Ciò che possiamo licenziare

sabato 26 novembre 2011

Alessandro Giuli ovvero: prima che il gallo canti






Eh sì, con queste semplici parole un hippy palestinese, la cui storia ebbe in seguito qualche successo a Broadway, profetizzò al suo delfino che lo avrebbe rinnegato tre volte. Il delfino, che originariamente si chiamava Simone, aveva avuto il nome cambiato in Pietro per future questioni di edilizia e di relativa tassazione ici . L'hippy era ieratico ma come già aveva dimostrato durante una cena ed una scampagnata in collina era pragmatico e aveva una lungimiranza non comune.
Stessa lungimiranza ci si sarebbe aspettata da Berlusconi Silvio che vantava, almeno idealmente, qualche legame con il padre dell'hippy.
Certo Berlusconi Silvio aveva già raccontato di aver camminato sulle acque, almeno in una barzelletta di sua invenzione, ma non ha fatto in tempo a dire la battuta del gallo. In compenso i rinnegatori si sono già messi all'opera.
Uno di questi, Alessandro Giuli vice-direttore de “il Foglio” circa 15.000 copie tirate e, se va bene, 5.000 vendute, ha deciso di rinnegare in diretta sul terzo canale radio Rai (1) durante la trasmissione prima pagina (2).
Ad un ascoltatore, Carlo da Ferrara, che gli chiedeva del fallimento della rivoluzione liberale promessa da Berlusconi Silvio nel 1994, Alessandro Giuli, classe 1975 e già spocchiosetto, ha allegramente demolito quello che il suo telediarroico direttore chiama con amore (chissà se anche il suo è mercenario) il cav. Che sta per cavaliere e non per cavatelli.

Come un rinnegatore di lungo corso Giuli parte subito pesante e chiosa con un “faticosamente” l'affermazione dell'ascoltatore che dava atto al foglio di aver sostenuto i governi di centro destra.
Poi ammette, prima rinnegazione, che la “rivoluzione liberale è evidentemente fallita” che, se se ne sono accorti anche al foglio, dev'esseere un fatto più che acclarato.
La causa di questo fallimento?
Seconda rinnegazione: C'è stata una diarchia terrificante in questi tre anni tra Gianni Letta e Giulio Tremonti che rappresentavano 2 poli di un modo di vedere la realtà politica ed economica estremamante diversi. S'è perso tempo. – insiste implacabile il rinnegatore – Il grande fallimento del centro-destra è stato un fallimento di caratteri e di uomini prima ancora che di strategie politiche. E alla prova dei fatti Berlusconi si è dimostrato inadeguato, vuoi anche per questioni d'età a quella che era la missione del '94”. Con ciò dicendo che il povero Berlusconi non era quel grandioso rodomonte, decisionista e padrone della situazione come voleva far credere ma un semplice vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. Un pupo di cui altri tiravano i fili, ed è per questo che cantavano meno male che Silvio c'è. Un altro li avrebbe fatti a pezzi.

Terza rinnegazione: “Ha fatto un patto unitario con Fini poi se ne è liberato. Quello forse è stato un errore per la meccanica che ha dato vita alla separazione. E' imploso e ha pensato di sopravvivere comprandosi il consenso di qualche deputato, comprandoselo non con i soldi necessariamente. Comunque è un fallimento politico da parte di un grande leader impolitico.” In altre parole era un incapace.
Poi il gallo ha cantato.
Ehi, il virgolettato non è di Vendola e nemmeno di Grillo e neanche di Fini. Quello che parla è uno che faceva parte della guardia imperiale.
Al confronto Crosetto, ex sottosegretario alla difesa che ha definito Berlusconi una testa di c... sembra uno di fede adamantina lontano anni luce da qualsiasi Giuda.
Incontrato in un bar vicino al tribunale mentre succhiava un chupa-chupa Berlusconi ha commentato queste dichiarazioni: “sono lontani i tempi in cui ero paragonato al piccolo Lenin (vedi http://ilvicarioimperiale.blogspot.com/2010_03_01_archive.html ) e chi mi manca di più è Sandro Bondi che aveva la stessa funzione della coperta di Linus. E un po' lo stropicciavo anche.”
Poi come sopra pensiero: “ora per essere in pari mi manca il bacio, il sinedrio, il Golgota e la resurrezione. - mi guarda e aggiunge - Lei che dice?.”
Contraccambio lo sguardo e rispondo “Eh, sì...” mentre penso poer nano.




