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lunedì 12 giugno 2023

Silvio Belusconi è morto: nihil nisi bonum o nihil nisi verun dicendum est?

  Dei morti si deve dire bene o la verità? Un mediocre da vivo diventa una eccellenza da morto? Allora nella storia dell'umanità di men che buoni non ce n'è mai stati. Finalmente s'è scoperto perché Macchia Nera e la Banda Bassotti non muoiono mai. Degli antichi romani si prendono le ipocrisie protocattoliche e non il buon senso.

Gli antichi romani, dicevano: de mortuis nihil nisi bonum dicendum est. Frase ipocrita il giusto, protocattolica il giusto, bigotta il giusto. La morte spaventa sempre un po’, quindi meglio andarci cauti. E forse per questo Walt Disney non ha mai fatto morire Macchia Nera e la banda Bassotti: gli pareva troppo obbligare Topolino a dire bene di questi. Al massimo quando qualcuno muore si può scrivere che è stato figura controversa. Poi, comunque, ci penserà la storia, o chi vince, a far tornare i conti: difficile trasformare un asino morto in un puroisangue. Silvio Berlusconi di sé amava dire di essere un imprenditore e un leader. L’ossessione con cui lo ripeteva faceva venire il dubbio che dovesse autoconvincersi più che convincere. All’origine della sua ricchezza stanno situazioni opache, di chiaro ci sono solo gli esagerati aiutini ottenuti da diversi governi della prima e seconda repubblica sia per le sue attività immobiliari sia per quelle televisive. Come dire: date quelle condizioni ci sarebbe riuscito chiunque. Di certo c’è che quando è entrato senza aiutini e con molta presunzione, nel settore della distribuzione ha fatto fiasco e che  tra il 1990 e il 1994 è andato ben oltre l’orlo del fallimento e ancora una volta fu salvato, come bene ha ricordato in Parlamento Luciano Violante (28 febbraio 2002) dalla politica. Gli amici il Berlusconi Silvio li ha trovati soprattutto tra i nemici: i terribili comunisti ed ex tali. Mentre gli amici dichiarati erano stuoini. Ci sta. Quanto poi a quel che  dicono le malelingue e qualche intercettazione telefonica, gli amici erano più interessati alla pecunia e lo hanno spremuto  bene bene, ma è un accidente della cronaca. Della condanna a quattro anni per frode fiscale dopo molti altri processi prescritti e delle cene eleganti è inutile dire.  Il suo ingresso in politica è stato una iattura per il Paese: ha elevato la demagogia a sistema, ha dimostrato come si possono impunemente emanare leggi su misura e paracaduti d’ogni tipo, tra gli altri l’indulto del 2006: gli ha fatto scavallare tre anni di carcere. Tutte leggine sempre firmate e sottoscritte dal Presidente della Repubblica di turno. Non ce n’è mai stato uno, dei Presidenti della Repubblica, che abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale per una piccola verifica su quanto stava firmando. È bastato lo facessero dei privati cittadini e s’è scoperto come la legge elettorale che tanto lo avvantaggiava, fosse incostituzionale in molte delle sue parti. Distrazioni. Non ha visto avanzare la crisi del 2008 e anzi l’ha negata citando ristoranti pieni e liste d’attesa per i voli all’estero e in aggiunta ha condotto una politica fiscale suicida.  Ha svilito l’immagine dell’Italia all’estero, i suoi cucù come le sue grida, Mister Obama, I’m mister Berlusconi, hanno fatto il giro del mondo rendendolo  per quel che effettivamente è sempre stato: un ometto ridicolo. D'altra parte non sapeva portare con dignità la propria calvizie e si vergognava della sua altezza a cui dava rimedio con tacchi interni. Penoso.  Di lui e, purtroppo dell’Italia, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno riso in pubblico, erano in eurovisione e chissà quanti altri in privato. Ha sperperato il denaro della res pubblica: con quella sorta di ciucciotto elettorale che è stato (ed è ancora) il ponte sullo stretto, con il G8 della Maddalena, con la ricostruzione de l’Aquila, con grandi opere mai finite o farlocche, con la cessione di Alitalia ai sedicenti capitani coraggiosi, ma totalmente incompetenti e la lista è ben più lunga. Per sua stessa ammissione ha fallito la rivoluzione liberale: l’aveva promessa, ma, molto probabilmente, a parte lo slogan, non ne conosceva né il senso né il perimetro. Salvatore Settis in Italia Spa ha raccontato di come il suo malgoverno si stesse estendendo anche al patrimonio artistico e culturale. D’altra parte è stato un ministro del suo governo a dire che con la cultura non si mangia: idiozia sesquipedale. E anche le sue barzellette erano grevi e di cattivo gusto. Da pataccaro. Indro Montanelli lo definì un piazzista. Quindi vien difficile dirne bene anche da morto. Meglio sarebbe stato per il Paese se fosse rimasto l’oscuro impresariuccio edile degli inizi. E varrebbe la pena ripensare il detto latino e cambiarlo in: De mortuis nihil nisi verum dicendum est. Qualche volta Il Vicario Imperiale ha dovuto occuparsi di lui. L'ha sempre fatto a malincuore.   

Buona Settimana e Buona Fortuna.