Ciò che possiamo licenziare

venerdì 26 agosto 2022

Il discorso del Mario.

Al meeting i ciellini applaudono sempre tutti, a raglio. Draghi ha raccontato quanto è bravo, ha invitato ad andare a votare anche se per lui la fregoli Meloni o lo stuoino Letta pari. sono Se il discorso voleva essere una nuova autocandidatura alla presidenza della Repubblica è risultato deboluccio.

E così il Draghi Mario è tornato a Rimini e il copione si è ripetuto al millesimo. Innanzitutto gli applausi,, tutti i media hanno tenuto a sottolinearlo, essere durati 2,30 minuti. Evviva, alleluia. Dettagli, comunque. Gli integralisti ciellini a Rimini applaudono sempre, si direbbe a raglio. Nelle quaranta edizioni del meeting hanno applaudito, più o meno con gli stessi tempi, vado a memoria, tutto e il suo contrario: da Andreotti a Bersani, da D’Alema a Berlusconi, da Prodi a Monti, giusto per citarne alcuni. Tutti con programmi e moralità, larvatamente diversi, ma per i neobaciapile pari sono: l’importante è che siano qualcuno essendo loro l’altra parte. Quindi i due minuti e briscola di applausi non contano. Il discorso è stato un melting pot di allegre banalità.  Ha esordito, il Draghi Mario, raccontando innanzitutto a sé stesso e poi ai ciellini e al mondo intero la sua più grande verità: quanto sono stato bravo. D’altra parte solo se si è bravi si cammina sulle acque e viceversa. Poi ha bellamente sbugiardato il Calenda Carlo dicendo che un’agenda Draghi non esiste, al massimo si può parlare di metodo Draghi. Però questo non è di nuovo conio: governare a colpi di decreti, portare le leggi al consiglio dei ministri due minuti prima della sua chiusura e farle votare per senza alcuna discussione del parlamento lo si era già visto fare. Magari non tutti questi comportamenti insieme e , forse, mai in cotal quantità, ma tant’è. Dopo di che ha bordeggiato sul semiqualunquismo: qualsiasi sia il governo che verrà farà bene. In altre parole che vada al governo la fregoli Meloni Giorgia (in quale versione: esagitata Vox o educanda Fox?), gli ha sempre votato contro, o lo stuoino Letta Enrico, gli voterebbe a favore anche se si convertisse al terrapiattismo, per lui pari è. Il fatto che nelle liste dei FDI ci sia nientepopodimenoche il Tremonti Giulio, ministro dell’economia nel mitico 2011 quando il governo Berlusconi portò il Paese sulla soglia del default non lo turba minimamente E questo perché, passaggio vagamente populista con quel tocco di nazionalismo che fa tanto capitani coraggiosi, in Italia c’è tanta brava gente che lavora e che produce. Con a chiudere l’invito di andare a votare anche se non se ne vede la ragione: se un governo vale l’altro, del Parlamento non c’è bisogno e l’Italia ce la farà comunque. Perché andare a votare? Quanto poi al produrre sarà da vedere quanto si potrà fare considerando la drammatica situazione dell’energia a cui certo non si pone rimedio con ridicoli e risibili pannicelli caldi come l’ora in meno di riscaldamento e il limite ai 19 gradi. Misure incontrollabili e perciò stesso automaticamente inapplicabili. Se questo voleva essere il discorso per una nuova autocandidatura alla presidenza della Repubblica è risultato deboluccio nei contenuti e arrogantiello nella forma. L’apotropaico sorrisetto non è mancato. Forse, a guardarsi in giro, nonostante il desolante panorama, si può trovare di meglio.

Buona settimana e buona fortuna.

giovedì 18 agosto 2022

Le candidature nel PD

Le liste sono state ultimate, i big si presentano dove potrebbe essere eletto anche un gatto. Meglio sarebbe se i sedicenti leader si candidassero dove è più difficile raccogliere voti per dare una mano per davvero. In lista anche due pensionate: Camusso e Furlan. Piange Luca Lotti. Si apprende della morte di Niccolò Ghedini.

