Ciò che possiamo licenziare

domenica 12 novembre 2023

Una risata vi seppellirà.

La Meloni era partita bene, ma si è disunita quasi subito. A seguire i suoi exploit vien da sorridere. Oltre l'ostacolo lancia il cuore e anche le coratelle. Quando gli italici se ne accorgeranno si scompisceranno e una risata la seppellirà.

Una risata vi seppellirà. In verità la frase per intero recita: la fantasia al potere, una risata vi seppellirà. L’autore del capolavoro pare sia stato Michail Bakunin, principe e anarchico, un geniaccio pieno di verve, da sommarsi a vizzi immaginabili. Basta leggere Il diavolo a ponte lungo, di Riccardo Bacchelli, per rendersene conto. Comunque l’anarcoaristocratico Michail Bakunin, per quanto visionario, difficilmente avrebbe immaginato una così lunga vita per quella sua piccola frase buttata là mentre costruiva bombe. Per inciso: bombe vere. A dare una fiammata di nuova popolarità alle parole di Bakunin da un anno a questa parte è impegnata nientepopodimenoche la Meloni Giorgia. Aveva iniziato bene, la Meloni Giorgia, annichilendo la Serracchiani Debora con un: «Mi guardi onorevole Serracchiani, le pare che io stia un passo dietro agli uomini?» Con la Serracchiani, però, è come sparare sulla Croce Rossa. Nel giro di breve, tuttavia, la Meloni Giorgia ha iniziato a disunirsi: in poche settimane ha fatto diramare una circolare in cui si ordinava di appellarla: Il Signor Presidente del Consiglio. Denotando, quanto meno, poca chiarezza sulla sua identità di genere, anche se grida come un’esagitata: sono una donna, sono una madre… In certe occasioni ha strizzato la boccuccia nella vana speranza di far rivivere il mascellone d’antica memoria, ma se non ci sei nata è inutile sforzarsi rimarrà per sempre un’aspirazione repressa. Poi la ridicola affermazione di voler dar la caccia nel globo terracqueo ai trafficanti di esseri umani. Il globoterraqueo è tanto, forse basterebbe dare un’occhiata al di qua e al di là del mare. Più al di qua che al di là. I valletti di cui si circonda, vista la parata della presidente,  non  potevano perdere sì ghiotta occasione per coprirsi di ridicolo, e non solo, e dunque uno dopo l’altro si sono messi a lanciare corbellerie come se piovesse. E quindi il  Nordio Carlo a sparare a palle incatenate contro le intercettazioni, i mafiosi non parlano al telefono, e infatti gli ultimi sono stati presi grazie all’uso intemerato del cellulare. A seguire il carico residuale del Piantedosi Matteo e quindi il re della risata quel Lollobrigida Francesco di cui, per amor di patria, si ricorda solo la sostituzione etnica, senza considerare l’epico La Russa che indaga, interroga e assolve il figlio Geronimo dall’accusa di stupro. Altri sono meno spiritosi e dunque non fanno ridere di meno. La presidente, però, non può rimanere indietro e così in neanche un mese infila tre perle da primato. La prima: lancia alle otto del mattino il tweet in cui annuncia la separazione dal compagno, Sembrano fatti apposta per far ridere il tempo e lo strumento: venerdì è il giorno di Fratelli di Crozza e Propaganda Live. Entrambi si sono, e hanno, divertito alla grande mentre il tweet la equipara ai praticanti del cafonal jet set. Gli esempi non mancano. Penultima: la telefonata dei due comici russi dove la donna tutta d’un pezzo smentisce in privato ciò che declama in pubblico per finire, anche se questa china non finisce mai, l’accordo con l’Albania per il trasferimento dei migranti. A rendere ridicola la situazione ha pensato il leader albanese  Edi Rama: ha smentito che potranno essere evase trentaseimila pratiche. Stando dalla parte dei bottoni si è sbilanciato su tremila. Ha aggiunto, un per l’altro, tanto questa iniziativa non risolve. Lst but not least: gli albanesi di destra sono contrari all’operazione mentre è favorevole il socialdemocratico Olaf Scholz. Vuoi vedere che la Meloni Giorgia fa confusione oltre che sul genere anche sull’appartenenza politica? E in più vuol cambiare la costituzione. Qualcuno dovrebbe dirglielo: la repubblica sociale è già stata provata, ma senza successo.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 13 ottobre 2023

Il fatto e l’antefatto.

Se si guarda solo l’ultimo fotogramma del film viene difficile capire la trama. Papa Francesco nei panni dell’aggressore. Ma basta riarrotolare il nastro per capire che o si va al nocciolo della questione o la soluzione finale non ci sarà. Se si usa il linguaggio degli spaghetti western difficile immaginare una vera vittoria.

E Papa Francesco disse:«Ma se il dottor Gasbarri (organizzatore dei viaggi papali) che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma si aspetta un pugno». Era il gennaio 2015 e il riferimento del Papa era alla libertà di stampa (Charlie Hebdo) e alla libertà di religione (integralismo, non solo islamico). A guardare la situazione messa in scena da Papa Francesco e quindi, come dicono quelli che si intendono di cinema, fare un fermo immagine appare che il Papa aggredisce, è l’aggressore,  e il dottor Gasbarri è l’aggredito. Se però facciamo scorrere il film all’indietro di qualche minuto scopriamo che, nella finzione, Gasbarri, l’aggredito, ha grande responsabilità: ha offeso la mamma del Papa. Al dunque quindi: che fare? Risposta banale: andare alle radici della questione con uomini e donne di buona volontà per risolvere il punto alla base di tutto. Banale, ma non facile: troppi gli interessi in gioco. E questo vale per le situazioni Ucraina-Russia,   Israele-Palestinesi, immigrazione clandestina. Se si continua a sfruttare l’Africa, a corrompere i politici locali, e pagare alla fronte le materie prime meno di un bicchier d’acqua, o giù di lì, sarà difficile bloccare l’immigrazione, sia da guerra sia economica. Se si permette il massacro di minoranze per indebolire il nemico di sempre e porre le basi per una guerra per procura, difficile fare passi in avanti. Se si occupano territori altrui, anno dopo anno per oltre sett’anni, in virtù solo della potenza militare difficile poter parlare di sopravvivenza. Se poi il linguaggio usato assomiglia più al dialogo di uno spaghetti western invece che a quello della politica che vola alto, difficile immaginare soluzioni solide. Infine una domanda rivolta a chi ne sa: ammesso e non concesso che si possano uccidere tutti i terroristi di Hamas (separatisti russi e trafficanti di esseri umani), sicuri che a breve, stante la situazione attuale, non nasca una nuova Hamas?

Buona settimana e buona fortuna.


venerdì 29 settembre 2023

Napolitano, la pesca miracolosa e sei ragazzi portoghesi.

Settimana ricchissima di fatti  ed eventi quella che si sta concludendo. E’ successo praticamente di tutto, ma ai normali cittadini non ne verrà gran che. Ad esclusione della noia montante per la ormai conclamata insipienza di una classe politica decotta.

Al dunque questa settimana, ricca ad abundantiam di fatti ed eventi tra funerali, decreti anti immigrazione, conti pubblici, caso  Regeni, pesca miracolosa e politica, lascia un encomiabile sensazione di vuoto che solo l’iniziativa di sei ragazzini portoghesi avrebbe potuto colmare, ma di loro, nel belpaese, si è occupato quasi nessuno.

