Tra
le tante violazioni di cui l’Europa accusa l’Italia ci mancava solo questa:
violata la libertà sull’aborto. Record di medici obiettori. Il medico obbietta
e la donna si arrangi. La norma va applicata a prescindere dall’obiezione di
coscienza. Le motivazioni della condanna nella loro banalità hanno del
surreale.
Eh sì, ci mancava anche questa: accusati e poi
condannati per non essere in grado di far funzionare una propria legge.
Questa
volta a condannare il Belpaese è stato il Comitato europeo dei diritti sociali
del Consiglio d’Europa. E la legge in questione è quella votata ed approvata
nel 1978, e che di nome fa: Legge del 22 maggio 1978 n° 194. Più comunemente questa
è nota come “la 194”. Che poi è come dire la legge IVG ovvero quella sulla Interruzione
Volontaria Gravidanza, cioè una legge dello stato italiano. Votata ça va sans dire dal parlamento italiano
ovvero dalla Camera dei deputati prima e poi dal Senato. Follie del bicameralismo perfetto.
Fino ad ora il Belpaese è stato quasi sempre
accusato e poi, ovviamente, condannato per non aver adempiuto a regole imposte
da altri o comunque accettate dal consesso delle nazioni europee. Questa è la
prima volta, forse addirittura unica al mondo, in cui uno Stato definisce ed
approva una legge e poi non la sa mettere in pratica. O, peggio ancora, non
riesce a farla rispettare prima ed applicare poi ai suoi stessi dipendenti, in
questo caso i medici con specializzazione in ginecologia operanti negli
ospedali pubblici. Oddio la legge prevede qualche scappatoia, ma quale legge
italica non ne prevede? E quindi ovvio che qualcuno ne approfitti. La
scappatoia questa volta si chiama obiezione di coscienza il che tradotto
significa che un ginecologo può dichiarare che non intende praticare l’aborto per motivi, per l’appunto,
di coscienza. Magari anche religiosi, si è a due passi dal Vaticano che con sue
congregazioni, guarda caso, gestisce non poche cliniche private, od etici, che εθος (ethos) significa comportarsi
nel rispetto degli altri. Appunto. Comunque, grazie a questa semplice
dichiarazione il medico in questione non fa l’operazione. E la donna? E la
donna s’arrangi.
Già perché i medici obiettori crescono come funghi.
Infatti gli obbiettori che nel 2005
erano il 58,7% della categoria sono arrivati alla cifra record del 70%
nel 2009 anche se Annachiara Sacchi (Corsera 8 marzo 2014) sostiene che i dati
ufficiosi siano assai più alti. Che se quello è il tasso di crescita (altro che lo spread) ad oggi i
non obbiettori devono essere ridotti al lumicino. Di qui il superlavoro degli
abortisti che comporta per le donne
liste d’attesa lunghe, quando va bene e quando va meno bene la necessità
di recarsi in un’altra città o addirittura in un’altra regione per effettuare
l’intervento. Va da sé che questa situazione non sia piaciuta all’organismo
europeo anche se ci ha messo ben due anni per arrivare alla conclusione.
Le motivazioni della condanna nella loro ovvietà hanno del surreale e recitano così: «le autorità competenti non assicurano il
diritto delle donne di accedere all’interruzione di gravidanza alle condizioni
previste dalla legge 194 e ciò si traduce in una violazione del loro
diritto alla salute garantito dalla
Carta sociale europea.» Che se non si trattasse di uno Stato ma di un individuo
ci sarebbero tutti i presupposti per un’urgente visita psichiatrica. Magari anche
se si tratta di uno Stato. La sentenza è ovviamente più lunga e dettagliata e tratta anche
del fatto che il tempo nella gestione di una interruzione di gravidanza è una
variabile fondamentale. Che farselo dire dall’Europa è ancor prima che stupido ridicolo.
La decisione, vista l’evidenza della questione. è
stata presa a stragrande maggioranza, come si usava dire una volta. Quindi i
voti a favore della condanna sono stati 13 mentre uno solo si è dichiarato
contrario. Forse un medico ginecologo, magari italiano e pure obiettore. Ma questa è solo un’ipotesi. Ipotesi che tuttavia
mette in discussione la Seconda delle Leggi
fondamentali della stupidità umana definite dal professor Carlo Maria Cipolla. Questa prevede che
«la frazione di gente stupida è una costante g che non è influenzata da tempo, spazio, razza, classe o qualsiasi
altra variabile storica o socio-culturale.» Nel primo caso sono troppi mentre nell’altro, uno solo,
è assurdamente poco. Ma nulla di quanto riguarda il Belpaese ha un senso
compiuto.
Molti medici obiettano per trovare lavoro. Vedi in Lombardia dove la maggior parte dei reparti di maternità sono controllati da CL anche negli ospedali pubblici.
RispondiEliminaMolto interessante!
RispondiEliminaLo rigireresti anche sul gruppo FB di Sinistra d'Azione?
