Ciò che possiamo licenziare

venerdì 28 agosto 2020

Giravolte referendarie

Nulla è più definitivo del provvisorio. Solo gli imbecilli non cambiano mai idea. Ergo: nulla è più precario del definitivo. Come, sul tema referendum, si gingillano politici, giornalisti e media vari. Erano 553, l’8 ottobre, non erano giovani e neppure forti, non sono morti ma si stanno squagliando.

 


Una delle esilaranti battute che circola da quasi sempre nel Belpaese recita: “nulla è più definitivo del provvisorio” mentre un’altra ugualmente popolare dice che “solo gli imbecilli non cambiano mai idea”. Questa seconda è il motivo per cui siamo la patria di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori e trasmigratori. E aggiungo anche tutta la qualunque. Quindi se consideriamo la prima affermazione come la tesi e la seconda come l’antitesi si giunge alla sintesi che nel caso in oggetto diventa: “nulla è più precario del definitivo”. Sintesi che si attaglia meravigliosamente alla kafkiana situazione del referendum confermativo del prossimo 20/21 settembre.

Dopo quattro votazioni, due alla Camera e due al Senato, che hanno visto i sostenitori del taglio sempre maggioritari, anche con i due terzi come accaduto nell’ultima e definitiva votazione, si potrebbe dedurre che i nostri rappresentanti e i loro partiti siano tutti d’accordo. E invece no. Man mano che ci si avvicina alla data referendaria i distinguo e le prese di posizione contrarie alla legge pare stiano aumentando. Almeno per quanto riguarda il palazzo, nel senso di senatori e deputati, quegli stessi che in precedenza avevano entusiasticamente votato a favore della proposta di legge. By the way nella seduta numero 234 del 8 ottobre 2019 presieduta da Roberto Fico votarono contro il provvedimento ben in quattordici con la bellezza di astenuti due. Quando si dice la spietata legge dei numeri. Il fatto che giornalisti e media si stiano accodando è il classico cvd,ovvero come volevasi dimostrare. Pare che siano tutti dei Saulo fulminati sulla via di Damasco. Evvabbé. Forse alcuni si sono resi conto, più prosaicamente,  e solo adesso, la qualcosa non depone a loro favore, che con la riduzione del numero dei parlamentari il loro scranno è a rischio. E così il vecchio “nuovo che avanza” in arte Renzi Matteo, che il Senato voleva addirittura sopprimerlo, ha deciso che magnanimamente lascerà libertà di coscienza ai suoi. Neanche fosse il proprietario di servi della gleba. A proposito della nuova schiavitù che avanza. Zingaretti al momento non ha ancora deciso che indicazioni di voto dare mentre Nannicini Tommaso Gori Giorgio Cuperlo Gianni,  Orfini Matteo, fantastico poker di trascinatori di masse,  fanno campagna per il NO. E poi ci sono i dubbiosi alla Zanda  Luigi, ma lui è un democristiano vero. A sostenere questo fronte c’è pure Brunetta Renato, Napoli Osvaldo, Bergamini Deborah ed altri, nonostante la Gelmini (che evidentemente si sente sicura del prossimo seggio) si sgoli a dire che Forza Italia è per il taglio. In tutto ciò conviene ricordare che i radicali della Bonino con i loro banchetti hanno raccolto seicento e briscola firme e che secondo gli ultimi sondaggi IPSOS (fine luglio) il SI conta sul 49% il NO sul 8% e i restante 43% si suddivide tra indecisi e non votanti.  Così va il mondo, pardon l’Italia.

Buona settimana e Buona fortuna.

 

venerdì 21 agosto 2020

Maggioritario: Semplice, Chiaro, Impossibile.