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(1) La trasmissione prima pagina va in onda tutti i giorni su Rai Radio 3 alle 08,15 e consta di due sezioni nella prima ha luogo la lettura dei giornali e nella seconda il filo diretto con gli ascoltatori Ogni settimana il consuttore cambia, quasi sempre si tratta di giornalisti di grandi giornali nazionali, talvolta qualche direttore di testate di partito più raramente giornali locali e anche quelli, come il foglio appunto che hanno tirature e vendite da bollettini parrocchiali ma godono di speciali raccomandazioni.
(2) novembre 25, 2011, prima telefona del filo diretto

mercoledì 23 novembre 2011

Che bello nascere Maroni.

 Che bello nascere e vivere da Maroni, nel senso di Roberto.
In questo stato di grazia, non a tutti raccomandato, si possono raggiungere delle punte di non-sense che Charles Lutwidge Dodgson (in arte Lewis Carroll)* mai si è sognato di toccare.
Fin dall'inizio il ragazzo ha dato buona prova di sè infatti dopo aver militato per la bellezza di 8 anni in Democrazia Proletaria viene folgorato da Bossi. L' Umberto allora era solo un celodurista in potenza, cosa che avrebbe dovuto continuare ad essere visti i risultati ottenuti in atto, con quella pratica insana, anche se già prometteva bene come ruttatore.
Comunque, Roberto malpelo Maroni nel 1979 incontra Bossi e si converte al leghismo: l'epoca dei manifesti con le galline che sparano uova d'oro e dai titoli incoraggianti del tipo: “Lumbard Tas”. Oramai malpelo ha 24 anni e quindi un po' di ragione e qualche grano di sale in zucca dovrebbe possederlo, ma così non è. Capita anche agli avvocati, e lui avvocato lo è diventato.

Sempre per rimanere nel non-sense malpelo Maroni è il primo che diventa ministro dell'interno dopo essere stato condannato nel 1998 in primo grado (8 mesi), nel 2001 in appello (4mesi e 20 giorni) e nel 2004 in cassazione (pena pecuniaria di 5.320€) per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. By the way in appello la riduzione di pena fu dovuta all'abrogazione del reato di oltraggio. Chissà perché proprio in quel periodo.
Nel 2007 si presenta alle elezioni comunali di Porretta Terme e arriva come primo dei non eletti. Cosa già di per sé ridicola: ma come? Il numero due della Lega superato dai suoi stessi leghisti indigeni?
Bhe, la cosa non è stata isolata dato che tre anni dopo, anno domini 2010, furono felicemente trombati sia Roberto Castelli, aspirante sindaco di Lecco distanziato dal vincitore di 6 punti percentuali, sia Renato pacatezza Brunetta. 
Venezia e l'acqua alta hanno tirato un sospiro di sollievo e ringraziato sentitamente gli elettori..
Domanda perchè un boss nazionale leghista, che non è neanche emiliano vuol fare il consigliere comunale di Porretta Terme? Trattasi, come si usa dire con linguaggio ministeriale, di una ridente cittadina di circa 5000 abitanti dove la sinistra vince da sempre. Quindi, per usare un calambour una scelta simile implica di essere due volte maroni. Forse voleva essere invitato al Porretta Soul Festival con la sua band chiamata distretto 51? Che altrimenti gli tocca di pagare per poter suonare da qualche parte. E' già perché malpelo Maroni è un tastierista e a quanto dicono cronache maligne anche un tastatore. Comunque nel 2009 finalmente riesce a prendere possesso di uno scranno in comune ma, questo è il bello, non ci va quasi mai e nel 2010 lascia il campo perché, dice, “non ho tempo”. Forse se l'è presa perchè al festival l'hanno fischiato.
Oppure era troppo impegnato a svolgere le sue funzioni di vice conte. Già, anche lui, come il prode D'Alema Massimo, è Cavaliere del Sacro Ordine Piano (nel senso di Pio IX). L'onorificenza della città del Vaticano, assegnata tra gli altri anche a Josef Radetsky, Hailé Selassié e tanto per non far torto a nessuno anche a Franco Frattini, viene attribuita a “cattolici di distintissima condizione”. E malpelo Maroni in quanto a carità cristiana qualche lacunella ce l'ha, viste le sue posizioni nei confronti degli immigrati. Lui che voleva i sindaci sceriffi e che poi drammatizzando l'emergenza aizzava contro quei poveracci che rischiano la vita per cercare di campare un po' meglio. Tutto questo a riprova che anche oltre Tevere si sono bevuti, oltre a buoni vini, anche il cervello. E non da oggi.
Per arrivare al 22 novembre 2011 quando il prode leghista-tastierista si oppone alla proposta avanzata dal Presidente Napolitano di assegnare la cittadinanaza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia, come accade in Francia, USA e Canada giusto per fare alcuni nomi.