I funerali del Napolitano Giorgio sono stati funestati da un profluvio di retorica quale non si vedeva da tempo, quelli allestiti per il pregiudicato Berlusconi al confronto sono parsi quasi sobri. La punta massima è stata toccata dal Letta Enrico: ha auspicato l’incontro e la riconciliazione tra i due nientepopodimenoche nel regno dei cieli. Come se lassù non avessero altre gatte da pelare. Tutti gli altri interventi si sono più modestamente impegnati a santificare l’illustre estinto. Si fosse stati in chiesa e non al Senato tutti avrebbero gridato “santo subito”. Almeno questo ci è stato risparmiato. Praticamente in contemporanea ci ha lasciati anche il Messina Denaro Matteo. Pure su questo funerale non è mancata una spruzzatina di retorica: si è rivendicata una nuova vittoria dello Stato sulla mafia. Secondo il giornalista Bianconi lo Stato ha vinto perché il Messina Denaro Matteo è morto in carcere. Con ciò dimenticando i trenta anni di latitanza, goduti alla faccia nostra, il suo arresto non proprio cristallino, di non essersi pentito e soprattutto di non aver detto una sola sulle sue criminali attività. Se così si vince chissà com’è quando si perdere. Codicillo a parte: il Messina Denaro Matteo dall’alto dei cieli se la deve proprio essere goduta la staffetta delle forze dell’ordine per scortare la sua bara da l’Aquila fino a Castelvetrano, con costi di immagine ed economici sempre in capo a noi. Il caso Regeni tocca un’altra tappa importante: il processo si può fare anche se gli imputati non hanno ricevuto le comunicazioni del tribunale e non saranno presenti. Così ha deciso la Corte Costituzionale. Di quasi certo non sapremo la verità e quindi avanzare qualche dubbio sul fatto pare lecito. Il governo Meloni non perde l’abitudine di emanare ferocissimi decreti anti immigrazione: non serviranno a nulla come le grida manzoniane. Viene quindi il dubbio che I promessi sposi sia stata una lettura poco frequentata e quindi il senso del ridicolo la fa da padrone. Last but not least per un paio di giorni governo ed opposizione si sono esercitati sullo spost pubblicitario di Esselunga con protagonista la pesca miracolosa. Le due fazioni hanno plasticamente dimostrato di non sapere di cosa stanno parlando, ma non è questa la sola volta. Purtroppo. Scarsa attenzione ha suscitato la prima udienza della causa legale intentata da sei ragazzi portoghesi contro i ventisette Paesi dell’Unione e Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Turchia  e Russia. L’accusa è grave: non aver fatto nulla per contrastare il cambiamento climarico. Alle roboanti parole non è seguito alcun fatto concreto e così, in Portogallo, oltre un centinaio di persone sono morte per l’inanità dei sedicenti grandi della terra. La sproporzione qualitativa tra quest’ultima notizia e le precedenti è palese.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 22 settembre 2023

E’ morto Giorgio Napolitano

Dopo le condoglianze, conviene scorrere la storia politica del Napolitano Giorgio: dall’entusiastico sostegno all’invasione dell’Ungheria alla firma delle leggi ad personam alle telefonate con Nicola Mancino sulla questione Stato-mafia. Sic transeat gloria mundi.


E’ morto Napolitano Giorgio, condoglianze alla famiglia. Così il politicamente corretto è fatto salvo e l’ipocrisia,pure. Dopo di ciò va detto che, dal punto di vista politico, la sua uscita di scena non è una grande perdita. Anzi. Di base il Napolitano Giorgio, prima con l’aiuto di Giorgio Amendola poi con supporti che stavano all’esterno del suo partito, leggi PSI, si è arrampicato su per li scalini delle istituzioni. Si iscrisse al PCI nel dicembre del 1945, come dire: a cose fatte, come in precedenza, nel 1942, era entrato nel GUF (Gruppo Universitario Fascista) napoletano, ma in quell’anno non si poteva fare diversamente. Nel 1953, Amendola sponsor, entra in parlamento e vi staziona per oltre quarant’anni, con la sola interruzione dovuta alla sonora trombata rimediata alle elezioni del ‘63. In contemporanea, ma era vizio comune, è stato anche parlamentare europeo e, nel 2004, ebbe un acido scontro con un giornalista tedesco: questi gli contestava il rimborso dei suoi viaggi aerei.  Volava low cost e chiedeva rimborso Alitalia. Vabbé. Arrivò il Napolitano Giorgio, addirittura a minacciare il giornalista: chiamo la polizia, invece di spiegare l’introito di oltre 700€ di differenza. La miseria abita anche nei piani alti con stupore di chi frequenta gli scantinati. Nel ’56 votò con trasporto a favore dell’invasione dell’Ungheria salvo poi pentirsene molti decenni dopo facendo anche intendere di non essere mai stato comunista. Vezzo abituale. Anzi, parafrasando Croce disse: non possiamo non dirci liberali. Ma stava parlando solo per sé stesso. Come Presidente della Camera, è stato anche questo, il 2 febbraio del 1993 impedì ad un ufficiale della Guardia di Finanza di prendere visione e verificare, i bilanci originali dei partiti. In compenso da Presidente della Repubblica siglò senza battere ciglio il Lodo Alfano (2008) e il Legittimo Impedimento (2010) con giustificazione puerile: se ripresentati, anche nella stessa forma, sarebbe stato costretto a firmare. Dimenticava però un dettaglio: avrebbe potuto inviare gli incartamenti alla Consulta per un parere. In entrambi i casi questa si è espressa, anni e anni dopo, parlando di incostituzionalità. Transeat. Nel 2011 alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi, non convocò i comizi elettorali. Chissà cosa temeva. Al loro posto si inventò un comitato di saggi la cui unica funzione era di pestare l’acqua nel mortaio, lo fecero benissimo e con ardore, come candidamente confessò uno di loro. By the way  costarono alle casse dello Stato un occhio della testa perché, si sa, i saggi costano. Poi ebbe la brillante idea di chiamare come primo ministro Mario Monti. Non senza prima averlo nominato senatore a vita  Il futuro, si sa, va assicurato. Governo pessimo quello di Monti: andò a prendere i denari da omaggiarsi all’Europa, non dov’erano, elusione ed evasione fiscale, tanto per dire, ma dove più facile arpionarli: pensioni e liquidazioni dei dipendenti pubblici. A far così eran buoni tutti, anche il droghiere sotto casa. E infatti. Nel 2012 attaccò la Procura della Repubblica di Palermo per via di qualche telefonata avuta con l’amico Nicola Mancino a proposito della trattativa Stato-mafia. Finì all’italiana: un colpo al cerchio ed uno alla botte. Nulla di nuovo sotto il sole. Nel 2013 non supportò il tentativo di Bersani (siamo arriviti primi, ma non abbiamo vinto) e chiamò il Letta Enrico: lo conosceva bene, essendo compagno di subbuteo del figlio, e fu un disastro. Per intenderci: il Letta Enrico, da Presidente del Consiglio, denunciava la lentezza del suo stesso governo e  chiedeva un cambio di passo. Paradossi italici. Anziché dirlo bastava lo facesse e due giorni prima di cadere voleva presentare un programma rivoluzionario. Enrico stai sereno. Nel 2015 il Napolitano Giorgio rassegna finalmente le dimissioni e se ne va, ma rimane senatore a vita. Di lui in politica non si sentiva la necessità. Ma ci è toccato.