In attesa del referendum del 21 settembre c’è chi pensa a proposte di un nuovo sistema elettorale. Magari qualcosa di semplice e chiaro. Ma se sarà semplice e chiaro avrà qualche possibilità di essere adottato?                                                        

Googolando qua e là ho trovato un post che propone un sistema elettorale di cui non avevo mai sentito parlare. In realtà ho scoperto, grazie ad un amico appassionato di storia, che qualcosa di vagamente simile a quello che andrò a riassumere è stato utilizzato in Italia dal  1882 al 1890. Ripeto, vagamente simile.  Il sistema che ho trovato consta di poche semplici regolette. Innanzi tutto è un sistema bicamerale maggioritario plurinominale, ciò significa che in ogni collegio viene eletto un certo numero di candidati sulla base dei voti ricevuti. La proposta dice di cinque eletti alla Camera e  otto al Senato per singolo collegio. Qualsiasi cittadino si può presentare, non si votano i partiti  ma le persone. Come accade in UK. Il che di per sé è già un bel passo avanti. Questo, secondo l’estensore della proposta, elimina il potere delle segreterie di partito nella designazione dei candidati e nella spartizione di candidature e seggi tra le correnti. E già questo andrà di traverso al Calderroli Roberto esperto, per sua ammissione, in porcate Quindi il partito si deve ancor più radicare nel territorio per attrarre nelle sue file personalità rilevanti, magari per probità e competenza e non i soliti apparatiniki.  Ognuno si garantisce da sé. Se ha credibilità. Il termine candidato deriva dal latino candidus, giusto per dire. Il secondo passaggio è che il candidato deve risiedere nel collegio da almeno dieci anni, come in UK, e deve versare come quota di iscrizione alla competizione 5.000 euro. L’obbligo di residenza impedisce la candidatura contemporanea in molti collegi, sull’esempio di quanto fatto da Ingroia e Berlusconi, tanto per citarne due, e dei catapultati sull’esempio della Boschi, di Giachetti e di Fassino, giusto per dire di altri tre. Inoltre il sistema garantisce la vera rappresentatività del territorio, di cui si immagina una dettagliata conoscenza da parte degli eletti. Dato che ci abitano da almeno dieci anni. La quota di iscrizione serve a scoraggiare i perdigiorno, i presuntuosi e i millantatori:  gli eletti se la vedono rimborsare con il primo stipendio e i non eletti la perdono. Si potrebbe obiettare che questa quota possa rappresentare una discriminante di censo, ma non lo è. L’importo non è particolarmente elevato e, se il candidato, diciamo “povero”. ha seguito lo può facilmente raggranellare con un’azione di fundraising. Ovviamente le donazioni devono essere trasparenti e certificate. By the way, lo stipendio da parlamentare inibisce qualsiasi altra forma di reddito da lavoro. Se fai il parlamentare fai il parlamentare e basta. Ci si mette in aspettativa non pagata. Questa è un’idea mia che nella proposta di cui sopra non è menzionata, ma sarebbe una bella cosa ci fosse. La questione dei collegi è risolta con semplicità: per la Camera sono le province, mai abolite, e per il Senato le regioni. Quindi considerando le province pur con tutti i pateracchi camaleontici fatti in proposito in numero di 107, si avranno 535 deputati: 95 in meno  degli attuali e160 senatori con taglio di 155.  Aspetto più rilevante, tutte le province e tutte le regioni sono rappresentate con ugual numero di eletti. Come accade negli Stati Uniti d’America dove il piccolo Utah ha due senatori come la super popolata California. Così non si hanno sperequazioni tra zone industriali e zone rurali e tra grandi centri e piccoli centri perché, a questo punto, le scelte politiche vanno fatte su parametri di qualità e non di quantità. Si pensi solo al taglio dei piccoli ospedali o delle piccole scuole. Tanto per dire. Infine ogni cittadino potrà esprimere una sola preferenza tracciando nella scheda una semplice x in corrispondenza del candidato scelto. Questo per evitare i soliti inciuci eil controllo del voto.

E i partiti? Svolgono la loro azione nel territorio e in parlamento dato che gli eletti possono riunirsi in gruppi parlamentari aventi come riferimento i partiti stessi. Come ora. Magari, mio suggerimento, si mantiene il sistema bicamerale perfetto: ovvero il Senato, stando ben lontani dal country club di renziana memoria, controlla che la Camera non commetta troppe corbellerie ed eventualmente le corregge.