Malpelo Maroni, a radio Padania, se ne è uscito con un bella frasetta non-sense come da suo stile: “sono totalmente contrario allo ius soli perchè avremo centinaia di migliaia di coppie e poi sappiamo cosa succede.”
Già, ex ministro Maroni poi che succede? 
Non ci guardi con quell'espressione diversamente intelligente. 
Ce lo dica con parole sue.

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* Per il Trota, il padre spernacchiatore e la madre baby pensionata, nonché gli amici di porcate. Lewis Carroll è l'autore di Alice nel paese delle meraviglie. Il primo e più divertente libro di non-sense della storia ella letterartura inglese. Anche il Trota è un esempio di non-sense: è consigliere regionale, e già questo la dice lunga sulla logica padana, e in più chiama il padtre “capo”. Altro che Cappellaio Matto.

sabato 19 novembre 2011

I Savi di Sion tornano di moda

Copertina prima edizione 1903

I Savi di Sion (in russo: Протоколы сионских мудрецовche si pronuncia Protokoly Sionskich Mudrecov) con i loro corrosivi protocolli stanno tornando in circolazione.
Era da un bel pò che nelle nostre vicinanze non se ne sentiva più parlare, con esclusione di Damasco dove il volumetto viene dato come resto a chi compra due confezioni di chewingum. Ma Damasco non fa parte del mondo occidentale e in quelle zone l’idea del complotto ebraico per la conquista del mondo fa quasi parte del panorama.
Noi, in occidente, ci siamo evoluti dal 1903, data della prima pubblicazione dei Protocolli e apparentemente ancora di più dagli anni 30 durante i quali ci si imbesuiva terrorizzati al solo sentire il rombo del complotto demoplutocraticogiudaicomassonico. Che quando si finiva di pronunciarlo veniva addirittura sete per la fatica.
Recentemente dalle nostre parti l’idea del complotto (senza aggettivi mi raccomando) è stata tirata fuori episodicamente, solo in ambiti locali e più con l’aria di provarci che con non quella di crederci per davvero. In genere se ne è trovata traccia più sui campi di calcio che altrove. Qualche bello spirito ci ha provato anche in politica, come ad esempio Massimo vice conte D’Alema che ha parlato di poteri forti. Ovviamente senza meglio specificare. Che poi si tratta di una allitterazione concettuale: un potere o è forte o non è, ma d’altra parte D’Alema è quello più intelligente. Sob! Anche Silvio poer nano Berlusconi ci ha provato qualche volta ma, 1) non è intelligente come D’Alema, 2) non conosce la parola “allitterazione”, 3) gli scappava da ridere solo all’idea del complotto.
Quindi a parte quelli di Luciano Moggi, Adriano Galliani, Massimo Moratti e di qualche altra decina di presidenti di squadre di provincia, complotti planetari in giro se ne vedevano pochi. Questo fino a sabato 12 novembre.
Quel giorno Alessandro Nosferatu Sallusti si è fatto forza, che ce ne è vuluta tanta e ha squarciato il velo: ha tuonato con tutta la voce che ha in corpo contro il complotto mondiale delle banche.
Che poi sotto sotto ancora di Sion si sta parlando visto che i grandi banchieri hanno cognomi come Goldman, Sachs o Lehmann che suonano poco celtici. Oggettivamente.
Eh già, perché ci voleva un complotto planetario per far cadere Silvio poer nano Berlusconi. Ma va là, chioserebbe l'avvocatissimo Ghedini, che di complotti, complottini e complottoni, per professione ovviamente, ha magari qualche vaga conoscenza.
Poi si sa che per eccitare menti deboli non c'è nulla di meglio che prospettare qualche nemico intangibile, misconosciuto, magari anche virtuale sull'esempio degli anticristi o degli untori. Come ci ha raccontato negli anni del liceo quel tal Sandro autor di un romanzetto ove si tratta di promessi sposi*. Ma tant'è.
E quindi adesso via libera all'etichettatura di “poteri” che, di volta in volta, diventano opachi, occulti, criminali, esoterici, paranormali, trasparenti, in attesa di aggiungere altri qualificativi tipo deboli, filiformi, basculanti, telescopici o anche diversamente nascosti.
Alessandro Sallusti in posa da odalisca
Vita dura nei prossimi mesi per i novelli Savi di Sion costretti a ripetere un mai stanco copione che li vedrà raffigurati con unghie aguzze, pance strabordanti e perchè no nasi adunchi tanto per non discostarsi dagli originali,o secondo la moda del momento pronti ad infilar le mani nelle tasche degli italiani. Gesto e concetto di per sé ambiguo che oltre che rapinatorio sa anche di  lubrico.. Come nello stile del suo inventore.
Che invece se si uscisse dal vago e dalla denuncia anonima e si facessero nomi e cognomi, con tanto di prove, ovviamente, sarebbe di gran lunga meglio. Ma questo esporrebbe a rischi,
La voglia di innocenza “senza se e senza ma” che si accompagna con lo scaricare le proprie incapacità sull'ignoto altro è tipica dei vili che spesso sono anche adulatori e lusingatori e che, per la pena che loro inflisse Dante, di solito hanno un disgustoso odore**.
D'altra parte il ritorno alle origini è oltre che normale anche auspicabile.

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* Giusto per il Trota, il padre ruttatore, e gli amici di porcate, si tratta di una strofa tratta dalla poesia Sant'Ambrogio di Giuseppe Giusti (1809-1850)

** Adulatori e lusingatori Dante li piazza, sempre ad uso esclusivo del Trota e parenti ed affini, nella seconda bolgia dell'inferno immersi nello sterco.

lunedì 14 novembre 2011

Chi di Scilipoti ferisce di Carlucci perisce.