Buona settimana e buona fortuna.

https://www.youtube.com/watch?v=ngWs2j_T6p0 

https://www.youtube.com/watch?v=GUD58_3MIWk

https://www.youtube.com/watch?v=260na8NDEAU sottotitolato in italiano

lunedì 12 giugno 2023

Silvio Belusconi è morto: nihil nisi bonum o nihil nisi verun dicendum est?

  Dei morti si deve dire bene o la verità? Un mediocre da vivo diventa una eccellenza da morto? Allora nella storia dell'umanità di men che buoni non ce n'è mai stati. Finalmente s'è scoperto perché Macchia Nera e la Banda Bassotti non muoiono mai. Degli antichi romani si prendono le ipocrisie protocattoliche e non il buon senso.

Gli antichi romani, dicevano: de mortuis nihil nisi bonum dicendum est. Frase ipocrita il giusto, protocattolica il giusto, bigotta il giusto. La morte spaventa sempre un po’, quindi meglio andarci cauti. E forse per questo Walt Disney non ha mai fatto morire Macchia Nera e la banda Bassotti: gli pareva troppo obbligare Topolino a dire bene di questi. Al massimo quando qualcuno muore si può scrivere che è stato figura controversa. Poi, comunque, ci penserà la storia, o chi vince, a far tornare i conti: difficile trasformare un asino morto in un puroisangue. Silvio Berlusconi di sé amava dire di essere un imprenditore e un leader. L’ossessione con cui lo ripeteva faceva venire il dubbio che dovesse autoconvincersi più che convincere. All’origine della sua ricchezza stanno situazioni opache, di chiaro ci sono solo gli esagerati aiutini ottenuti da diversi governi della prima e seconda repubblica sia per le sue attività immobiliari sia per quelle televisive. Come dire: date quelle condizioni ci sarebbe riuscito chiunque. Di certo c’è che quando è entrato senza aiutini e con molta presunzione, nel settore della distribuzione ha fatto fiasco e che  tra il 1990 e il 1994 è andato ben oltre l’orlo del fallimento e ancora una volta fu salvato, come bene ha ricordato in Parlamento Luciano Violante (28 febbraio 2002) dalla politica. Gli amici il Berlusconi Silvio li ha trovati soprattutto tra i nemici: i terribili comunisti ed ex tali. Mentre gli amici dichiarati erano stuoini. Ci sta. Quanto poi a quel che  dicono le malelingue e qualche intercettazione telefonica, gli amici erano più interessati alla pecunia e lo hanno spremuto  bene bene, ma è un accidente della cronaca. Della condanna a quattro anni per frode fiscale dopo molti altri processi prescritti e delle cene eleganti è inutile dire.  Il suo ingresso in politica è stato una iattura per il Paese: ha elevato la demagogia a sistema, ha dimostrato come si possono impunemente emanare leggi su misura e paracaduti d’ogni tipo, tra gli altri l’indulto del 2006: gli ha fatto scavallare tre anni di carcere. Tutte leggine sempre firmate e sottoscritte dal Presidente della Repubblica di turno. Non ce n’è mai stato uno, dei Presidenti della Repubblica, che abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale per una piccola verifica su quanto stava firmando. È bastato lo facessero dei privati cittadini e s’è scoperto come la legge elettorale che tanto lo avvantaggiava, fosse incostituzionale in molte delle sue parti. Distrazioni. Non ha visto avanzare la crisi del 2008 e anzi l’ha negata citando ristoranti pieni e liste d’attesa per i voli all’estero e in aggiunta ha condotto una politica fiscale suicida.  Ha svilito l’immagine dell’Italia all’estero, i suoi cucù come le sue grida, Mister Obama, I’m mister Berlusconi, hanno fatto il giro del mondo rendendolo  per quel che effettivamente è sempre stato: un ometto ridicolo. D'altra parte non sapeva portare con dignità la propria calvizie e si vergognava della sua altezza a cui dava rimedio con tacchi interni. Penoso.  Di lui e, purtroppo dell’Italia, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno riso in pubblico, erano in eurovisione e chissà quanti altri in privato. Ha sperperato il denaro della res pubblica: con quella sorta di ciucciotto elettorale che è stato (ed è ancora) il ponte sullo stretto, con il G8 della Maddalena, con la ricostruzione de l’Aquila, con grandi opere mai finite o farlocche, con la cessione di Alitalia ai sedicenti capitani coraggiosi, ma totalmente incompetenti e la lista è ben più lunga. Per sua stessa ammissione ha fallito la rivoluzione liberale: l’aveva promessa, ma, molto probabilmente, a parte lo slogan, non ne conosceva né il senso né il perimetro. Salvatore Settis in Italia Spa ha raccontato di come il suo malgoverno si stesse estendendo anche al patrimonio artistico e culturale. D’altra parte è stato un ministro del suo governo a dire che con la cultura non si mangia: idiozia sesquipedale. E anche le sue barzellette erano grevi e di cattivo gusto. Da pataccaro. Indro Montanelli lo definì un piazzista. Quindi vien difficile dirne bene anche da morto. Meglio sarebbe stato per il Paese se fosse rimasto l’oscuro impresariuccio edile degli inizi. E varrebbe la pena ripensare il detto latino e cambiarlo in: De mortuis nihil nisi verum dicendum est. Qualche volta Il Vicario Imperiale ha dovuto occuparsi di lui. L'ha sempre fatto a malincuore.   

Buona Settimana e Buona Fortuna.           

venerdì 21 aprile 2023

La politica italiana non è più creativa

I politici della prima repubblica erano più creativi di quelli che adesso occupano i sacri scranni. La politica è un bel gioco,ma bisogna saperlo giocare con intelligenza, arguzia e anche un pizzico di ironia.

