Ciò che possiamo licenziare

venerdì 31 luglio 2020

Caso Regeni e le non-verità.

Si è riunita la Commissione Parlamentare sulla morte di Giulio Regeni. L'intervento del ministro Lorenzo Guerini ha avuto tutta l'aria di essere la pre-chiusura del caso. Vendere all’Egitto due fregate e ricercare la verità sulla morte del ricercatore è evidentemente una dicotomia. Ma forse Guerini, ex democristiano, pensa alle convergenze parallele.

 
 
E così il 28 di luglio c’è stata un’altra puntata del caso Regeni. Non sarà l’ultima, ma questa è stata particolarmente istruttiva, a voler leggere e neanche in modo tanto sofisticato, le parole del ministro della difesa Lorenzo Guerini. Lorenzo Guerini, ex democristiano, ex Margherta ex renziano doc, con Luca Lotti fondatore della corrente Base Riormista zeppa di ex (si fa per dire) renziani, nella sua qualità di Ministro della Difesa  è stato audito dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla Morte di Giulio Regeni.
L’audizione è durata quarantacinque minuti e cinquantaquattro secondi di cui gli ultimi dieci minuti in seduta segreta. Nei trentacinque minuti palesi quindici sono stati occupati dalla relazione del Guerini che ha letto a pappagallo i fogli che un qualche solerte funzionario del ministero ha steso  con puntigliosa  pignoleria. A dar retta al linguaggio del corpo il Guerini pareva addirittura annoiato, non guardava l’uditorio, si dondolava sulla sedia, giochicchiava con le mani e sbirciava il grosso orologio che porta al polso destro. E’ parso anzi che il Guerini vedesse per la prima volta quell’elaborato. Ma, Gasparri insegna, è normale che il politico di turno reciti cose di cui poco sa e ancor meno capisce. In ogni caso questa relazione si divide nella sostanza in tre parti: il cappello, ipocrita il giusto, dedicato all’impegno del Governo a «far luce (fiat lux) sulla scomparsa e sulla barbara uccisione di Giulio Regeni». A occhio e croce 15 secondi. La parte centrale dedicata alla vendita di due fregate alla Marina Militare egiziana sottolineando che l’Egitto è «un attore regionale imprescindibile. Il ruolo del Cairo infatti è determinante per gli equilibri regionali dell’area mediterranea e che quella egiziana è tra gli strumenti militari più sviluppati nella regione». Tradotto: se le navi non gliele diamo noi gliele dà qualcun altro. E poi che i nostri incontri con i militari egiziani sono passati da trentacinque all’anno a dieci. Ma che dobbiamo comunque essere presenti nell’area per difendere «i noti interessi energetici e commerciali» , l’Egitto controlla il canale di Suez, bella scoperta e in ogni caso l’operazione di vendita e di sostituzione delle due fregate sarà a saldo zero. Che volere di più dalla vita. In altre parole:  va bene tutto, ma la vita continua e gli interessi sono interessi. Regola aurea mai messa in dubbio da chi fa affari. E infine, visto che la commissione è nata per indagare sulla morte di Giulio Regeni, il finale torna strappalacrime: «La scomparsa di Giulio Regeni rappresenta una ferita che non potrà mai rimarginarsi, il cui dolore potrà soltanto essere alleviato dalla ricostruzione, paziente e meticolosa, di una verità, che il governo rimane determinato a ricercare con assoluta determinazione». A parte la ripetizione determinato/determinazione non c’è nulla di nuovo. Anche considerando una precedente affermazione del ministro: «Non credo che lo sviluppo di relazioni con Egitto sia un freno alla ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni». Che è una palese dicotomia. Ma questo il ministro non lo sa.
Al dunque, mettiamoci il cuore in pace: la verità, che tutti conosciamo, ma non ne abbiamo le prove, è che i servizi egiziani abbiano ucciso Giulio e che Abdel Fattah al Sisi, per motivi di potere, non può scaricare i responsabili del massacro. Tutto qui. Ve lo immaginate cosa avrebbero fatto israeliani, americani, francesi, inglesi se fossero stati al posto nostro? Ecco. Beh, noi no.
Buona settimana e buona fortuna.

