Ciò che possiamo licenziare

lunedì 25 dicembre 2017

Gli allegri fatterelli del dicembre 2017



Mese ricco di ridanciani fatterelli che sarebbero stati più divertenti e apprezzati se capitati altrove. Comunque il buon umore nel Belpaese non manca mai. Quindi sotto con sgravi fiscali alle web company, firma di contratti agli statali, ma solo a quelli dei ministeri, strafalcioni illetterati della ministra dell’Istruzione (forse assente quando si sono spiegati i superlativi. 4a elementare) per finire con Sciaboletta, al secolo Vittorio Emanuele III.
Marianna Madia - ministra della Pubblica Amministrazione

Oramai manca una manciata di giorni alla fine di dicembre e altrettanti alla fine dell’anno, mentre la legislatura è, nei fatti, finita il 23 del mese giusto in tempo per non rovinarsi le festività natalizie. D’altra parte come dare torto ai novecento e briscola deputati e senatori? Anche loro tengono famiglia. E qualcuno pure più di una.
Giusto sul filo di lana, viene approvata la legge di stabilità, naturalmente con la fiducia, ça va sans dire. Come rinunciare alle belle abitudini? E così sono tutti felici e contenti, comprese le società del web che hanno visto ridursi al 3% (si partiva dal 6%) la loro tassazione con l’aggiunta di un piccolo regalino extra: cominceranno a pagare del 2019. Forse. Magari nel frattempo potrebbe cambiare qualcosa. Il che è un bel modo per dare «una spinta alla crescita» come ha twittato il Gentiloni. Buon democristiano non mente. Il presidente ha solo dimenticato di aggiungere che c’è stato il solito attacco alla diligenza. E ancora una volta hanno vinto gli attaccanti. Ha partecipato anche il Brunetta Renato procurando 265 milioni da elargire a Venezia e comuni limitrofi per «la salvaguardia e la crescita del territorio» Gli altri territori invece, no. Allelujia.
Come se tutto ciò non bastasse è stato anche siglato il contratto per la PA, cioè a dire quello che riguarda i dipendenti di ministeri, parastato e agenzie fiscali. Sarà un caso che tra tanti contratti pubblici in attesa di rinnovo sia toccato proprio ai diretti dipendenti della Madia firmare per primi? Anche qui, comunque sono tutti felici, i sindacati e la ministra in persona. I dipendenti avranno un aumento medio di 85€ lordi-lordi. Erano senza contratto da otto anni e riceveranno quale arretrato 500€ e spiccioli. Anche questi lordi-lordi. Il che tradotto suona all’incirca 60€ lordi-lordi per ogni anno cioè a dire all’incirca  meno di 5€ lordi-lordi per ogni mese. Naturalmente nessuno ha pensato ai contributi persi negli otto anni e quindi al taglio, implicito, alle future (e lontane) pensioni. In altre parole lo Stato dimostra che è conveniente rimandare la firma dei contratti: ce la si cava con due cocomeri e un peperone. Le aziende private sono avvisate. Ovviamente mancano tutti gli altri contratti “pubblici”: sanità, regioni ed enti locali. Ma questi sono lontani dai ministri e quindi chissà quando si firmeranno. Senza contare che pare, pare, che per questi ultimi i soldi non ci siano. Qualcuno potrebbe pensare che si ha a che fare con dei cialtroni ma on y soit qui mal y pense.
Il motto è dell’ordine inglese della Giarrettiera e ne viene fornita la traduzione: “sia svergognato colui che pensa male”, ad uso esclusivo della ministra Fedeli Valeria. Questa, agli Stati Generali dell’Alternanza Scuola-Lavoro, se ne è uscita con un meraviglioso “sempre più migliori”. E qualcuno è disposto a scommettere che se si fosse visto lo speach scritto si sarebbe colto anhe un “squola-lavoro”. D’altra parte la ministra, ha dichiarato di dormire solo tre ore per notte: meno di Napoleone, di Mussolini e anche di Andreotti, che però scriveva libri. Se mai diventasse prima ministra dormirebbe solo venti minuti e, per stare al suo passo, si dovrebbe abolire la grammatica italiana.  Anche qui risate a crepapelle.
Mai comunque tante come nella sceneggiata toscana sulle banche. La ministra Boschi Maria Elena ha raccontato di essersi sempre allontanata dal consiglio dei ministri ogni qual volta si è tratto di banche poiché si riteneva in “conflitto di interessi”. Lo faceva anche Berlusconi, altro comico, quando si parlava di televisioni. Poi però fuori dal consiglio dei ministri, sollecitava incontri e cappuccini con chiunque avesse un benché minimo interesse non con il sistema bancario nazionale ma esclusivamente con quello toscano. I pasdaran renziani,che come tutti i pasdaran non brillano per acume, hanno sostenuto che il secondo caso era legittimo trattandosi del territorio in cui la ministra è stata eletta. Al confronto il reverendo Charles Lutwidge Dodgson risulta essere un cartesiano di ferro.
Dopo la sceneggiata non può mancare la farsa e in questo genere Vittorio Emanuele III di Savoia meglio noto con il nome d’arte di “Sciaboletta” ha detto la sua. Una vita all’insegna del millantato credito: era stato appellato “re-soldato” solo per essere sempre apparso in pubblico infagottato dentro una divisa e meglio ancora in una mantella che interamente lo ricopriva. Al confronto il burca sembra un abito per spogliarelliste. Lo “sciaboletta” si è macchiato di molte vergognose e ingiustificabili colpe, inutile elencarle, verso l’intera  nazione italiana e già che c’era anche verso sé stesso: era uomo senza amor proprio. Ogni volta che partecipava ad una manifestazione ufficiale o adunata oceanica che fosse, uno stentoreo speaker urlava, prima, «saluto a Vittorio Emanuele III re e imperatore» e poi subito dopo «saluto al duce, fondatore dell’impero» Quando mai i libri di storia hanno raccontato di un imperatore che s’è fatto fondare l’impero da un altro? Bisogna nascere senza dignità per accettare una simile situazione e Vittorio Emanuele III, modestamente, lo nacque. Da qualche giorno è tornato in Italia, allo stesso modo in cui se ne era andato: di nascosto. Da pusillanime. E questo non fa ridere.
Per il 2018 si spera in qualcosa di meglio, ce lo si augura tutti gli anni, ma se gli attori in commedia sono gli stessi non c’è da stare allegri.