La politica italiana non è più creativa come un tempo. Della prima repubblica si può dire tutto, ma non che mancasse di estro, di senso dell’inaspettato (unexpected in inglese), di vivacità e di ironia. I politici dell’epoca erano persone leggermente attempate, in genere di solida cultura, anche quelli provenienti dai campi e dalle officine, talvolta sussiegose, mediamente competenti e anche capaci di un po’ d’eleganza nel vestire. Il senso del decoro aveva ancora il suo perché. Tutti i capipartito dell’epoca hanno dimostrato creatività nella gestione della cosa pubblica e della politica. Amintore Fanfani inventò il piano casa, Ugo La Malfa la politica dei redditi, Enrico Berlinguer il compromesso storico, Giorgio Almirante il partito frigorifero e già che c’era voleva un generale come ministro dell’interno e il ripristino della pena di morte, voglie nostalgiche e Bettino Craxi rispolverò Pierre-Joseph Proudhom e la Filosofia della miseria anche se la cosa aveva poca attinenza con le tangenti. Giusto per rendere giustizia anche all’ironia non può mancare Mariano Rumor o Rumor Mariano, lui riuniva la sua corrente nel convento delle suore dell’ordine di Santa Dorotea guadagnandosi il nomignolo di dorotei. Ogni accostamento alla Palude, il gruppo più moderato e più numeroso della Convenzione francese, salta immediatamente all’occhio. E i più accaniti contro il divorzio di famiglie ne avevano più d’una. Insomma c’era da divertirsi per creatività ed originalità. Con quelli di adesso invece è calma piatta. Sanno solo scopiazzare malamente e buttano sul tappeto proposte vecchie di decenni senza tener conto del contesto e soprattutto incapaci di indirizzare la politica. Le proposte sulla famiglia, il contrasto al calo demografico, la questione della sostituzione etnica, la difesa della italica lingua sono solo vecchie patacche e fanno il verso a quelle già masticate durante il ventennio mussoliniano. E il ventennio di inventiva ne aveva, ahinoi, assai di più: l’oro alla patria, la medaglia per la madre prolifica (soprannominata la madre coniglia), la battaglia del grano e il posto al sole, tanto per dire le più eclatanti. Con piccole differenze: il mondo di allora era contadino e le famiglie erano numerose a prescindere, non c’era la televisione e al cinema, ci si andava solo il sabato sera. Il regime era ancora più creativo: dava premi anche a chi battezzava i figli con nomi patriottici come Italo, Benito, Arnaldo Italia, Amedeo, Vittorio Emanuele et similia. Fra un po’, magari, lo proporranno anche i piccoli epigoni almirantiani. La Meloni Giorgia vuole donne multitasking, ma non sa che le aziende chiedono alle donne fertili lettere di dimissioni anticipate, nel caso rimanessero gravide. Il Giorgetti Giancarlo da Cazzago Brabbia vuole dare sussidi alle famiglie con due figli, ma è lo stesso che ipotizzava di abolire il medico di base e il Rampelli Fabio aborre le parole anglosassoni, ma non ha sottomano un D’Annunzio capace di trasformare un sandwich in un tramezzino. Sul Lollobrigida inutile dire: ha già detto tutto da solo. E poi c’è il Berlusconi Silvio con le sue camicette blu scuro poiché non ha mai avuto il coraggio di indossare quelle nere e quel ridicolo modo di salutare col braccio alzato, ma messo ad arco e non teso: il classico vorrei, ma non posso. Non hanno creatività e il ridicolo li sta innaffiando.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

lunedì 10 aprile 2023

E non sono fascisti

 Sul non fascismo del Governo della Meloni Giorgia ci scommettono tutti o quasi. Alcuni provvedimenti hanno sapori strani, ma non sia mai accostarli all’esecrato ventennio. Stare oggettivamente con Orban, che pure ci mette le dita negli occhi, sulla questione Lgbtqi non sembra mossa lungimirante.

Da quando il governo della Meloni Giorgia si è installato l’opinione corrente (in inglese mainstream) ha sostenuto che non ci fosse pericolo fascista. Nello specifico non sono stati pochi, il Bonaccini Stefano incluso, a sostenere di non vedere un pericolo fascista: il governo non è fascista, la Meloni non è fascista, il La Russa non è … beh su questo si tratta di lavorarci ancora un po’. Insomma possiamo, potremo, potremmo dormire sonni tranquilli: non vedremo sfilare manipoli in camicia nera, non vedremo fez abbinati a manganelli e bottigliette di olio di ricino, non vedremo braccia tese nel saluto romano, questo soprattutto perché la Meloni ha minacciato di tagliare personalmente tutte le braccia tese che vedrà in giro. Lodevole aspirazione, ma di difficile applicazione. Quella promessa pare abbia comunque tranquillizzato almeno una parte dei pochi restanti preoccupati. Tuttavia alle premesse eteree sono seguiti i fatti, tremendamente più concreti, come emanare leggi draconiane contro le feste deliranti (in inglese rave party) e contemporaneamente impedire le intercettazioni per accertare le malfatte di presunti evasori fiscali, presunti truffatori ai danni dello Stato, presunti autori di corruzioni di testimoni e presunti autori di quisquiglie simili nonché proporre di poter eleggere deputati e senatori condannati in primo grado. In aggiunta, tanto per dire, obbligare le ong a effettuare un solo salvataggio per soccorso e spedirle a scaricare il loro tragico fardello nei posti più astrusi e non certamente nei porti più vicini, un grazioso modo di allungare le crociere dei migranti che tanto hanno bisogno di riposo. In seguito la proposta di legge di punire con salatissime multe chi utilizzerà parole straniere e questo per salvaguardare la purezza della lingua, storia già orecchiata. Infine, per non farsi mancare nulla, il governo ha deciso di non far parte delle quindici nazioni (Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria, Irlanda, Malta, Danimarca, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Svezia, Slovenia, Grecia e Finlandia), aderenti al ricorso contro l’Ungheria, colpevole di aver emanato leggi discriminanti le persone Lgbtqi. Leggi un pochetto fasciste, ma evidentemente non troppo. Il modo in cui Orban si sta muovendo verso la comunità Lgbtqi ha qualche assonanza con quello messo in essere dai  nazisti nell’applicazione del famigerato piano AktionT4¹. Per inciso il ricorso è stato intentato dalla Commissione Europea davanti alla Corte di Giustizia della UE. A sostenere l’Ungheria, come ti sbagli, i paesi del gruppo di Visegrad, tutte nazioni ultrademocratiche, per nulla bigotte, per nulla razziste e per nulla contrarie ai diritti civili. C’è però nell’atteggiamento del Governo Meloni l’aggravante tipica dei pusillanimi: non essere dichiaratamente schierati né di qua né di là. Qualità italica il giusto che va a braccetto con l’indifferenza come più volte ricordato dalla Senatrice Lilliana Segre. Ma tutto questo non è fascismo. Ancora.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

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¹https://ilvicarioimperiale.blogspot.com/2014/02/breve-storia-di-aktion-t4il-matto-mio.html


lunedì 3 aprile 2023

Quel dico, non dico.

Il dico non dico entra in politica: l’hanno usato sia il Bersani Pierluigi sia il Della Valle Diego. La chiarezza in politica, almeno in teoria, paga anche se creare confusione ha i suoi vantaggi e Meloni &Company lo sanno bene.

