Ogni
limite ha la sua demagogia ma Mentana lo supera. Vuole sia tolta l’Iva dalle opere per la scuola di Cavezzo, costruita con i fondi raccolti da la7 con il Corsera. È illogico e
pericoloso. Si tratta solo di vanità. Che gli italici pagherebbero cara.
Anche questa sera, con
il solito cipiglio, Mentana Enrico, occhio fisso sul gobbo che gli scorre
davanti, ci ha raccontato che è stata una giornata epocale e piena di
significato. I fatti esteri e quelli italici sono stati oggi più importanti di
quelli di ieri e lo saranno meno di quelli di domani. Lo fa tutte le sere. Gli
spettatori de la7 oramai se ne sono
fatta una ragione. Questa volta però ha voluto stupire e nel finale si è
lanciato in una cruda critica sull’applicazione dell’Iva. Pareva quasi, detto
senza alcun intendimento d’offendere, di sentire parlare Matteo Selvini, il
leghista. Che solo il giorno prima in quel di Alzano Lombardo aveva piroettato
sulla stessa pista anche se con minor garbo. Ma d’altra parte uno è un ruspante
gallo-celta mentre l’altro viene dai piani alti del giornalismo.
In soldoni, che proprio di soldoni si tratta,
la faccenda si può riassumere così: la7 con
il Corriere della Sera ha lanciato
una sottoscrizione per aiutare le popolazioni terremotate dell’Emila e in
totale hanno raccolto poco meno di 3 milioni. Importo senz’altro ragguardevole.
Con questi denari in quel di Cavezzo, settemila anime nella bassa modenese tra
Mirandola, Medolla e San Prospero, è stata costruita una scuola. Anzi due la
scuola elementare e quella media. Un istituto comprensivo, come si dice adesso.
Il progetto è stato curato dallo studio di Renzo Piano e si vede. Inoltre con
la ricostruzione sono aumentati i servizi. Adesso c’è la palestra che prima
non c’era, ci sono zone ricreative che prima non c’erano e il verde e i servizi
di urbanizzazione. Insomma una meraviglia. Meglio che non ci fosse stato il
terremoto ma già che ha voluto passare da queste parti s’è fatto di tutto per
migliorare la situazione. All’ora qual è il problema? Il fatto è che s’è pagato
l’Iva. Al 10%. Come tutti. Ma poiché l’importo della costruzione è alto, tre
milioni appunto, l’Iva, mal contata è stata di 300.000 eurini. Bene, dov’è il
problema?
Secondo il Mentana
Enrico che nel dare la non-notizia sfoggiava occhi lacrimosi che neanche un
vitello ne sarebbe capace, lo Stato dovrebbe rinunciare a quei trecentomila
euro che a detta della signora sindaca, Lisa Luppi, potrebbero essere spesi per
far cose ancora più belle. Il che oltre che ovvio è anche banale. In tutta questa
bella pantomima si fa passare, come farebbe il Salvini leghista, lo Stato per
una orrenda sanguisuga, vessatore di donne, vecchi e bambini nonché terremotati,
specificatamente di Cavezzo. Però ogni demagogia dovrebbe, come la pazienza
avere un limite. O meglio ogni limite dovrebbe avere la sua demagogia. E questa
volta si è strabordato giocando malamente sui sentimenti della solidarietà e
della generosità. E per essere certo di un qualche effetto il buon Mentana ha
chiamato in causa prima Renzi e poi tutti i parlamentari della zona. C’è di che
scatenare un bel polverone. A danno di tutti. Ma la demagogia, si sa, non
guarda in faccia nessuno. E poi perché Cavezzo sì e l’Aquila no? E poi perché
solo i terremoti e non anche le alluvioni. E poi perché le frane no? E l’acqua
alta a Venezia? E le piogge torrenziali? E la lava dell'Etna? E le mareggiate? e scivolare su una buccia di banana, no?