Che dire?
Che tenerezza mi ha fatto Silvio Berlusconi domenica sera mentre, come un bimbo diligente e anche un po’ secchione, compitava il gobbo che scorreva sotto la telecamera. Povero, costretto a recitare un discorso oggettivamente bruttino e pure un tantinello sconclusionato che mischiava “io” a “noi” e a “voi” e che tra le righe, così senza parere come fanno i piazzisti furbi, ammetteva quà e là qualche peccatuccio veniale: “mi sono dimesso per amore perché i mercati …” Che poi è come dire che i mercati lo ritenevano responsabile (e anche un cicinin irresponsabile,a dire il vero) perché altrimenti se ne sarebbero impippati della sua presenza. Forse anche il suo gostwriter, azzardiamo sia il paffutello neobuonista Ferrara (l’apostata), non ha saputo, almeno per una volta, mentire a sé stesso. E briciole di verità gli sono sfuggite tra le dita.
Si è anche impapinato, il Berlusconi. Poer nano 
Magari  un paio di occhiali da nonna Papera avrebbero giovato, ma si sa che l’immagine è tutto. Come poi, stessa serata, in Videocracy raccontava il suo amico Lele Mora, anche lui traboccante di tenerezza mentre mostrava orgoglioso il suo cellulare con tanto di aquila imperiale su sfondo nero e canzoncine tipo “faccetta nera”. Si sa che la tenerezza dei bei tempi andati non va mai giù ma torna sempre a galla.
Direte ma perchè non colpisci duro? Sto sul leggero per compensare quelli che in piazza gli han gridato “buffone” e che l’hanno così rattristato. Pooro ciccio.
Con quel botulinoso musotto tutto tirato di qua e di là che assomiglia vieppiù a una tovaglia di plastica un po’ malconcia piuttosto che al sano cuoio che sta stampato sui volti degli uomini veri. Si guardino le facce di Mario Monti stesso o del professor Salvatore Settis su cui scorrono orgogliosamente rughe che dicono di impegno, di passione e di lavoro. Lavoro vero.
Povero tesoro, così sconvolto perché l’hanno tradito. “Proprio gli amici” piagnucola.
Eh già bello-e-mammà sono gli amici quelli che ti tradiscono,mica i nemici, che quelli stanno già dall’altra parte. Non lo sapevi?
Scilipoti foto ufficiale - look at the tie
E poi, non era lui quello che con colloqui riservati riusciva a far rinsavire (ovvero cambiare idea e casacca) quelli dell’opposizione? Quando è riuscito a convincere Scilipoti, e ci immaginiamo quanto sudore ha dovuto spremere rovinandosi i tre etti di cerone che quotidianamente si porta a spasso, in quello stesso momento avrebbe dovuto capire che, paf, la frittata era fatta.
Da lì in avanti sarebbe stata una strada in discesa e soprattutto molto scivolosa.
E ancora, non si rendeva conto che pur continuando ad acquisire gente il drappello si assottigliava sempre più?
Prima se ne vanno quelli più lontani,poi il cerchio si stringe ei più vicini, quelli o quelle che più ti amano se ne vanno. E lo fanno per il tuo bene. Carluccianamente.
E' sì perchè dietro ogni Scilipoti, che arriva, ci sta una Carlucci che se ne va e, badaben badaben, quella se ne va sempre nel tuo momento peggiore. Com'è giusto che sia.
Terry De Nicolò si confessa
E infine che stretta al cuore vederlo gemere quel “raddoppierò il mio impegno”. Sembrava la promessa del bimbino che ha preso un brutto voto a scuola e che, per evitare uno scappellotto (come si usava ai tempi), promette l'impossibile.
Si prepari dottor Berlusconi Silvio che ben altro gli deve capitare dagli amici e dalle amiche.
Non escludo che Terry De Nicolò se ne esca dicendo che “sì, andavo a trovarlo ma giocavamo tutta la notte con i suoi vasetti di terra abbronzante. Per questo mi portava secchiello e paletta.”
Poer nano.

