Ogni volta si spera nel cambiamento, ma nel Belpaese nulla cambia: peracottate, grandi risate e senza grandi disturbi qualcuno se ne va.
L’anno nuovo ha
diciannove giorni e nulla di nuovo è successo: le solite peracottate, le solite
risate e .. senza grandi disturbi
qualcuno se ne è andato, con quel che segue. Il 2022 si è chiuso tra le
risate suscitate dal migliore dei migliori: con l’aplomb dei veri cacciapalle ha
dichiarato che sarebbe volentieri rimasto al suo posto, ma purtroppo i poteri
deboli non hanno voluto. Sempre per le peracottate la ferma convinzione che la
liberalizzazione del contante combatterà l’evasione e, come gadget, farà
emergere ogni tipo di“nero”. Tra
quanti hanno deciso di lasciare questo mondo anche un fine umorista definito in
tutti i coccodrilli come un grande teologo e ancor di più un umile. E come umile, parola che gli piaceva tanto, ma di cui non aveva afferrato
compiutamente il senso, ha espressamente richiesto un funerale solenne. Come capace
di umiltà non c’era nulla da dire, ça va sans dire. Chissà se fosse stato un egocentrico. Ed è
mancata anche Elena Gianini Belotti, grande pedagogista: è stata per oltre
vent’anni a dirigere la scuola Montessori e nel 1973, un’era geologica fa ha
scritto Dalla parte delle bambine e ha
posto un bel mattoncino per la liberazione delle donne. Una bazzecola. Qualche
minuto al tg del 24 dicembre e dintorni e nient’altro. Cosa vogliono dire le
differenze. Il 2023 è iniziato nello stesso modo: le solite peracottate, le
solite risate e … senza grandi disturbi qualcuno
se ne andrà, con quel che segue. Tra le peracottate la legge anti rave è
stata limata e rilimata e non è improbabile presenti margini di
incostituzionalità. Ma si vedrà. Poi c’è stato il tentativo dell’attuale
governo di appropriarsi dell’arresto di Matteo Messina Denaro, dimenticando i
trent’anni di latitanza, ma sono giovani e hanno poca pratica. In compenso quelli
tra loro con più pratica sono inquisiti o sono dietro le sbarre e di questi nel
partito della Presidente del Consiglio ce n’è un tot. Tra le risate il ruolo di
king maker tocca al ministro della
giustizia: aveva iniziato nell’anno precedente con la tomella delle
intercettazioni che non servono, che i mafiosi non parlano dei loro fatti al
telefono fino ad essere smentito, nell’anno nuovo, dal Matteo Messina Denaro in
persona: di cellulari ne aveva due e grazie alle intercettazioni, dicono
carabinieri e magistrati, l’hanno pescato. Un caso. I tg sul Messina Denaro ci
vanno a nozze, servizi su servizi e in tutti la domanda delle cento pistole:
parlerà? Fino ad adesso non ha spiccicato parola e non è probabile lo faccia
nelle prossime settimane. Per adesso ci si limita a scovare covi, a ieri erano
tre. Comunque, basterà attendere e si vedrà.
Tra le risate non va dimenticata la performance della Meloni Giorgia sul tema: “qui si fa l’Italia o si muore”,
politicamente s’intende. Si parte con la citazione di Garibaldi e magari si
arriva a “credere obbedire combattere”, “Roma doma” e “vincere”, questa come
noto è una parola. Si tralascia la farsa con i gestori delle pompe di benzina
per amor di patria. Oltre a tutto mancano le ultime puntate. Ha lasciato questo
mondo la Signora Gina Lollobrigida, lei sì spiritosa. Diceva che la bellezza l’aveva
aiutata e come ammissione non è poco. Ha fatto carriera senza sposare un
produttore (alla sua epoca i produttori andavano di moda) ma semplicemente un
medico. Inoltre ha saputo reinventarsi: è stata fotografa, ha ritratto Fidel
Castro, è stata scultrice e si è presentata alle ultime elezioni Europee con un
gruppo di sinistra, I Democratici, raccogliendo diecimila preferenze. Altro che
umiltà d’accatto. Per i prossimi trecentoquarantasei giorni il programma non
cambierà: peracottarate, risate e qualcuno se ne andrà. O forse no.
Buona Settimana
e Buona Fortuna.
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