lunedì 27 luglio 2020

Usi obbedir piangendo

I poveri piangono da sempre, i ricchi da pochi anni adesso frignano anche i carabinieri: a tutti i livelli. In alto metaforicamente, in basso per davvero. Nella settimana dei pianti ci è stato bene anche il senatore Monti Mario. Attenzione prò a muoversi disordinatamente quando la palta è a livello del mento
Prima ridevano ora frignano come bimbi colti a rubar pizzette
 Anche i carabinieri piangono. Una volta piangevano solo i poveri e ne avevano millanta ragioni, Poi negli anni ottanta-novanta del secolo scorso hanno cominciato a piangere anche i ricchi. Per motivi ben diversi, ovviamente, per la squadra di calcio che non vince il campionato, per una sola mal riuscita tirata allo Stato, per la moglie divorziata troppo esigente che però conviene tacitare dato che conosce alcune cosette che è meglio non divulgare. Comunque, alla lista dei piangenti in settimana si sono uniti i carabinieri. Non tutti naturalmente, sono oltre centodiecimila e i malavitosi rappresentano una minoranza percentualmente esigua. Forse infima. Adesso, a un quarto del secondo millennio, cominciano a piangere loro. I vertici dell’Arma, a partire da quelli territoriali fin su su al comando generale, lo fanno metaforicamente.  Per ora. Mentre quelli incarcerati già da subito hanno cominciato a farlo materialmente. Che poi dire piangere è un eufemismo, più che piangere questi frignano. Frignano come bambini presi a spazzolare del vassoio le pizzette avanzate dai grandi, anche se questi carabinieri non hanno spazzolato pizzette. Questi frignano non come quelli che pestavano a sangue, pure immobilizzati e impossibilitati a difendersi, che invece piangevano onestamente per davvero, per il dolore delle botte ricevute. Che a essere magari in tre o quattro a picchiare uno legato ci vuole veramente poco, molto poco coraggio e tanta, tanta vigliaccheria. Ma i frignoni di solito sono vigliacchetti di quart’ordine  e questi non sembrano sfuggire alla regola. Che a squarciare divani e materassi, rubar denaro e ori e droga durante le perquisizioni, quando si è protetti dalla divisa, qualunque divisa, è un gioco da ragazzi, che i ragazzi per bene non fanno. E i rapinati, per tanto antica quanto stupida tradizione che fa le guardie e i ladri uguali, non denunciano conoscendo bene bene l’omertà della catena di comando e l’impunibilità dei bulletti in divisa.
Nella settimana appena passata non ha pianto, ma avrebbe dovuto, il Monti Mario, senatore a vita per grazia del Napolitano Giorgio, reso livido dall’intervento di un operaio della Corneliani.  Aveva esordito il Monti Mario a In Onda dicendo, a proposito dell’intervento dello Stato nell’azienda mantovana: «Grande simpatia umana (balla ipocrita oltre il giusto) per questi artisti dell’abbigliamento, ma non è così che un’economia va avanti. L’economia moderna è fatta dalla distruzione creatrice». Distruzione creatrice, una di quelle scempiaggini sesquipedali che il capitalismo si inventa per autogiustificare bassi salari e ricchi profitti e disinteresse per il sociale.L'ha capito anche il Calenda Carlo.  E bene ha fatto l’operaio con i piedi ben piantati per terra a ributtare in faccia al libresco tecnocrate una lezione di vera economia. E soprattutto l’operaio non ha accettato la provocazione del Monti Mario di buttarla in caciara.
Ad andare avanti sul fronte dei carabinieri frignoni se ne scopriranno delle belle perché a muoversi disordinatamente si fa l’onda e quando la palta è già a livello del mento trovarsela in bocca è un attimo.
Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 24 luglio 2020

Come una cameriera di Benetton

La frase di Benetton Luciano sulla cameriera oltre che stupida è zeppa di classismo, autoritarismo, arroganza, sessismo, misoginia e altre nefandezze ancora. Per i buddisti i vizi capitali sono tre: ira, avidità e stupidità. Ha da sperare che la sua cameriera sia professionale oltre misura. La vendetta come il Guttalax è sempre a portata di mano.

