La Boschi si nasconde dietro i poteri forti, ma non
dice (come D’Alema) chi siano. Angelino sulle orme di Maroni farà gettare 300
milioni, non sono ancora gli 800 a cui arrivò il leghista ma con l’esperienza
si farà. Renzi invita all’astensione avendo davanti l’esempio di Craxi di cui
sta imitando gli atteggiamenti. Come noto l’avventura politica di Bettino non
finì bene.
La storia, ma
più spesso la cronaca, ha talvolta il gusto amaro di ripetersi. Lo fa con la
perfidia del piacere masochista: andare alla ricerca delle minchionate più
trucide per periodicamente ripresentarle. Se han goduto i primi possono godere
anche i secondi e magari pure altri a venire. Non c’è che fare è da sempre che
si gira in questo modo e cambiare verso vien difficile. Soprattutto a quelli
che han raccattato qualche beneficio proprio dal grido «cambiare verso.» Che
poi il verso è rimasto lo stesso.
Maria Elena nel
senso di Boschi e Massimo nel senso di D’Alema, a quando si dice, non si amano,
anzi di detesticchiano. Uno con l’aria che vuol essere sprezzante ed è solo
caricatura l’altra invece sempre in atteggiamento da secchiona. Hanno qualcosa
però che li unisce: i poteri forti. Una minchionata. Logica ancor prima che
politica. La dizione “potere forte” è una tautologia. Un potere se non è forte che potere è. Difficilmente si sono visti in giro poteri deboli. Passi per D’Alema,
inventore dell’allocuzione, che non ha finito l’università e quindi mostra
qualche lacuna, ma la Boschi laureata in giurisprudenza dovrebbe ben saperlo. Anche
se, come ha tenuto a raccontare, della razza sua è la prima che ha studiato. Alla
Guccini. Che ci siano questi poteri forti i due lo sbandierano ma chi siano e dove
stiano non lo dicono. Praticamente come l’araba fenice. Anche perché la Boschi sta
al governo come un pezzo da novanta della lega delle cooperative, fino all’altro
giorno aveva come collega un’industriale, Confindustria è sdraiata sulla linea,
che poi è la sua, i favori fatti ai manager delle banche sono millanta, sui
petrolieri manco a dire e i media nella grande maggioranza sono renzincensanti.
Quindi chi rimane fuori? Non che la situazione fosse diversa quando al governo
c’era Massimo LeaderPd. In quell’epoca c’era chi diceva: «Se parlassero in
inglese sembrerebbe di entrare in una merchant bank» che è stato un bel
complimento, volendo, fatto da uno che di potere se ne intendeva. Senza contare che qualche azienda, magari
dell’orbita Finmeccanica, chissà se rientra
nei poteri forti, detestava al punto il Massimo da far pubblicità sulla rivista
della sua fondazione. E nella foga della difesa la Maria Elema fa qualche
scivolone. Come quando dice a La Stampa:«posso
sbagliare, ma mai in malafede» Grave errore. Il concetto di sbaglio presuppone
la buona fede altrimenti non si chiama sbaglio ma inganno o peggio truffa.
Giusto per dirne due. Così come, più appropriatamente allo stesso modo. si
definisce l’errore quando in malafede.
Angelino Alfano
ha molte cose che lo differenziano da Roberto Maroni: è siciliano mentre
l’altro è lombardo, è alto mentre l’altro è bassotto, è un ex democristiano
mentre l’altro faceva l’extraparlamentare, si veste con un certo gusto mentre l’altro
sembra sempre infilato in un sacco, è mancino e l’altro no. Poi i due hanno
anche alcune cosucce in comune: sono stati alleati nel centro destra hanno scaricato
il loro mentore, hanno occupato, in tempi diversi, e con la stessa qualità, il
posto di ministro degli interni. Non ultimo amano sprecare i soldi degli
italiani. Come? Moltiplicando le giornate elettorali. Il Maroni riuscì a far
sprecare all’incirca 800 milioni facendo tenere due referendum (400 mio per
volta) in giorni diversi da altre consultazioni elettorali che cadevo nello
stesso periodo. La prima volta, nel 2009, il referendun sul Porcellum che non raggiunse il quorum , fu piazzato tra il primo ed il
secondo turno delle amministrative. La seconda fu nel 2011, referendum su
nucleare ed acqua, per timore del quorum non fu accorpato alle elezioni che
coinvolgevano la metà dei comuni italici. Quella volta al Maroni e agli altri
furbetti gli andò male: persero il referendum e pure le amministrative. Ora ci
riprova l’Angelino la spesa pare sia inferiore, solo 300 milioni che magari
potrebbero essere utilizzati per riparare scuole o strade o piccole
infrastrutture, magari proprio in Sicilia. E invece no, quando uno ha
inaugurato un filone di minchionate subito trova emuli.
