Ciò che possiamo licenziare

giovedì 24 settembre 2020

Election day 2020

 A sentire le dichiarazioni dei leader dei partiti hanno vinto tutti, anche Renzi. A guardare i dati si scopre che hanno perso tutti. Salvini sperava in un tennistico 6-0 è finita invece come una partita scapoli-ammogliati. Del risultato del referendum s’è detto poco: smacco per i voltagabbana del palazzo.

 


E così, abbiamo scavallato anche questo election day e siamo passati indenni pure dalla maratona del Mentana Enrico, che spesso ha richiesto di assumere dosi massicce di Alka Selzer. Questa volta  volta però al talk del Mentana s’è assistito ad un colpettino di scena quando il Sorgi Marcello se ne è uscito con l’idea di proporre al Presidente Mattarella uno scambio: rinnovo del mandato (ammesso e non concesso che il raddoppio interessi Mattarella) in cambio di elezioni anticipate. A orecchio una simile formulazione corre il rischio di andare a sbattere contro qualche articolo del codice penale, ma tant’è. Nessuno ha battuto ciglio a riprova che gli italici commenti sulla politica sono simili a quelli che si fanno per il calcio. Abbiamo il bar sport nel cuore. Fuori da questo exploit la trasmissione ha girato sul solito tran-tran di aspiranti azzeccagarbugli. Dalle urne dei sogni il Salvini Matteo si aspettava un punteggio tennistico tipo 6-0 e invece è uscito il banalmente più classico 3 a 3 delle partite scapoli ammogliati. E, come in tutti gli spogliatoi, ognuno dei leader ha sostenuto di aver vinto, beata innocenza e beata incoscienza, anche se in qualche modo la cosa risponde al quasi vero, come il quasi goal di Nicolò Carosio. E, a voler cercare il pelo nell’uovo, a menar vanto di vittoria ci è riuscito pure il Renzi Matteo che ai fiaschi oramai ha fatto l’abbonamento. Tuttavia il cinque e briscola per cento rimediato in Toscana gli ha dato l’agio di dimenticare lo zero sei del Veneto e il ridicolo 1,6 rimediato in Puglia, con nessun seggio.. Ognuno, si sa, si inganna come crede. Ciò nonostante a guardar bene, un po’ più o un po’ meno, tutti hanno invece perso. Lo Zingaretti ha perso le Marche, la Meloni ha perso la Puglia, Salvini ha perso la Toscana, Berlusconi ha perso la faccia e Di Maio ha perso ovunque. In altre parole il popolazzo bue ha deciso, regione per regione, di farsi governare da chi garantisce i suoi pratici e volatili interessi. Questa volta le Sardine sono state fuori dal gioco e ciò consentirà, è una speranza, di sentire in minor quantità infantili sbrodolate e magari anche qualche parolaccia di meno in televisione. Del referendum si è parlato quasi nulla forse perché quando il popolazzo bue si esprime in disaccordo con la supposta intellighenzia da salotto tv viene più facile ignorarlo. Ma ignorato o meno questa volta il popolazzo bue ha dato una lezione di dignità ai voltagabbana di tutti i colori che abitano il palazzo. Massimo rispetto al contempo per quelli della base del Pd e della sinistra tutta che mai hanno cambiato idea e non hanno paura di far la parte della minoranza. A loro lunga vita. 

Buona settimana e Buona fortuna.

 

sabato 19 settembre 2020

Cottarelli, per …

 Stanco di fare il predicatore ha l’ ambizione di voler entrare in politica. Pensa a un partito tutto suo, chissà con che fondi. Dimentica le esperienze di Monti e Passera. Il referendum taglia parlamentari  non gli piace, lui voleva tagliare il Senato tutto intero.