Nella cassetta degli attrezzi dei politici sta ben in vista la capacità del parlare oscuro e con metafore di difficile logica. In questo i vecchi democristiani erano imbattibili e il Moro Aldo un vero artista, una per tutte: le convergenze parallele: ci incontreremo un giorno, chissà quando, chissà dove, chissà perché. Anche i comunisti avevano le loro, ma con un repertorio più striminzito: incontro franco e  leale (abbiamo litigato), il dibattito è stato aspro (per poco non ci si cavava gli occhi), ma oltre a questo c’era ben poco. Gli altri partiti, un po’ meno chiese, un po’ meno creativi erano  dunque un po’più diretti e chiari. Nelle ultime puntate di otto e mezzo è spuntato un altro attrezzo vagamente affine a quel  dico non dico dal suono un vagamente omertoso. Di solito è tecnica usata nelle liti in famiglia e nei bar, in politica sembra fuori luogo. L’ha usato però il Bersani Pieluigi nella puntata del 28 marzo dove a domanda sul decreto sedicente Salvini risponde:«Si vuol deregolare non per efficienza… perché lasciamo stare eh…!» Come: lasciamo stare? Se c’è da dire, magari da denunciare qualcosa o qualcuno bisogna farlo hic et nunc, altrimenti questo si trasforma in uno di quei messaggetti per gli amici dei nemici. Alla puntata partecipa anche il Bocchino Italo, stranamente in grande spolvero, capace di utilizzare queste incertezze e ne approfitta con un provocatorio: «Vedi fascisti in giro?» La risposta è in due tempi: «Sì!» E qui il cuore si allarga: finalmente un po' di verità. Alla ribattuta:«Dove?» Segue:«Ti porto delle fotografie.» E qui lo scoramento. Ma come, delle fotografie? Anche qui fuori i nomi, fuori le circostanze, fuori i fatti. E ce ne sono: dai migranti, agli aiuti agli evasori, allo schiacciamento dei più deboli .... Poi ti domandi perché la gente non vada a votare. E di fascisti, nei termini e nei modi, ne girano addirittura in Parlamento.  Nella puntata del 29 marzo anche il Della Valle Diego s’è esercitato con lo strumento: ha diviso gli imprenditori tra i seri e i furbatti. Alla domanda chi siano i secondi ha risposto:«Quelli che hanno lasciato il Paese fingendo di stare qua.» «Ha chi sta pensando?» chiede la Gruber Lilli, ma la risposta è evanescente, come non si conoscessero le antipatie del Della Valle Diego e allora tanto vale dire. Chi invece, all’apparenza, sembra parlare chiaro, il che non vuol dire veritiero,  è la maggioranza. Ed ecco parlare delle vittime dei naufragi come di casualità e non vera scelta politica, tanto per dirne una.Poi c’è stata la trovata del LaRussa Ignazio: ha disegnato quanto successo a via Rasella come l’attacco ai musicisti di un corpo bandistico, oltre a tutto già avanti con l’età. E quindi la trovata sulla tutela della lingua italiana: bere brandy e cognac diventerà un’impresa. Ed è di oggi l’aver addebitato con chiarezza gli attuali ritardi nel pnrr al Draghi Mario, oggettivamente attribuirli a chi governa da sei mesi è francamente ridicolo. Come ridicolo è aver ripescato il ponte sullo stretto. Ma almeno, castronate incluse, questo governo parla chiaro e poi ci si domanda perché i pochi  andati ai seggi li abbia votati.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

venerdì 24 marzo 2023

Italo Bocchino: la vittima sacrificale

Novello Daniele nella fossa dei leoni. Talvolta sembra si diverta e ne spara di grosse. Anche se proditoriamente attaccato mantiene un aplomb britannico. Giustifica l’ingiustificabile. La partecipazione a otto.e.ezzo è la catarsi per aver favorito la scissione dal Polo delle Libertà.


Anche ieri sera, come oramai capita da mesi il Bocchino Italo, direttore editoriale del Secolo d’Italia, entra nello studio di Otto-e-Mezzo come Daniele nella fossa dei leoni e, come Daniele, si sottopone con rassegnata pazienza al martirio. Lo fa con eleganza e stile, il nodo della cravatta impeccabile e il vestito di ottimo taglio. Quasi mai interrompe gli altri contendenti o perde le staffe, dimostra il massimo della sua alterazione dicemdo “voi” a cui la Gruber Lilli subito ribatte con “chi sono questi voi” e in questo è patetica. Perché lo capisce chiunque chi sono i “voi”. D’altra parte è solo a battagliare contro altri tre mentre l’arbitro, la suddetta Gruber Lilli, di tanto in tanto gli piazza un colpetto,figurativamente parlando, tra le costole. Il caso pare si accanisca contro di lui poiché lo invitano ogni qualvolta la Meloni Giorgia o il governo o la coalizione di destra o tutti e tre insieme hanno combinato qualche marachella o schiacciato qualche buccia di banana (dico banana solo per circumnavigare francesismi) è il caso dell’immigrazione con conseguente annegamento di infelici, dell’urlante Donzelli, dei rave party o delle cianchette tra alleati tanto per dirne alcune e lui, il Bocchino Italo è lì pronto e proprio per giustificare l’ingiustificabile ai telespettatori. Talvolta dadaisticamente ne spara di grosse come dire: “l’umanità è fermezza” o “la Meloni sarà la prossima Merkel” o come il cuore di retrogradi clericali integralisti batta per il movimento femminista. E anche quando le spara grosse lo fa con l’aplomb di un britannico. Talvolta dà la sensazione di divertirsi come un matto:  lui con quattro legislature alle spalle, vice di Fini Gianfranco e, per un quarto d’ora ago della bilancia della politica del Paese. Deve essere questa la sua catarsi per aver abbandonato il Berlusconi Silvio, e aver fomentato una scissione mentre la Meloni Giorgia giurava fedeltà ad Arcore.   Ora è nel limbo in attesa di essere ripescato perché l’esperienza non va buttata via e anche la Meloni se ne sta rendendo conto. Peraltro ognuno è libero d avere i parametri che più gli piacciono.

Buona Settimana e Buona Fortuna.


domenica 19 marzo 2023

Elly Schlein: la Fata Turchina del PD.

Pensare che la Fata Turchina sia svizzera richiede un bello sforzo di immaginazione e quando la fantasia va al potere son faville. Un fatto è certo: la bacchetta magica della Fata Turchina targata CH ha già funzionato quattro volte perché non cinque o sei o sette?


Quando nel 2014 la Schlein Elly si candidò al Parlamento Europeo, nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe diventata la Fata Turchina del PD. Al contrario, già allora, del PD si potevano vedere sicuramente le sue affinità con il Pinocchio del paese dei balocchi. Per intenderci quello con le orecchie da asino, l’amico di Lucignolo. Eppure è quanto è successo. In quella elezione fu eletta nonostante si fosse  in piena era renziana e lei di quella era antagonista. Col senno di poi si può dire: quello fu il suo primo colpo di bacchetta magica. E in quel Parlamento fu una delle più assidue ed operativa, forse perché svizzera. Nel 2020 la bacchetta magica si è messa di nuovo in moto e la Elly, con una sua lista autonoma, è stata eletta al Consiglio della regione Emilia Romagna, ma non solo: la bacchetta ha funzionato al punto di portarsi dietro un bel po’ di piazza, tanto da far eleggere il Bonaccini Stefano su cui non tutti erano disposti a scommettere e a diventare la sua vice. Sempre la Elly-Fata-Turchina con la sua bacchetta ha scavallato con facilità le elezioni al Parlamento Italiano, pur presentandosi come indipendente. Per il raggiungere la posizione di segretaria del PD la bacchetta avrebbe potuto non usarla, bastava il buon senso, ma come si sa non sempre questo ha libera circolazione, per cui persa l’andata nei circoli s’è rifatta con il ritorno giocato nei gazebo. Ed è bastato un ulteriore piccolo colpetto per incanalare diecimila nuovi adepti nel PD. Adesso però la novella Fata Turchina dovrà mettersi ad utilizzare la bacchetta a mulinello visto l’ambizioso programma che si è data: eliminare i capobastone e i cacicchi. La sua idea è di convincerli a non usare beceramente il loro burocratico potere: come insegnare ad un asino a non ragliare e a non scalciare. Peraltro chi se ne va, il primo è stato tal Fioroni (per creanza nessuno si chieda Fioroni chi?) e chi minaccia di farlo, tal Marcucci (idem come prima),  in soldoni sono inunflueni nelle urne, quelle vere e porteranno via, forse, solo sé stessi.  In realtà farebbe prima a far sparire dal partito i capobastone e i cacicchi: sa chi sono e dove abitano, quindi un gioco da ragazzi. E questo si sarebbe un bel colpo da Fata Turchina. Peraltro a perseguire questa ipotesi non è improbabile l’arrivo nuovi iscritti tanto da far parere noccioline i primi diecimila. La gran parte dei capi correnti  non hanno salpato l’ancora con il Renzi solo perché ben consci della pochezza delle forze (voti) e di quello e delle loro. Non è da credersi sia nuovo un simile atto: anche la prima Fata Turchina lo fece e il burattino diventò un diligente scolaro. A rileggere certi vecchi libri dispensatori di leggera saggezza possono venire idee bizzarre come quella di avere un partito con l’aspirazione di cambiare, almeno un poco, questo disgraziato paese. Quanto poi al fatto che una svizzera possa essere Fata Turchina: beh e la prova provata che la bacchetta magica funziona. Se la bacchetta non funzionerà per la Schlein non ci sarà un gran futuro.