Per i sacerdoti della complicazione che troveranno questa ricetta troppo semplice, perché ad ogni domanda complessa va data risposta ugualmente complessa e se possibile complicata, si ricorda che la formula che sta alla base della teoria della relatività, che è ben complessa, è di una semplicità disarmante e recita: E=mc². Più semplice di così. Qualcun altro dirà che un sistema simile non esiste al mondo, dove almeno una delle due camere è eletta con il sistema proporzionale a questi si risponderà dicendo che c’è sempre una prima volta: nessuno prima del 1492 pensava che si potesse arrivare da qualche parte navigando verso occidente. Eppure …

Naturalmente questa proposta ha pochissime se non nulle possibilità di applicazione, i famelici appetiti degli attuali partiti, una classe dirigente ben al di sotto del dignitoso e il solito desiderio di produrre porcate, Calderoli docet, neanche la prenderanno in considerazione. Come chiedere al Coronavirus di inventarsi il proprio antidoto.

Buona settimana e buona fortuna.

 

sabato 15 agosto 2020

I Miser ... Abili

 Una volta si nasceva signori oggi indecenti e miserabili. Politici, nazionali e locali, il 30% di imprenditori truffaldini e tante partite IVA hanno chiesto senza bisogno. L’Alighieri aveva ideato belle pene per loro. Peccato non si possano adottare ai tempi nostri. 

                                                    

 

«Signori si nasce e io, modestamente lo nacqui» diceva Totò, in arte Principe Antonio de Curtis di Bisanzio. E lui signore lo era per davvero, almeno a sentire i racconti dei tanti che bussarono alla sua porta e se ne tornarono a casa con in mano la diecimila lire.  E quelli erano tempi in cui con la diecimila lire si risolveva la questione pranzo e cena per un bel po’ di tempo. Da alcuni giorni s’è conclamato un altro detto: indecenti si nasce e, disgraziatamente per noi, molti lo nacquero. Non che ci fosse bisogno di questo scaldaletto da quattro soldi dei tre o cinque o quanti siano parlamentari ingordi di denaro pubblico cui vanno aggiunti una buona fetta di quei tremila, duemila o quanti siano amministratori locali che si sono messi in fila per raccogliere nei tre mesi quei duemiladuecento euro stanziati per dare una mano a chi effettivamente ne aveva bisogno. E neppure c’era la necessità di sapere che il 30% della Cassa Integrazione Guadagni è stata richiesta e a quanto pare erogata a imprese che non ne avevano diritto. Senza contare quelle furbette, adesso si usa chiamare così i truffatori, che hanno continuato a far lavorare i loro dipendenti dichiarandoli assenti. E poi ci sono tutti quei simpatici compatrioti, forse decine o centinaia di migliaia o più ancora, che pur non avendone assolutamente bisogno hanno incassato il bonus giustificandosi col dire: «se li danno perché non prenderli».  Con ciò dimostrando grassa ignoranza, non sapendo cogliere la differenza tra chiedere e dare. Miserabili, Victor Hugo ci perdonerà, l’appropriazione indebita del titolo del suo capolavoro.

A parziale giustificazione di questi miserrimi individui, che a scusarli per intero non riesce neppure al più paraculo dei politici,  si dice che in fondo nulla hanno fatto di illegale e che il vulnus sta nella legge sottointendendo, neppur troppo velatamente, che l’occasione fa l’uomo ladro. Omettendo però di aggiungere che ladri bisogna esserlo dentro altrimenti l’occasione di suo non funziona. E tralasciamo le scuse accampate da molti furbetti, penose: il commercialista, la moglie, la beneficenza, l’albergo chiuso, eccetra eccetra. È peggio il tacon del buso. Con ciò dimostrando la pochezza intellettuale di questi miserabili che adesso si affrettano a restituire. Per loro ci vorrebbe la lettera scarlatta. Il Governo si è giustificato dicendo che c’era fretta di sostenere famiglie ed economia e quindi non hanno posto limiti. Giustificazione puerile oltre il lecito ché, se fossero stati posti limiti e  magari sanzioni le domande da vidimare sarebbero state molte molte di meno e quindi il lavoro avrebbe potuto svolgersi più speditamente.  Balla sesquipedale dunque, dato che l’Italia è il secondo Paese al mondo per risparmio delle famiglie e il primo, giusto per qualche centinaia di miliardi all’anno, per evasione, elusione e lavoro nero. In altre parole, a parte casi veri, facilmente quantificabili, tutti gli altri avrebbero potuto tranquillamente andare avanti per qualche mese senza fatica. Così come dire che un’azienda che non fattura per trenta giorni sia al collasso significa dire che è un’azienda decotta.

