Paolo Naccarato di Gal,
per salvare il governo Renzi si inventa stabilizzatore che è come fecero Razzi
e Scilipoti da responsabili per
Berlusconi. Ma Naccarato dice di non essere come Scilipoti.
Che oggettivamente è da fuoriclasse e se Groucho Marx volesse buttare un occhio agli sgarrupati
politici italiani ne avrebbe da imparare. E si è certi che lo farebbe con tutto
il cuore. Le battute quando son belle non fanno in tempo ad invecchiare che
subito trovano ammaliati propalatori. Tra quelli dell’ultima leva si trova
anche, non essendo il solo, il senatore Paolo Naccarato delle cui gesta si
ricordano solo gli aficionados delle
cose del palazzo.
Detto senatore fa attualmente
(avverbio con cui si intende un lasso di
tempo dai confini labilissimi) parte del gruppo definito Gal, acronimo che sta
per Grandi autonomie e libertà. Non che sia politicamente nato in questo
dadaista gruppo, lui viene da lontano. Originariamente democristiano, con specifiche
ascendenze cossighiane, nel 1998 diede vita
a Udr insieme a Mastella, Buttiglione e vari altri. Quindi per due anni,
2006/2008, ha fatto parte del secondo governo Prodi. Nel 2012 aderisce a Italia
Futura e nel 2013 si presenta con la Lega Nord, di qui transita in Ncd per poi approdare in Gal. Praticamente un viaggiatore continuo
che al confronto i bistrattati Razzi e Scilipoti di salti della quaglia ne
hanno fatto solo uno: dall’Idv, e Di Pietro torna in ballo, al gruppo dei sedicenti
responsabili che poi voleva dire Pdl. E infatti ora seggono in senato nelle file
di Forza Italia. Le motivazioni ufficiali di quel passaggio furono il bene del
Paese la necessità di garantire continuità al governo che tornare alle urne
sarebbe stata una iattura. Ce la fecero. Le motivazioni cosiddette ufficiose
facevano parte di altra categoria: la necessità, disse il Razzi, di garantirsi
nel presente la continuità dell’indennità parlamentare e nel futuro il
vitalizio. Intenzioni queste sdegnosamente rigettate dal Naccarato.
Innanzitutto il
Naccarato, e gli altri che stanno con lui, hanno deciso con un colpo di creatività
di darsi come qualifica quella di «stabilizzatore» Che se essere responsabili
comporta delle responsabilità lo stabilizzare la situazione suona quasi come
atto neutro. Che poi mettersi a garantire lo status quo degli avversari suona bizzarro ma tutto può essere fatto
nel supremo interesse del Paese. Anche perché se si andasse ad elezioni
anticipate è da vedersi se tutti gli stabilizzatori, che ovviamente sono tenuti
da una famiglia, potrebbero trovare un posto in lista e soprattutto essere
eletti. Quanto poi al sospetto di voler mantenere nel presente scranno e
relativa indennità neanche a parlarne. E comunque dopo la confessione, a sua
insaputa, di Razzi vien difficile pensare che qualcun altro ci caschi un’altra
volta anche perché il Razzi aveva bollato i suoi colleghi come malfattori ognuno
dei quali intento a curare i casi suoi piuttosto che quelli della nazione. E i
malfattori in genere sono astuti e colgono al volo le situazioni.
Se una volta ci si
poteva immolare al grido di «Dio lo vuole» ora, nell’epoca del laicismo
imperante viene meglio farlo perché il «Paese lo vuole». E di fronte al bene
supremo come non sacrificarsi? E così si ripercorre lo stesso sentiero del duo,
che poi erano di più, Razzi-Scilipoti. Ma poiché non fa fine ecco cadere il
distinguo: «io responsabile (come Scilipoti) ma non come Scilipoti» Che ad
essere nei panni di quest’ultimo forse varrebbe la pena di valutare se non ci
siamo gli estremi per una quereluccia per diffamazione. Anche se poi si
finirebbe davanti alla Giunta per le autorizzazioni e lì, il caso Calderoli-Kyenge
docet, il diritto presenta letture
difformi oltre che metodi bizzarri
Diceva Benjamin
Franklin che stupidità è fare sempre la stessa azione, esattamente nello stesso
modo, sperando che il risultato cambi. O che ne cambi la definizione. Comunque alla
fine ognuno si inganna come crede.
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