Se è vero che gli oggetti sono la solidificazione dei sentimenti di un’epoca la macchina fotografica digitale rappresenta alcuni degli aspetti meno piacevoli dei nostri tempi.
L’algida macchinetta, la gran parte dei modelli ha la carenatura di simil acciaio argenteo, è, ancor prima che mezzo di riproduzione della realtà, strumento a-sensoriale, a-emotivo, a-coinvolgente, privatizzante della e nella relazione con chi,la gestisce.
L’occhio dell’uomo non poggia sul mirino, non guarda in presa diretta, non mette in movimento il resto del corpo, tendendo nervi e muscoli alla ricerca dell’inquadratura e le dita della mano sinistra non poggiano, delicate, sull’obiettivo per poi spostarsi sulla ghiera e farla ruotare lentamente per procedere alla messa a fuoco, il tempo dell’esposizione non viene scelto controllando la luminosità dell’ambiente circostante e prima dello scatto non ci si accerta che il gomito sia ben fissato al fianco e che il respiro sia regolare e tranquillo. E poi, a scatto avvenuto, non c’è neppure quel lieve batticuore che discende dal dubbio di aver ben lavorato. E quell’ansia tipica, che s’è già provata nell’attesa dell’esposizione dei quadri dopo l’esame di maturità, mentre in piedi, con le mani tamburellanti sul bancone del laboratorio di sviluppo, si attende che il commesso cerchi tra le tante buste quella propria e gli si scruta il volto per coglierne il segno dell’approvazione o della bocciatura e quindi la trepidazione nello spillare le foto, una a una, quasi a riprodurre la sofferenza del giocatore di poker. Ecco quell’ansia con la macchina digitale non c’è.
Tutto il pathos dell’essere viene annullato dalla semplicità del digitale: sono le sole mani, a braccia tese, a pilotare l’apparecchio mentre gli occhi sfiorano un piccolo schermo che mostra subito il risultato già bello e definito e la digitale non solo mette a fuoco ma sceglie in completa autonomia ogni parametro e se quel che si vede non piace c’è solo da cancellare lo scatto e poi ripeterlo.
D’altra parte non può esserci fusione tra uomo e mezzo se si vive di non emotività, non coinvolgimento, non candore, non calore, non passione, non rischio, delega cieca alla tecnologia, aspettativa di risultato definito, asservito, controllato, comunque correggibile e sicuro. Quasi sicuro.
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Caro maestro la macchina fotografica digitale resta sempre il pezzo più bello! Un abbraccio
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