Googolando qua e là può capitare di imbattersi in una notizia del tutto irrilevante, ma d’altra parte non si può sempre parlare di cose serie. Quindi può capitare il caso che si legga di un evento accaduto in quel di Vescovato, Vescuaàt in dialetto vescovatino, ridente paesino di quasi quattromila anime in provincia di Cremona dove viene data la cittadinanza onoraria nientepopodimenoche a Cottarelli Carlo. Urca! Cottarelli Carlo appartiene alla casta degli economisti, cioè a dire quelli che ti diranno domani, con grandi dettagli e dotta scienza perché quello che avevano previsto ieri oggi non si è verificato. In virtù della sua permanenza  al Fondo Monetario Internazionale il Cottarelli Carlo fu chiamato nel 2013 da tale Letta Enrico, quando ancora non sapeva di dover star sereno, a rivedere l’italica spesa pubblica e lui ci si è messo di buzzo buono ipotizzando tagli a non finire. Dove la calcolatrice ha prevalso sul buon senso. Per esempio, tanto per citarne alcuni tra i più lungimiranti: tagli alle sedi decentrate dello Stato, ai vigili del fuoco, alle capitanerie di porto,  all’illuminazione pubblica fino ad arrivare alla sanità pubblica. Sai che bello se quel piano fosse stato messo in pratica. Fu in quel periodo che, negli ambienti che contano, fu soprannominato Carlo Mani di Forbici. Però questo è il passato. Il presente racconta di massiccio prezzemolismo sui media e ad ogni manifestazione possibile fino ad arrivare a quella di Vescovato dove il Cottarelli Carlo ha raccontato delle sua ambizione-aspirazione-desiderio: entrare in politica «mi piacerebbe – ha detto - perché uno a fare sempre il predicatore si stufa». Che come motivazione è senza dubbio pregnante, non c’è che dire: sapesse come si stufa un operaio a far sempre il solito lavoro con l’aggravante di un basso salario. Naturalmente l’ingresso in politica richiede una presa di posizione sui fatti immediati: il referendum, tanto per dire. E qui il Cottarelli Carlo è deciso sul votare “no”. E anche qui le motivazioni sono indubbiamente forti: innanzi tutto è un taglio lineare, e questo, parole sue «è stupido». Mica come la cancellazione del Senato, che lui aveva proposto. Quello non era lineare era verticale. Bah! In più, seconda motivazione cottarelliana, questa riduzione dei parlamentari non porta grandi risparmi: secondo i suoi calcoli, diamoli per buoni, solo solo 57 milioni all’anno pari allo 0,007 della spesa pubblica italica. Giusto un caffè per italiano come enfatizza Pierferdinando Casini in uno spot televisivo. In sostanza 57 milioni sono bruscolini. Nessuno che abbia fatto notare a questo novello aspirante Pericle che tutte le democrazie occidentali si sono dotate di due Camere secondo la logica dei pesi e contrappesi. E questo per evitare che una sola Camera non abbia controllo e possa sparare idiozie a raglio. Quindi abolirne una questo sì è stupido. Così come nessuno gli ha fatto notare che con 57 milioni di euro all’anno si possono costruire tanto per dire 15 scuole, magari piccole in zone disagiate o 5 ospedali, magari piccoli in zone disagiate. Quindi prima di far andare le calcolatrici meglio mettere in moto il cervello. Tutto ciò posto viene la domanda delle cento pistole: con chi si può candidare il Cottarelli Carlo? In questo ha le idee molto molto chiare: «Uno potrebbe anche farsi il suo partito. – Ha detto - Ma non so se sono capace di essere un bravo politico». Ecco bravo, rifletta sulla sua seconda frase: non sa se ne è capace.  Bene, rifletta e si ricordi del partito di Mario Monti che nacque come Scelta Civica e morì come Sciolta Civica e della ridicola esperienza di Italia Unica fondata da Corrado Passera. Di un altro simile esperimento non se ne ha bisogno. Continui a pontificare nelle televisioni: il danno è minimo.

Buona settimana e Buona fortuna

domenica 13 settembre 2020

Giorgetti cambia idea e vota NO contro Salvini

 Giorgetti Giancarlo ha deciso di votare NO al referendum anche se prima era d’accordo sul taglio. L’ambizione di essere uno stratega. Dare del tu a Draghi non basta. Da spin doctor a oppositore di Salvini.

                                      


Giorgetti Giancarlo da Cazzago Brabbia – guarda un po’ che razza di nome danno ai paesi nel varesotto, poi ci si domanda da dove derivino certe genialate – ha deciso di rovinare la fine settimana di Jasmine Cristallo. Questa, in una evanescente quanto noiosa partecipazione a Otto e mezzo, aveva dichiarato tra i primi argomenti del suo NO al prossimo referendum il fatto che i SI «stanno con Salvini e la Meloni», come se avere per compagni di scheda Casini, Brunetta, Lupi, Malan e forse il Berlusconi oltre ai leghisti Centinaio e Borghi cui si aggiunge adesso  Giorgetti, faccia una qualche differenza. Le sardine, si sa viaggiano intruppate e poco si guardano attorno.

Comunque il Giorgetti Giancarlo, che è stato, tra l’altro, segretario del Consiglio dei ministri nel governo Conte 1, nei vari passaggi parlamentari ha votato, diciamo convintamente, per la riduzione, mentre adesso ha dichiarato che al referendum voterà convintamente per il No. Questa si chiama coerenza, ma notoriamente solo gli imbecilli non cambiano mai idea, per questo siamo un popolo di geni,  oppure … Oppure è la reazione del bimbo proprietario del pallone quando gli dicono che deve stare fuori. Già perché il Giorgetti ha come ambizione massima quello di passare per lo stratega della Lega. Si vanta di dare del tu a Mario Draghi, ma si dimentica di essere stato l’estensore della legge sul pareggio di bilancio, governo Monti, e di aver fatto parte nel 2011 di quella compagnia di perditempo che è stato il “comitato dei saggi” voluto da Napolitano per traccheggiare in attesa della risposta di Monti Mario.. 