Gli egregi-stimabili-encomiabili, onorevoli e senatori del PD che, nella legislatura appena finita, hanno con onore scaldato gli scranni di Palazzo Madama e di Montecitorio sono tutti così certi di aver fatto bene, più che bene, il loro lavoro da rivendicare-ambire-pretendere un collegio sicuro. Per collegio sicuro si intende quello dove sotto l’ombrello del simbolo di partito può essere eletto anche un gatto, forse ancor meglio apprezzato. Sono quisquiglie da azzeccagarbugli la lontananza del collegio, magari centinaia di chilometri da casa e la poca o nulla conoscenza del territorio, non sono certo queste le cose capaci di far arrossire questi poveri martiri della democrazia pagati non in cocomeri e peperoni, ma in miserrimi eurini, come noto. La logica vorrebbe fosse il contrario, cioè che i grandi politici si battessero nelle zone più difficili per dimostrare il loro valore e capacità di attirare consensi. Così ovviamente non è, troppa fatica e troppo rischio. Meglio sfrattare il gatto e occuparne la cuccia.. E allora il Fassino Pietro vero e proprio globetrotter delle elezioni questa volta va a fare il turista a Venezia, dove forse non è mai stato, venendo da Ferrara ultimo suo collegio elettorale anziché dimostrare quel che vale nella natia Torino, ci ha fatto inopinatamente anche il sindaco, poi trombato al secondo tentativo. Dicono le cronache che il potente Franceschini Dario, da Ferrara, andrà a farsi eleggere in quel di Napoli, neanche lui ha fiducia nei suoi concittadini che lo conoscono bene. L’ineffabile Serrachiani Debora per essere sicura-sicura si candida sia in Friuli, dove è stata Presidente di regione sia in Piemonte, praticamente dietro l’angolo. Avendo due possibilità magari gliene riesce una: cosa sarebbe il Parlamento senza di lei. E si può andare avanti con altri “eccellenti” come Camusso e Furlan, milanese la prima e genovese la seconda entrambe già ben pensionate, verranno elette rispettivamente in Campania e in Sicilia. Anche il Letta occhi di tigre andrà a farsi eleggere in trasferta: è di Pisa, nel 2021 è stato eletto a Siena e zone limitrofe  e adesso, sempre per essere sicuro-sicuro si accomoda nei plurinominali di Milano e Vicenza. Cosa vuol dire fare sacrifici. Come lo Zingaretti Nicola: si dimetterà da Presidente della Regione Lazio solo dopo la sua elezione al Parlamento, tiene famiglia. Ignazio Marino fece il contrario: lasciò il suo seggio da senatore per correre da Sindaco, eletto, a Roma poi dimesso da una vergognosa operazione notarile. La Cirinnà Monica (rivuole i ventimila e briscola euro trovati nella cuccia del cane)  e la Morani Alessia (l’odiatrice dei 5S)  obtorto collo correranno in collegi a rischio e lì si parrà della loro nobilitate. Chi non correrà affatto è Luca Lotti, quello che trattava col Palamara, e ci sarebbe mancata pure questa. L’ha difeso il Renzi Matteo dicendo, nella stessa frase, quanto questa esclusione sia una vergogna e il Letta dovrebbe occuparsi dell’inflazione. Il nesso tra inflazione e Luca Lotti non è di immediata comprensione, ma ce ne si farà una ragione. In ogni caso il Letta magnanimo o frescone, dipende dai punti di vista, ha ricandidato una bella fetta della quinta colonna renziana, a elezione ottenuta gli faranno la fronda e non se ne potrà lamentare: chi è causa del suo mal … È morto Niccolò Ghedini, dal 2001 deputato e senatore, ma frequentava poco, 98% di assenze. Era l’avvocato del Berlusconi Silvio che, nel caso delle escort a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, definì utilizzatore finale con buon rispetto e garbo per le signorine. A suo dire la legge non si applica allo stesso modo per tutti i cittadini e ha cercato di dimostrarlo. Fu anche indagato, ma stralciato, per corruzione in atti giudiziari. Unanime cordoglio nel mondo politico. Con ipocrisia.

Buona settimana e buona fortuna  

giovedì 11 agosto 2022

Il reddito di cittadinanza top di gamma

 Letta ha in mano le liste dei futuri percettori dell’indennità parlamentare vero e proprio reddito di cittadinanza top di gamma. Per ora di sicuro-sicuro di riceverlo c’è solo il Cottarelli Carlo, gli altri sgomitano. Tutti vogliono candidarsi in Emilia-Romagna anche (si dice) il Guerini Lorenzo che è di Lodi.