domenica 13 novembre 2011

Sabato 12 novembre il giorno più concentrato

Il 12 novembre 2011 passerà alle cronache del bel paese come il giorno  “ più concentrato”.
Giuliano apostata Ferrara
 in performance
Tutto quello che si paventava sarebbe durato mesi (forse anni) è successo sì ma in poche ore e tutto quello che non è stato fatto per mesi (forse anni) si è materializzato, anche questo, in poche ore.
Andiamo con ordine.
Il duo Nosferatu Sallusti e Daniela
"plastica" Santanchè
Ci si aspettava che i pavoliniani di Berlusconi si ritirassero nel loro “ridotto in Valtellina” per inscenare le Termopili del berlusconismo. Contrariamente a Pavolini loro, tanto per dire Giuliano apostata Ferrara, Vittorio gentilezza Feltri, Alessandro Nosferatu Sallusti e naturalmente Daniela plastica Santanchè a cui si è aggiunto inopinatamente il democristiano avellinese Gianfranco Rotondi, ci sono riusciti.
L'hanno fatto.
Il “ridottto” è stato identificato in un teatro del centro di Milano, fucili pistole e cannoni sono stati sostituiti da roboanti, talvolta bolsi, interventi gonfi di retorica che hanno avuto come unici scopi quello di far sudare Ferrara, che buttare un po' d'acqua gli fa bene alla salute, dimostrare a tutti che Feltri ha la stessa carica vitale di un sacchetto della spesa e che Sallusti è meglio che non parli, che se poi neanche scrivesse sarebbe perfetto.
Il falco-ridente Gianfranco Rotondi
Chi ha stupito è stato il, fra brevissimo. ex ministro (peraltro senza portafoglio) Rotondi. Lui sempre così compassato e con l'aria del gaudente battutista campano con tanto di evve moscia proprio lì non ce lo si aspettava. Eppure che grinta.
Fosse stato nel '45 con Pavolini e gli altri di Salò non si sa proprio come sarebbe finita. Per sfortuna loro e nostra è nato nel 1960 e quel che è peggio è che ha voluto occuparsi di politica. Comunque nel giro di poche ore i quasi mille del “ridotto” berlusconiano hanno consumato il rito e se ne sono tornati a casa per pranzo. Stanchi ma felici.
Contemporaneamente a Roma Scilipoti rivendicava per sé il ruolo di Leonida, che se lo sapessero gli spartani sarebbero mazzate. E che mazzate.
Poi finalmente dopo qualche altra battuta nell'aula del Parlamento, neanche fosse il palcoscenico di Zelig, si vota e passa la legge distabilità. Prima cosa sensata della giornata.
A seguire e con la rapidità che Batman e il figlio della Moratti si sognano: dimissioni-consultazioni-incarico. Berlusconi non è più primo ministro. Zac.
Praticamente una intra-muscolo.
Certo Napolitano non ha usato un ago pic-indolor ma diciassette anni di comparsate da Vespa un qualche pegno doveva essere pagato.
