Ciò che possiamo licenziare

lunedì 3 aprile 2023

Quel dico, non dico.

Il dico non dico entra in politica: l’hanno usato sia il Bersani Pierluigi sia il Della Valle Diego. La chiarezza in politica, almeno in teoria, paga anche se creare confusione ha i suoi vantaggi e Meloni &Company lo sanno bene.

Nella cassetta degli attrezzi dei politici sta ben in vista la capacità del parlare oscuro e con metafore di difficile logica. In questo i vecchi democristiani erano imbattibili e il Moro Aldo un vero artista, una per tutte: le convergenze parallele: ci incontreremo un giorno, chissà quando, chissà dove, chissà perché. Anche i comunisti avevano le loro, ma con un repertorio più striminzito: incontro franco e  leale (abbiamo litigato), il dibattito è stato aspro (per poco non ci si cavava gli occhi), ma oltre a questo c’era ben poco. Gli altri partiti, un po’ meno chiese, un po’ meno creativi erano  dunque un po’più diretti e chiari. Nelle ultime puntate di otto e mezzo è spuntato un altro attrezzo vagamente affine a quel  dico non dico dal suono un vagamente omertoso. Di solito è tecnica usata nelle liti in famiglia e nei bar, in politica sembra fuori luogo. L’ha usato però il Bersani Pieluigi nella puntata del 28 marzo dove a domanda sul decreto sedicente Salvini risponde:«Si vuol deregolare non per efficienza… perché lasciamo stare eh…!» Come: lasciamo stare? Se c’è da dire, magari da denunciare qualcosa o qualcuno bisogna farlo hic et nunc, altrimenti questo si trasforma in uno di quei messaggetti per gli amici dei nemici. Alla puntata partecipa anche il Bocchino Italo, stranamente in grande spolvero, capace di utilizzare queste incertezze e ne approfitta con un provocatorio: «Vedi fascisti in giro?» La risposta è in due tempi: «Sì!» E qui il cuore si allarga: finalmente un po' di verità. Alla ribattuta:«Dove?» Segue:«Ti porto delle fotografie.» E qui lo scoramento. Ma come, delle fotografie? Anche qui fuori i nomi, fuori le circostanze, fuori i fatti. E ce ne sono: dai migranti, agli aiuti agli evasori, allo schiacciamento dei più deboli .... Poi ti domandi perché la gente non vada a votare. E di fascisti, nei termini e nei modi, ne girano addirittura in Parlamento.  Nella puntata del 29 marzo anche il Della Valle Diego s’è esercitato con lo strumento: ha diviso gli imprenditori tra i seri e i furbatti. Alla domanda chi siano i secondi ha risposto:«Quelli che hanno lasciato il Paese fingendo di stare qua.» «Ha chi sta pensando?» chiede la Gruber Lilli, ma la risposta è evanescente, come non si conoscessero le antipatie del Della Valle Diego e allora tanto vale dire. Chi invece, all’apparenza, sembra parlare chiaro, il che non vuol dire veritiero,  è la maggioranza. Ed ecco parlare delle vittime dei naufragi come di casualità e non vera scelta politica, tanto per dirne una.Poi c’è stata la trovata del LaRussa Ignazio: ha disegnato quanto successo a via Rasella come l’attacco ai musicisti di un corpo bandistico, oltre a tutto già avanti con l’età. E quindi la trovata sulla tutela della lingua italiana: bere brandy e cognac diventerà un’impresa. Ed è di oggi l’aver addebitato con chiarezza gli attuali ritardi nel pnrr al Draghi Mario, oggettivamente attribuirli a chi governa da sei mesi è francamente ridicolo. Come ridicolo è aver ripescato il ponte sullo stretto. Ma almeno, castronate incluse, questo governo parla chiaro e poi ci si domanda perché i pochi  andati ai seggi li abbia votati.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

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