Nella tradizione buddista sono indicati i tre veleni, in qualche misura l’equivalente dei vizi capitali della nella tradizione cattolica dove però sono  indicati nella misura di sette. Agli occidentali e ai latini in particolare, si sa, piace il largheggiare, mentre gli orientali, si sa, tendono ad essere  un pochino più parchi e quindi nell’elencazione si sono fermati a tre: l’ira, l’avidità e la stupidità.
Non sappiamo se il Benetton Luciano sia un iracondo, lo potrebbero dire con maggior cognizione di causa i suoi manager e il suo personale di servizio, in compenso è oggettivamente certo che la frase «trattati peggio delle cameriere» è stupida. Sommamente e intrinsecamente stupida. Che più stupida non si può. In verità quella frase è anche un vaso di Pandora di nefandezze, infatti implicitamente include anche classismo, autoritarismo, arroganza, sessismo, misoginia  e  tanto altro ancora che qui sarebbe troppo lungo enunciare.  A riprova di quanto quella frasetta, senz’altro pensata, soppesata e valutata, sia stupida.
Ed è stupida, la frasetta, non solo per tutte le cose succitate, ma, in particolare, perché coinvolge senz’altro una larga parte delle persone che vivono, con-vivono, con il Benetton Luciano: quello che eufemisticamente viene catalogato sotto la definizione di “personale di servizio”. Tutto quelle persone che sono adibite alla cura della persona Benetton Luciano. A partire dalla cameriera che tutte le mattine gli rassetta il letto, gli serve la colazione, controlla che le pulizie della camera siano fatte nel migliore dei modi e inoltre gli sistema la biancheria nei cassetti e i vestiti negli armadi, decide quando chiamare la rammendatrice, mandare giacche e pantaloni in tintoria e far lucidare le scarpe. E in più vede tante cose che è bene non siano raccontate in giro. Insomma una persona, o come si usa dire oggi una risorsa, senz’altro importante, molto importante per il benessere del Benetton Luciano. Ora questa persona così importante scopre che il Benetton Luciano la considera praticamente all’ultimo gradino della sua personale scala sociale. E lo dice pure pubblicamente. Anzi quel raffrontare la sua famiglia ad una cameriera dice la misura dell’umiliazione bruciante che sta patendo nell’affare autostrade. Ha da augurarsi il Bentton Luciano che la sua cameriera sappia abbozzare e non se la prenda troppo, in altre parole che sia professionale oltre la stupidità di quella frase. Altrimenti ci sarebbe da star poco tranquilli nell’infilarsi sotto le lenzuola la sera o nel sorbire il caffè o il the durante la colazione al mattino e anche nei pasti successivi. La vendetta, come il Guttalax, tanto per dire, è a portata di mano.
Ora non sappiamo se il Bentton Luciano sia buddista, però perché no visto che ha passato gli ultimi otto anni in barca in giro per il mondo, ma il modesto suggerimento di dare un’occhiata ai tre veleni ci sentiamo di darglielo. Non s’è parlato dell’avidità. Ma forse non ce n’è bisogno.
Piuttosto una domanda: affidereste un asset di qualunque importanza a uno che dice frasi così stupide e dalle conseguenze imprevedibili?
Buona settimana e buona fortuna.

sabato 11 luglio 2020

Il Covid-19 fa paura


 I dati ufficiali dicono che in Italia i contagiati sono lo 0,4 della popolazione e a livello mondiale lo 0,16. I guariti sono rispettivamente l' 80% e il 55%. E il vaccino ancora non è stato trovato. Quindi perché avere paura del CoronaVirus? Qual è il problema che si trovano davanti i governanti?

