diventarono subito di massa senza il becco d'un quattrino e che le case del popolo come le società di mutuo soccorso e le cooperative sia le bianche che le rosse e le verdi repubblicane si autofinanziavano. Altri tempi altra pasta di politici. Uno degli argomenti utilizzati dalla Rosy bianca è che se i privati finanziano i partiti li condizionano. Su questo punto ai tempi dell'università evidentemente deve aver perso qualche lezione. Il partito è espressione di un gruppo sociale che esprime una sua specifica visione del mondo e, conseguentemente, è portatore di interessi polici-sociali-economici. Quindi è ovvio che se un operaio metalmeccanico finanzia un partito si aspetta che lo stesso ne difenda gli interessi e la stessa cosa fa un costruttore edile. L'essere stata nwella DC qualcosa le avrebbe dovuto insegnare. Senza contare che il finanziamento pubblico non esclude quello privato e quindi … Rifletta la Rosy bianca sul fatto che l'UDC di Pierferdinando, tanto per fare un esempio, oltre a i “rimborsi” elettorali ha ricevuto in regalo dal costruttore Caltagirone un bel milioncino. Caltagirone l'avrà senz'altro fatto per aiutare lo scapestrato genero e consentirgli di continuare a baloccarsi con il suo giocattolino ma anche perchè ne condivide le finalità politiche e le conseguenti azioni. O no? Non a caso ci sono partiti di destra, di centro e di sinistra, che difendono interessi diversi. Al solito è una questione di posizionamento
Senza dubbio i partiti gestirebbero assai meglio e con maggior oculatezza i denari ricevuti dai privati non foss'altro perché questi gli e ne chiederebbero conto. In modo puntuale. E non con il pressapochismo con cui viene oggi fatto per i denari di tutti noi.
E certo non vale l'equazione che se non finanziati pubblicamente i partiti per finanziarsi sarebbero costretti a rubare, come si ebbe l'ardire di sostenere in tempi non lontani. Questo è un argomento che neanche i più disperati tra i diseredati usano più quando fanno la questua. E la stessa motivazione vale per gli esorbitanti stipendi e privilegi di cui godono i parlamentari. Non l'ha ordinato il medico di svolgere la funzione di occupante lo scranno del Senato o della Camera e quindi la motivazione non può essere economica ma semplicemente ideale e di servizio. E sopratutto quello di politico non può essere un mestiere.
Quindi i soldi fateveli dare dai vostri sostenitori. Se ci riuscite.

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foto:

domenica 8 aprile 2012

L'ha capito anche Ugo Sposetti.

Accidenti, la situazione deve essere proprio chiara, evidente, lapalissiana: a prova di Sposetti.
Finalmente anche il compagno Ugo, quello con la pettinatura alla Casini e i baffi alla Stalin, ha capito che il popolo, per dirla con una sola parola, non tollera più che i partiti siano pieni di soldi e che i politici, a tutti i livelli guadagnino troppo. Mica ci voleva una laurea in economia presa alla Bocconi.
L'ha capito anche il trota, che notoriamente non è uno che brilli.
Comunque, ora che perfino Sposetti s'è messo sulla lunghezza d'onda del trota, forse si potrà dar corso, ed è ora, al risultato del referendum del 1993. Quello cioè di 19 anni fa quando la gente comune al 90% decise che i partiti non dovessero essere finanziati con soldi pubblici.
Dev'essere stato un duro colpo per Ughetto.
Chissà dove si è messo, e francamente non vogliamo neppure saperlo, tutte quelle belle cifre e statistiche e percentuali che con scioltezza snocciolava in tv quando chiedeva ancora più soldi per partiti ed onorevoli.
Sulla sincerità della sua conversione ci è sorta qualche perplessità quando ha dichiarato che ne parla tutti i giorni con D'Alema. Il vice-conte D'Alema.
Chissà come faranno a capirsi un ex proletario e un neo-aristocratico.dello Stato del Vaticano.
Perplessità che si sono ulteriormente rafforzate quando candidamente ha confessato che la motivazione che lo spinge non è l'adempimento alla volontà popolare ma, più prosaicamente, il timore che i partiti possano essere spazzati via. Cosa che peraltro non ci dispiacerebbe affatto.
L'imolese Andrea Costa nel 1881 fondò il Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna e con i suoi compagni lo mantenne in piedi senza ricevere un soldo dallo Stato Sabaudo che invece nel 1889 lo condannò a tre anni di carcere per “ribellione alla forza pubblica”. Certo i tempi sono cambiati. Adesso i politici in galera non ci vanno neppure quando rubano o sono conniventi con la mafia.
E' certo che alla Signora Sinistra piaceva di essere corteggiata da personaggi come Andrea Costa e magari ha qualche dubbio quando viene avvicinata da apparatiniki che vivono nell'empireo e che neppure riescono a capire la differenza che c'è tra incassare oltre 16.000 euro al mese nulla facendo e vivere da precari con soli 1.200.
Domande innocenti, fatte senza malizia. Naturalmente.
Magari il caro Sposetti incontrasse meno D'Alema, che ha i suoi interessi in barche e vigneti, e parlasse di più con i suoi ex colleghi delle ferrovie. Magari quelli che sono stati licenziati a causa della soppressione dei convogli notturni. Che erano un servizio e pure rendevano.
Sposetti, si svegli e torni alla vita reale. Lo capisca. Finalmente. Ce la può fare anche lei.

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5 aprile 2012 L'espresso - “Sposetti: qui ci mandano tutti a casa”