Le
piccole cose come salutare dicendo ‘buona sera’ o pagarsi da solo l’albergo o
telefonare a chi gli scrive s’è visto che lo sa fare. Anche sulle grandi, come la
questione della pace, pare che si impegni, anche se con meno originalità. Dove
invece non s’è cimentato sono le cose medie: non così grandi ma nemmeno così
piccole: le tasse.
Francesco, non quello che era abituato a parlare con
lupi, rondini e colombe che al confronto il bestiario di Berlusconi è cosa da dilettanti ma quell’altro, quello
che da qualche mese è diventato il CEO (amministratore delegato e presidente,
per chi non è abituato ai termini aziendali) della ditta Città del Vaticano, sta stupendo il
modo per le sue eterodosse iniziative.
Francesco fa cose eclatanti. Atti che in realtà sono
alla portata di tutti ma che negli ultimi duemila anni nessuno dei suoi
predecessori si è mai sognato di immaginare e ancor meno di fare. Per esempio
ha cominciato con il salutare la gente con un sonante: «Buona sera.» Che per uno
nel suo ruolo è qualcosa di estremamente trasgressivo. Che se di questa fatta
fossero tutte le trasgressioni del mondo si potrebbero ridurre le forze dell’Onu.
Poi ha proseguito con il pagare il conto della camera dell’albergo che ha occupato durante l’ultima assemblea plenaria della ditta che da quelle parti si chiama conclave. Il mondo così ha scoperto che papa Francesco, come quasi tutti, possiede il portafoglio. Che tutto sommato è una gran bella novità.
I predecessori spostavano miliardi ma senza mai toccare, fisicamente, i soldi. Al più con una firma. Forse neanche sapevano come era fatto il denaro che maneggiavano con nonchalance . L’unica domanda è: chissà se lo porta, il portafoglio, nella tasca posteriore dei pantaloni. O se gira magari all’americana, senza portafoglio, tenendo le banconote ben piegate a metà, a mazzetta, nella tasca laterale destra. Su questo bisognerà indagare. Quindi ha proseguito rifiutando di mettersi le scarpette rosse, forse pensando che sono più appropriate per Cappuccetto Rosso e che tutto sommato andare in giro con quelle era anche un po’ ridicolo. Il che depone senz’altro a suo favore: ha dimostrato di avere uno spiccato sense of humor.
Infatti bisogna essere dei fini umoristi per mettere in ambascia le guardie svizzere ed i gendarmi sgusciando dagli uffici vaticani senza preavviso o sbracciandosi dalla papamobile per afferrare bimbi da baciare al volo o scambiare la papalina con quelli che lo aspettano in piazza. Che tra l’altro deve essere un bel costo per le casse vaticane se ad ogni uscita ce ne rimettono una.. Infine ha preso a usare il telefono, e fa tutto da solo. Telefona al calzolaio, alla donna che decide di non abortire, all’uomo a cui hanno ucciso il fratello e già prima aveva telefonato ad un ragazzo del Veneto. E magari sono molte di più di quelle che i giornali riescono ad acchiappare. O che un abile ufficio di pubbliche rrelazioni riesce a mettere in circolo. Forse Francesco usa ancora quegli eleganti, cari, vecchi apparecchi analogici con la rotella e la lunga cornetta che hanno ancora un bel fascino piuttosto che uno di quegli orrendi cellulari che fanno tanto status symbol. Tutto sommato lui non ne ha bisogno. E questo per la parte piccole cose.
Poi ha proseguito con il pagare il conto della camera dell’albergo che ha occupato durante l’ultima assemblea plenaria della ditta che da quelle parti si chiama conclave. Il mondo così ha scoperto che papa Francesco, come quasi tutti, possiede il portafoglio. Che tutto sommato è una gran bella novità.
