Adesso
quasi tutti nel Pd pare (pare) siano diventati renziani, ma che se ne farà Matteo di tutti questi
consensi? Le parole d’ordine non sono cambiate di un ‘et’ rispetto al 2012 ma
il numero dei ‘mi piace’ sta aumentato a dismisura. Se però oltre ai numeri, dice Fabrizio Barca, si
mettessero in campo anche le idee non sarebbe male.
Matteo Renzi durante il tour delle cucine |
A quanto pare sono ben lontani i tempi in cui Rosy
Bindi (1)
,
facendosi portavoce della maggioranza del Pd, a chi le chiedeva se Renzi fosse
un cavallo di Troia rispondeva ironizzando:
«Non esageriamo, caso mai un
camper – e aggiungeva – Il suo è un messaggio berlusconiano e grillesco.» Che,
come giudizio, non era certo da considerarsi tenero, visti i termini di
paragone: due comici e pure in età.
Adesso quasi tutti gli ex della Margherita, Rosy Bindi
ovviamente esclusa perché deve essersi persa qualche passaggio mentre alla
Camera giocava al solitario (2), hanno
abbracciato le posizioni di Renzi. Anzi per essere più esatti sulla linea Renzi
ci si sono addirittura sdraiati. Come si diceva una volta. Inoltre il pargolo
di Firenze raccoglie consensi anche tra gli ex Ds.
Molti, racconta Gad Lerner (3),
voteranno Renzi Matteo perché seguono la
logica del «non mi fido (e poco pure capisco) ma mi adeguo» che è la versione
2.0 del più esplicito «votiamo turandoci il naso. E speriamo in bene.» Tra i
tanti che han deciso di appoggiare quello che ormai con familiarità chiamano
Matteo, ci sono anche Fassino Piero (quando non è intento a lamentarsi per il
poco stipendio che evidentemente 5,216€ netti/mese gli paion pochi)(3)
e il kennediano, che
oramai non ci sono più neanche negli Usa, Veltroni Walter. Questo per dire
quanto siano aggiornati. Che come mentori questi due forse è meglio perderli che trovarli
viste la poca esperienza che hanno nel ramo vittorie. Però la torta si fa con
gli ingredienti che si hanno a portata di mano. Anche se sarebbe meglio sceglierli.
Sfuggono in questa ingarbugliata storia, tra gli
altri, due dettagli: il primo è quale sia esattamente la linea di Renzi. Perché
voler cambiare marcia in un quadro disastroso più che una linea politica è una
petizione di principio. E data la situazione, neppure particolarmente originale.
Che in fondo è come dire: «grazie, mamma.» quando questa a cena non presenta la
solita minestrina con le stelline che navigano nel brodo. Chi può essere
contrario?
La seconda questione, più di sostanza, è cercare di capire, poiché stante il contesto
non può essere altro che un tentativo, cosa effettivamente sia cambiato dal punto
di vista dei contenuti renziani da novembre 2012. Dicendo allora quel che ripete oggi, anche se un
po’ più stancamente ma i mesi passano per tutti, ovvero la persecuzione della palingenesi
del partito, il sindaco di Firenze perse per 40 a 60 contro Bersani. Proporzioni
che oggi paiono cambiate e ribaltate per difetto soprattutto se lo sfidante è
tale Gianni Cuperlo che oltre ad essere dalemiano doc, cioè noioso e pure un tantinello
supponente, pare non abbia altri meriti. Di Civati non vale dire, ché lo prende già
abbastanza per i fondelli Tommaso Labate sul Corriere.
Ora il Matteo dovrà gestire questa improvvisa messe
di consensi e se, come già raccontava Dumas,tutti sono per uno va da sé che, per
obbligo, l’uno debba essere per tutti. Finché si è in quattro, come ben sanno D’Artagnan
ed i suoi soci, non è difficile ma quando si comincia ad essere quattrocento o
quattromila la questione si fa un po’ più ardua soprattutto perché, come nella
miglior tradizione del partito democratico Michele Salvati insegna (4),
tutti questi consensi nascono di vertice e si trascinano dietro le diverse
basi. Talvolta magari recalcitranti. Ché
va bene essere amici dei capi corrente ma qualche beneficio deve pur scendere
per li rami e allora cominceranno i guaietti. Perché le correnti non si
eliminano per decreto e se anche queste fingeranno di scomparire chiamandosi
tutti o quasi renziani ecco che spunteranno, come funghetti in autunno, i
renziani di destra e quelli di sinistra e quelli di centro e quelli di
centrosinistra e quelli di centrodestra. E magari pure quelli di centrocentro. La qual
cosa poi significa essere capo a dodici. Perché la tradizione democristiana in
questo era maestra e gli ex Ds l’hanno imparato in un fiat.