Anche il giovine
Matteo Renzi si è iscritto alla lista dei replicanti di minchionate. Ha preso
come esempio nientepopodimenoche Bettino Craxi, per intenderci quello che invitò
gli italiani ad andare al mare invece che votare sulla preferenza unica. Era il
9 giugno del 1991, l’inizio della fine del potere craxiano. Alleluja. Quella
volta 27 milioni di elettori, il 62,6 per cento respinsero l’invito
qualunquista e un po’ becerotto.
Però la saggezza non è pianta stabile e una volta germogliata non è detto che
attecchisca. L’italico popolo è bizzarro e chissà mai che, solo per fare il
bastian contrario, non decida d’esser saggio e vada a votare. In ogni caso ce
ne si farà una ragione.
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http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/10/indovinello-ha-fatto-buttar-via-800.html
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Ma i giornalisti ed i proprietari di giornali non sono poteri forti ? Non sono, grullescamente parlando, Kasta ? Il gruppo Espresso dovrebbe pagare 10 mln di euro a Crocetta, forse vogliono l'impunità ?
RispondiEliminaIl problema è che se aggiungiamo anche la riforma del senato (e successiva modifica dell'art. 138 Cost.) e la legge elettorale (Italicum) viene da chiedersi se l'empeachment previsto dalla Common Law non sia applicabile in Italia. La risposta è ovvia e e viene da riflettere sull'attualità per come è che la Costituzione va attuata anche emendandola, per esempio, sull'art. 90:
RispondiEliminaIl Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Considerando che si è arrivati all'evidente contrasto della mancanza di tutele nella attuata e scientifica contrapposizione tra diritti e doveri vincolanti solo per una parte preponderante ma senza voce del popolo, sovrano per modo di dire, mentre lascia mano libera totale, e senza tutele, neanche da parte del Capo dello Stato, all'uomo solo al comando dell'impero della moneta privata e del debito pubblico. Se fossi un avvocato, oltre che Vicario imperiale, proverei in tutti i modi ad essere Don Chisciotte pur di tentare di ridestare la coscienza di un popolo inerme e alla disperazione, sofferente per mancanza di società civile e di prospettiva. Vorrei continuare, ma parlerei di soluzioni possibili e, invece, abbiamo necessità di nutrirci di dissenso e di distinzione tra buoni e cattivi, tra miserabile e benefattori...così va il mondo. La riprova? Anche la pletora di giuristi e costituzionalisti si fermano sul punto, perdendo una storica occasione, come spesso è già capitato, di essere fautori del cambiamento possibile, bastava sporcarsi le suole delle scarpe appena un po' e chissà....riflettendo anche sui sufficienti no alla Camera e al Senato sulla vicenda. Parlo evidentemente di "Coordinamento Democrazia Costituzionale". Chissà quando sarà l'occasione che, fuori dalle distinzioni porposte da categorie non più d'interesse, superando la partitocrazia attuale, si parli di rinnovato esercizio della sovranità popolare, finchè le libertà democratiche ancora consentiranno di votare un Parlamento del Popolo fatto di donne e uomini degni e capaci. Buona vita.
Magari Renzi & Company Saranno Spazzati Via Come Craxi e Compagnia Bella...Speriamo...
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