Ciò che possiamo licenziare

martedì 15 novembre 2016

Berlusconi si mangia Parisi

Svergognamento pubblico di Parisi da parte di Berlusconi. Nello scontro Parisi-Salvini solo questioni personali. Alla domanda:«Compreresti un’auto usata da quest’uomo?» Parisi ha risposto sì. Da chi ha passsato trentadue anni passati ad occupare poltrone ci si aspetta più comprensione del contesto. Ha iniziato nel centro studi della Cgil. In quota socialista.


E così il vecchio caimano si è pappato anche l’ultimo ovetto della sua nidiata: Stefano Parisi. Oddio i caimani dovrebbero cibarsi di anfibi, uccelli marini e pesci, specialmente di boccaloni, ma al caimano andare a caccia fuori dal suo ben protetto territorio non è mai piaciuto e poi per dirla tutta non ne è neanche capace. Quando l’ha fatto per poco non ci ha lasciato le penne. Pardon le squame.

Ad occhio e croce il caimano si è già sbaffato altri tre aspiranti caimanini, nell’ordine: Casini, Fini e Alfano, i primi due volevano fargli le scarpe mentre al terzo mancava il quid e con Parisi arriva al quarto. Come dire che non c’è due senza tre e il quattro vien da sé. Senza contare tutti quegli altri minori che con mirabili giochi di sponda ha, di volta in volta, innalzato e affossato nelle stanzette delle cene eleganti. Ma non si può tenere la contabilità di tutto.

Il Parisi Stefano è stato liquidato in diretta durante la trasmissione Radio anch’io, con una frasetta tanto maligna quanto vigliacca che d’altra parte questo è lo stile. In sostanza il Berlusconi Silvio s’è limitato a registrare con fare notarile: «Non ci sono rotture definitive ma scontri personali Parisi sta cercando di avere un ruolo nel centro destra ma avendo questa posizione di contrasto con Salvini credo che questo ruolo non possa averlo.» Dove nell’ordine ha detto che, primo: non si tratta di politica e tanto meno di visioni strategiche sul futuro dell’umanità o più modestamente del mondo, quanto poi a weltanschauung neanche a parlarne. Che poi per spiegarne e soprattutto farne capire il senso ci vorrebbe la pazienza di Giobbe. Quindi come dire baruffe da comari per obiettivi, ad essere leggeri, miserabili. Secondo: il Berlusconi la mette come se il Parisi si fosse autocandidato ad avere un ruolo nel centrodestra. Che tanto valeva dire che il Berlusconi ha dovuto patire le insistenze del Parisi cui ha accondisceso solo per pura bontà d’animo. Raccontano in verità le cronache che invece sia accaduto il contrario: che il Berlusconi abbia condotto una serrata corte al manager, ex sinistra socialista, finché questi non ha ceduto correndo per la poltrona di sindaco a Milano . E, terzo ed ultimo: da oggi il dottor Parisi può con certezza sentirsi scaricato. Il tutto raccontato con l’aria del vecchio nonno che guarda l’evolversi di un mondo che non ha mai frequentato né conosciuto.  In altre parole lui, il Berlusconi si presenta come innocente anima candida. Come ha sempre fatto ogni volta che ha dovuto giustificare fallimenti: la colpa è sempre degli altri. Come ti sbagli.

E fin qui da stupirsi, per dirla con onestà, c’è poco, il Berluconi ha abituato gli italici a vederlo giocare su tavoli diversi e sempre con l’aria di quello che è capitato lì per caso e che per bontà d’animo si assume la responsabilità di salvare l’umanità tutta. Quindi su questo versante sorpresa zero. Poco perplette anche il fatto che scafati politici, Casini, Fini ed Alfano ci siano cascati: l’ambizione chiude gli occhi anche ai più smaliziati. Mentre invece fa restare allibiti che abbia abboccato come un pesce uno dell’esperienza di Parisi che da quando aveva 28 anni, era il 1984, non ha fatto altro che occupare ruoli apicali passando da una segreteria all’altra di Ministeri (Lavoro, Esteri, Poste) e di Dipartimenti (prima Affari Economici  e poi Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio e via dicendo) e del collegio sindacale della RAI. E come non bastasse è stato City Manager a Milano e poi Direttore Generale in Confindustria dove si battè (ex sinistra socialista, nota bene) per l’abrogazione dell’articolo 18 e quindi AD in Fastweb, advisor in Royal Bank of Scotland e Ceo in Chili Tv. Il tutto in solo una trentina d’anni. Ha del miracoloso.

E allora tutto sommato al Parisi lo svergognamento pubblico (altro termine più appropriato ma meno educato sarebbe da usare) gli sta anche bene perché pare proprio che quei trenta e briscola anni passati a ballare  da una poltrona all’altra sempre con il grado di “capo” non gli abbiano insegnato granché. E quando gli han fatto la domanda: compreresti un’auto usata da quest’uomo, ha dato la risposta sbagliata. Verrebbe da dire "lo sventurato rispose". A capire che la proposta di fare il federatore era una fregatura ci voleva poco. Così come ci vuol poco a capire che Forza Italia non è una monarchia assoluta ma la sommatoria di baronie che si bilanciano tra loro. E il monarca è tale non per forza propria ma per la sommatoria di debolezze altrui.


Quasi ci si dimenticava di un dettaglio: Stefano Parisi ha iniziato nel centro studi della Cgil, in quota socialista. Ovviamente. Cigliegina sulla torta.

2 commenti:

  1. Non è l'unico trasformista o voltagabbana.

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  2. VOGLIO IL TEST. ANTIDROGA !!!!IN PARLAMENTO. GUARDATELI BENE ???SONO TUTTI VISPI ??? VE LO CHIEDETE IL PERCHE ????? IL TEST VOGLIO IL TEST. SUBITO !!!!!!

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