Ciò che possiamo licenziare

venerdì 29 gennaio 2021

I vecchi e i bambini

 I bimbi per non fare una verifica si inventano di tutto lo fanno anche quelli che vogliono scavallare i processi. Però se si scavalla un processo per grave malattia viene difficile farsi vedere in giro dopo pochi giorni. Avere salute cagionevole non aiuta chi ha ambizioni presidenziali soprattutto se alle spalle c’è una lunga serie di prescrizioni e una condannuccia a quattro anni.


Si dice che con l’avanzare dell’età i vecchietti tendano ad assomigliare sempre più ai bimbi. Sembra una fola e invece spessissimo accadono fatti che danno spessore alla diceria. È quel che è accaduto negli ultimi giorni ad un vecchietto con inopinate aspirazioni presidenziali. Talvolta i bambini per evitare i compiti in classe, adesso si chiamano verifiche, si inventano malattie immaginarie, anzi più che immaginarie difficili da dimostrare. I bimbi dicono di non star bene di aver mal di testa, mal di pancia, m’è capitato anche di sentite un bel mal di piedi. Ed è ovvio che se hai mal di piedi non puoi far tutta quella strada per andare a scuola.  E quindi addio compito in classe, addio verifica. Anche il vecchietto di cui si dice nelle ultime tre settimane aveva una piccola verifica. Solo che anziché averla a scuola questa verifica si sarebbe svolta nell’aula di un tribunale dove il vecchietto deve rispondere di bagatelle tipo falsa testimonianza e corruzione di atti giudiziari. Un non nulla. Verifica impegnativa da sostenere e allora, come talvolta fanno i bimbi, perché non darsi malato? Detto fatto scatta il ricovero ospedaliero, d’urgenza of course, con tanto di consulto specialistico che, guarda il caso, dura, giusto giusto, solo il giorno del compito in classe, Scavallato quello c’è la dimissione, neanche a dirlo, per l’indomani. Epperò  le verifiche si devono recuperare anche se in là nel tempo. Pure se dopo tre mesi. Poi ci sono anche le verifiche che piacciono: quelle di recitazione, per esempio. Le verifiche a cui mai si vorrebbe mancare perché magari si ricopre una bella parte, anche se da comprimario, però c’è l’ego da soddisfare e all’ego, si sa, non si comanda. In più c’è il pubblico e tanti con le telecamere e tanti che vogliono fare domande. Epperò, e questo è il secondo epperò, ci vuole un minimo minimo di decenza e si capisce che non ci si può presentare a queste facili verifiche dopo che si sono scavallate quelle difficili e allora ecco che salta fuori un bel certificato medico che chiede riposo assoluto, si raccomanda assoluto, per un paio di settimane. Riposo fittizio, ça va sans dire,  che non impedisce al vecchietto di passare qualche ora, nel bel mezzo della notte, quando i vecchietti dovrebbero dormire, al telefono con un vecchio amico a ricordare dei bei tempi andati e a impedirgli di commettere una qualche sciocchezza, come ad esempio giocare al salto della quaglia. Certo che con davanti un simile quadretto vien difficile immaginare, anche se questo è solo un auspicio, che le ambizioni presidenzialiste del vecchietto si possano avverare. Innanzitutto perché uno scavallatore di esami difficili non è proprio il massimo della presentabilità, soprattutto se alle spalle si trova una bella lista di prescrizioni e anche una condannuccia da ridere, a quattro anni. E certo gli amici di fuori non lo incontrerebbero molto volentieri e non sarebbe bello per l’immagine della casa. Poi, diciamolo con franchezza, non sarebbe caritatevole far gravare sulle spalle di un vecchietto con un così cagionevole stato di salute un impegno gravoso come una presidenza. C’è il rischio che a farne le veci sia costantemente un altro. E il discorso di fine anno mica possiamo farlo fare a un medico. Poi, da non dimenticare noi non abbiamo neanche un vicepresidente.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 22 gennaio 2021

Viva i voltagabbana.

 I voltagabbana sono il sale della storia. Giulio Cesare sarebbe Giulio Cesare se non ci fosse stato Bruto? Due condizioni e un corollario. Si fa presto a dire traditori: tutto dipende dalla parallasse. Diffidare dalle imitazioni.