Foto ricordo dei Premier europei
Perché si ha paura del Covid-19? La questione può apparire oziosa e la risposta banale. Ovvero: perché di Covid-19, in arte CronaVirus, ci si ammala e si muore . Giusto. Ma in che misura? I numeri in Italia dicono che i contagiati, dato di ieri, rappresentano lo 0,4% della popolazione, i decessi purtroppo il 14% dei contagiati, che quand’anche fossero solo lo 0,1% sarebbero troppi e i guariti rappresentano  per contro l’80%. Da notare, ancora in assenza di vaccino. Quindi non si sa bene come abbiano fatto a guarire. E comunque, per quanto riguarda i decessi non è dato   sapere quanti sono di o da CoronaVirus e quanti con CoronaVirus. Nel mondo la situazione non cambia di molto 12milioni di contagi su una popolazione di 7,5 miliardi di persone, tradotto lo 0,16% con oltre il 55% di guariti, sempre con le modalità di cui sopra, mentre i decessi rappresentano il 4,5%. Statisticamente,detto con il massimo rispetto, si tratta di numeri percentualmente piccoli. Nulla a che vedere con la spaventosa stima di Oxfam, cito la dichiarazione di Francesco Petrelli policy advisor: «entro la fine dell’anno a causa della pandemia oltre 270 milioni di persone, che già lottano per sopravvivere a guerre, disuguaglianze, cambiamenti climatici, potrebbero finire nella morsa della fame cronica, vale a dire un aumento dell’82%, rispetto all’anno scorso».  Cioè, senza la pandemia gli uomini e le donne e  bimbi stretti nella morsa della fame oggi sono oltre 150 milioni, anche senza pandemia. Però di fame, di malaria (2), di HIV non si parla così tanto  non sono considerate così pericolose come il CoronaVirus. Perché?  Forse perché riguardano relativamente poco il mondo occidentale e sono concentrate nelle zone povere del pianeta. Povere non per mancanza di materie prime, di cui vengono allegramente depredate, ma povere per sfruttamento da parte dei grandi brand occidentali, per le fortissime disuguaglianze sociali determinate da uno sviluppo a compartimenti stagni che riguarda solo le classi agiate. Tanto per citare un vecchio libro del 1899³ . Allora perché?  Perché, per dirla semplicemente, il CoronaVirus sta dimostrando all’occidente industrializzato e ricco che il sistema scricchiola paurosamente, perché il modello di sviluppo così come è stato concepito che prevede una crescita costante e continua ed un consumo compulsivo di qualsiasi bene non funziona più. Non basta avere soldi per comprare, devono essere fatte salve almeno altre tre condizioni: la necessità del bene, ancorché solo di immagine, la stabilità sociale e la fiducia  nel futuro CoronaVirus sta dimostrando con una certa brutalità che il re è nudo. Credo che la cosa sia ben chiara a chi siede nei piani alti del potere politico,  il fatto è che costoro non sanno come dirlo ai loro sventurati governati, che forse qualche cosina già  l’hanno capita. Per questo i denari che con tanta generosità il governo italico e anche gli altri europei che lo stanno seguendo stanno distribuendo, non sono destinati a spese, ma più realisticamente ai risparmi. Del doman non c’è certezza. E anche i bonzi dell’industria e della finanza l’hanno già capito, ma si stanno domandando come spiegare ai loro azionisti e ai mercati, per usare lo stucchevole lessico montianforneriano, che le trimestrali non reggono più e che l’industria deve fare piani strategici di lungo periodo e non vivere nel day by day. La nuova società ha bisogno di beni immateriali piuttosto che di packaging. Si dovrà o è più cauto dire si dovrebbe ragionare sui costi e sui benefici sociali di ogni azione e non sul miserrimo tornaconto del singolo ente o della singola azienda o comparto. Che peraltro anche loro sono agenti sociali. Impresa difficile. Ma da affrontare prima che a qualcuno girino a elica i cabasisi, che quando accade si sa come si parte , ma non si sa come si arriva.
Buona settimana e buona fortuna

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1)https://www.bing.com/search?q=quanti+morti+per+corona+virus+in+italia&pc=MOZD&form=MOZLBR
2) 300 ai 500 milioni di nuovi casi di malaria l’anno, con almeno 2 milioni di decessi concentrati soprattutto in Africa.  https://www.reccom.org/2020/01/24/fa-piu-morti-la-malaria-che/
3) la teoria della classe agiata – Thorstein Veblen – Giulio Einaudi