Per rimettere le cose
sui piedi anziché farle saltellare a testa in giù si può ripercorrere il
tracciato della ricostruzione. Per il progetto si affida l’incarico ad uno
studio professionale che studierà, progetterà, coordinerà ed alla fine emetterà
parcella, con Iva. E lo stesso farà l’impresa di costruzione prescelta che a sua volta
avrà comprato sabbia, cemento, cazzuole e betoniere e tutto il resto necessario
da altri fornitori che avranno emesso debita fattura con Iva inclusa così come
avranno ricevuto a loro volta dai loro fornitori analoghe fatture con Iva.
Almeno si auspica.
Le imprese quando
vendono sono “soggetti passivi” di Iva ovvero l’incassano ma la riversano allo
Stato detratta quella che loro hanno pagato per realizzare la loro prestazione.
L’Iva che per una azienda non è un costo perché va a compensazione, ovvero
quella pagata viene compensata da quella incassata, se non la si riceve dal
cliente lo diventa automaticamente. Quindi un danno economico e
finanziario per l’azienda fornitrice. Ma non solo.
Bisogna anche capire
quanto è lunga la catena del valore. Un esempio semplice semplice: il
costruttore (che ha consegnato la scuola emettendo fattura con Iva) ha comprato
il cemento da un cementificio (che ha emesso fattura con Iva) il quale a sua
volta si è approvvigionato di materia prima da una cava (che ha fatturato con
Iva) che a sua volta ha pagato un trasportatore per la consegna (che ha emesso
la sua fattura con Iva). E un’impresa di costruzioni non ha un solo fornitore
ma molte decine: impianti elettrici, sanitari, piastrelle, porte, finestre
giusto per dirne alcuni, ciascuno dei quali se ne porta dietro altrettanti. E
poi ci sono gli elementi di arredo: banchi, sedie, lavagne e magari anche
computer e tutta la tecnologia per i laboratori di lingue. A che punto della
filiera si deve interrompere il pagamento dell’Iva?
E tutto questo al netto dell’italica furbizia
sulla cui creatività c’è sempre da imparare. L’evasione dell’Iva nel 2013 è
stata stimata in 52 miliardi. Che sorbole come commento da solo non basta. Non
ultimo il fatto che se tutte le spese effettuate per il ripristino delle zone
terremotate fossero Iva esenti quegli incassi mancati Stato non sparirebbero
d’incanto ma, come già accade in virtù dei 52 miliardi di cui sopra, tutti gli
italici se li ritroverebbero, senza parere, come costo aggiuntivo o sulle
accise o sull’Irpef e o su qualche tassa regionale o magari comunale. E anche
qui la fantasia dei tassatori è inimmaginabile. Per cui i cittadini di Cavezzo,
signora sindaca in testa pagherebbero individualmente più tasse. Chi glielo va
a spiegare che queste sarebbero le conseguenze della sparata di Mentana?
si potrebbe , comunque , anche immaginare un niente Iva per tutte le scuole e tutte le altre opere pubbliche ; si finirebbe con l'eliminare una enorme partita di giro ( naturalmente il mancato incasso dell'Iva dovrebbe finire con il trasformarsi in minori finanziament iper tutti quegli enti che, nel loro insieme, godrebbero di questa facilitazione; ma perchè solo per una specifica scuola vall oa capire; alla fin fine si tratta di opere pubbliche , mica di edifici destinati a luogo di preghiera.
RispondiEliminaPERCHE LAGNOSA SE E' LA VERITA' ....SI DEVONO VERGOGNARE FAR PAGARE L'IVA PER QUESTA RACCOLTA DI AIUTUO PER I TERREMOTATI .....MA VERGOGNATEVI VOI DELLA VERA CROANCA A SCRIVERE CERTE IDIOZIE !!!!!
RispondiEliminaL'Iva non è stata applicata sulla raccolta fondi ma sui bene acquistati con quei denari. Se leggesse il pezzo forse cambierebbe idea.
EliminaBenedetti Anna Vabbene è la stessa cosa per me ....i beni sono a scopo di beneficenza ..,,,,,,,,e non mi sembra giusto che venga appilicata l'iva .....
RispondiEliminaok pagare Iva, ma perché non ridurla se c'è una legge che in casi speciali lo permette (può passare dal 10% al 5%)? O il post-sisma è quotidianità?
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