Sentenza della Corte d’Appello:
tutti assolti. Il cadavere c’è quel che manca è il come e il chi. Giovanardi giganteggia (non è ironia). Ora si attendono le motivazioni della
sentenza. . E poi Cassazione e Corte europea dei
diritti dell’uomo. Per Eluana Englaro l'alimentazione fu coatta per Cucchi invece no, Forse anche per questi fatti i capitali non vengono in Italia.
E così dopo il processo
d’appello sulla vicenda, tragica di Stefano Cucchi la Corte è giunta alla
conclusione che non c’è alcun colpevole. Soprattutto a causa della mancanza di
prove ché se queste ci fossero state un qualche colpevole lo si sarebbe
indicato. Felicità per quelli che la galera l’hanno scampata e qualche perplessità,
poiché la sobrietà non deve passar di moda, per la famiglia Cucchi che si ritrova
con figlio, e fratello morto, Verrebbe da dire ammazzato, ma non si sa come e
da chi.
Uno dei refrain che
ballonzolano nei corridoi dei tribunali e anche sui giornali e pure sulla bocca
di non pochi politici è che: «Le sentenze si accettano (o si rispettano, in
alternativa paritaria) e non si commentano.» La frase un
qualche effetto ce l’ha. Come tutte quelle che di stampo sono retoriche.
Salvo poi dare risposta alla più
tranquilla delle domande: «perché?» Già, perché una sentenza si deve accettare
(rispettare) e non si deve discutere? Sul fatto che la si debba accettare (rispettare)
magari lì sui due piedi, in verità non c’è storia: la legislazione stessa
prevede che una sentenza la si possa non accettare (e non rispettare) per un
certo numero di volte. In ambito nazionale due sono quelle previste dopo il
primo grado di giudizio: l’appello e la cassazione ed una ulteriore in ambito Ue,
la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Quindi una sentenza la si
può accettare e magari pure rispettare solo a iter concluso. Una
volta raggiunto il passaggio finale va da sé che la sentenza va accettata obtorto collo e di conseguenza pure rispettata.
Sul fatto del commentare questo non può essere negato neppure a iter terminato
salvo voler negare il diritto di parola e di pensiero. Che poi su quello di
parola ci si è provato varie volte con un qualche effimero successo mentre sul
pensiero proprio non ce la si fa.
Ora sul caso di Stefano
Cucchi quel che colpisce (ironia involontaria) è che non ci siano prove, quando
la prova per così dire provata, ad occhio e croce, sembra il Cucchi
stesso. Ovvero i suoi lividi e le sue ammaccature, che se uno un braccio se lo può rompere scivolando dalle scale e le carceri sono fitte di scale, un occhio
nero vien più difficile farselo accidentalmente. Che per dirla senza tanta
poesia solo a guardar le fotografie del ragazzo, si intende che da qualcuno deve
averle buscate. Di norma quando si entra in carcere in gergo si dice nuovo giunto, si è ben sottoposti ad una
visita medica,che ha lo scopo primario di mallevare il carcere da eccessi
compiuti da altri. Se si entra ammaccati la cosa vien segnata sulla cartella
clinica e ne risponderanno quelli che l’han portato. Prova che quindi vale pure
per contrario: se si è entrati interi e si esce tumefatti vuol dire che a qualcuno
è venuto il prurito alle mani. S’è letto in giro che chiamasi squadretta (facile
il riferimento storico) composta da
diversi in qualche modo attrezzati contro uno che può opporre a difesa solo
le sue ossa e la sua carne. E di solito il servizio vien fatto di notte ché si
spera nel sonno duro degli altri e nella segretezza delle segrete. E lì però
quel che resta, almeno per qualche tempo, sono i lividi, le ecchimosi e qualche
dente rotto o magari anche una costola. Quando invece ci van di mezzo organi o
emorragie interne è il caso in cui si dice che il lavoro non è stato fatto a dovere. Nel caso di Stefano Cucchi i segni c’erano ed
erano evidenti e pure fotografati. Come dire che carta canta e villan
dorme.
Però Stefano non è
morto per le percosse, peraltro impunite, ma per qualcosa d’altro che non si sa
cosa sia. Magari denutrizione, constatati i dieci chili persi in sei giorni?
Non ci sono prove certe, dice la sentenza. Che peraltro se così fosse la
responsabilità sarebbe del Cucchi che non ha voluto nutrirsi rifiutando il
sondino. Come se fosse possibile a chi sta obbligatoriamente dentro una struttura
come il reparto detentivo di un ospedale decidere se alimentarsi o meno. Quando accade, fatta la
segnalazione, nella decisione subentra il magistrato che ordina l’alimentazione
coatta. Ma per Stefano Cucchi non c’è stata segnalazione e quindi decisione.
Strano come per Eluana Englaro molti si prodigarono per mantenere l’alimentazione
forzata che pure lei non la voleva mentre per Cucchi la cosa sia andata liscia.
E non c’è neppure il più vago sospetto da parte dei giudici della Corte d’Appello
che ci sia stata negligenza. Mancano le prove. Però c’è il cadavere. E il
risarcimento pagato dall’ospedale. Che non son prove. Al confronto Carlo Giovanardi
giganteggia: «Stefano Cucchi doveva essere curato e alimento anche
coattivamente in quanto non in grado di gestirsi.»
Ora si attendono le
motivazioni. Per quel che potranno portare. Di certo ci saranno il ricorso alla
Corte di Cassazione e poi a quella dei diritti dell’uomo. Mai denominazione fu
più azzeccata.