I predecessori spostavano miliardi ma senza mai toccare, fisicamente, i soldi. Al più con una firma. Forse neanche sapevano come era fatto il denaro che maneggiavano con nonchalance . L’unica domanda è: chissà se lo porta, il portafoglio, nella tasca posteriore dei pantaloni. O se gira magari all’americana, senza portafoglio, tenendo le banconote ben piegate a metà, a mazzetta, nella tasca laterale destra. Su questo bisognerà indagare. Quindi ha proseguito rifiutando di mettersi le scarpette rosse, forse pensando che sono più appropriate per Cappuccetto Rosso e che tutto sommato andare in giro con quelle era anche un po’ ridicolo. Il che depone senz’altro a suo favore: ha dimostrato di avere uno spiccato sense of humor.
Infatti bisogna essere dei fini umoristi per mettere in ambascia le guardie svizzere ed i gendarmi sgusciando dagli uffici vaticani senza preavviso o sbracciandosi dalla papamobile per afferrare bimbi da baciare al volo o scambiare la papalina con quelli che lo aspettano in piazza. Che tra l’altro deve essere un bel costo per le casse vaticane se ad ogni uscita ce ne rimettono una.. Infine ha preso a usare il telefono, e fa tutto da solo. Telefona al calzolaio, alla donna che decide di non abortire, all’uomo a cui hanno ucciso il fratello e già prima aveva telefonato ad un ragazzo del Veneto. E magari sono molte di più di quelle che i giornali riescono ad acchiappare. O che un abile ufficio di pubbliche rrelazioni riesce a mettere in circolo. Forse Francesco usa ancora quegli eleganti, cari, vecchi apparecchi analogici con la rotella e la lunga cornetta che hanno ancora un bel fascino piuttosto che uno di quegli orrendi cellulari che fanno tanto status symbol. Tutto sommato lui non ne ha bisogno. E questo per la parte piccole cose.
Quando invece vuol fare le cose in grande Francesco
si occupa della pace nel mondo. Cosa da far tremare i polsi dei più duri visto
che in giro ci sono una settantina di guerre di cui nessuno si occupa. Però per
quella che si sta sviluppando nelle vicinanze di casa ecco che vale la pena di
impegnarsi e allora lancia la giornata del digiuno per la pace. Che come idea non è originale visto che sul tema e nella stessa città si è già esercitato Marco Pannella con risultati mediocri. E che comunque un uomo su sette, 925 milioni,
pare, che il digiuno lo pratichino quotidianamente. Non che i papi siano sempre stati pacifisti ma da un
centinaio d’anni, per lo meno formalmente, le armi e le guerre non gli
piacciono più tanto. Questo almeno fino a quando non si apriranno tutti i
cassetti dello Ior. Che quel giorno ci sarà da divertirsi perché si avrà la
prova provata della differenza che corre tra gli atteggiamenti e i
comportamenti.
Quindi ad oggi gli estremi sono coperti: le piccole
azioni per dimostrare che il papa se la sa cavare, come tutti, con gli
elettrodomestici e le grandi questioni mondiali per dimostrare che c’è
continuità con i precedenti.
All’appello mancano le cose di media importanza
quelle che non sono così piccole come una telefonata personale e neppure così
grandi da coinvolgere l’intero mondo. Magari varrebbe la pena che Francesco
cominciasse ad occuparsi anche di questioni medie, magari un pochino più
prosaiche. Quelle cosucce che hanno a che fare con il denaro e che mettono
costantemente in ambasce non pochi: le tasse.
Già che ne direbbe Francesco di procedere al
pagamento delle tasse nel territorio italiano, magari a cominciare dall’Imu
sulle attività commerciali e per proseguire, rinunciando a tutti i benefici fiscali
e non di cui gode la CEI. Peraltro è stato il cardinal Bagnasco a dire che «non
pagare le tasse è peccato.» E se l’ha
detto un genovese, che con i soldi per tradizione ha un rapporto stretto, c’è da credergli.
Quindi ora si tratta solo di aspettare che Francesco
si metta in pari anche con le cose medie. Che così magari aiuta anche la
ripresa del Belpaese.
Big is better
RispondiEliminaIl Vaticano non può pagare le tasse all'Italia: sarebbe come se lo facesse San Marino! RSM e SCV sono Stati indipendenti.
