La storia del nostro Paese è quasi tutta all'insegna della orfanilità. Da sempre.
All'inizio furono Romolo e Remo che si avvalsero dei servigi di una lupa per supplire alla infausta situazione e i risultati di tanto nutrimento si son visti nei secoli a venire. Poi, sempre in epoca romana, si trovarono in simile ambascia i due Gracchi, Tiberio e Gaio, di cui la madre Cornelia disse «haec ornamenta mea» (1), mentre di tutt'altro tenore furono le parole usate da Agrippina nei confronti del figlio Nerone, anche lui orfano. E pure le epoche successive non hanno proprio scherzato. Furono orfani Dante, Caravaggio, Alfieri e Giovanni Pascoli che con la poesia della cavallina storna ha incattivito e sfranto intere generazioni di liceali. In epoca unitaria, poi il libro Cuore ha celebrato l'apoteosi del piccolo eroe orfano: la piccola vedetta lombarda, il tamburino sardo, il piccolo Marco che va dagli appennini alle ande, tutti orfani. Un vero disastro. Ai giorni nostri, che per fortuna il fenomeno si è ridotto drasticamente, pare sia subentrato un certo qual piacere nel dichiararsi “orfani”, virtuali.
E così Mario occhi di ghiaccio Monti (che quasi quasi neanche Paul Newman) si è dichiarato orfano dei poteri forti (che subito si sono affrettati a smentire sia la forza che la genitorialità), mentre già da tempo l'intera nazione si sentiva orfana di tutti quei geniali cervelli che son fuggiti per andare a cercar fortuna altrove. E' tornato il mito deamicissiano di viaggiare senza genitori al seguito. Questa condizione di “senza famiglia” è ovvio che ci pesi e che ci renda anche un pochino tristi. Soprattutto se pensiamo alle altre nazioni, giusto per dire la Germania , il Regno Unito e anche la Francia, che sembrano invece famigliole così unite allegre sorridenti e felici. E sopratutto con tutti i loro gradi di parentela, genitori inclusi, al loro santo posto. E lo scoramento della nazione senz'altro è aumentato quando ci si è messo di mezzo anche Flavio Briatore. Sì, l'ha detto e l'ha confermato: lui ci renderà orfani del Billionaire e di sé stesso. Dramma.
Flavio Briatore cervello in fuga |
Il Paese tutto vacillerà, piegherà le ginocchia, sarà sul punto di cadere ma l'afflato per la crescita e per la ripresa probabilmente l'aiuterà a sopravvivere.
Anzi. sopravviverà:“più felice e più gioioso che pria. Bravo. Grazie”. Come ghignava Petrolini.
E se, si fa tanto per dire, l'esempio di Flavio da Cuneo (dove Totò fece per tre anni il militare) fosse seguito anche da altri? E se altri cervelli del suo stesso calibro decidessero di abbandonare il paese?
Daniela Guarnero Santanchè |
PS. Non si è detto di Silvio Berlusconi e di Mariano Apicella. Loro si danno per già andati.
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(1) "Questi sono i miei gioielli" disse Cornelia mostrando i propri figli ad una matrona che frequentava il Billionaire dell'epoca.
(2) http://www.ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/02/ecco-giovanna-melandri-il-ritorno.html
Ecco...diciamocello se se ne andassero quelli citati nel puntiglioso elenco...Castruccio caro, noi potremmo evitare quel 'famoso' barcone di cui parliamo spesso, su queste pagine, e soprattutto io eviterei la tua presenza sul barcone medesimo...
RispondiEliminacomunque, nel caso non si avverasse la diaspora, che hai prefigurata ( fatemi sognare ) mettiamoci d'accordo sin da adesso: io vado a poppa, sul barcone, tu, per favore a prua...senza se e senza ma....