Ciò che possiamo licenziare

domenica 27 marzo 2022

Joe il guerriero. Volodymyr il realista. Alessandro il cancellato.

Joe Biden da slipper a warrior. Volodymyr Zelenskji sta cominciando a capire il vero ruolo dell’Ucraina. Alessandro Orsini è stato cancellato da Wikipedia.Ma Forza Nuova ha la sua paginetta.


L’idea che Donald Trump riuscisse in politica  ad azzeccarne una non ci ha mai sfiorato e la storia ci sta purtroppo dando ragione. Il capelluto Trump per tutta la passata campagna elettorale ha bollato il competitor Biden come: Joe the slipper, Joe l’addormentato. Mai errore fu più clamoroso. Non solo Joe Biden non è un addormentato, è addirittura un feroce guerriero: Joe the warrior  Negli ultimi giorni si è calato nella tenzone Ucraina Russia con il cipiglio di un vero Attila. Ha definito Vladimir Putin come tiranno, macellaio, assassino, criminale di guerra. In buona sostanza gliene ha dette di tutti i colori. Quanto a dargliene questa è tutta un’altra storia. Ricordate l’adagio: quanto me ne ha date, sì, ma quante gliene ho dette. Quel che è certo è un fatto minimale: tutte queste esternazioni portano il tavolo delle trattative un poco più in là e con lui si allontanano ipotesi di pace. Probabilmente Joe Buden si è fatto influenzare dal Draghi Mario il quale, mentre il giovane Macron parla di trattativa, si sbraccia lanciando grida bellicose del tipo: «più armi all’Ucraina, l’Ucraina nella UE e il 2% del Pil in armamenti». Un genio del tempismo. Ma un camminatore sulle acque a queste bazzecole neanche ci fa caso. Ai due guerrafondai del “armiamoci e partite” ha risposto il Zelenskji Volodymyr, lui di bombardamenti se ne intende, dicendo: «Dateci l’1% dei vostri carri armati e dei vostri aerei» poi ha aggiunto «Mancate di coraggio». Forse sta cominciando a capire che all’Occidente dell’Ucraina in quanto Ucraina non gliene può fregar di meno, ma in quanto pedina di un bel gioco beh, allora ha un certo interesse. Infine due righe sull’Adriano. Per intenderci quell’Orsini Adriano direttore e fondatore dell'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS, è stato cancellato da Wikipedia. Non che sia un gran danno, ma è un sintomo fastidioso e ancor di più pericoloso. Se si comincia a cancellare chi la pensa diversamente la strada è in discesa e  ben cosparsa d’olio. Soprattutto tenendo conto che Roberto Fiore, leader di Forza Nuova e di altra simil paccottiglia, un posto in Wikipedia ce l’ha. Così come tutti gli scannatori del terzo reich e fascisti vari. Già è stata una porcheria quella fatta dalla RAI e dal suo amministratore delegato Carlo Fuentes, guarda caso nominato dal Draghi combattente che tanto disquisisce sul valore dei contratti, al dunque non era necessario doppiarla con un’altra, per di più miseranda.  

Buona settimana e buona fortuna.

P.S. Joe the slipper alias the warrior ha detto che toglierà l’Europa dal ricatto del gas russo. Lo fornirà lui. Costerà un tantino di più, ma per la libertà si paga questo e altro.


venerdì 25 marzo 2022

Guerra Ucraina Russia. Chi vince e chi perde.

Nelle guerre si sa perdono tutti. La Russia potrebbe stravincere, ma non lo fa. L’Ucraina dovrebbe straperdere, ma resiste. Joe Biden è venuto a visitare i vassalli. Gli europei sono uniti nell’essere divisi e pensano al dopo. I giornalisti per la più parte sono sdraiati sulla linea di Draghi, che non è ancora quella del governo.