RispondiEliminaE neppure nello smettere di proteggere il CLERO PEDOFILO vedi caso del NUNZIO di SANTO DOMINGO ritirato dall'isola caraibica, ma per sottrarlo alla giustizia infognandolo IN VATICANO
RispondiEliminaMarcus, lo hai letto il mio link con la notizia vera e non con la fuffa? Il nunzio doveva essere destituito per ESSERE PROCESSATO. Conosci il concetto di immunità diplomatica, vero?
EliminaConosco, conosco. e riconoscero' il cambiamento quando lo vedro'. Per ora mi tengo la mia diffidenza.
EliminaIL VAticano nondeve pagare le tasse per il suo territorio sovrano, ma DOVREBBE MALEDETTAMENTE pagare le tasse su tutte le proprieta' immobiliari che ha in Italia, ed anche sui servizi (acqua e fognature che dall'Italia gli vengono propinati salvo strettamente quanto sciaguratamente previsto agratisse dal Concordato. PURTROPPO dopo il tradimento di Mussolini c'e oggi quello di tutti gli altri (salvo infime eccezioni), ed il Vaticano spadroneggia ed i traditori banchettano insieme a lui.
RispondiEliminaSulle utenze concordo in toto (ma non sono tasse, sono rapporti di diritto privato), sulle proprietà immobiliari no: quelle non appartengono allo SCV o alla Santa Sede (se appartengono, allora godono di extraterritorialità, come le ambasciate, ecc), ma alle diocesi. Lì dovrebbe essere lo Stato a tassarle (il vaticano non c'entra).
RispondiEliminaSul patrimonio artistico vincolato che costa caro di mantenimento, e le chiese sono quasi tutte di patriomonio, anche la maggior parte degli atei e' d'accordo per esenzioni d'imposta cosi' come anche per il patrimonio artistico in mano a privati che si sobbarcano delle spese di mantnimento e restauro, e lo aprono anche a visite (anche in assenza di musei organiizzati) il trattamento se vuol essere giusto deve essere eguale ed esente da tasse. Su tutto il resto, cioe' immobili produttori di reddito (incluso quello virtiuale per occupazione uffici o alloggi propri, il trattamento se volesse essere giusto dovrebbe essere nuovamente EGUALE, stesse tasse pagate dai privati. Idem per le attivita' commerciali di proprieta ed a scopo di beneficienza piu' o meno pelosa della chiesa, di altri enti di altre religioni o anche laici. E' tutto un magna magna e sta assimendo dimensioni sempre piu' enormi e gia' colossali. DOVREBBERO prima pagare le tasse, primissima beneficenza, eppoi fare beneficenza. anche perche' senno' si distorce in modo intollerabile la concorrenza con attivita' eguali gestite pero' dai privati cittadini.
RispondiEliminamaurizio, il vaticano deve (anzi dovrebbe, visto che non lo fa) pagare le tasse sui proventi ed immobili situati furoi dal suo territorio, agli stati di pertinenza, come fanno tutti gli stati del mondo, l'anomalia e` a casa sua fa cio` che vuole, com'e` giusto, ma fuori fa come vuole ugualmente .. hm .. fuori, diciamo nell'italia zerbino, perche` dubito che si comporti allo stesso modo, che so, in germania, in francia, in svezia, ecc
RispondiEliminaNon dubitare, puoi esserne sicuro.
RispondiEliminaScemo non è di sicuro ! I soldi ? Di tutto può occuparsi ma di quelli proprio no ! A parole può sognare di una chiesa povera; così commuove i credenti che mandano più soldi !
RispondiEliminaIl punto secondo me è: potrebbe anche essere che questo signore chiamato Jorge Bergoglio sia una bravissima persona e che ciò che dice sia ragionevole (nonchè utile, mettendosi nell'ottica di chi lo segue) ma questo non tocca ne vedo perchè dovrebbe il mio essere ateo ed il fatto che io lo consideri ne più ne meno che alla stregua di un qualsiasi altro presidente di una nazione straniera. La nazione Vaticano resta, comunque, alle spalle di questo signore con tutte le sue prevaricazioni, le sue ingiustizie, il suo esser stato "canaglia". Fermo restando che rimangono le ombre su un suo possibile coinvolgimento con la giunta argentina dei colonnelli anche se, obiettivamente parlando, la faccenda non è chiara visto che ci sono varie testimonianze discordanti.
