Che la politica non sia un pranzo di gala è assodato
ma qualche regoletta morale ed etica pure c’è. Chi di astensionismo ferisce di
astensionismo perisce. I boomerang ci mettono un po’ prima di tornare indietro.
Con Ernesto Carbone la miseria della politica ha la sua transustanziazione.
In un Paese in
cui l’astensione viaggia normalmente oltre il trenta per cento quando si tengono
le elezioni politiche incitare all’astensionismo, foss’anche per la scelta dell’amministratore
del condominio, è, al minimo, indecente. Se poi a giocare questa carta ci si
mettono figure istituzionali come il presidente del consiglio o un ex
presidente della Repubblica significa se non proprio essere alla frutta almeno
starci molto vicino. Se poi si aggiunge che per aumentare la possibilità di
incrementare l’astensionismo si decide di non accorpare il voto del referendum
con un’altra occasione elettorale allora qualche dubbio sull’onestà
intellettuale di chi ha preso la decisione senz’altro viene. E se come ciliegina
sulla torta, in una situazione di deflazione e di evidente crisi, si decide di
sacrificare trecento milioncini (ma Padoan non ha detto nulla su questo
spreco?) allora si fa strike. Nel senso che si mostra, se non tutta che è quasi
impossibile, una buonissima parte della miseria della politica. E come cartina
di tornasole val bene la pena di riportare le dichiarazioni degli stessi
protagonisti pro astensione su altre competizioni politiche.
In prima battuta conviene ricordare che lo stesso Renzi
nel criticare l’uscita dall’aula del Senato delle opposizioni ha dichiarato che
le battaglie si affrontano a viso aperto e che il non votare significa minare
la democrazia. Affermazione sacrosanta. Che però se si guarda il quadro per
intero si capisce che quando conviene l’opinione e il comportamento cambiano e
si contraddicono con il cambiare della situazione. Come se la briscola non
fosse scelta all’inizio della partita ma ad ogni giro dal giocatore più grosso
e nerboruto in base alle carte che ha in mano. La politica, quella vera, anche
se notoriamente non è un pranzo di gala, ha qualche sua regoletta etica e morale.
Per rimanere sullo
stesso tasto si riporta la dichiarazione rilasciata da Debora Serracchiani, uno
dei due vicesegretari del Pd renziano, al congresso del Psi: «Partecipare al
referendum costituzionale significa assunzione di responsabilità politica» Che
è come dire che se un elettore non si presenterà al referendum ottobrino non
assumerà, cioè non avrà, responsabilità politica. Ovvero la posizione assunta
dalla stessa Serracchiani per il prossimo futuro referendum costituzionale è
esattamente il contrario di quella dalla stessa presa per il referendum testé
effettuato. È questa onestà politica? Sul fatto che sia onestà intellettuale, è
ovvio, non c’è storia.
Nella sua breve
conferenza stampa post vittoria il Renzi ha addossato la responsabilità del costo di questo
referendum a chi lo ha perso. Oltre che ingenerosa questa posizione è
clamorosamente falsa. Non sono stati i promotori del referendum a scegliere il
giorno ma il governo. Che, ovviamente , poteva scegliere ben altra data, ma il
timore che affluenza facesse il paio con sconfitta ha fatto sì che la scelta
cadesse sul 17 di aprile.
Infine il
domandone a cui mai è stata data risposta: perché il governo ed il Pd e i suoi cespugliosi
alleati non hanno fatto campagna per la loro posizione invitando gli elettori
ad andare ai seggi e votare il logico no? Mai a questa domanda hanno voluto, o
forse meglio dire, saputo rispondere i vari speaker governativi a partire dall’evoluzionista
Andrea Romano. Che se non c’è riuscito lui figurarsi gli altri.
Uno tra i primi
a commentare la vittoria dell’astensionismo è stato, manco a dirlo, Ernesto Carbone
che con il suo solito stile, ha creduto
di ironizzare con un #ciaone. Dove la transustanziazione della miseria della
politica ha la sua prova provata. Per qualche giorno i renziani brinderanno ignari
che i boomerang ci mettono un po’ prima
di tornare indietro. Si potrebbe dire che chi di astensionismo colpisce di
astensionismo perisce. Ma si tratterà di stare a vedere. Perché ancora una
volta ha da passà a nuttata. Si spera
solo sia breve.
Ps. dopo il disappunto sollevato dal suo twitter il Carbone Ernesto che è grande e grosso si è nascosto dietro sua figlia, piccolina. Non sapeva il Carbone il significato di #ciaone ma l'ha sentito utilizzare dalla piccola, gli è piaciuto e allora l'ha ripetuto. Come un pappagallo. Che affidamento si possa fare su un parlamentare che ripete senza sapere è tutto da stabilire.
Ps. dopo il disappunto sollevato dal suo twitter il Carbone Ernesto che è grande e grosso si è nascosto dietro sua figlia, piccolina. Non sapeva il Carbone il significato di #ciaone ma l'ha sentito utilizzare dalla piccola, gli è piaciuto e allora l'ha ripetuto. Come un pappagallo. Che affidamento si possa fare su un parlamentare che ripete senza sapere è tutto da stabilire.
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