Lucio Caracciolo, ottoemezzo di giovedì 24 marzo, ha detto che Putin ha perso la guerra nel momento in cui l’ha incominciata. La frase è retorica oltre il giusto e di suo non dice niente di originale. Di leader che hanno perso la guerra nel momento stesso in cui l’hanno iniziata sono piene le fosse e tanto per dire nel mazzo ci stanno anche Henry Truman, guerra in Corea, Lyndon Johnson, guerra in Vietnam e per carità di patria meglio fermarsi qui. A Lucio Caracciolo s’è accodato Carlo De Benedetti, bontà sua, aggiungendo che ha incontrato Putin una sola volta e l’ha trovato di ghiaccio. Evvabbene. Dopo di che, un mese fa, militari ed esperti, pretesi o veri, sostenevano che la potenza militare della Russia avrebbe potuto schiacciare l’Ucraina in breve tempo, ma che non lo faceva sapendo di non poter tenere una nazione molto vasta e un popolo inferocito. A quanto pare l’esercito ucraino si sta dimostrando più forte di quello che i russi e gli europei pensavano. Al dunque la Russia per vincere sul campo dovrebbe perpetrare una strage. Difficile per le potenziali reazioni. L’esercito ucraino difficilmente riuscirà a cacciare dal suo territorio l’esercito avversario. Quindi situazione di stallo. Dei due non vince nessuno. L’Europa si dichiara unita, ma essendo solo un’espressione geografica, può unicamente organizzare summit che lasciano il tempo che trovano e dove comunque tutti pensano più al dopo che all’oggi e a che vantaggi trarne. Macron insiste nel proporre mediazioni, Boris Johnson dice che bisogna inasprire le sanzioni, che fanno più male a chi le fa che a chi le riceve. Draghi out of the blue se ne esce col dire  che l’Ucraina deve entrare in Europa, giusto per favorire l’iniziativa di Macron e non irritare la Russia. E in ogni caso i soldi a Putin per continuare la guerra li da l’Europa e in particolare la Germania e l’Italia. Evviva. Ieri a Bruxelles c’era anche Joe Biden. Tutti a esaltare la prima volta di un Presidente americano al meeting europeo. Nessuno ha pensato che l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Fuor di metafora: l’America si fida poco della Europa ed è venuta a controllare che le cose vadano per il verso giusto, Almeno formalmente. E anche qui non vince nessuno. In compenso i giornalisti italiani si accapigliano sul caso Alessandro Orsini appena cacciato dalla RAI. A Piazza Pulita, Mario Calabresi, Fabrizio Fubini e Nathalie Tocci si sono scatenati, a livello personale, contro Alessandro Orsini che mi è parso, nelle argomentazioni, confuso di suo. Non che gli altri tre abbiano dimostrato idee chiare. Il tema era: è giusto impedire a Orsini di dire la sua? Lo svolgimento poteva essere semplice: si/no, cancellare quello che non interessa. Invece i tre dell'ave Maria hanno detto: Orsini è in tutte le trasmissioni (Calabresi), non lo conosco, ma mi fido di Gramellini (Fubini, beato lui), non è mai stato in Ucraina e in Russia e quindi che ci sta a fare qui (Tocci). Sul merito neanche una parola, invece l'hanno, metaforicamente, buttato dalla finestra. Per la fortuna di Alessandro Orsini una vera nelle vicinanze non c'era. Quindi accaniti aggressori e un martire. E quindi anche qui pari e patta. Stupisce che nessuno si sia mai domandato se poi all’America interessi veramente che la guerra finisca presto.

Buona settimana e buona fortuma

 

martedì 15 marzo 2022

Morire per l’Ucraina?

