A di Martedì, Floris:”Non si può riproporre Mussolini propagandando il bene che avrebbe fatto”. Augias: “No, che ha fatto. Intendiamoci, calma, Floris”. Forse questo è lo spunto per cominciare a fare i conti, mai veramente fatti, con il fascismo?
Nella puntata del 23 settembre scorso il buon Floris
Giovanni ha involontariamente messo in scena, conversando con Corrado Augias, un
istruttivo siparietto. Nel di mezzo della conversazione il Floris Giovanni n’è uscito con: «La
sinistra ha avuto Che Guevara, la destra non poteva certo riproporre, questa
destra, la destra populista, la destra di legge e ordine, non poteva riproporre
gli esempi italiani, non poteva certo riproporre Mussolini, per quanto, in qualche misura, sia
stato propagandato il bene che avrebbe fatto e per questo…» E qui cade l’interruzione
di Augias: «No, che ha fatto, intendiamoci, calma, Floris, Mussolini ha fatto cose
buone, non è che avrebbe fatto, le ha fatte…». L’impreparato Floris prima è interdetto poi
riprende slancio:«Quali?»
Risponde Augias:«Ha fatto tante cose… » Di
nuovo Floris, questa volta con sorrisetto ironico e l’aria da ”mò t’erudisco er
pupo”: «I
treni... la pianura pontina … neanche l’inps … rimane poco…». La claque
applaude, come al solito. Adesso è la volta di Augias, intellettuale di tutto
rispetto, certo non può essere accusato di filo fascismo:«Ha tatto tante cose
buone, ha fatto l’IRI, ha fatto la miglior edilizia che abbiamo avuto nel
novecento, ha risanato con l’IRI le imprese che andavano in malora …» Ancora
applausi, anche se un po’ fiacchi, si sa, la claque batte le mani a comando a
prescindere da quanto viene detto. E qui l’Augias avrebbe potuto allungare l’elenco,
ma si ferma, per carità di patria. Finalmente il Floris rinsavisce: «Il punto è
il prezzo che si pagava». Ancora Augias: «Esattamente, quella è la cosa, tutto
quello si pagava con la rinuncia alla libertà. Allora, quelle cose buone
avevano un costo altissimo». Floris quindi chiude, salvando goffamente un po’
di faccia con un «Giustissimo».
Il punto, sotteso allo scambio di
battute, quindi diventa come impostare i
conti con il fascismo. Gli italiani questi non li hanno mai fatti. Si sono
limitati al manicheo tutto male-tutto bene. Cose da stadio. Non s’è
avuto una Norimberga, appena si pescava un gerarca subito lo si fucilava e
neppure più di tanto ci sono state epurazioni, anzi il Togliatti Palmiro promulgò l’amnistia e così liberi tutti. Non fu
neppure perseguito il neonato MSI, Movimento Sociale Italiano, che del fascismo
era l’erede nonostante nella costituzione venisse vietata la ricostruzione del
PNF. Non è così che funziona. I vecchi ragionieri nel preparare un bilancio
procedevano tracciando su un foglio bianco una riga verticale e in testa alle
due sezioni scrivevano dare e avere. E’ ovvio , l’ha detto la storia: il
bilancio del ventennio è negativo, così pesantemente negativo da suggerire di
non ripetere l’esperienza. L’annientamento fisico degli avversari politici, le
uccisioni di Matteotti, di don Minzoni, dei fratelli Rosselli, solo per dire di
tre, le leggi razziali e l’indifferenza degli italiani e la vigliaccheria di chi
denunciava per denaro i compatrioti di religione ebraica, le guerre coloniali e
poi quella disastrosa con gli alleati nazisti non possono essere giustificati, con
le le tante cose buone (Augias).
Tirannide e operatività sociale viaggiano su due binari diversi e per nulla
interconnessi. Questa non va negata, è storia, anzi facendolo si cade nel
ridicolo, quella, ugualmente non negata, va combattuta sul piano delle idee. Magari
dimostrando come sia stata di nocumento al progresso del Paese. Sarebbe
interessante se Corrado Augias volesse dedicare una o più puntate della sua
trasmissione, la Torre di Babele, al tema delle cose buone dimostrando quanto
di più avrebbero potute essere se non imbrigliate dalla dittatura.
Buona settimana e Buona fortuna
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