Il Letta Enrico ha l’inopinato sospetto di essere un politico, lungimirante, abile, astuto, e spregiudicato: se gli capitasse di incontrare il gatto e la volpe se li mangerebbe a colazione. E in questi giorni sta dimostrando tutta la sua abilità. Aver chiuso un  accordo in perdita è stato uno tra gli ultimi suoi exploit per fortuna l’ha salvato il Calenda Carlo, andandosene. In compenso ne ha chiuso uno con il Di Maio Luigi: non gli porterà neanche un voto, ma si prenderà un po’ di collegi sicuri e lui senz’altro non salverà il Letta Enrico dalla sua ennesima corbelleria. Come di Maio ha sconfitto la povertà di chi non riusciva a mettere d’accordo il pranzo con la cena così il Letta Enrico deve sconfiggere la povertà di chi ha fatto della politica il suo mestiere. Avere in mano le liste elettorali significa avere in mano le indennità parlamentari vero e proprio reddito di cittadinanza top class. Se quello di Di Maio cuba poche centinaia di euro/mese, e per i percettori truffaldini ci sono sanzioni oltre la sospensione e la restituzione del mal-preso.Chi poserà le terga sugli scranni che furono di De Gasperi, Nenni, La Malfa, Pertini, Ingrao. incasserà un paio di decine di migliaia di euro/mese con annessi bonus, pensione supplementare (per garantirla agli attuali si vota il 25 settembre e non il 18 come si sarebbe dovuto) sconti, pasti quasi gratis se consumati alla mensa di pertinenza e tessere per il cinema e senza alcuna condizionalità, neanche quella di essere presente. Per il momento il primo ad aver ottenuto questa chance (per fortuna ci sono anche gli elettori)  è un pensionato, tal Cottarelli Carlo in pensione da quando aveva 59 anni oggi ne ha 67, Il Cottarelli Carlo. voleva così tanto entrare in Parlamento da dichiararlo fin dal settembre 2020 e pensare di fondare un partitino con il Bentivogli Marco manifestando tuttavia un dubbio: «Ma non so se sono capace di essere un bravo politico.» Evidentemente ha sciolto il dubbio che invece lo dovrebbe attanagliare  notte e giorno. Ma i dubbi sono cose da filosofi non da contabili. Senz’altro il Cottarelli Carlo è uno ben capace di tagliare le spese altrui. Sue sono state le proposte di tagli alle sedi decentrate dello Stato, ai vigili del fuoco, alle capitanerie di porto,  all’illuminazione pubblica fino ad arrivare alla sanità pubblica. Naturalmente è contrario al reddito di cittadinanza per i poveri ed è favorevole alla legge Fornero di cui vorrebbe alzare i limiti d’età, tanto a lui che gli frega è pensionato da otto anni. Così come era contrario al taglio dei parlamentari, risparmio di 57 milioni all’anno, 285 milioni per legislatura. Forse aveva paura di non riuscire ad entrare tra gli eletti. In compenso era favorevole a tagliare tutto il Senato. Chi lo capisce è bravo. Per questo Letta Enrico è bravo: lui lo capisce. E lo capisce fin dal 2013. Nei prossimi giorni si saprà degli altri a cui garantire uno stipendio, reddito di cittadinanza plus, anche se quasi certamente saranno sempre i soliti. Questa volta tutti con un solo desiderio: essere candidati in Emilia-Romagna dove stanno i collegi detti sicuri. Sono così certi di aver fatto bene il loro lavoro in questa legislatura da non avere  il coraggio di presentarsi a casa loro. Il Fassino Piero ne è stato un esempio alle scorse elezioni: lui torinese candidato a Ferrara. Anche il superfalco Guerini Lorenzo, ha il suo feudo in quel di Lodi, si dice voglia candidarsi un po’ più in là: lui democristiano e anche renziano vuole i voti dei comunisti. Dei suoi proprio non si fida.

Buona settimana e buona fortuna.

martedì 9 agosto 2022

Adesso Enrico deve corteggiare Giorgia

Il Letta è più interessato ad alchimie che ai programmi. Ha fatto proposte a quasi tutti e sta imbarcando di tutto, come l’arca di Noè. Gli manca solo di fare una proposta a Giorgia Meloni. Ma c’è ancora tempo.


