In attesa del
referendum del 21 settembre c’è chi pensa a proposte di un nuovo sistema
elettorale. Magari qualcosa di semplice e chiaro. Ma se sarà semplice e chiaro
avrà qualche possibilità di essere adottato?
Googolando qua e là ho trovato un post che propone un sistema elettorale di cui non avevo mai sentito parlare. In realtà ho scoperto, grazie ad un amico appassionato di storia, che qualcosa di vagamente simile a quello che andrò a riassumere è stato utilizzato in Italia dal 1882 al 1890. Ripeto, vagamente simile. Il sistema che ho trovato consta di poche semplici regolette. Innanzi tutto è un sistema bicamerale maggioritario plurinominale, ciò significa che in ogni collegio viene eletto un certo numero di candidati sulla base dei voti ricevuti. La proposta dice di cinque eletti alla Camera e otto al Senato per singolo collegio. Qualsiasi cittadino si può presentare, non si votano i partiti ma le persone. Come accade in UK. Il che di per sé è già un bel passo avanti. Questo, secondo l’estensore della proposta, elimina il potere delle segreterie di partito nella designazione dei candidati e nella spartizione di candidature e seggi tra le correnti. E già questo andrà di traverso al Calderroli Roberto esperto, per sua ammissione, in porcate Quindi il partito si deve ancor più radicare nel territorio per attrarre nelle sue file personalità rilevanti, magari per probità e competenza e non i soliti apparatiniki. Ognuno si garantisce da sé. Se ha credibilità. Il termine candidato deriva dal latino candidus, giusto per dire. Il secondo passaggio è che il candidato deve risiedere nel collegio da almeno dieci anni, come in UK, e deve versare come quota di iscrizione alla competizione 5.000 euro. L’obbligo di residenza impedisce la candidatura contemporanea in molti collegi, sull’esempio di quanto fatto da Ingroia e Berlusconi, tanto per citarne due, e dei catapultati sull’esempio della Boschi, di Giachetti e di Fassino, giusto per dire di altri tre. Inoltre il sistema garantisce la vera rappresentatività del territorio, di cui si immagina una dettagliata conoscenza da parte degli eletti. Dato che ci abitano da almeno dieci anni. La quota di iscrizione serve a scoraggiare i perdigiorno, i presuntuosi e i millantatori: gli eletti se la vedono rimborsare con il primo stipendio e i non eletti la perdono. Si potrebbe obiettare che questa quota possa rappresentare una discriminante di censo, ma non lo è. L’importo non è particolarmente elevato e, se il candidato, diciamo “povero”. ha seguito lo può facilmente raggranellare con un’azione di fundraising. Ovviamente le donazioni devono essere trasparenti e certificate. By the way, lo stipendio da parlamentare inibisce qualsiasi altra forma di reddito da lavoro. Se fai il parlamentare fai il parlamentare e basta. Ci si mette in aspettativa non pagata. Questa è un’idea mia che nella proposta di cui sopra non è menzionata, ma sarebbe una bella cosa ci fosse. La questione dei collegi è risolta con semplicità: per la Camera sono le province, mai abolite, e per il Senato le regioni. Quindi considerando le province pur con tutti i pateracchi camaleontici fatti in proposito in numero di 107, si avranno 535 deputati: 95 in meno degli attuali e160 senatori con taglio di 155. Aspetto più rilevante, tutte le province e tutte le regioni sono rappresentate con ugual numero di eletti. Come accade negli Stati Uniti d’America dove il piccolo Utah ha due senatori come la super popolata California. Così non si hanno sperequazioni tra zone industriali e zone rurali e tra grandi centri e piccoli centri perché, a questo punto, le scelte politiche vanno fatte su parametri di qualità e non di quantità. Si pensi solo al taglio dei piccoli ospedali o delle piccole scuole. Tanto per dire. Infine ogni cittadino potrà esprimere una sola preferenza tracciando nella scheda una semplice x in corrispondenza del candidato scelto. Questo per evitare i soliti inciuci eil controllo del voto.
E i partiti? Svolgono la loro azione nel territorio e in parlamento dato che gli eletti possono riunirsi in gruppi parlamentari aventi come riferimento i partiti stessi. Come ora. Magari, mio suggerimento, si mantiene il sistema bicamerale perfetto: ovvero il Senato, stando ben lontani dal country club di renziana memoria, controlla che la Camera non commetta troppe corbellerie ed eventualmente le corregge.
Per i sacerdoti della complicazione che troveranno questa ricetta troppo semplice, perché ad ogni domanda complessa va data risposta ugualmente complessa e se possibile complicata, si ricorda che la formula che sta alla base della teoria della relatività, che è ben complessa, è di una semplicità disarmante e recita: E=mc². Più semplice di così. Qualcun altro dirà che un sistema simile non esiste al mondo, dove almeno una delle due camere è eletta con il sistema proporzionale a questi si risponderà dicendo che c’è sempre una prima volta: nessuno prima del 1492 pensava che si potesse arrivare da qualche parte navigando verso occidente. Eppure …
Naturalmente questa proposta ha pochissime se non nulle possibilità di applicazione, i famelici appetiti degli attuali partiti, una classe dirigente ben al di sotto del dignitoso e il solito desiderio di produrre porcate, Calderoli docet, neanche la prenderanno in considerazione. Come chiedere al Coronavirus di inventarsi il proprio antidoto.
Buona settimana e buona fortuna.
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