Ciò che possiamo licenziare

lunedì 10 aprile 2023

E non sono fascisti

 Sul non fascismo del Governo della Meloni Giorgia ci scommettono tutti o quasi. Alcuni provvedimenti hanno sapori strani, ma non sia mai accostarli all’esecrato ventennio. Stare oggettivamente con Orban, che pure ci mette le dita negli occhi, sulla questione Lgbtqi non sembra mossa lungimirante.

Da quando il governo della Meloni Giorgia si è installato l’opinione corrente (in inglese mainstream) ha sostenuto che non ci fosse pericolo fascista. Nello specifico non sono stati pochi, il Bonaccini Stefano incluso, a sostenere di non vedere un pericolo fascista: il governo non è fascista, la Meloni non è fascista, il La Russa non è … beh su questo si tratta di lavorarci ancora un po’. Insomma possiamo, potremo, potremmo dormire sonni tranquilli: non vedremo sfilare manipoli in camicia nera, non vedremo fez abbinati a manganelli e bottigliette di olio di ricino, non vedremo braccia tese nel saluto romano, questo soprattutto perché la Meloni ha minacciato di tagliare personalmente tutte le braccia tese che vedrà in giro. Lodevole aspirazione, ma di difficile applicazione. Quella promessa pare abbia comunque tranquillizzato almeno una parte dei pochi restanti preoccupati. Tuttavia alle premesse eteree sono seguiti i fatti, tremendamente più concreti, come emanare leggi draconiane contro le feste deliranti (in inglese rave party) e contemporaneamente impedire le intercettazioni per accertare le malfatte di presunti evasori fiscali, presunti truffatori ai danni dello Stato, presunti autori di corruzioni di testimoni e presunti autori di quisquiglie simili nonché proporre di poter eleggere deputati e senatori condannati in primo grado. In aggiunta, tanto per dire, obbligare le ong a effettuare un solo salvataggio per soccorso e spedirle a scaricare il loro tragico fardello nei posti più astrusi e non certamente nei porti più vicini, un grazioso modo di allungare le crociere dei migranti che tanto hanno bisogno di riposo. In seguito la proposta di legge di punire con salatissime multe chi utilizzerà parole straniere e questo per salvaguardare la purezza della lingua, storia già orecchiata. Infine, per non farsi mancare nulla, il governo ha deciso di non far parte delle quindici nazioni (Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria, Irlanda, Malta, Danimarca, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Svezia, Slovenia, Grecia e Finlandia), aderenti al ricorso contro l’Ungheria, colpevole di aver emanato leggi discriminanti le persone Lgbtqi. Leggi un pochetto fasciste, ma evidentemente non troppo. Il modo in cui Orban si sta muovendo verso la comunità Lgbtqi ha qualche assonanza con quello messo in essere dai  nazisti nell’applicazione del famigerato piano AktionT4¹. Per inciso il ricorso è stato intentato dalla Commissione Europea davanti alla Corte di Giustizia della UE. A sostenere l’Ungheria, come ti sbagli, i paesi del gruppo di Visegrad, tutte nazioni ultrademocratiche, per nulla bigotte, per nulla razziste e per nulla contrarie ai diritti civili. C’è però nell’atteggiamento del Governo Meloni l’aggravante tipica dei pusillanimi: non essere dichiaratamente schierati né di qua né di là. Qualità italica il giusto che va a braccetto con l’indifferenza come più volte ricordato dalla Senatrice Lilliana Segre. Ma tutto questo non è fascismo. Ancora.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

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¹https://ilvicarioimperiale.blogspot.com/2014/02/breve-storia-di-aktion-t4il-matto-mio.html


2 commenti:

  1. Con questi accorre molta fortuna.

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    1. Con la fortuna non si sconfiggono nè l'ignavia nè l'indifferenza, ridordare le leggi raziali del 1938. Occorre una cultura forte e una forte mobilitazione, il che tradotto significa stare nel territorio con costanza e determinazione.

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