E’ stato veramente un grande piacere, il 5 giugno scorso, sentire parlare a otto e mezzo, la rubrica de la7, il professor Salvatore Settis.
Una ventata d’aria pulita come non se ne provava da tempo.
A mio disdoro, ma da laico ghibellino e dadaista quale sono ammetto pubblicamente le mie mancanze, debbo confessare che fino a quella data non conoscevo affatto il professor Settis e pure di non averlo visto nelle sue apparizioni televisive. Evidentemente mi sono perso qualche numero di Annozero (e questo non è bello) e del Sole24ore (e questo è un po’ più giustificabile).
Della partecipazione del professor Settis alla puntata (condotta al solito da Lilli Gruber avente come spalla il richelieu della finanza-editoriale Paolo Mieli) mi hanno colpito: il viso, un paio di note famigliari e le sue disarmanti risposte.
E di questi tre temi, strettamente correlati, dirò brevemente tralasciando ogni altro riferimento agiografico alla biografia del professore. D’altra parte Paolo Pagliaro è assai più documentato e comunque l’ha già fatto* e, per chi preferisce leggere, wikipedia ne racconta le tappe salienti.
Del professor Settis mi ha colpito, in primis, il viso. Mi sono sfuggite diverse battute dell’introduzione perso a guardare quella faccia squadrata, quasi tagliata con l’accetta, scavata da profonde rughe verticali, grandi orecchie ed una pelle che sembra (sarà forse anche l’effetto delle luci della televisione) cotta da un’atavica abitudine al sole e infine i capelli, attaccatura alta sulla fronte spaziosa, pettinati all’indietro.
Una faccia più adatta ad un contadino meridionale piuttosto che allo stereotipo del finissimo intellettuale. Eppure il professor Settis copre ambedue le aree. Anzi rivendica la concreta semplicità contadina ricordando, senza parere, che lui è nato a Rosarno (sì, proprio quella Rosarno che ha occupato le cronache recenti per gli attacchi agli immigrati) e che suo nonno ed i suoi sette fratelli sono stati tutti emigranti e che solo alcuni hanno avuto la possibilità-capacità-volontà-fortuna di ritornare a casa. Ed è grazie a quel ritorno che la Scuola Normale Superiore di Pisa ha potuto averlo come Direttore per qualche anno.
Da quella carica si è dimesso con un anno di anticipo per dare più tempo ai suoi colleghi di scegliere con calma il suo successore (e anche di poter tornare agli studi) così come si è dimesso dalla Presidenza del Consiglio Superiore dei Beni Culturali semplicemente perché il ministro Bondi gli ha rivolto questa richiesta. Volontà motivata dalla pubblicazione di un paio di libri: Italia SpA: L’assalto al patrimonio culturale e Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto. Bel colpo ministro
Tutto questo detto con la semplicità la tranquillità e la fermezza del contadino che conosce la natura e tutto quanto gli gira intorno e sopra.
Una ventata d’aria pulita come non se ne provava da tempo. Finalmente un po’ di speranza per questa Italia.
Già, dimenticavo, oggi 11 giugno è il compleanno del Professore.
Buon compleanno Salvatore Settis. Di cuore.
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* www.la7.it
Caro Castruccio,
RispondiEliminaHo letto solo adesso (colpevolmente) il tuo articolo sul professor Salvatore Settis. E mi sono un pò inorgoglito, poichè a differenza di te conosco e seguo gli articoli giornalistici del professor Settis già da diversi anni. Per il resto concordo col tuo giudizio, aggiungendo che si sente sempre più il bisogno di persone come Settis.
Un augurio di buon lavoro,
Pietro66