Le
quote rosa non ce l’hanno fatta. Tre emendamenti e tre bocciature. Magari non è
questa la strada per la parità. Per Margherita Hack:« Sarebbe bello che le
donne crescessero senza complessi di inferiorità. E magari fossero un po’ più
combattive»
Deputate biancovestite e ridanciane |
Tre votazioni alla camera sulle quote rosa. Partita persa 3 a 0. Neanche a dirlo. Il primo emendamento richiedeva l'alternanza di genere in lista. Risposta: no. Il secondo emendamento prevedeva la rappresentanza di genere non superiore al 50% per i capilista. Risposta: no. Il terzo emendamento, trattativa al ribasso, auspicava, sempre per i capilista, la proporzione 40% donne e 60% uomini. Risposta: no. Tempo ed energie sprecate salvo che non si considerasse la cosa come
un pigiama party. E adesso?
Sulle quote rosa si è
fatto un gran parlare e con ogni probabilità la cosa andrà avanti anche in futuro. Quindi non foss’altro che
per l’impegno fino ad ora profuso la questione dev’essere evidentemente
importante. Va da sé che le discriminazioni, di qualsiasi tipo, ordine e grado
come per esempio per motivi di razza
(concetto che in scienza non esiste), colore della pelle, religione, opinioni
politiche e pure genere o sesso sono assolutamente intollerabili. Per cui bene
che ognuno, con le specifiche di cui sopra, abbia le stesse possibilità e le
stesse opportunità. Ora nel fantasmagorico mondo della politica si è deciso di
mettere fine allo strapotere dei maschietti sulle femmine e quindi cosa di meglio che
inventare le quote di genere? Tema dai tratti evidentemente anfibologici. Ma il
punto vero, intorno al quale si gira senza soluzione di continuità, è se la
parità la si debba avere per decreto o per cultura. Bella domanda.
La scienziata
Margherita Hack, che viveva e lavorava in un bel consesso di maschietti, si
trovò a dire sulle quote rosa che: «È un concetto nato come una necessità per
vincere ritardi tradizionali. Può essere stato utile in partenza, ma ormai le
donne sono in grado di occupare tutte le posizioni sociali. Le capacità ci
sono. Molte di loro non sono abbastanza combattive per colpa dell’educazione
che ricevono. Sarebbe bello che le donne crescessero senza complessi di
inferiorità.» Detto da lei, Margherita Hack, suona senz’altro bene e fuori da
ogni possibile strumentalizzazione. Inoltre così scantona dalla burocrazia e
dalla demagogia. Che è un bel scantonare.
Comunque in Parlamento,
laddove contano i numeri, il risultato è stato che la parità di genere non è
passata. Però son da rimarcare alcune cosette già peraltro anticipate dalla scienziata Margherita
Hack. Fino a che votano contro i maschietti non è bello ma ci sta, la cosa si
fa grama quando a esser contro sono anche le femminucce. Qualcuna, per l’occasione e con una bella dose
di creatività ha lanciato l’idea di indossare un capo bianco. Sarà stato per
riconoscersi. Ma non è servito. In Parlamento ci sono 198 donne elette o meglio
nominate che detratte le 37 rappresentanti del M5S (hanno considerato la cosa
una trovata ipocrita e populista) fanno 161 di queste le biancovestite sono
state una novantina. Solo di un pelo più della metà. Risultato scarsuccio. Anche
considerando chi, Daniela Santanché, si è definita un maschio travestita da
donna. Ma lei ama le provocazioni, come quando disse, parlando dei partiti di
plastica, che lei della materia si intendeva bene. Chissà che avrà voluto dire. In entrambi i casi.
C’è stato anche un tentativo
di “soccorso rosso” , pardon, bianco impersonato dal leghista Bonanno (gran
mattacchione che forse il suo posto d'elezione dovrebbe essere altrove) che ha preso in prestito la giacca da un cameriere e di Davide
Baruffi, funzionario a tempo pieno del Pd (una volta si chiamavano
apparatiniky) che sfoggiava una enorme sciarpa candida neanche avesse il
raffreddore. Solo due su oltre quattrocento. Prevedibile che la cosa girasse
male.Come infatti.
Nonostante tutto
l’atmosfera, a guardare i servizi fotografici, sembrava felice, da gita
scolastica. Molte delle deputate biancovestite a far capannello e a ridere e ad
abbracciarsi e scattar foto ricordo. Come capitava ai tempi del liceo. Che
magari fossero effettivamente di ricordo quelle foto. Nel senso che siano proprio
le ultime fatte in Parlamento prima del tutti (maschietti e femmine) a casa. Che così magari si cambia il personale
politico ed entrano in Parlamento quelle donne cresciute senza complessi di
inferiorità. Come diceva Margherita Hack. E quegli uomini che non sono
d’apparato ma magari solo di buon senso. E per esagerare pure competenti.
Combattive lo siamo ma piu che di quota rosa ( ???) Parlerei di merito il resto e‘ propaganda e disinformazione.
RispondiEliminaUomini che “ donano“ quota rosa a chi? Probabilmente a chi si sottomette!!!
sarebbero state un male necessario, in vista di soluzioni vere, come la rivoluzione sociale, economica e culturale che si produrrebbe, se in Italia venissero adottate norme sul congedo parentale analoghe (o anche, perché no, molto più coraggiose e spinte) a quelle adottate ad esempio in Svezia (le quali rendono economicamente svantaggioso, per le aziende, discriminare le donne in sede di assunzione).
RispondiEliminaMagari le donne potessero vivere in un mondo un po' meno maschilista! Non ci sarebbe alcun bisogno di parlare di quote. Le quote finora hanno premiato tutto tranne che capacità', competenza e merito. Spesso sono il prodotto di scelte di uomini. Le donne crescono senza complessi di inferiorità e sono combattive, ma contro i muri di gomma provate voi a vincere, poi ne riparliamo. La battaglia e' persa in partenza.
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