Grazie.
non solo l'Italia viola la legge sull'aborto ma anche quelle sulle carceri , sulle discariche e chi più ne ha più ne metta tanto a pagare per queste sanzioni siamo sempre noi contribuenti ! I politici (si fa per dire ) giocano per i loro propri interessi e noi stiamo a subire....ma sino a quando ???? Loro non lo sanno ma prima o poi qualcuno, tra i più disperati ,reagirà
RispondiElimina2 minuti fa · Non mi piace più · 1
il problema dei tempi, che potevano facilmente allungarsi in maniera intollerabile in caso la richiesta di aborto si scontrasse con uomini ed istituzioni contrarie , era stato già sollevato in sede di discussione sulla legge ed in sede referendaria. Purtroppo i radicali furono inascoltati ed , in modo particolare, fu inascoltato il loro referendum che avrebbe permesso , autorizzando anche le cliniche private a praticare l'aborto, non di punire , ma di rendere scarica l'arma della obbiezione di coscienza.
RispondiEliminaGrazie della segnalazione Castrù , mi hai fornito una bella chiusa per l'aggiornamento della discussione in materia . Comunque ilf atto che sia stata la CGIL , insieme ad altre organizzazioni , a dare avvio alla procedura, spiega ancora di più perchè in tanti in questi giorni affianchino renzi nella denigrazione della organizzazione della Camusso
RispondiEliminaCONSULTA NAPOLETANA PER LA LAICITA' DELLE ISTITUZIONI
RispondiEliminaVia Belsito, 41 89123 Napoli napolilaica@gmail.com
La violenza dei medici obiettori
Giancarlo Nobile
Coordinatore Consulta napoletana per la laicità delle Istituzioni
Pochi mesi fa una chiassosa e colorata marcia di protesta si è svolta a Roma, vi erano radunate tutte le associazioni cattoliche, vi erano i gruppi della destra più oltranziste e fasciste, vi erano i partiti che hanno in uggia la nostra Costituzione, vi erano prelati benedicenti e semplici pretini con suorine, vi erano anche gli allegri ragazzotti scout, vi era anche il sindaco di Roma Alemanno, fino a poco tempo fa famoso manganellatore fascista vi era la Signora Polverini Presidente della Regione Lazio. Questa allegra combriccola vuole che si abolisca una legge dello Stato italiano, la 194, che regolarizza l’interruzione volontaria delle gravidanze.
Ma coloro che si battono contro la 194 cosa vogliono? Vogliono che si ritorni alle “mammane”, che con intrugli pestilenziali e con i ferri delle calze facevano abortire le donne povere, e vogliono far arricchire i medici che per soldi, tantissimi soldi, praticavano gli aborti clandestini per la gente ricca prima dell’entrata in vigore della legge.
Occorre premettere che in Italia non vi è alcuna legge a favore dell’aborto ma vi è una legge che regolamenta questa dolorosa esperienza delle donne prima di tutto, un legge che vuole che vi siano i consultori per aiutare le donne in questo traumatico passaggio. Tutto questo è stato fortemente combattuto e viene combattuto dal mondo cattolico e para cattolico come le formazioni della destra anticostituzionale, si vuole tornare a come era prima, nel paradiso della ‘violenza’ verso le donne, la donna desogettivizzata, priva di dignità nel suo essere persona, nel suo essere pensiero, nel suo essere cittadina. Si vuol tornare alla donna ancella della chiesa che ascolta le sante parole ed accetta tutte le prescrizioni comportamentali dell’esegesi cattolica.
Questo universo che si batte contro la 194 è lo stesso che ha bloccato le grandi riforme laiche, dunque di una democrazia compiuta, che si sono susseguite negli anni 70 del secolo scorso, come quelle degli asilo nido e del tempo pieno nelle scuole, dell’apertura dei manicomi, del divorzio breve e via elencando. Tutte riforme che toglievano penetrazione ideologica e denaro per il Vaticano. Tutte riforme che avrebbero portato l’Italia a primeggiare socialmente. L’opposizione a queste, a volte svolta aperta ma molte altre esercitata subdolamente penetrando nei meandri del sistema, le ha rese vane, inapplicabili, inutilizzabili.La legge che regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza è sempre stata una di quelle riforme democratiche più contrastate e la più ipocritamente resa inefficace con l’invenzione degli obiettori di coscienza tra i medici e tra i paramedici. Le conseguenze, terribili, sono perfettamente descritte nel libro di Laura Fiore “Abortire tra gli obiettori” (edizione Tempesta): l’autrice ha vissuto in pieno il viaggio negli inferi degli obiettori, è essa stessa la protagonista dei fatti narrati con lucida consapevolezza.
Il libro è una minuziosa cronaca della sua esperienza, un diario scandito da ipocrisia, menefreghismo, leggi posticce; il tutto senza tenere in nessun conto la volontà di chi, con sofferenza, ha deciso di abortire.