La gente in piazza balla ride e si diverte. Una festa. Scene tratte da antico diario. Succede sempre così quando cascano i populisti. Non c'è da meravigliarsi. Sic transeat gloria mundi. 
Domenica 13 novembre si formerà un nuovo governo. Per giunta autorevole. Anche in Europa.
Da lunedì 14 sarà ancora dura ma almeno Monti e suoi non si accompagnano con Apicella.
Tra i preoccupati Crozza: teme di essere licenziato da la7. Far satira non sarà più così facile.

mercoledì 9 novembre 2011

Il ridotto in Valtellina, le Termopili e l'amore

Karl Friedrich Otto Wolff, governatore militare dell'Italia del nord fino al 1945, comandante SS, raccontò che quando ormai si era agli sgoccioli della guerra Alessandro Pavolini sognava di ritirarsi nel ridotto in Valtellina che voleva far diventare “le termopili del fascismo”.
Sono passati molti anni ma chi sente di perdere il potere ha sempre voglia di ridotto in Valtellina e sogna le Termopili. Ovviamente con esiti diversi.

In questi mesi il ridotto in Valtellina e le evocate Termopili si sono trasferite, ahi loro, nel Parlamento della Repubblica. Aria poco respirabile in quelle stanze. E per nulla eroica. Anzi, si vedono nuove tragiche comiche. Speriamo che siano quelle finali.
Straquadanio e il cellulare - leggo.it
Anche i fedelissimi non sono più come quelli di una volta, anzi. Crosetto apostrofa il capo come una “testa di...”, il papà del trota, inteso come Umberto Bossi, sfuggito alla badante Gusy Mauro fa esercizi di geometria dadaista e chiede un passo di lato. Chissà perchè non anche un passo di tango. 
Altri ancora di (ex?) provata fede come la Bartolini prima dice che B se ne deve andare e lei pensa di votare contro, B reagisce dicendo che è una frustrata allora lei cambia idea. Evidentemente le parole di Berlusconi nella notte lavorano come il confetto Falqui. E il risultato è lo stesso.
Il super falco Stracquadanio è una sit commedy a sé: anche lui aderisce alla lettera che chiede il ritiro di Berlusconi insulta un giornalista, minaccia di calarsi i pantaloni, poi si trattiene e noi tiriamo un sospiro di sollievo, quindi rompe una telecamera e dichiara che ha firmato la lettera per amore “perchè condivido le mie intimità solo con mia moglie e Berlusconi”. La signora sarà contenta. Oggi, sempre per amore, ha cambiato idea.  L'amore come in ogni happy end trionfa.
 Infine, seguito da una troupe televisiva all'uscita dal Parlamento come una volpe braccata cerca la tana e s'infila dentro un cellulare dei carabinieri. Che sia un segno premonitore?

