Il dico non dico entra in politica: l’hanno usato sia il Bersani Pierluigi sia il Della Valle Diego. La chiarezza in politica, almeno in teoria, paga anche se creare confusione ha i suoi vantaggi e Meloni &Company lo sanno bene.
Nella cassetta
degli attrezzi dei politici sta ben in vista la capacità del parlare oscuro e con
metafore di difficile logica. In questo i vecchi democristiani erano
imbattibili e il Moro Aldo un vero artista, una per tutte: le convergenze parallele: ci incontreremo un giorno, chissà quando,
chissà dove, chissà perché. Anche i comunisti avevano le loro, ma con un
repertorio più striminzito: incontro
franco e leale (abbiamo litigato), il dibattito è stato aspro (per poco non
ci si cavava gli occhi), ma oltre a questo c’era ben poco. Gli altri partiti, un
po’ meno chiese, un po’ meno creativi erano dunque un po’più diretti e chiari. Nelle
ultime puntate di otto e mezzo è
spuntato un altro attrezzo vagamente affine a quel dico
non dico dal suono un vagamente omertoso. Di solito è tecnica usata nelle
liti in famiglia e nei bar, in politica sembra fuori luogo. L’ha usato però il
Bersani Pieluigi nella puntata del 28 marzo dove a domanda sul decreto
sedicente Salvini risponde:«Si vuol deregolare non per efficienza… perché
lasciamo stare eh…!» Come: lasciamo stare? Se c’è da dire, magari da denunciare
qualcosa o qualcuno bisogna farlo hic et
nunc, altrimenti questo si trasforma in uno di quei messaggetti per gli
amici dei nemici. Alla puntata partecipa anche il Bocchino Italo, stranamente
in grande spolvero, capace di utilizzare queste incertezze e ne approfitta con
un provocatorio: «Vedi fascisti in giro?» La risposta è in due tempi: «Sì!» E qui il cuore si allarga: finalmente un po' di verità. Alla
ribattuta:«Dove?» Segue:«Ti porto delle fotografie.» E qui lo scoramento. Ma come, delle fotografie? Anche
qui fuori i nomi, fuori le circostanze, fuori i fatti. E ce ne sono: dai migranti, agli aiuti agli evasori, allo schiacciamento dei più deboli .... Poi ti
domandi perché la gente non vada a votare. E di fascisti, nei termini e nei
modi, ne girano addirittura in Parlamento.
Nella puntata del 29 marzo anche il
Della Valle Diego s’è esercitato con lo strumento: ha diviso gli imprenditori
tra i seri e i furbatti. Alla domanda chi siano i secondi ha risposto:«Quelli
che hanno lasciato il Paese fingendo di stare qua.» «Ha chi sta pensando?»
chiede la Gruber Lilli, ma la risposta è evanescente, come non si conoscessero
le antipatie del Della Valle Diego e allora tanto vale dire. Chi invece, all’apparenza,
sembra parlare chiaro, il che non vuol dire veritiero, è la maggioranza. Ed ecco parlare delle vittime dei naufragi come di casualità e non vera scelta politica, tanto per dirne una.Poi c’è stata
la trovata del LaRussa Ignazio: ha disegnato quanto successo a via Rasella come
l’attacco ai musicisti di un corpo bandistico, oltre a tutto già avanti con l’età.
E quindi la trovata sulla tutela della lingua italiana: bere brandy e cognac
diventerà un’impresa. Ed è di oggi l’aver addebitato con chiarezza gli attuali
ritardi nel pnrr al Draghi Mario, oggettivamente attribuirli a chi governa da
sei mesi è francamente ridicolo. Come ridicolo è aver ripescato il ponte sullo
stretto. Ma almeno, castronate incluse, questo governo parla chiaro e poi ci si
domanda perché i pochi andati ai seggi
li abbia votati.
Buona Settimana
e Buona Fortuna.
Nessun commento:
Posta un commento