Laura Fiore si trova a viaggiare in un labirinto che si dipana continuo e potenzialmente infinito scoprendone artifici e meccanismi che rimandano non a uomini che dovrebbero liberare dall’angoscia e dal dolore sia fisico e psichico i cittadini, ma addetti a far sì che il labirinto si chiuda e serri come una maledizione divina chi si trova nella legittima, almeno per la sua coscienza e per la legge, condizione di dover interrompere una gravidanza. Un viaggio nell’orrore e negli errori voluti per farti sentire in colpa e maledire la tua consapevole volontà. Laura Fiore grida no a questa orribile, meschina, ipocrita macchinazione; si senta pienamente cittadina e dunque pienamente responsabile delle sue scelte“Abortire tra gli obiettori” diviene il paradigma di quest’Italia decadente che rincorre forsennatamente il passato e precipita nell’irrilevanza storica, economica e sociale. Chi legge il libro, dopo il fremito per la flessibile brutalità descritta, rimane con un brivido di rabbia e una domanda pressante: “è possibile che ciò che è descritto compiutamente accada oggi in Italia?” Sì, accade ed accade spesso, ed è tempo di fermare questa vergognosa prassi.
RispondiEliminaIl libro è correlato da articoli, riflessioni, analisi sulla legge utilissime per comprendere sino in fondo il valore democratico della 194. Vi è alla fine una intervista al professor Carlo Flamigni che con intelligenza delinea gli spazi e i limiti di questa legge e costringe a una riflessione forte chi è medico ma ha scelto di essere obiettore. Alla domanda se si possono costringere i medici obiettori a praticare l’aborto egli risponde. «No, ma si può costringerli ad andare a fare un altro mestiere. Io non metterei mai un medico Testimone di Geova a fare trasfusioni, e lui non lo chiederebbe mai».
Laura Fiore
Abortire tra gli obiettori
ed. Tempesta, pag. 182, euro 13
La soluzione è francamente semplice e giusta.
RispondiEliminaRiconoscere il diritto all'obiezione, che non può esser liquidato con un "fai il medico, ti tocca far l'aborto, se no fai il metalmeccanico) ma fissare per legge quote STRETTE, MOLTO BASSE, di medici obiettori assumibili nelle strutture sanitarie, in modo di garantire il pieno accesso delle donne a questa prestazione, alla quale hanno diritto insindacabile.
I medici obiettori che non riescono ad accedere a posti di lavoro a causa delle quote strette e basse, dovranno farsene una ragione. Fare il medico di base, SCEGLIERE UN'ALTRA SPECIALITÀ medica che non sia la ginecologia, far l'informatore scientifico, ecc...
Anche io mi sono avvalso di una facoltà di obiezione di coscienza: quella al servizio militare di leva, e ho risolto facendo il servizio civile. Ho dovuto accettare una serie di conseguenze: se mai venissi coinvolto in un reato di violenza (rompere il naso a qualcuno, ad esempio, durante un alterco), il tribunale mi negherebbe qualunque attenuante generica; non posso fare il vigile urbano (in quanto dovrei portare un'arma), non posso ovviamente lavorare nelle forze armate, ma non posso ad esempio nemmeno lavorare con aziende che fabbricano o commerciano armi.
Da obiettore rispetto che obietta per altre cose diverse dalle mie, ma pretendo che chi obietta accetti anche, come ho fatto io, le conseguenze della sua scelta etica, che a mio parere per un medico devono necessariamente significare: molta maggiore difficoltà ad entrare a lavorare in una struttura sanitaria, in quanto agli obiettori deve esser garantita una quota massima nettamente più bassa di posti di lavoro a loro riservabile (sulla determinazione della quota si dovrebbe ragionare in termini pragmatici, ma tenendo anche presente che NON SI PUÒ pretendere, come invece si fa oggi, che i medici NON-obiettori si ritrovino, a causa del loro scarso numero e delle turnazioni, a realizzare quasi soltanto aborti, lasciando le prestazioni meno problematiche e più piacevoli (i parti) come prerogativa dei soli obiettori.
Per tutto questo, a occhio, mi sembra ragionevole pensare ad una legge che fissi, come quota MASSIMA di obiettori assumibili, il 15% o tuttalpiù il 20% del totale...
non sono solo obiettori, sono anche infidi. Ho dovuto cambiare ginecoloco perchè mi sono trasferita ed al medico consigliato da diverse amiche ho chiesto come prima cosa se fosse obiettore risposta: lavoro in un ospedale cattolico ma non si preoccupi, è solo una facciata. Dopo dieci minuti cercava di convincermi a non usare anticoncezionali, e che il modo migliore per non contrarre malattie è l'astinenza non il profilattico!!!!! .... diciamo che le mie imprecazioni le ricorderà per un bel pò.
RispondiEliminami paghi un viaggio all'estero se hai medici obiettori...ilmo dirittolo rispetti
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