E Silvio è amato alla follia anche da Gabriella Carlucci che proprio due giorni fa se ne è andata senza dirglielo perchè “gli voglio bene”. Per l'appunto. Figurarsi se l'avesse odiato. E poi a lei “piacciono gli uomini alti, belli e deficienti”.* Forse Pierferdinando ora non è più tanto contento. Ah, dimenticavo, anche lui vuol bene a Berlusconi
Poi c'è Storace che manifesta il suo amore – che però non può dichiarare apertamente perché i veri uomini queste cose non le dicono – con raffinata truculenza, infatti ha  dichiarato che i traditori dovrebbero essere fucilati alla schiena. Cosa già fatta dai suoi antenati politici, a Verona. Vecchi vizi. 
E poiché l'amore non sempre si può nascondere durante le votazioni sul rendiconto B&B (Berlusconi&Bossi) si tengono per mano. Che tenerezza. Se fossero seduti su una panchina nel parco e non in parlamento.
E Ferrara? Lui ama per dogma.
E poiché un traditore “vero” non manca mai, alle Termopili fu il pastore Efialte, Berlusconi ne ha collezionati 8. Al Nazzareno ne bastò uno solo. Ma lo sappiamo che B. esagera sempre.
Il ridotto in Valtellina sotto mentite spoglie continua a resistere. C'è chi ha il sospetto che Berlusconi pensi di aver guadagnato altri due mesi di tempo. Magari pensa di far ritornare focosi altri amanti ora tiepiducci. 
Così le Termopili possono continuare.

Dimenticavo, mentre Wolf ricordava il lontano episodio con Pavolini lo commentò dicendo “parlava di Termopili del fascismo e di altre stupidagini simili.”





lunedì 7 novembre 2011

The show must go on. Or not?

Maurizio Crozza lo scorso venerdì 4 novembre non è andato in onda.
Onore e merito.
Ha deciso che per una volta, almeno una volta, fosse necessario fermarsi e dare un sonoro calcio alla teoria del “siamo tutti dispiaciuti ma la vita continua. Come sempre.”
Dopo una tragedia la vita non dovrebbe proseguire come prima e soprattutto come sempre.
La tragedia deve (dovrebbe) insegnare qualcosa e magari far cambiare di corso a tutti quei comportamenti che sappiamo non giusti ma che volutamente vogliamo, tutti, ignorare come tali.
Strano Paese questo nostro: mentre un comico dignitosamente rinuncia a salire sul palcoscenico per fare il suo lavoro di intrattenitore per rimpiazzarlo alcuni politici ci salgono con foga.
Conoscono la parte. Fin troppo bene. E non si fanno pregare per recitarla.
Che dire di B, il battutista nazionale che, dopo ristoranti ed aerei, ha allargato il suo repertorio all'edilizia: “si è costruito dove non si doveva”.
Ma, non era lui che propugnava la libertà di edificare riducendo al minimo le richieste di permesso per costruire? Nel nome, è ovvio, della libertà e della semplificazione burocratica. Se prima si cementifica in allegria figurarsi senza regole.
Da lui – che ha agganci in cielo - in realtà ci saremmo aspettati qualcosina di più, tipo: “ora vedrete che farò ripartire l'economia ….”
E che dire di Marta Vincenzi che parla di terrorismo (ne dovevamo fare di più) e di condizioni climatiche eccezionali. Ma dove abita?
Poi ci sono quelli che accusano e quelli che difendono. Le parti in realtà sono intercambiabili. Squallidamente intercambiabili. Se il sindaco fosse di destra attaccherebbe la sinistra, poiché è di sinistra attacca la destra. Farsa nota e non più divertente.
Ve l'immaginate il politico di turno che salito sul palco e dopo il fervorino iniziale lanci la proposta: “...e per ricominciare abbiamo deciso di ridare spazio alla natura. Che i fiumi ritornino al loro alveo naturale e nelle giuste misure e demoliamo quello che è stato costruito dove non si doveva.”
Gelo in sala.
Per poco.
Poi proteste da quelli che si vedono toccati.
Applausi da quelli che abitano lontano.
Decisione finale: “non lo faremo più.In fondo non pioverà così tutti gli anni.”
By the way il 4 di novembre era una bella data da festeggiare: la fine di un'inutile carneficina.
Oltre 8.500.000 morti e più di 21milioni di feriti.
Ma anche quella tragedia non insegnenò gran che.
Comunque grazie Maurizio Crozza.

martedì 1 novembre 2011

C'è la crisi. Oggi lo sappiamo.