La ragione vera di tanta fretta e di tanta generosità è da ricercarsi nella paura. Paura che demagoghi di basso cabotaggio alla Salvini, alla Meloni e alla Berlusconi, avrebbero cavalcato la tigre e allora si dia fondo alle regalie. La politica del tanto peggio tanto meglio nel breve paga sempre. E il peggio arriverà, non c’è che da aspettare.

L’Alighieri Dante nella sua Commedia, quella che viviamo quotidianamente è ben poco divina, aveva già individuato pene per gli ingordi e i ladri, categorie contigue. Ha condannato i primi a rotolarsi nel fango e i secondi a vivere in mezzo ai serpenti con le mani legate dai viscidi rettili. Non male. Soprattutto se queste pene potessero essere applicate ai giorni nostri. Con un unico aggiustamento: sostituire il fango con una materia prima più confacente ad entrambe le categorie.

Buona settimana e buona fortuna.

sabato 8 agosto 2020

Nuovo Ponte, Nuova Vita?

Il 3 di agosto ennesima inaugurazione del ponte sul Polcevera, ci si augura l’ultima. Hanno parlato in tanti,  Sergio Mattarella e Renzo Piano avrebbero dovuto essere gli unici e gli altri a far da contorno. Ma così non è stato.



E così il 3 di agosto, dopo un anno e trecentocinquattaquattro giorni dal disastro sul Polcevera, si è inaugurato il nuovo ponte che collega il levante ed il ponente di Genova. Non è questa la prima inaugurazione, ma si spera ardentemente che sia l’ultima.  Di retorica e sproloqui ce n’è d’abbondanza in giro.  Gli organizzatori hanno voluto una manifestazione sobria e per questo è stata chiamata la pattuglia delle frecce tricolori, oltre centomila euro di spesa, e si sono scomodate le più alte cariche dello Stato che a muoverle di scorte, sicurezza, trasporti, annessi e connessi di denari ne sono andati a badilate. Ciascuno, comunque, è stato ben preparato per la recita dell’usuale pistolotto, scritto da altri, e per la passerella.  Hanno preso la parola il Presidente del consiglio, la Presidente del Senato, il Presidente della Camera, il Presidente della Regione Liguria, il Commissario straordinario  all’opera nonché Sindaco di Genova. Ha parlato anche l’Architetto Renzo Piano che tra i sei in questione era l’unico ad averne pieno titolo e senza alcun interesse personale: non deve essere rieletto, non ha bisogno di rinverdire  la sua immagine, di suo ha fama internazionale e non provinciale e ha pure deciso di non guadagnarci un centesimo avendo lui e il suo studio lavorato gratuitamente al progetto. Peraltro l’Architetto Renzo Piano non è nuovo a simili atti eversivi: usa la sua indennità di Senatore a vita, giustamente tassata, per pagare lo stipendio o borsa di studio a cinque giovani architetti. E’ l’unico tra i Senatori a vita a compiere questo alto atto di civismo,mentre  altri pur avendo introiti diversi intascano senza batter ciglio anche questi. Così va i mondo.

Era presente all’inaugurazione anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella, non ha parlato. E avrebbe dovuto essere l’unico a farlo rappresentando l’unità del popolo e della nazione avendo gli altri come comprimari silenti. L’architetto Renzo Piano escluso,

Il Presidente Sergio Mattarella ha preferito incontrare privatamente, senza giornalisti, uffici stampa et similia, ventidue parenti delle quarantatre persone uccise dall’incuria e dall’avidità di pochi. E’ stato quello del Presidente un grande gesto del tutto non capito dalle alte cariche dello Stato che gli stavano attorno. La prova di non aver capito l’hanno data parlando. L’architetto Renzo Piano escluso.

Poi per essere chiaro il Presidente Sergio Mattarella il giorno dopo ha detto di rispetto della Costituzione e di non assalto alla diligenza. Grazie Signor Presidenti per questi suoi due gesti.

Buona settimana e buona fortuna.