Dopo
i fatti di via Erborosa a Bologna ha
preso la parola il truce Caldseroli. Parla di vendetta e di legge del taglione.
Da irresponsabile ha sommato alle due
precedenti imbecillità la sua terza. Magari vorrà calzare l’elmo con ampie
corna e correre a vendicare l’oltraggiato orgoglio padano. Faccia attenzione
alle arti magiche delle fattucchiere rom.
Roberto Calderoli si
deve essere ripreso dalla fattura voodoo che pensava gli avesse rifilato il
padre dell’ex ministro Kyenge e come prima reazione ha ripreso a parlare. Anche
se «parlare» nel caso specifico sembra essere una parola grossa. Comunque le sue parole sono state: «Non è più
tollerabile che i balordi dei centri sociali possano continuare a esercitare
violenza e a calpestare le regole della democrazia e del codice penale. Se non
li fermeranno le Forze dell’Ordine non porgeremo l’altra guancia ma verrà la
legge del taglione. Occhio per occhio, dente per dente. Si tratta di gentaglia
e di parassiti, una forma di fascismo, tollerato da una sinistra che ha sempre
loro strizzato l’occhiolino»
Calderoli ha dato fiato
ai suoi polmoni in diretta conseguenza a quel pregevole teatrino messo in scena
il suo segretario federale, Matteo Salvini. Come noto il segretario padano ha
pensato bene di andare a controllare lo stato dei pagamenti delle bollette
della luce in un campo di nomadi in quel di Bologna. L’esperienza di Salvini nonostante
a quel campo non sia mai arrivato è stata un bel po’ movimentata. Alcuni ragazzi
dei centri sociali hanno cercato di bloccarne l’auto e dato il via alle solite
manifestazioni: urla del tipo «buffone e vergogna» mentre in contemporanea
colpivano la vettura blindata con pugni e forse qualche calcio. Insomma nella
squallida provocazione ci sono caduti come dei boccaloni. E uno che si era
arrampicato sul tetto dell’auto, appena l’autista ha accelerato, è planato a
terra. E un altro è stato urtato. Le immagini non lo raccontano chiaramente, ma
è probabile anche se non sembra provato, sia volato un sasso o similare e che questo
abbia sfondato il lunotto posteriore. Insomma si sono sommate due imbecillità.
E poiché non c’è due senza tre ecco aggiungersi quella di Calderoli. Ulteriore provocazione. Del tutto fessa.
Dopo quelle ficcanti e
temerarie parole ci si aspetterebbe di vedere il vicepresidente del Senato, Calderoli è anche questo per miracolo della Repubblica, calzare
il celtico elmetto ben dotato di abbondanti corna, afferrare lo spadone e
precipitarsi a Bologna per fare giustizia. Ma così non sarà. Per fortuna. Ma per
disgrazia, e si spera di no, ci potrebbe essere qualche idiota che, data l’autorevolezza
della fonte si metta in testa di perseguire una qualche privata giustizia:
magari di notte, in tanti contro uno solo. E lì allora sarebbero guai. Veri. E se
così fosse la responsabilità per qualsiasi cosa accadesse, foss’anche la sbucciatura
di un ginocchio o di un gomito, sarà solo del Calderoli, sedicente vendicatore che personalmente non vendicherà mai un bel niente ma se ne starà sempre al caldo e bello comodo
in poltrona. Che il codardo «armiamoci e partite» è sempre di moda.
Il Presidente Grasso
dovrebbe riconsiderare l’idea di togliere nuovamente la presidenza del Senato
a questo suo vicepresidente, come peraltro già fece qualche tempo addietro, proprio in occasione del caso Kyenge. Poiché
alcune posizioni meritano se non un alto
almeno un medio buon senso. Al Calderoli una sola raccomandazione: stia in
guardia dalle arti magiche delle fattucchiere rom. Possonno portare una sfiga
infinita.
Gioppino
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