Ciò che possiamo licenziare

venerdì 25 marzo 2022

Guerra Ucraina Russia. Chi vince e chi perde.

Nelle guerre si sa perdono tutti. La Russia potrebbe stravincere, ma non lo fa. L’Ucraina dovrebbe straperdere, ma resiste. Joe Biden è venuto a visitare i vassalli. Gli europei sono uniti nell’essere divisi e pensano al dopo. I giornalisti per la più parte sono sdraiati sulla linea di Draghi, che non è ancora quella del governo.


Lucio Caracciolo, ottoemezzo di giovedì 24 marzo, ha detto che Putin ha perso la guerra nel momento in cui l’ha incominciata. La frase è retorica oltre il giusto e di suo non dice niente di originale. Di leader che hanno perso la guerra nel momento stesso in cui l’hanno iniziata sono piene le fosse e tanto per dire nel mazzo ci stanno anche Henry Truman, guerra in Corea, Lyndon Johnson, guerra in Vietnam e per carità di patria meglio fermarsi qui. A Lucio Caracciolo s’è accodato Carlo De Benedetti, bontà sua, aggiungendo che ha incontrato Putin una sola volta e l’ha trovato di ghiaccio. Evvabbene. Dopo di che, un mese fa, militari ed esperti, pretesi o veri, sostenevano che la potenza militare della Russia avrebbe potuto schiacciare l’Ucraina in breve tempo, ma che non lo faceva sapendo di non poter tenere una nazione molto vasta e un popolo inferocito. A quanto pare l’esercito ucraino si sta dimostrando più forte di quello che i russi e gli europei pensavano. Al dunque la Russia per vincere sul campo dovrebbe perpetrare una strage. Difficile per le potenziali reazioni. L’esercito ucraino difficilmente riuscirà a cacciare dal suo territorio l’esercito avversario. Quindi situazione di stallo. Dei due non vince nessuno. L’Europa si dichiara unita, ma essendo solo un’espressione geografica, può unicamente organizzare summit che lasciano il tempo che trovano e dove comunque tutti pensano più al dopo che all’oggi e a che vantaggi trarne. Macron insiste nel proporre mediazioni, Boris Johnson dice che bisogna inasprire le sanzioni, che fanno più male a chi le fa che a chi le riceve. Draghi out of the blue se ne esce col dire  che l’Ucraina deve entrare in Europa, giusto per favorire l’iniziativa di Macron e non irritare la Russia. E in ogni caso i soldi a Putin per continuare la guerra li da l’Europa e in particolare la Germania e l’Italia. Evviva. Ieri a Bruxelles c’era anche Joe Biden. Tutti a esaltare la prima volta di un Presidente americano al meeting europeo. Nessuno ha pensato che l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Fuor di metafora: l’America si fida poco della Europa ed è venuta a controllare che le cose vadano per il verso giusto, Almeno formalmente. E anche qui non vince nessuno. In compenso i giornalisti italiani si accapigliano sul caso Alessandro Orsini appena cacciato dalla RAI. A Piazza Pulita, Mario Calabresi, Fabrizio Fubini e Nathalie Tocci si sono scatenati, a livello personale, contro Alessandro Orsini che mi è parso, nelle argomentazioni, confuso di suo. Non che gli altri tre abbiano dimostrato idee chiare. Il tema era: è giusto impedire a Orsini di dire la sua? Lo svolgimento poteva essere semplice: si/no, cancellare quello che non interessa. Invece i tre dell'ave Maria hanno detto: Orsini è in tutte le trasmissioni (Calabresi), non lo conosco, ma mi fido di Gramellini (Fubini, beato lui), non è mai stato in Ucraina e in Russia e quindi che ci sta a fare qui (Tocci). Sul merito neanche una parola, invece l'hanno, metaforicamente, buttato dalla finestra. Per la fortuna di Alessandro Orsini una vera nelle vicinanze non c'era. Quindi accaniti aggressori e un martire. E quindi anche qui pari e patta. Stupisce che nessuno si sia mai domandato se poi all’America interessi veramente che la guerra finisca presto.

Buona settimana e buona fortuma

 

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