Buona settimana e buona fortuna.  

venerdì 10 marzo 2023

Cutro: la Meloni Giorgia parla i giornalisti tacciono

 Ancora il solito giochino “sul non penserete che il governo ….” E poi la proposta di reato universale. Basta pensare all’Italia che va alla ricerca dei migranti nel Mediterraneo si darà la caccia ai trafficanti di essere umani su tutto il globo terracqueo. Nessuno ha riso.


Alla fine la Presidente Meloni Giorgia a Cutro ci è andata e, per essere sicura, si è portata dietro tutti i ministri e poi già che c’era ha pensato bene di organizzarci pure un consiglio dei ministri. Cui è seguita l’usuale conferenza stampa. A quel che si è visto sui social questa è stata divisa in due parti: la prima per ripetere il solito refrain sulle non responsabilità del governo e la seconda per dar conto sulle decisioni prese.  In entrambi i casi i giornalisti hanno dimostrato plasticamente come la pusillanimità sia tangibile. La Meloni Giorgia ha ripetuto il solito giochino: «non accetto l’idea che ci siamo voltati dall’altra parte.» Nessun giornalista ha osato contraddire l’affermazione, anzi quasi si sono scusati anche solo di averla pensata, pure se tutta la storia politica della Meloni Giorgia, dalla sciocchezza del blocco navale, significa l’affondamento delle barche, ai porti sicuri per le ong individuati in capo al mondo, porta a pensare esattamente questo. Ha avuto più coraggio l’Ammiraglio Vittorio Alessandro, a Piazza Pulita dove ha tranquillamente parlato di «un cambiamento di clima [con questo governo] che porta prima a pensare alle operazioni di polizia e poi al salvataggio.» Lo dice l’Ammiraglio e non lo fanno i giornalisti? Perché? Il secondo tempo della conferenza stampa è stato dedicato alla lotta agli scafisti. In verità si sono un po’ mischiati gli scafisti, che tanto assomigliano ai kapò dei lager nazisti, con i veri gestori, dell’organizzazione. Questi ultimi probabilmente vivono ben tranquilli e in bei palazzi a Berlino o Zurigo o Parigi o anche Roma: è come prendersela con la cassiera del supermercato per i prezzi troppo alti. Ma il ridicolo non è solo qui quanto nella proposta successiva: se ci scappa il morto la pena per gli scafisti potrà arrivare fino a trent’anni di reclusione. Ma non è tutto: «il reato verrà perseguito dell’Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali. Cioè per noi chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte mentre organizza la tratta di esseri umani è perseguibile con un reato che noi consideriamo u-ni-ver-sa-le. Significa non colpire solamente quei trafficanti che noi troviamo sulle barche, ma anche i trafficanti che ci sono dietro. Questo cambia completamente l’approccio del governo italiano rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni. Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo, quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terraqueo.» E qui nessuno ha riso: in trent’anni non si è stati capaci di catturare uno che viveva a casa sua figurarsi fare qualcosa di più impegnativo. E poi se si traffica senza morti? Ci fosse stato il mio amico Serse avrebbe detto: chi non sa montare una canadese di solito progetta una cattedrale. E questo è il caso. Comunque i giornalisti muti come pesci. Nel mondo anglosassone si usa definire la stampa come il cane da guardia del potere. In Italia non è certo cane da guardia, tutt’al più da riporto.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

domenica 5 marzo 2023

Una risposta per Giorgia

Dagli Emirati Arabi la Meloni Giorgia lancia agli italiani tutti una sfida sulla strage di Cutro. Il tono e il merito ricordano il discorso del 3 gennaio 1925. Per essere fascisti non è necessario salutare romanamente, portare il fez o collezionare busti del duce.


L’antefatto: nella notte del 26 febbraio a Cutro, Calabria, un caicco con a bordo 160 o 250 persone va a battere contro alcune rocce e va in mille pezzi. Effetti collaterali: 81 migranti si salvano, ad oggi vengono raccolti i cadaveri di 70 persone  e quelli che mancano per arrivare a 160 o 250 sono dati per dispersi. Chissà se il mare ne restituirà i corpi e quando. Fino a ieri, 3  marzo, la Presidente del Consiglio Meloni Giorgia sul fatto non ha spiccicato parola. Oggi finalmente, 4 marzo, dagli Emirati Arabi, la Meloni Giorgia, Presidente del Consiglio si è decisa a parlare, l’ha fatto davanti alle telecamere, e ha posto la domanda dirimente: «Davvero qualcuno ritiene che il governo volutamente abbia fatto morire i migranti?» E poi ha aggiunto «C’è qualcuno che in coscienza pensi questo?». Naturalmente ha sostenuto che il governo si è occupato del caso: sia il ministro Piantedosi Matteo sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano Alfredo, sono stati a Cutro e tanto basta. Meglio se il Piantedosi Matteo non ci fosse andato o fosse stato zitto. Infine ha aggiunto «Frontex non ci ha informato del pericolo». Scusa più puerile non era facile trovare. Dalla Meloni Giorgia ci si aspettava qualcosa di più. Molto di più. Comunque alla Meloni Giorgia, visto che ha fatto una domanda precisa: «Davvero qualcuno ritiene che il governo volutamente abbia fatto morire i migranti?» va data una risposta ugualmente chiara e precisa: «Sì». Meloni Giorgia, io ritengo di sì. D’altra parte tutta la sua storia dice di sì. Ricorda onorevole Meloni Giorgia quando voleva il blocco navale, che sostanzialmente significava far affogare i migranti o ricacciarli nei lager nazisti dei libici? Ricorda quando diceva che l’immigrazione era uno, se non il principale, problema della nazione? Ricorda onorevole Meloni Giorgia quando sbraitava io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana, lo faceva a Roma e l’ha fatto  all’adunata dei fascisti di Vox? Ricorda quando diceva prima gli italiani? Ricorda della sua legge sulle navi delle ong di poter fare un solo salvataggio a viaggio e se nel percorso per andare a sbarcare il carico residuale, parole di Piantedosi, avesse caricato altri migranti ecco arrivare multe e sequestro? E ricorda come le destinazioni delle navi delle ong sia sempre più lontana? Ricorda le destinazioni di Ancona e Livorno? Giusto per dirne due. Proprio dietro l’angolo rispetto al canale di Sicilia. Quindi onorevole Meloni Giorgia, sì ritengo in coscienza e guardandola dritta negli occhi che il governo abbia voluto far morire i migranti. Magari non proprio quelli, ma i migranti in genere. La sua ultima dichiarazione riecheggia nella forma e anche nella sostanza, un discorso sciagurato pronunciato il 3 gennaio 1925. Per essere fascisti non è necessario alzare il braccio nel saluto romano, calzare il fez, collezionare busti del duce. Magari essere intolleranti, discriminare i diversi per religione, sesso e colore della pelle è più che sufficiente. Programmare il Consiglio dei Ministri a Cutro suona solo beffardo. Magari in coscienza potrà rispondere a sé stessa.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

mercoledì 1 marzo 2023

Piantedosi il Kennedy 2.0

 Nel 1961 John Fitzegarld Kennedy incitava i giovani americani a gettare il cuore oltre l’ostacolo e ad impegnarsi per il proprio paese. Oggi, più modestamente, il Piantedosi Matteo lo dice ai migranti. Chissà se capiranno.