Solidarietà tanta, assistenza tanta, armi pochine. La drammatica ammuina sulla pelle degli altri.I plenipotenziari di USA e Cina si incontrano a Roma mentre Draghi e gli altri UE si vedono a Versailles.  Oggi si scopre che la libertà ha un costo che si pagherà con inflazione, speculazione e freddo.                                                                  

A far la asettica polaroid della situazione, fuor da ogni da ogni pregresso storico e contesto presente a cui il primo fa da corollario, la domanda non è peregrina. Da un lato l’orso aggressore e dall’altro l’agnello ucraino. Quindi: morire per l’Ucraina? La risposta è unanime: no, grazie. E la motivazione è di quelle inoppugnabili, come il direttore di La Stampa, che conta come il due di picche,ripete  pedissequamente una sera sì e l’altra pure a otto-e-mezzo, trasmissione pretenziosa oltre il lecito: scoppierebbe la terza guerra mondiale. Dopo della quale, a dar retta ad Albert Einstein, la successiva sarebbe fatta con le pietre e i bastoni. E questo lo sanno tutti: sia i russi sia gli americani sia i cinesi. Gli altri, l’Europa, giusto per dire, contano come il Giannini Massimo e il Molinari Maurizio e quindi fanno tappezzeria. Plasticamente emblematico l’incontro a Roma tra il plenipotenziario americano e quello cinese mentre il presidente del consiglio italiano se ne sta a Versailles con i virtual big della UE. Come dire: ho deciso che organizzo una festa a casa tua, ah, non ci sei, va bene lo stesso. Al dunque per l’Ucraina, a parte Volodymyr Zelens'kyj, la sua vice Iryna Vereschuk, gli altri membri del suo governo e gli ucraini,che l’hanno votato, non pare ci siano molti altri disposti a versare sangue per la sacra causa. Solidarietà quanta se ne vuole, assistenza ai profughi altrettanta, soprattutto da chi fino a ieri si è dannato l’anima  e  versato denari per costruire muri anti immigrati e armi qualcheduna. Magari di quelle vecchiotte e date con il contagocce. E così dopo diciannove giorni si è al punto di partenza con Vladimir Putin che, per politica interna, si ammanta viepiù dei panni di Alexander Nieskj’i (1221-1263, sconfisse i cavalieri teutonici e i loro alleati svedesi che volevano prendersi la Russia) e Volodymyr Zelens'kyj, che fa la vittima sedotta e abbandonata e si va avanti di ammuina in ammuina. Purtroppo però questa ammuina ha effetti collaterali: i morti che anche fosse solo uno sarebbe troppo, i feriti che anche fosse solo uno sarebbe troppo, i dispersi che anche fosse solo uno sarebbe troppo e le famiglie separate che anche fosse solo una sarebbe troppo. Ha un bel sgolarsi il Caracciolo Lucio nell’indicare nella trattativa l’unica via, prospettando la soluzione che tutti conoscono, ma che nessuno sa come mettere in pratica senza auto sbertucciarsi.  E fare, coram populo, la parte del bischero. E così per salvare la faccia a quattro fessi che han giocato d’azzardo, due di qua e due di là, si fanno sanzioni che danneggiano più chi le fa di chi dovrebbe patirle, l’inflazione avanza, la speculazione invece pure e la ripresa (magari a volume piuttosto che a valore) si allontana. E dato che alla storia piace prendere per i fondelli i minchioni i nostri leader da diciannove giorni, guarda il caso, vanno raccontando che la democrazia ha un costo che, per inciso, non aveva quando c’era la guerra fredda e l’impero dell’URSS arrivava a confinare con l’Austria, che si dove essere orgogliosi adesso di impoverirsi e felici nel prossimo inverno di patire il freddo e riscaldare la zuppa nel camino per una santa causa. Manca solo che dicano Dio lo vuole e il quadretto sarebbe completo. Tanto a lor signori di tutto questo non gliene può fregar di meno.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 4 marzo 2022

Attacco Russia alla Ucraina: 10 effetti collaterali.

Dalle televisioni sono spariti i virologi. Non si parla più di Covid anche se i morti sono 200 al giorno. Draghi s’è scoperto un animo guerriero e via dicendo. La retorica gira alla grande. 