E diciamolo un volta per tutte: per fortuna ci sono i voltagabbana altrimenti detti traditori. Loro sono il sale della storia. Senza di loro le vicende del mondo sarebbero state un piattume unico.  Loro, i voltagabbana, traditori, hanno trasformato figure banalmente normali in grandiosi eroi, in figure straordinarie. Vi immaginate cosa sarebbe stato il Nuovo Testamento senza la fondamentale azione di Giuda? E la gloria di Giulio Cesare sarebbe stata così grande senza l’aiuto del traditore Bruto? E che dire di Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord che passò da Luigi XVI alla varie fasi della Rivoluzione Francese e quindi a Bonaparte e al suo impero per poi essere di nuovo al servizio della monarchia di Luigi XVIII e gestire alla grande il congresso di Vienna. E come dimenticare Geréb: senza di lui nessuno si ricorderebbe del piccolo Nemecsek e dei ragazzi della via Paal. In fondo Razzi, Scilipoti e tutti gli altri di questi giorni nostri non fan altro che proseguire, sebbene non a tale altezza ovviamente, sul solco tracciato da quei grandi. Certo i voltagabbana di adesso sono un poco miserelli, non hanno la statura dei loro storici esempi, ma d’altra parte neppure si confrontano con dei giganti e difficilmente passeranno alla storia. E poi andiamoci piano a definire i voltaggana come traditori. Tutto dipende dalla parallasse. Quello che per gli abbandonati è un traditore per gli altri è convertito, uno che ha aperto gli occhi. Chi direbbe che Saulo di Tarso sia stato un traditore? Eppure lo era, ma è passato alla storia come il primo dei folgorati. Il più famoso e forse l’unico. Magari unicamente perché era sulla strada per Damasco. E comunque la sua carriera è stata sfolgorante e solo per un pelo la più grande piazza di Roma non è intitolata a lui. Ma d’altra parte non si può avere tutto. Per passare alla storia come un grande voltaggabana sono necessarie due condizioni fondamentali e un corollario. Prima condizione far diventare, grazie al proprio intervento, l’evento epocale e seconda avere un nome evocabile. Gli eventi di questi tempi, per importanza, sono appena appena sopra la sufficienza e per quanto riguarda il nome giusto quello del dottor Scilipoti si presta alla bisogna. Gli altri sono tragicamente normali: Razzi … Rossi … Nencini … Più facile accostare a quest’ultimo il nome di Gastone, vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France, quelli sì eventi storici. Il corollario riguarda la pecunia e l’unico che può vantare un importo memorabile è Giuda: trenta denari. Un bel numero tondo tondo e mediatico al punto giusto, tanto che al  confronto i tre milioni di cui si dice per l’ex senatore De Gregorio appaiono la paghetta per un rubagalline. Al dunque viva i voltagabbana, ma attenzione, che siano quelli buoni, diffidate dalle imitazioni.

Buona settimana e buona fortuna.

sabato 16 gennaio 2021

Adesso che Renzi ha avuto la sua crisi che se ne fa?

 Le quinte colonne renziane nel PD non escono, ne usciranno, allo scoperto. Zingaretti farà bene a guardare in controluce le prossime candidature. Essere renziani ma non renzisti il nuovo refrain per  darsi una verginità.

 


I libri di storia minore raccontano che, nella tarda primavera del ’45, durante la liberazione di Milano, il Pajetta Giancarlo si sia seduto alla scrivania del prefetto e, preso il telefono, abbia chiamato Palmiro Togliatti. La telefonata fu breve. Il Paietta Giancarlo disse: “Compagno segretario, abbiamo occupato la Prefettura di Milano”, al che il Togliatti Palmiro, con la sua vocetta melliflua rispose: “Bravo, e adesso che te ne fai?” Poi risuonò un click. Già e adesso il bravo Renzi Matteo che se ne farà di questa crisi? Come il Pajetta trovò la prefettura vuota con cassetti rovesciati, fascicoli buttati alla rinfusa e fogli sparsi sul pavimento, così il Renzi Matteo sta scoprendo quanto sia palpabile il vuoto che gli si sta formando intorno. Difficilmente le sue quinte colonne lasciate nel PD usciranno allo scoperto. Hanno fatto timidi tentativi, ma adesso non è certo il tempo. Sanno bene che nel caso di elezioni, ora come ora, anche a chiamarsi Marcucci, Del Rio, Ascani o Morani, si corre il rischio di veder messo in discussione il posto in lista e se Zingaretti ha un minimo di sagacia dovrà soppesare e guardare ogni nome in contro luce. Non foss’altro per non fornire nuove truppe al Renzi nel caso di un suo improbabile ritorno in parlamento. D’altra parte pensare di presentarsi nel partitino renziano significa buttarsi dal decimo piano sperando di cavarsela solo con una caviglia slogata. Per cui quelli che dicono di essere stati renziani, ma non renzisti, tutti i calembour  sono buoni pur di rifarsi una verginità, se ne staranno buoni e tranquilli, almeno per un altro anno e mezzo. Tutti tengono famiglia. Poi si vedrà. E magari qualcuno della sua sparuta truppa sta pensando che “torna a casa Lesssie” non sia solo il titolo di un film. Nei prossimi giorni Conte andrà alla conta ed è molto probabile che se la caverà così come anche per il prossimo anno e mezzo. Ci sono molti denari, c’è parecchio da fare e c’è molto posto, purtroppo, per tanti per non dire per tutti. Così va il mondo. Al dunque le variazioni ottenute al piano, da nove miliardi a oltre il doppio per la sanità,  giusto per dire la più eclatante, sarebbero state ottenute anche senza tanto rumore. Con qualche buon argomento e senza andare allo scontro. Ma questa è la vita dei guasconi di quartiere, quelli così pieni di sé che non è neanche necessario mandati allo sbaraglio, ci vanno da soli.  Chissà se con questo ennesimo giro fallito il Renzi Matteo non riesca a mettere in pratica la sua promessa di tre anni fa. In fondo sognare non costa nulla. O invece non lo si troverà come indipendente in qualche lista del centrodestra. Se quelli del centrodestra saranno così boccaloni. Non si sa mai.

Buona settimana e buona fortuna.