Quando John Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti, il più giovane, entrò alla Casa Bianca il cuore del suo discorso fu:«Non chiedete al vostro Paese cosa deve fare per voi, chiedevi cosa voi potete fare per lui». Era l’inizio della nuova frontiera. Era il 1961. A sessantadue anni di distanza la stessa frase ha avuto nuovamente gli onori della cronaca. Questa volta non a proposito di una nuova frontiera, non a proposito di giovani idealisti con l’ambizioso sogno di far diventare il proprio paese più ricco, più giusto, più vicino alla felicità. Questa volta la famosa frase, mal compresa, mal digerita e mal riportata, è stata ripetuta dal Piantedosi Matteo, ministro degli Interni della Repubblica Italiana, per biasimare chi scappa dalla guerra, dalla fame, dalle persecuzioni etniche e religiose e dalla miseria ed è alla ricerca di briciole di felicità. Briciole per raggiungere le quali mette in conto di passare anni per avvicinarsici e magari finire in un lager sul modello di quelli nazisti e, se tutto va bene, imbarcarsi su una bagnarola con la 
buona probabilità andare a fare compagnia ai pesci. Questi fuggitivi, vengono Iraq e Iran e Afganistan e Siria e anche Turchia, sono dei vili. Pusillanimi e anche egoisti, capaci solo di arraffare qualsiasi cosa possano dalla scarna carne viva dei loro paesi. Invece di scappare, lui, il Piantedosi Matteo, ministro degli Interni dell’Italia, se fosse nato in Afganistan lì sarebbe rimasto, se fosse nato in Iraq lì sarebbe stato, se fosse nato in Iran lì sarebbe stato, se fosse nato in Siria lì sarebbe stato e se fosse nato in Turchia lì sarebbe stato. Lì sarebbe stato a fare cosa? A domandarsi cosa avrebbe potuto fare lui, il Piantedosi Matteo, per il proprio paese. E, senz’altro in un battibaleno avrebbe avuto la risposta: solida, forte, folgorante, adamantina e salvifica. Lui il Piantedosi Matteo si sarebbe messo a combattere la guerra, la fame, la miseria, le malattie, le persecuzioni e, già che c’era , anche i terremoti. E naturalmente in quattro e quattro otto ne sarebbe uscito vincitore. Come facciano quei miserabili dei profughi a non capirlo è domanda filosofica su cui si stanno scervellando i migliori crani d’Europa. Il Piantedosi Matteo tra questi. Una domanda: ma perché il Piantedosi Matteo non si trasferisce là, magari in tour, paese dopo paese, a lanciare la sua parola d’ordine e a guidare la vittoriosa rivolta proletaria? E poi una piccola considerazione: tra le tante cose che un cittadino può fare per il suo paese, qualsiasi esso sia, ce n’è una che non costa niente, è facilissima da mettere in pratica e comporta nessuna fatica: non dire bischerate.  Già questo sarebbe un bell’aiuto al paese. 

Buona Settimana e Buona Fortuna


lunedì 27 febbraio 2023

Ha vinto Elly Schlein e adesso?

Gli elettori la pensano in modo completamente opposto ai militanti del partito. La nuova segretaria oltre a questa contraddizione ha almeno altri tre nodi da sciogliere: la gestione dei gruppi parlamentari, quella dei capi bastone suoi alleati e la coniugazione del neoliberismo simil laburista con disuguaglianze-lavoro-clima.


Finalmente dopo cinque mesi lo psicodramma del PD pare essere arrivato alla quasi fine. Addì 26 febbraio ore 23,30 la Schlein Elly ha ottenuto il placet dei gazebo: le hanno consegnato il 53 e briscola per cento dei voti. Sembra, i dati non sono quelli definitici e ufficiali, che ai gazebo si siano recati in quasi un milione e duecentomila, non sono tutti i voti che il PD ha raccolto nel 2022,  un po’ più di cinquemilioni e trecentomila, ma non sono neanche pochi. Meglio di niente. I dati eclatanti e contraddittori non sono pochi e sotto gli occhi di tutti. Il primo: i votanti la pensano in modo opposto a quello degli iscritti  al partito, hanno ribaltato, la decisione,quasi con le stesse percentuali e non è poca cosa. Il secondo: i gruppi parlamentari, ad essere buoni, sono divisi in almeno tre frazioni: i renziani occulti, a partrire da Guerini che se avesse i cabasissi d’ordinanza si sarebbe candidato con Italia Viva invece di parassitare i voti del PD, gli ex-ex renziani, banderuole pronte a sacrificarsi per stare con chi vince e poi gli altri, quelli a cui il renzismo è sempre stato indigesto.. Il terzo: chi scalda i seggi alla Camera ed al Senato seguirà le indicazioni della nuova segretaria del partito? E poi, il quarto, giusto per essere diplomatici e girarci attorno: cosa ne farà la Schlein Elly dei capi bastoni che l’hanno appoggiata? Tanto per non far nomi il Franceschini Dario, il Boccia Francesco, l’Orlando Andrea. Per non dire del Bersani Pier Luigi, del carsico D’Alema Massimo pronto a saltar fuori e delle altre pecorelle tornate all’ovile? Il quarto: come farà la Schlein Elly a coniugare le sue tre parole d’ordine, disuguaglianze-lavoro-clima con l’imperante neoliberismo simil laburista più attento ai conti da ragioniere che ai costi sociali, anche occulti, generati da questo? La sanità pubblica prevede la riapertura dei piccoli ospedali, la riduzione delle convenzioni con le aziende della sanità privata, tanto per dire. E lo stesso vale per la giustizia e per la scuola. Il primo pistolotto della Schlein Elly è stato infarcito di verbi al futuro,per l’occasione ci potevano stare, ma il timore è la loro veloce trasformazione in condizionali: si dovrebbe, si potrebbe, sarebbe necessario … storie vecchie già sentite: non sono i condizionali e neppure i futuri a operare cambiamenti. Un dato dovrebbe, occhio al condizionale, attendere le dimissioni del Gori Giorgio. Chissà se arriveranno. Al dunque i migliori auguri alla ASchlein Elly con l’ottimismo della volontà e il pessimismo dell’intelligenza.

Buona settimana e buona fortuna

venerdì 24 febbraio 2023

Martedì grasso, giovedì di Quaresima

Protagonista dell’ultima giornata di Carnevale il La Russa Ignazio con doppia performance. Anche la Fornero Elsa ci ha messo del suo ricordando il suo diploma in ragioneria. Fascisti picchiano a Firenze.  Primo giorno di Quaresima: il ministro Valditara vuole punire la Preside Savino. Magari mandandola al confino.

