A guardarla da lontano sembra un bel pesce d’aprile
invece è tutto vero. Il cardinale Bertone tira in ballo altri 30 colleghi con
case più belle. La Guidi viene elogiata per le dimissioni fulminee. A nessuno
nel Pd viene in mente che il merito sta nel non doversi dimettere. Sullo sfondo
Maria Elena Boschi. Il 1° aprile è ancora lungo
Per il 1° aprile
gli italiani avrebbero preferito il classico pesce e invece no. Anche questa
volta è stata la solita allegra palettata di organico. Per l'occasione, come da
titolo sono stati coinvolti un cardinale e una ministra. L’abbinata potrebbe
essere rubricata sotto la voce eccezionalità. Il cardinale di cognome fa
Bertone, ex segretario CEI e comunque non nuovo alle cronache, mentre la
ministra è Federica Guidi di cui invece in questi due anni di governo si è sentito parlare poco. Preferiva l’understatement. Se il suo viaggio in Egitto con una sessantina di imprenditori
italici non fosse caduto in concomitanza con l’affare Regeni probabilmente
sarebbe passato sotto silenzio. E invece per entrambi, in questo 1° aprile, si sono aperti i
riflettori della cronaca. Cronaca brutta.
Del cardinale e
del suo mega appartamento con ultra ristrutturazione s’è già scritto, sul fatto
dei costi, belli altini, a orecchio quasi una mezzomilionata, invece pure. Così
come s’è scritto che il cardinale colto da improvviso raptus di
prodigalità, del tutto fuori dagli schemi per il ruolo, aveva poi deciso
di regalere (i maligni dicono restituire) centocinquantamila eurini
all’ospedale Bambin Gesù, di Roma. Però questa generosità si è manifestata a
rate. Cosa che non è di tutti i giorni e, in ogni caso, al momento non è dato
sapere a quale rata si sia arrivati. Comunque per adesso il cardinale non risulta
essere indagato come invece lo sono due ex manager dell’ospedale. Peculato,
appropriazione e uso illecito di denaro i reati contestati. Però non è detto.
La giornata del 1° aprile è ancora lunga e soprattutto dovrebbe ricordare il
cardinale che «Dio non paga il sabato.» Nel senso comune sta a significare che
la punizione di Dio anche se tarda a giungere è immancabile e inevitabile. Primi
passaggi del catechismo che don Tarcisio dovrebbe ben conoscere. Nel frattempo, giusto per mettere un po’ di
miele sulla torta, Emiliano Fittipaldi ha scovato un paio di lettere dalle
quali si evincerebbe che il don ben sapeva che i denari necessari e sufficienti
alla ristrutturazione sarebbero usciti da altre tasche, da terzi si dice, e
transitati in qualche modo per i fondi dell’ospedale. Che poi non è chiaro
perché un terzo debba versare denaro all’ospedale con l’intenzione di
contribuire alla ristrutturazione dell’appartamento di un cardinale. Misteri della
fede. Meno misteriosa sembra invece la dichiarazione di don Tarcisio quando
afferma che:«Non me ne vado. Trenta cardinali hanno case più belle» Che sarebbe
come dire, nell’ordine, che il vezzo è ben distribuito, che mal comune è mezzo
gaudio, tradotto se son tutti colpevoli non c’è alcun colpevole e che, infine,
ci sono altri trenta su cui indagare. Che trenta siano i cardinali come i denari di Giuda è solo un caso. A
questo punto l’autorità papalina dovrebbe procedere con un interrogatorio del
cardinale, persona informata dei fatti, e predisporsi a compilare una nuova
lista. Tempi duri per i magistrati di ogni Paese.
Altra storia,
anche se poi al fondo sempre di soldi si tratta, la questione della ministra
Guidi che si è dimessa a causa di una intercettazione telefonica dalla quale si
evincerebbe il suo interessamento per un emendamento prima bocciato e poi
approvato che avrebbe favorito il suo fidanzato, Gianluca Gemelli, indagato per traffico
d’influenze, ed il suo cliente Total. Sul fatto che le dimissioni fossero
opportune non ha eccepito neppure Andrea Romano, il che è tutto dire. Come tutti i neofiti anche lui è più realista del re. Le dimissioni sono state
fulminee ed hanno fatto la gioia di Fabrizio Rondolino che con un tweeter ha
commentato «Brava Guidi e Bravo Renzi» L’incenso
a Renzi viene di default, in ogni
pezzo, neanche fosse una clausola del contratto. Quel «Brava Guidi» invece è un po’
ambiguo: brava per essere riuscita a recuperare l’emendamento o brava per le
dimissioni? Perché dimettersi in quella situazione più che un merito le
dimissioni sono l’atto, al minimo, dovuto per un precedente demerito. E che
demerito. Il merito non sta nel dimettersi velocemente ma nel non doversi
dimettere per nulla di politicamente sgradevole se non addirittura di illecito.
Ma forse il ragionamento è troppo
complesso e il fatto che ci si debba confrontare con la complessità non fa
parte del contratto. Nel paciugo è in qualche modo coinvolta anche Maria Elena
Boschi che, dalle telefonate, risulta aver detto sì al ripescaggio dell’emendamento:
dopo banca Etruria la questione del petrolio. Non male. Anche per lei 1° aprile
è ancora lungo.
crolli bertone con tutti i filistei
RispondiEliminaChe brava persona. Ispira tenerezza.
RispondiElimina...mentrecidovrebbeessereMariaElena e i suoi 100 euro di obbligazionilasciati in portafoglio a mantenere leallodole e i loro soldi in banca Etruria affinchè non fuggissero in tempo mettendo al riparo i loro capitali, come, avvertita per tempo, aveva già fatto la buona Maia Elena.
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RispondiEliminaper il Bertone si parla anche di un impianto stereo che si aggirerebbe sui 400 mila euroj . Chissà se ha l'orecchio perfetto in grado di apprezzarlo appieno o se la spesa potrebbe risultare un po' eccessiva rispetto alle capacità di ascolto dell'interessato? Del resto con tutti i fastidi che ha avuto ultimamente un po' di svago se lo merita.
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