Apparentemente l’unico che all’interno del Pd non s’è
ancora innamorato di Matteo Renzi – a D’Alema il sindaco fiorentino piace
perché gli dà modo di avere una parte in commedia - è Fabrizio Barca e lo dimostra mettendo
sul piatto il primo vero dilemma: si sceglie tra progetti di società o tra
capitani di ventura? Che se per caso si
dovesse scegliere tra progetti di società allora sì che si assisterebbe ad un
vero congresso ed il Pd diventerebbe un vero partito e non la sommatoria di
disperati alla ricerca di un posto. E di uno stipendio. Che altre idee pare non
ce ne siano in circolazione.
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(3) Corsera
23 agosto 2013
forse cambiera la testa, ma penso che il ciarpame sara' lo stesso, con franceschini, d'alema, fioroni, ecc. Quindi e' la solita zuppa rimestata, forse peggio!!!!! E piu' divisi ancora, non in grado di governare come adesso..... Non dovete vedere il PD come un partito, ma come una disomogenea coalizione di vari capi bastone !!!!
RispondiElimina"Renzi ...vuole parlare a una platea così vasta da essere costretto a lanciare messaggi indeterminati e generici, messaggi in cui la forma prevale di gran lunga sul contenuto. La forma è l’entusiasmo e lo sdegno, con un po’ di vittimismo e molta sfrontatezza; è l’acuto che strappa l’applauso, è la mossa che ammicca e conquista, il luccichio dello slogan furbetto. Il contenuto è: il cambiamento è necessario, e io sono il cambiamento; le vecchie oligarchie, le vecchie correnti, hanno fallito e stanno distruggendo l’Italia con la loro incapacità politica, mentre la soluzione sono io, con la mia corrente che è una non-corrente perché le sostituirà tutte. E non per un conflitto di idee, perché le mie idee sono più forti; sì, perché io sono più forte, perché ho dalla mia la giovinezza ..., la novità (non è vero, ma non importa), e ho i voti perché ho fatto innamorare mezza Italia dicendo agli italiani quello che vogliono sentirsi dire ... . Il moderatismo generico coesiste con un forte espressionismo comunicativo."-Carlo Galli. Alla larga!
RispondiEliminama dai retta ancora al pd?
RispondiEliminaIl problema non è che Renzi è più apprezzato, il problema è che non paiono esservi alternative concrete ...
RispondiEliminaL'alternativa è il recupero del ruolo del partito come fucina democratica, cioè partecipativa, di politica, ma il PD non è più in grado di farlo. Io non sono mai stato piddino, quindi, come direbbe il filosofo, CAZZI LORO!
RispondiEliminaDopo che Renzi si è assicurato la vittoria perchè 10 - 20 giornalisti di varia sfumatura liberal hanno deciso che doveva essere lui , a chi vuoi che interessi più l'insediamento sul territorio ? Il PD con tutti i suoi enormi difetti era rimasto l' unico partito non leaderistico. E' molto facile che diventi il partito di Renzi , come l' UDC è il partito di Casini e SeL il partito di Vendola (non voglio essere offensivo e non parlo del PdL che oggettivamente è diverso) , la lotta poltica sarà totalmente ricerca di spazi sui mass media , non nella società
RispondiEliminaMi spiego su SeL: non disprezzo assolutamente quewllo che fanno i militanti sul territorio, ma vale di più quante volte appare Vendola sul Corriere o da Santoro che 1000 giornate uomo dei militanti . Fino alla sconfitto di febbraio sembrava che per il PD non fosse così
RispondiEliminale slot machine nelle ludoteche fiorentine frequentate dai bambini sono un ottimo inizio mi sembra no?
RispondiEliminaComunque oggi Galli della loggia sul corriere nell' ennesimo articolo "forza renzi" profeticamente prevede che con la vittoria dello stesso il PD diventerà "una struttura di supporto per il leader". Che bellezza !
RispondiEliminacosa se ne fa il leader poi di una struttura di supporto così, mica ha un impero economico suo o può limitarsi a sparare cazzate da un inframondo antisistema. Nessun partito occidentale è fatto così, il leader deve avere qualità di leader ma a supporto, lui sì, di una struttura non solo di militanti - il "popolo" che come insisterò altrove come soggetto non esiste - ma di militanti, strutture organizzative ed élites propositive. Chiedi ai vecchi pci o dc se i loro partiti non funzionavano così! Dove il metodo democratico garantisce l'ascolto della base e la legittimazione dei capi, ma non va confuso con l'assunzione assemblearistica (!?) delle decisioni: non è una "quirinaria" fra 24.000 gatti, e molto probabilmente neanche una primaria
RispondiEliminadi idee poche, rinnovamento zero, con d'alema e franceschini.... Pensate voi!!!!!
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