Settimana ricca questa che ormai volge al termine. Come nelle migliori tradizioni l’ultimo giorno di Carnevale ha mantenuto l’antica promessa: dare il meglio di sé per il divertimento finale e, per contrappasso, il primo della Quaresima iniziare tristemente. Il copione è stato rispettato alla lettera. Il Presidente del Senato, La Russa Ignazio, ha deliziato l’italico popolo con due performance. La prima: a domanda su quale sarebbe la sua reazione se avesse un figlio gay ha risposto:«ne sarei dispiaciuto», si immagina moderatamente, poi ha tracciato un parallelo sportivo: «dispiaciuto come se scoprissi di avere un figlio milanista». Si ipotizza quest’ultima, colpa senz’altro più grave. Il suo dispiacere deriverebbe dal fatto di non avere un figlio a lui somigliante. Dimostrazione plastica su come possano divergere le opinioni sulla stessa persona: di La Russa Ignazio ai più ne basta uno. Poi,per non farsi mancare nulla, ha dichiarato di non essere più in possesso del busto di Mussolini e di averlo regalato alla sorella. Ragion per cui, in base alla proprietà transitiva, il La Russa Ignazio non è più fascista mentre lo è diventata la sorella. L’inventore del Carnevale mai avrebbe supposto un simile ridanciano epilogo. Come sicuramente mai avrebbe pensato ad un incontro tra il Santoro Michele e la Fornero Elsa, dove la parte comica è stata svolta interamente dalla seconda. Il Santoro ha con passione e dovizia di particolari illustrato la sua weltanschauung  a cui la Fornero Elsa ha risposto, con una certa dose di compatimento:«è il conflitto tra passione e ragione» ha detto. E con la pignoleria del ragioniere (la Fornero ha il diploma di ragioneria) ha cercato di sostenere una sorta di primato dell’economia e degli economisti, sui bisogni sociali. I risultati di questa miope e velleitaria visione sta tutta nel vivere quotidiano: nei tempi lunghi della sanità, nella crisi  della scuola, nell’inefficienza della giustizia, dei trasporti e la lista è quasi infinita. Alla teorica della partita doppia si dovrebbe rammentare quel che disse la Regina Elisabetta II agli economisti nel 2008: «Come mai non avete previsto il crack?» Già perché non l’hanno previsto? Perché sono quelli che ti diranno domani comequello che avevano previsto ieri oggi non si è verificato. Infatti i bonzi economisti non tengono conto dei costi occulti determinati dalla inefficienze generate dall’economicamente  sostenibile. I costi occulti, soprattutto quelli sociali, non si possono inserire nella partita doppia. Li si patisce e basta. Il giorno dopo, mercoledì, cinque o sei fascisti hanno picchiato un paio di  ragazzi del collettivo del liceo Michelangelo di Firenze. Come al solito in tanti contro pochi nell’indifferenza dei più. La preside del liceo, Annalisa Savino, ha scritto una lettera aperta ai ragazzi per ricordare come il fascismo non sia nato nelle adunate oceaniche, ma in un pestaggio ai bordi di un marciapiede e ha concluso con l’invitare tutti ad attaccarsi alla Costituzione. Lettera quasi banale in uno Stato democratico, repubblicano e antifascista.  Così però non l’ha pensata il ministro dell’Istruzione: sta meditando di punire la Preside trasferendola. Mandandola magari al confino. Metodo vecchio: non ha funzionato neppure nel ventennio, ma la nostalgia è dura a morire. Se la Quaresima comincia così chissà come finisce.

Buona settimana e buona fortuna.

lunedì 20 febbraio 2023

Giornata Internazionale del Risparmio Energetico 2023

Riceviamo da Giulia Giordano, redattrice per il blog di Energia Luce, questo articolo sulla Giornata Internazionale del risparmio che volentieri pubblichiamo.



Il
18 febbraio è dal 2005 la data riconosciuta come “Giornata Internazionale del Risparmio Energetico”. Istituita a supporto del Protocollo di Kyoto - trattato internazionale con l’obiettivo di tutelare il pianeta rispetto ai danni del cambiamento climatico - si celebra quest’anno la sua diciottesima edizione. Simbolicamente, questa giornata ha come obiettivo di responsabilizzare i cittadini su quanto sia importante ridurre gli sprechi di energia, a difesa dell’ambiente, sono essenziali il risparmio e l’efficienza energetica. Come negli scorsi anni, molti monumenti e luoghi emblematici delle città italiane rimarranno spenti, ricordando il valore dell'impegno collettivo e individuale necessario per salvaguardare il futuro del nostro pianeta. Giornate come questa ci spronano ad agire e fare qualcosa in più, ricordandoci che ognuno di noi può fare la differenza.  

Cos’è il Risparmio Energetico?

Con risparmio energetico si intendono tutte le attività, gli interventi e le tecnologie che sono in grado di ottimizzare e ridurre sprechi e consumi di energia. Diminuendo in questo modo, l’impatto sul clima che deriva dall’utilizzo di combustibili fossili. Inevitabilmente, visto il periodo di crisi energetica che stiamo vivendo, non si può non sottolineare l’importanza della transizione green che renderebbe il nostro Paese e l’Europa in generale più indipendenti delle forniture estere. Inoltre, il costo dell’energia da fonti rinnovabili è più basso, stabile e meno sottoposto a tensioni geopolitiche e speculazioni. 

Il 18 febbraio è un giorno che invita alla consapevolezza e alla positività per il futuro, riprendendo le parole del presidente Mattarella “Esistono le condizioni perché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova. Rilanciando l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, nell’ambito della transizione ecologica e digitale”. Come ribadito dal nostro presidente, il rispetto dell’ambiente e la sua tutela sono temi che sono sempre più all’ordine del giorno, ma rimane comunque l’importanza di fissare nel calendario giornate che aiutino a fermarsi e riflettere seriamente sul proprio stile di vita e gli effetti che questo può portare all’ecosistema - chiamato pianeta Terra - in cui viviamo. 

Per questo, aziende e privati cittadini in tutto il mondo possono svolgere un ruolo nella salvaguardia dell’ambiente, semplicemente introducendo azioni quotidiane a ridotto impatto ambientale. Vediamo insieme alcuni suggerimenti per risparmiare energia, diminuire i consumi e combattere il cambiamento climatico. 


Consigli Utili per Risparmiare Energia 

Per ridurre i consumi di energia e, di conseguenza, anche risparmiare in bolletta nel 2023,  si possono adottare diverse soluzioni. Qui in seguito troverete una lista di consigli pratici per risparmiare energia per la Giornata Internazionale del Risparmio Energetico:

  • Spostarsi in maniera sostenibile - a piedi, in bici, con mobilità elettrica

  • Adottare lampadine a led - salva fino a 60% in bolletta 

  • Staccare tutte le spine (tv, pc, microonde) quando si esce di casa 

  • Cucinare a fiamma bassa

  • Usare programma Eco per la lavastoviglie

  • Sottoscrivere a una migliore offerta luce

  • Evitare plastica non necessaria 

Oltre a semplici accorgimenti quotidiani, il 18 Febbraio ci ricorda anche l’importanza dell’ efficientamento energetico delle nostre case, con:  

  • Impianto fotovoltaico

  • Pannelli solari termici per il riscaldamento dell’acqua 

  • Infissi moderni, e molto altro. 

Fonte: https://energia-luce.it/news/giornata-risparmio-energetico/