Poiché tutto alla fine
si tiene e la questione giustizia pare essere fondamentale nella trasformazione
del Paese e in questa la capacità di attrarre capitali esteri per il rilancio dell'economia, magari potrebbe
venire il dubbio che questi non vengano perché non si sa come va a finire
quando si è fermati per qualche grammo di hashish o per aver bevuto un
bicchiere di troppo. Il che sommato all’articolo 18 diventa miscela,
come dire, repellente.
Giovanardi....solo a pronunciare il suo nome mi viene in mente la figura di un oscuro inquisitore gretto e ignorante.....il mistero è cosa ci faccia ancora al parlamento. Mi urta un pò che i miei soldi vengano usati anche per mantenere lui... Sig vicario imperiale....non è una critica.. è una domana: chi ha ridotto così Stefano ? Forse il suo angelo custode che si è incazzato? E il fatto "non sussiste?"....allora forse ci siamo confusi...forse Stefano si era truccato per halloween .....
RispondiEliminaSignora Damiani, se spendesse due minuti per leggere il pezzo, peraltro corto, coglierebbe il senso dell'articolo. E troverebbe la risposta alle sue domande
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l'unico colpevole in questa faccenda è il menefreghismo e superficialità con cui oggi chi amministra le istituzioni ha . Andate in qualsiasi luogo pubblico , e vedete come si amministra gente che timbra cartellini e va via , gente che trova le soluzioni più facili per poter lavorare di meno , qua 154 persone hanno avuto a che fare con Stefano tutta gente che credeva , vabbe ci sarà qualcun altro che si prenderà cura del ragazzo , questa è la mentalità italiana , gente che il Lunedi pensa a cosa farà il sabato , dato che loro lo stipendi lo hanno ogni mese , la colpa e dei parassiti che dovrebbero coordinare il lavoro e far lavorare la gente , i dirigenti che di dirigenza non sanno un tubo dato che sono solo gente messa la dall'amico o dal parente o dal politico o dall'amante .
RispondiEliminaIn effetti stavolta, magari l'unica, Giovanardi ha detto una cosa sensata! Che ci sia arrivato lui dovrebbe far riflettere sulla gravità della cosa
RispondiEliminaChi la massacrato dii botte???Ci sono le prove ..le foto...forse c'e' qualcuno che non ci vede!!!!
RispondiEliminaPoi dicono che in italia (lettera minuscola) non c'è la pena di morte, io penso che è mascherata.
RispondiEliminain questo caso è vero: Cucchi l'hanno condannato a morte.
EliminaNessuno si deve permettere di ridurre un essere vivente in queste condizioni men che meno una persona. Che sia chiaro questo.!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaPer la vicenda Cucchi mi vergogno di essere italiana
RispondiEliminaè non è solo quella..purtroppo...
EliminaPurtroppo
EliminaIl Presidente della Corte di Appello dì Roma dice : " sulla assoluzione in appello degli imputati per la morte di Stefano Cucchi " nessuna gogna mediatica e nessun invito a ' far pagare i magistrati per i loro errori ' se non vogliamo rischiare di perdere molto più di quanto già si sia perso in questa triste vicenda " .
RispondiEliminaEcco mi piacerebbe che il Presidente mi spiegasse cosa si sia perso e cosa , se la vicenda non avesse avuto questo esito , si sarebbe perso di più .
la riforma bisogna farla sui giudici non sulla giustizia
RispondiEliminavorrei sapere da questi santa santorum della magistratura se fosse capitato a un loro figlio o parente se avessero detto le stesse cazzate che dicono ora, se si allora glielo auguro di tutto cuore
RispondiEliminaSe sei un embrione o un malato terminale la tua vita é sacra. Se sei un ragazzo, magari sospetto di essere un tossico, la tua vita vale meno di zero
RispondiEliminaJonathan Filippi grazie! Fa piacere che qualcuno dia segni di avere un'intelligenza libera e sappia cogliere le abominevoli contraddizioni della ns società alla deriva totale e completa
RispondiEliminaLa unica cosa che conta e' come sia possibile che questo poveraccio sia stato ridotto cosi'....La unica risposta e' che e' stato massacrato...
RispondiEliminaSicuramente è un ragazzo che ha sofferto a cui va tutta la mia solidarietà e la preghiera
RispondiEliminaBisognerebbe combattere la droga, così dovrebbe pensare un soggetto politico che voglia dirsi popolo.
RispondiEliminaInvece abbiamo drogati che combattono contro la polizia e poliziotti che combattono contro gli spacciatori, anche se sono drogati.
Ed invece, ancora, abbiamo ideologi che combattono per il diritto, cittadini che pretendono sicurezza, senza che si riesca ad accettare, non una sentenza, ma la realtà empirica della difficoltà operativa.
Non avremo mai giustizia, ma solo un ministero dove gli straordinari non vengono pagati, e dove le persone come Cucchi, invece di collaborare, fanno perdere tantissimo tempo, a se stessi, alla polizia, e a tanti giovani come lui.
Un Ministero dove tante persone colte, sensibili, non hanno mai fatto neanche domanda di andare a lavorare, essendo già troppo intellettualmente impegnate a sputare sentenze, piuttosto che realizzare in concreto un'alternativa.
E che non lo fanno in nessun modo, con nessuna divisa, neanche quella della sorella o dell'amico.
A massacrare la gente di botte invece si guadagna tempo, così non si fanno straordinari e si riesce a tornare a casa in tempo per la cena.
EliminaUna revisione del processo come sostiene Pignatone sarebbe un atto di giustizia e un atto di fiducia verso la magistratura.
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