A premessa dichiaro e dico che: nonostante io sia Castruccio Castracani che di guerre ne ha fatte a iosa confesso che la guerra, oggi come oggi, proprio non mi piace. Sarà che il nemico neanche si vede, sarà che non ci sono i cavalli, sarà che ai tempi miei la guerra si faceva prevalentemente col caldo, d’estate, sarà per chissà che. Comunque la guerra non mi piace più. E non mi piacciono le aggressioni. Meglio una bella discussione. Certo è che questa tra Russia e Ucraina sta provocando una sacco di effetti collaterali che vado a enumerare. Primo effetto: da tutte le televisioni sono spariti virologi e scienziati che ci hanno raccontato di tutto e di più, spesso battibeccando e contraddicendosi tra loro, quando avrebbero potuto cavarsela dicendo:«ci capiamo poco, ma ci stiamo lavorando.» Effetto due: al Covid, adesso, si dedicano pochi secondi giusto per dire che il livello di positività è all’8% e che i morti viaggino intorno ai 200 al giorno. Per inciso in dieci giorni, con la media del pollo, siamo a 2000, più di quanti ne abbia mietuti la guerra in corso. Però fanno meno effetto.  Terzo collaterale: il camminatore sulle acque, Draghi Mario, idolatrato come grande mediatore capace di mettere d’accordo diavolo ed acqua santa, si è scoperto un animo guerriero: sarà che in Europa è stato surclassato da Macron Emanuel, da Scholz Olaf e financo dal Johnson Bosis. Adesso s’è munito di metaforico usbergo e s’è lanciato nell’agone eurasiatico. Per dimostrare l’indole guerriera ha deciso di mandare mitragliatrici, giubbetti antiproiettili (proteggono poco più di una canottiera) e chissà che altro ai combattenti ucraini. Effetto quattro: queste armi non andranno, pare, all’esercito ucraino, ma a contractor, cioè a dire a mercenari. Questi si sa con chi cominciano le guerre, ma si scopre a cose fatte con chi le finiscono. Effetto cinque; le armi che il governo sta mandando, ha detto Lucio Caracciolo a otto-e-mezzo sono «vecchie di oltre cinquant’anni fa», la solita botta di creatività italica per svuotare i magazzini. Effetto sei: anche le pulci hanno la tosse. Il sindaco Sala Beppe ha intimato l’abiura, perché russo e amico di Putin, al Maestro Valerii Gergiev il quale non gli ha neanche risposto, semplicemente ha girato sui tacchi e se ne è andato e lo stesso ha fatto la soprano Anna Netrebko. I peracottari hanno detto «è malata» e lei ha risposto «No, sto benissimo, ma per voi non canto.» Effetto sette: l’aria di Milano fa male alla cultura. L’Università Bicocca prima ha cancellato il corso del Professor Paolo Nori su Dostoevskij poi appurata la fesseria gli hanno chiesto di inserire autori ucraini. Così facendo hanno raddoppiato la fesseria. Effetto otto: Marc Innaro corrispondente RAI da Mosca è stato silenziato e escluso dallo schermo per aver detto: « basta guardare la cartina geografica per capire che negli ultimo 30 anni, chi si è allargato non è stata la Russia, ma la Nato.» Il Pd ha chiesto, putinianamente, di epurarlo. Con altre parole aveva espresso lo stesso concetto il generale, in pensione, Fabio Mini. Effetto nove la Polonia ha scoperto di avere un grande cuore. In men che non si dica ha aperto le frontiere a centinaia di migliaia di profughi ucraini mentre in contemporanea sta costruendo un muro lungo 186 kilometri, costo 340 milioni di euro per tener fuori settemila (ma adesso saranno meno considerando quelli uccisi dal freddo, dalle malattie e dalla fame) migranti provenienti da Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan. Effetto collaterale numero dieci, ultimo, per il momento, si sono inaugurate, in tv e radio, trasmissioni che hanno come sottotitolo in trasparenza tutta la guerra minuto per minuto. Con il solito strascico di retorica.  Churchill Winston diceva che gli italiani perdono le partite di calcio come fossero guerre e le guerre come fossero partite di calcio. Appunto.

Buona settimana e buona fortuna