Eh sì, fino a domenica 30 ottobre eravamo tuttti un pò indecisi se credere o meno a questa strana notizia che circola da qualche tempo sui giornali.
Prima Feltri (il Vittorio) a dire che non vedendo morti d'inedia per la strada ci stava (quasi) rassicurando poi invece la società E-Group S.r.l. - Creative Division, sita in via delle industrie, 10 in quel di 31050 Crocetta del Montello (TV) ci ha posto di fronte alla cruda realtà.
E come l'ha fatto? Acquistando una intera pagina del Corriera della Sera, ad imitazione di don Diego Della Valle y Lopez y Loriega y Martinez y San Pedro. Ovvero lo Zorro dei ricchi.
La comunicazione è stata scarna ma esaustiva, il testo recita, tutto in maiuscolo bold: OGNI GIORNO IN ITALIA UN IMPRENDITORE RISCHIA DI RIMANERE SENZA MUTANDE.
L'esibizione delle mutande da qualche tempo è di gran voga soprattutto dopo la pretesa provocazione dell'apostata Giuliano (il Ferrara) che in verità e per nostra fortuna ha esibito quelle altrui ed ha evitato di togliersi le sue.
L'immagine del succitato annuncio, pagina 18, mostra un uomo nudo, gran massa di capelli riccioluti e neri, pettorali anonimi, addominali inesistenti, gambe storte e mani a coprire le pubenda (ad esclusivo uso del trota e del genitore spernacchiatore, e anche per chi partorisce porcate, pubenda sta per genitali) sguardo spento, vagamente ebete come di chi non ha saputo proteggere con la dovuta cura il proprio lato b.
Oh, finalmente adesso lo sappiamo: siamo in crisi.
Però, però una domanda: dove era questo imprenditore qualche tempo addietro quando il suo primo ministro B saltellando (a quanto dicono i giornali) da un'olgettina all'altra – neanche fosse il vecchio carosello dell'olio Sasso – se ne andava dicendo che la crisi non c'era e che erano i comunisti (ahi noi che rimpianto per quelli d'antan) a essere catastrofisti. Come si divertiva, allora, il nostro imprenditore attualmente smutandato? E come godeva nell'acquistare bond che davano rendimenti a due cifre, double digit, come dicono quelli che se ne intendono?
In questo Paese di "tutti innocenti salvo gli altri" finalmente si scopre una triste realtà fatta ancor più amara dalle bacchettate che un Signore, non certo estremista, come Mario Monti rivolge pubblicamente al primo ministro, con una lettera aperta pubblicata, in prima pagina, come articolo di fondo, sempre sul Corsera di domenica. E' questa lettera, dai toni pacati ma secchi come bacchettate, che dovrebbe far arrossire il destinatario B assai più delle mal frequentazioni o della pubblicità data ai flacci quarti resi pubblici da chi con ben torniti argomenti scalda banchi regionali.
La crisi c'è ed è palese perchè, sempre sul Corsera del 30 ottobre, a pagina 24 della sezione dedicata a Milano e alla Lombardia, appare un altro annuncio firmato questa volta dalla società AL MONTE srl che nella headline dichiara: acquistiamo monete in oro, oro in lingotti e oreficeria Aperti dal 1942.
Data nefastamente evocativa.
E che nella bodycopy esplicita:
"Non fatevi ingannare da falsi profeti!
Noi ci siamo e stiamo con Voi!
Dal 1942 (arieccola la data) con professionalità e competenza"
L'immagine, neanche a dirlo, spettrale mostra lingotti in via di fusione tra alte fiamme.
Anche questi sono imprenditori e non rischiano di rimanre senza mutande. I loro clienti, forse, lo sono già.