Svergognamento
pubblico di Parisi da parte di Berlusconi. Nello scontro Parisi-Salvini solo
questioni personali. Alla domanda:«Compreresti un’auto usata da quest’uomo?»
Parisi ha risposto sì. Da chi ha passsato trentadue anni passati ad occupare poltrone ci
si aspetta più comprensione del contesto. Ha iniziato nel centro studi della
Cgil. In quota socialista.
E così il vecchio caimano si è pappato
anche l’ultimo ovetto della sua nidiata: Stefano Parisi. Oddio i caimani
dovrebbero cibarsi di anfibi, uccelli marini e pesci, specialmente di
boccaloni, ma al caimano andare a caccia fuori dal suo ben protetto territorio
non è mai piaciuto e poi per dirla tutta non ne è neanche capace. Quando l’ha
fatto per poco non ci ha lasciato le penne. Pardon le squame.
Ad occhio e croce il caimano si è
già sbaffato altri tre aspiranti caimanini, nell’ordine: Casini, Fini e Alfano,
i primi due volevano fargli le scarpe mentre al terzo mancava il quid e con Parisi arriva al quarto. Come
dire che non c’è due senza tre e il quattro vien da sé. Senza contare tutti
quegli altri minori che con mirabili giochi di sponda ha, di volta in volta, innalzato
e affossato nelle stanzette delle cene eleganti. Ma non si può tenere la
contabilità di tutto.
Il Parisi Stefano è stato
liquidato in diretta durante la trasmissione Radio anch’io, con una frasetta
tanto maligna quanto vigliacca che d’altra parte questo è lo stile. In sostanza
il Berlusconi Silvio s’è limitato a registrare con fare notarile: «Non ci sono
rotture definitive ma scontri personali Parisi sta cercando di avere un ruolo
nel centro destra ma avendo questa posizione di contrasto con Salvini credo che
questo ruolo non possa averlo.» Dove nell’ordine ha detto che, primo: non si
tratta di politica e tanto meno di visioni strategiche sul futuro dell’umanità
o più modestamente del mondo, quanto poi a weltanschauung
neanche a parlarne. Che poi per spiegarne e soprattutto farne capire il senso
ci vorrebbe la pazienza di Giobbe. Quindi come dire baruffe da comari per obiettivi,
ad essere leggeri, miserabili. Secondo: il Berlusconi la mette come se il Parisi
si fosse autocandidato ad avere un ruolo nel centrodestra. Che tanto valeva
dire che il Berlusconi ha dovuto patire le insistenze del Parisi cui ha
accondisceso solo per pura bontà d’animo. Raccontano in verità le cronache che invece
sia accaduto il contrario: che il Berlusconi abbia condotto una serrata corte
al manager, ex sinistra socialista, finché questi non ha ceduto correndo per la
poltrona di sindaco a Milano . E, terzo ed ultimo: da oggi il dottor Parisi può
con certezza sentirsi scaricato. Il tutto raccontato con l’aria del vecchio nonno
che guarda l’evolversi di un mondo che non ha mai frequentato né conosciuto. In altre parole lui, il Berlusconi si presenta
come innocente anima candida. Come ha sempre fatto ogni volta che ha dovuto giustificare
fallimenti: la colpa è sempre degli altri. Come ti sbagli.
E fin qui da stupirsi, per dirla
con onestà, c’è poco, il Berluconi ha abituato gli italici a vederlo giocare su
tavoli diversi e sempre con l’aria di quello che è capitato lì per caso e che
per bontà d’animo si assume la responsabilità di salvare l’umanità tutta.
Quindi su questo versante sorpresa zero. Poco perplette anche il fatto che
scafati politici, Casini, Fini ed Alfano ci siano cascati: l’ambizione chiude
gli occhi anche ai più smaliziati. Mentre invece fa restare allibiti che abbia
abboccato come un pesce uno dell’esperienza di Parisi che da quando aveva 28
anni, era il 1984, non ha fatto altro che occupare ruoli apicali passando da
una segreteria all’altra di Ministeri (Lavoro, Esteri, Poste) e di Dipartimenti
(prima Affari Economici e poi
Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio e via dicendo) e del
collegio sindacale della RAI. E come non bastasse è stato City Manager a Milano
e poi Direttore Generale in Confindustria dove si battè (ex sinistra socialista,
nota bene) per l’abrogazione dell’articolo 18 e quindi AD in Fastweb, advisor
in Royal Bank of Scotland e Ceo in Chili Tv. Il tutto in solo una trentina d’anni.
Ha del miracoloso.
E allora tutto sommato al Parisi lo
svergognamento pubblico (altro termine più appropriato ma meno educato sarebbe
da usare) gli sta anche bene perché pare proprio che quei trenta e briscola anni
passati a ballare da una poltrona all’altra
sempre con il grado di “capo” non gli abbiano insegnato granché. E quando gli
han fatto la domanda: compreresti un’auto usata da quest’uomo, ha dato la
risposta sbagliata. Verrebbe da dire "lo sventurato rispose". A capire che la proposta di fare il federatore era una
fregatura ci voleva poco. Così come ci vuol poco a capire che Forza Italia non
è una monarchia assoluta ma la sommatoria di baronie che si bilanciano tra loro.
E il monarca è tale non per forza propria ma per la sommatoria di debolezze
altrui.
Quasi ci si dimenticava di un
dettaglio: Stefano Parisi ha iniziato nel centro studi della Cgil, in quota
socialista. Ovviamente. Cigliegina sulla torta.
Non è l'unico trasformista o voltagabbana.
RispondiEliminaVOGLIO IL TEST. ANTIDROGA !!!!IN PARLAMENTO. GUARDATELI BENE ???SONO TUTTI VISPI ??? VE LO CHIEDETE IL PERCHE ????? IL TEST VOGLIO IL TEST. SUBITO !!!!!!
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