L’ossessione del Letta Enrico è di vincere le elezioni. Ci ha provato sommando i suoi sondaggiati consensi a quelli altrettanto sondaggiati del Calenda Carlo, ma gli è andata male. Il Calenda ha scoperto che stare con il PD è per lui penalizzante e quindi meglio correre da solo o, forse con il Renzi, ma sarebbe un regalo enorme per uno plurilaureato in fallimenti. Se vuol battere il centro destra ha bisogno di imbarcare qualcun altro e, briciole a parte, non ha molte alternative, Non volendo, per fortuna del Conte Giuseppe, allearsi con il M5S, le opzioni si restringono a solo tre possibilità: Berlusconi, Salvini e Meloni. Però sono alleati tra di loro, ma non ce ne sono altri. I primi due sono da scartare: il pregiudicato Berlusconi odia i comunisti, anche se nel PD non ce ne sono quasi più e il Salvini è troppo ruspante per le terrazze snob frequentate dalla sinistra pariolina. Non resta che la Meloni Giorgia e quindi vai con il corteggiamento. Sulla questione migranti potrebbero anche andare d’accordo: la Giorgia sta proponendo con altre parole quanto ideato dal Minniti Marco: che i migranti se li ammazzino i libici a casa loro così l’Occidente ne esce pulito. Sull’atlantismo e sulla voglia di guerra sono già sdraiati sulla stessa linea degli yankee. Forse qualche differenza sull’Europa c’è, ma a tutto si mette rimedio. Quindi l’Enrico potrebbe cominciare con rose rosse e via di seguito. Gli attuali alleati della Giorgia sono un po’ maschilisti: loro l’idea di una premier donna la vedono così-così per non dire che non gli  sconfiffera proprio. Mentre l’Enrico piazza donne ovunque come fossero prezzemolo: ha la Serracchiani e la Ascani come vicepresidenti o vicepresidentesse e la Tinagli come vicesegretario o vicesegretaria.. In fondo la vecchia Democrazia Cristiana, da cui vengono il Letta e tutti i maggiorenti (quelli che contano per davvero) nel PD, ha molti trascorsi con il vecchio Movimento Sociale Italiano  di cui la Giorgia continua ad avere nel simbolo e magari anche nel cuore, la vecchia fiamma. Peraltro anche il Togliatti Palmiro si era rivolto ai “fratelli in camicia nera” e la destra sociale nelle borgate è più a sinistra del PD. E poi sempre la Giorgia surrettiziamente si sta convertendo al draghismo: indiscrezioni dicono abbia chiesto al camminatore sulle acque consigli sui prossimi futuri (si spera di no) ministri. E poi quelli di +Europa, ex radicali, hanno già governato con la destra, così come la sinistra, e da quella parte non verrebbero certo dei dinieghi. Fratoianni poi è troppo interessato a tornare in Parlamento e quindi farebbe, come suggerisce Cheyenne a Jil in C’era una volta il west: se  ti toccano il sedere fai finta di niente.

Buona settimana e buona fortuna..  

lunedì 1 agosto 2022

Ho chiesto a Jennifer Lopez di sposarmi.

Jennifer. come Enrico  Il Letta come la Lopez. Se Jennifer non dirà “sì” a me la responsabilità sarà solo sua. Se Enrico Letta  non dirà “sì” a Calenda  la responsabilità sarà colpa sua. Gli italiani potranno trarre un sospiro di sollievo: almeno questa volta non avranno responsabilità di sorta.


Sì, ho chiesto a Jannifer Lopez di sposarmi e ho aggiunto che non voglio vedere girare per casa nessuno dei suoi ex: siano stati fidanzati o mariti. Non voglio incontrare Ojani Noa e neppure: P. Diddy, Cris Judd, Irvin Azoff, Marc Anthony, Gasper Smart e Alexander Rodriguez. A maggior ragione Ben Affleck che anni fa le è stato fidanzato e ora le è marito. Se Jennifer dirà di no, lei e solo lei sarà responsabile della rottura. Questo lo potete capire anche voi: non ho alternative. E per questo capisco la posizione del Calenda Carlo, lui come me è er mejo fico drl bigonzo. Anche se non ho inciso alcun disco (e il Calenda Carlo non ha presenza sul terriotorio), non so ballare (e il Calenda Carlo non sa mettere insieme un partito se non con scascami transfughi altrui), non sono un imprenditore (e il Calenda  è sempre stato alle dipendenze altrui), non faccio beneficenza (e il Calenda Carlo la riceve dal Parlamento europeo), non mi batto contro la povertà (e il Calenda Carlo vuole abolire il reddito di cittadinanza), non sono stato il primo tra i 50 più belli (e il Calenda Carlo al massimo può aspirare ad essere tra i più tondi), non ho idee innovative (e il Calenda Carlo le ha, ma solo sotto cortisone. E che idee). Insomma è chiaro che a rimetterci sarà Jennifer Lopez. Si perderà, non faccio per vantarmi, il bis-bis-bis-e-oltre nipote di uno che è stato Vicario dell’imperatore Ludovico il Bavaro. Il Letta Enrico si perderà invece il Calenda Carlo che è nipote solo di un regista, bravo, per carità, ma pur sempre un regista di commedie all’italiana. Certo per Jennifer Lopez non sarà un problema, con tutti i suoi soldi mantenere uno scioperato come me. Per il Letta Enrico invece sarà un bel problema spendere un una bella parte dei suoi pochi voti per portare in parlamento uno che in quattro e quattro otto si metterà a rompere gli zebedei. Soprattutto quelli dei suoi benefattori.

Ora  chiappo il telefono e chiamo Jennifer e sarò chiaro: « Jennifer, te lo dico per l’ultima volta …» Questo, forse, il Calenda Carlo l’ha già fatto. A meno che il suo sia un quartultimatum. Come probabile.

PS. Questa volta gli italiani non hanno alcuna responsabilità e potranno continuare a godersi lo spettacolo.

Buona settimana e buona fortuna.