La
violenza sulle donne presenta numeri da bollettino di guerra. Moltissime quelle
che non denunciano le violenze subite. Alcune, purtroppo sempre troppo poche, lo
fanno come Lucia Annibali e altre come Jessica Rossi vanno anche oltre. Oggettivamente
a cinquant’anni dal caso di Franca Viola il percorso fatto non è stato tanto.
Jessica Rossi, 23 ann, di Grosseto |
I numeri come si sa
sono agghiaccianti. Nel 2013 sono state uccise 128 donne mentre nei primi 76
giorni del 2014 il computo delle vittime arriva già a 15 di cui ben tre nella
sola giornata del 8 marzo. Casualmente (e ironicamente) dedicata alla festa
della donna. Come se la donna debba essere festeggiata da tutti in un solo
giorno all’anno che per i rimanenti ci pensa da sola.
Se più di cento sono state
le donne uccise migliaia, decine di migliaia, sono quelle picchiate a schiaffi
e a pugni e a calci e tra queste molte, tante, tantissime che se anche fosse
una sola sarebbe sempre troppo non denunciano. Troppa la vergogna e troppa
l’educazione ricevuta alla sudditanza. Così, come si sa, non si ottiene la pace
ma semplicemente il prolungamento dell’agonia.
Di tanto in tanto,
finalmente, dei casi eclatanti di ribellione che, sia chiaro, sarebbe meglio
non averli questi esempi non essendoci le cause. L’ultimo in ordine di tempo è quanto
successo a Grosseto, che purtroppo ha trovato sulla stampa nazionale smilze
colonnine e riquadretti formato mignon. Jessica Rossi, 23 anni commessa in un negozio del centro, fa il
tragico errore di accettare il cosiddetto “ultimo incontro”. Come tutti gli
“ultimi incontri” anche questo finisce a botte però questa volta ci sono tre
bei “ma” che capovolgono il finale della storia. Il primo: …ma Jessica ha la
prontezza di spirito di attivare il registratore del suo cellulare. E quindi
una bella ulteriore prova da esibire in tribunale. Il secondo: …ma sono intervenuti dei passanti.
Bella fortuna poiché di solito questi se la squagliano a gambe levate perché
nessuno vuol essere coinvolto. Il terzo: …ma poi Jessica ha deciso che tutti
dovessero sapere cosa le era capitato e anziché correre a nascondersi in casa
ha fatto chiamare i giornalisti e ha
chiesto loro che le immagini del suo volto tumefatto fossero rese di pubblico
dominio. Il più possibile. Quest’atto varrà, si spera più di cento retoriche
giornate di festa.
Anche Luisa Annibali,
36 anni, avvocato, si è ribellata. La sua storia è nota: l’ex fidanzato, Luca Varani, anche
lui avvocato, dopo una lunga storia di vessazioni ha deciso di punirla
definitivamente: con l’acido. Non l’ha fatto in prima persona ma assumendo il
ruolo di mandante, più comodo e che se va bene consente addirittura la
possibilità di trovarsi anche un bel alibi. Il lavoro sporco l’hanno fatto due
albanesi. Adesso Luisa dopo sette operazioni che sono solo le prime sette che
altre saranno a venire, ha deciso che la sua faccia debba essere vista da tutti
come monito e grido d’allarme. E quindi accetta di essere fotografata e vuole
mettersi al servizio delle altre donne che hanno subito violenza e degli
ustionati.
Fatti recenti anche se
la storia, un po’ smilza in realtà, della ribellione delle donne alle violenze
maschili ha lontane radici. La prima donna che in Italia si ribellò alla
violenza di genere fu Franca Viola, siciliana di Alcamo. Era il 1965,
quarantanove anni fa, e Franca decise di non sposare il suo stupratore. All’epoca
se si accettava il matrimonio, detto riparatore, il reato veniva estinto e solo
a quel patto, beffa oltre al danno, la
donna era considerata ancora “onesta” nonostante arrivasse all’altare non più
vergine. Franca Viola con quel rifiuto accettò di essere “svergognata” ma
libera. E comunque, per la cronaca, poi si è sposata lo stesso e ha avuto due
figli. Durante un’intervista ebbe a dire: « Non
fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come
farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è
venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è
difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo
guardando semplicemente nei loro cuori »
qu'es-ce qui se passe?
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