RispondiEliminamai vista una canonizzazione mancata per ragioni fiscali
RispondiEliminasulle tasse,nessun intervento.Temendo di doverle e farle pagare a tutto il clero,fa il "sordo".
RispondiEliminaChissà se pagare il conto dell'acqua al comune di Roma è cosa grande, media o piccola. .Si può diventar santi anche se non ci si preoccupa di pagare le tasse. Per molti italiani, del resto, comincia ad essere un miracolo riuscire a sopravvivere alle stesse: italiani, santi subito.
RispondiEliminaCADONO TUTTI I FALSI MITI
RispondiEliminaPrendi Roncalli, che se non ho capito male ha fatto restaurare dallo Stato la vecchia sede del Seminario patriarcale non so se del tutto in parte di proprietà demaniale tramite i buoni uffici dell'allora ministro delle Finanze Andreotti: ha fatto il bene della sua comunità ecclesiale, e quando il caso è finito davanti alla commissione per la sua beatificazione con escussione del teste senatore Andreotti, come mi pare di aver capito sia successo, nessuno vi ha trovato niente di canonicamente poco commendevole. Al di là del fatto che questi beni demaniali ci vuol bene chi li mantenga, in fondo anche l'isola di S. Giorgio, teatro del grande mecenatismo, di Vittorio Cini, è bene demaniale
RispondiEliminami sa tanto che ormai cercano di far passare anche parroci, frati, suore e monsignori vari, come parte del paesaggio culturale italiano tali da costituire una apposita categoria di beni demaniali: dopo il demanio marino e quello terrestre, anche quello celeste, veramente troppo.
RispondiEliminaeh be' ma è circa così, quando morisse l'ultimo fedele resterebbero le cattedrali gotiche e gli affreschi di Michelangelo. Poi anche per iniziativa dei privati ci sono più commistioni di quanto uno immagina: il presidente della Cini per esempio è indicato dal Patriarca per disposizione del fondatore
RispondiEliminagià,proprio per questo Bruno Visentini si premurò di rendere noto, tramite Meccoli, che erano infondate le voci di una sua appartenenza alla Massoneria e che riteneva giuste le motivazioni che avevano portato suo padre ad allontanarsene. (cosa che per la verità non c'entrava molto e che, comunque, non impediva a Bruno Visentini di salutare, con ammiccante ironia, con un "ciao zio" un vecchio "confratello" di suo padre ogni volta che lo incontrava). Le motivazioni del padre di Bruno Visentini furono principalmente quelle che la Massoneria avrebbe fatto male a non tener testa al fascismo ed a non continuare nelle sue riunioni invece di sciogliersi. La loggia Paolo Sarpi di Treviso di cui Gustavo Visentini era stato maestro venerabile continuò por un certo tempo a riunirsi, in una soffitta probabilmente della villa dello stesso Visentini ,infischiandosene di fascisti e di autosospensioni ( sembra fosse frequentata anche da Silvio Trentin) ; ma il GOi si preoccupò anche di chi non poteva vivere senza lo stipendio di dipendente pubblico e si preoccupò di autosospendersi , prima di venir dichiarato fuori legge a tutti gli effetti per poter continuar a tenere relazione internazionali riconosciute , utili soprattutto per permettere di riunirsi ai parecchi che finirono col ritrovarsi in esilio
RispondiElimina8 ore fa · Modificato · Mi piace
Tante cose mi piacerebbe fare , meno che imparare al Papa ad essere Papa
RispondiEliminaCaro Pasquale non credo che alcuno voglia insegnare a Bergoglio a fare il papa. Lo sta già facendo benissimo. Purtroppo. Credo che il punto sia proprio l'opposto che smetta di comportarsi come hanno fatto tutti i suoi predecessori e finalmente, si muova in senso contrario, magari più vicino ai dettami dei 'suoi' vangeli. Rifuggendo dal 'volemose bene' per passare al 'rispettiamoci e onoriamoci'
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