E così il governo di Renzi
Matteo ha portato a casa, come si usa dire con orrido neologismo
plebeo quanto basta, un altro pezzo della riforma del Senato. Un
Senato di nominati, tutta gente di peso da Scilipoti a Gasparri a
Razzi, giusto per citarne solo tre che la lista sarebbe fin troppo
lunga, ha deciso che i prossimi suoi membri godranno del privilegio di
non poter essere intercettati o inquisiti o arrestati dai magistrati.
Questo per equità con i colleghi del Camera che di questo privilegio
godono e taluni pure ne approfittano. In verità se si voleva essere
equi si sarebbe potuto adire ad un altro passaggio, questo sì
salutato con grida di giubilo da parte dell'italico, rassegnato,
popolo: togliere la vetusta guarentigia anche ai signori deputati. E
allora sì che ci sarebbe da ridere e magari la giustizia correrebbe
più spedita. Ma così girano le cose, oltre che le scatole, dello stimato stivale.
Tra quelli che si sono spesi con
più foga nel dibattito non si può non menzionare un politico di
extralungo corso come Pierferdinando Casini che con fare accorato ha
chiesto ai suoi colleghi senatori «un
sussulto di dignità.» per
abolire l'imm(p)unità, penseranno i più. Sbagliato. È tutto il
contrario. Il bel Casini, come lo definiva Francesco Cossiga qui sui
due piedi nominato dadaista ad
honorem con
decreto postumo,
ha esortato i suoi colleghi a non piegarsi alla demagogia. Con la
faccia serena e la voce rotta dall'emozione, che di solito mostrano
gli uomini scevri da ogni malizia, il Pierferdinando ha declamato:
«L'immunità non è un privilegio della casta, è una garanzia.»
Fatto di per sé già noto. Infatti si sa che l'imm(p)unità
parlamentare è stata spesso garanzia per i malfattori e i grassatori
che si son trovati a porre le poco nobili terga sugli scranni
parlamentari. Poi, non contento il Pierferdinando ha aggiunto: « Io
sono una persona per bene e così tanti in parlamento ....» Ha detto
«tanti» che dir tutti deve essere sembrato esagerato anche a lui.
Infatti, ed è questo che il Pierferdinando non vuol capire:
l'abolizione di quello che molti politici degli ultimi trenta anni
hanno fatto diventare un retrivo privilegio non riguarda lui e
neanche i tanti come lui ma gli altri. Quegli altri che per bene non
sono. Ma che pure lì stanno. E anche qui farne l'elenco sarebbe
fatica troppo lunga.
Che
poi i nuovi senatori vengano scelti tra i consiglieri regionali che
sono la categoria politica che più spesso, per qualità e quantità,
è stata pescata con le mani nella marmellata non ha dato alcun
pensiero al bravo Pierferdinando. E si afferma questo senza alcun
desiderio di fomentar casini.
In
cambio di questa allegra guarentigia qualcosa doveva essere pure
lasciata nel piatto e s'è deciso che quelli che siederanno nel nuovo
Senato non avranno indennità. Bene. Anche perché uno stipendio o
indennità i consiglieri regionali già ce l'hanno e neanche troppo
modesta, pure se qualcuno ha sentito la necessità di mettere in nota
spese mutande e champagne. Peraltro i consiglieri regionali godono
anche del privilegio di riprendersi i denari versati come contributi,
fatto negato ai comuni mortali, che se fosse loro possibile, alla
gestione separata dell'Inps resterebbero solo gli occhi pr piangere.
E forse neanche quelli.
Gli
unici che però ci rimetteranno in questo nuovo Senato sono i recenti
senatori a vita che oltre a perdere i denari e per alcuni di loro non
sarà certo un problema, saranno senatori a tempo determinato: non
più di sette anni e per una volta sola. E meno male dato che, Renzo
Piano a parte, di Eugenio Montale e di Rita levi Montalcini in giro
non se ne vedono tanti. E il commento della Cattaneo Elena ne è
testimonianza: «Chiedere a colleghi italiani che partecipano a
disegnare l'eccellenza nel mondo di sedere qui per non lavorare
troppo e per non essere retribuiti è umiliante.» Dove
l'umiliazione sta nel mettere insieme il non lavorare troppo con la
non retribuzione. Che se invece il non lavorare troppo si coniugasse
con un ricco stipendio tutto sarebbe a posto. De gustibus.
Comunque
evviva, il nuovo Senato di nominati dai partiti e dalle loro
correnti ha fatto un altro passo in avanti e i senatori pensano di
andare in vacanza con un giorno d'anticipo, magari già giovedì 7
agosto. Si vedrà poi se ci sarà un referendum confermativo per il
nuovo Senato. Se così fosse si potrà aprire l'hastag
#Renzistaisereno. Porta bene a chi lo scrive, ma non tanto al
nominato. Come Renzi Matteo sa bene.
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