Ha un accenno di fezza bianca e, dicono i maligni, si crede di essere Moro. Gli piacerebbe. Da tempo è anche vicesegretario della Lega e durante il Conte 1 dava l’idea di essere il grande manovratore e soprattutto lo spin doctor del Salvini Matteo. Purtroppo gli spin doctor in media durano poco, i discepoli si stancano presto e soprattutto, a forza di stare sulla ribalta, pensano di essere loro i tessitori del proprio successo e così il doctor finisce col contare poco. E allora si vendica. Non per dire, ma sembra il caso della decisione di Giancarlo Giorgetti da Cazzago Brabbia di votare «convintamente NO». Vuol mettere in difficoltà il suo ex allievo il Salvini Matteo. O no?

Buona Settimana e Buona Fortuna.

venerdì 11 settembre 2020

"Chiedi alla violenza ..."

Tre episodi di violenza in una sola settimana sono tanti. La violenza non ha gradi: è violenza e basta. I fratelli Bianchi, la donna che ha aggredito Salvini, e l'assessora di Como Angela Corengia sono la stessa faccia della medaglia, si differenziano nei risultati, La banalità del premier Giuseppe Conte.

 


E così anche noi abbiamo avuto la nostra brava settimana di violenza.  Non che nelle precedenti tutto sia filato liscio, anzi, ma averne in pochi giorni tre episodi non è usuale. Certo non uguali nelle conseguenze, ma in qualche modo simili nelle dinamiche. Perché la violenza è violenza. Ché pensare alla violenza declinata per gradi non mi è mai piaciuto. L’agitazione interiore che mette addosso un atto violento a chi lo patisce, foss’anche quando ti strappano di mano un foglio o ti spingono via dalla fila per salire sulla metropolitana non ha gradi. Non foss’altro che per quel fuggevole momento in cui s’immagina cosa potrà accadere dopo. Le conseguenze dell’atto violento, quelle sì, si suddividono per importanza e a questo pensa il codice penale.

A Colleferro è stato ucciso un ragazzo che voleva fare da paciere in una lite. Pare che pesasse cinquanta chili o giù di lì e per ucciderlo, a quanto sembra dalle prime indagini, ci si sono messi in quattro. Che a picchiare uno piccoletto in quattro, ben allenati e con la tartaruga sull’addome, ci vuole coraggio, tanto coraggio e di solito quelli che si mettono in tanti contro uno di coraggio non ne hanno un grammo. Sono dei vigliacchetti. L’imputazione ad oggi è di omicidio preterintenzionale: il risultato è andato al di là delle intenzioni. Va tuttavia riflettuto sul fatto che le mani e i piedi di quei quattro non sono mani e piedi comuni: sono armi. Ancorché improprie. E se sei un pugile e un lottatore MMA dovresti stare alla larga da risse e litigi vari. E invece i quattro ci si sono fiondati. Vederli nei panni dei samaritani che vanno a sedare risse, considerando anche i precedenti, viene difficile. Come chicca: i fratelli Bianchi hanno dichiarato di essere stati chiamati mentre, magari sul più bello, si davano al sesso con delle sconosciute in un cimitero Sai che allegria. Sarà contenta la compagna del Bianchi Gabriele, che è in attesa di un bimbo. Alleluja. A Pontassieve il secondo atto vede coinvolto il Salvini Matteo. Una donna lo ha aggredito urlandogli in faccia «io ti odio, io ti odio», gli ha lacerato la camicia e, già che c’era, strappato il rosario che il capo della Lega porta con disinvoltura al collo. È un devoto, anche se sui generis. Facile immaginare lo spavento nel vedersi aggredito in quel modo selvaggio. Pensatevi al posto di Salvini. E soprattutto l’ansia successiva, se neanche la scorta ha potuto evitare l’aggressione. Ansia che non sparirà con un selfie ma rimarrà lì, magari un po’ nascosta, per molto tempo. Perché questo è la violenza. Questa volta è andata bene, ma la prossima? E lo stesso spavento avrà patito il senzatetto di Como, che si è visto strappare nel cuor della notte la coperta sotto la quale dormiva. E la stessa ansia di Salvini il senzatetto patirà in seguito. Questo li accomuna, capo della Lega e senzatetto. Da un momento all’altro chiunque ti può aggredire. L’eroina, si fa per dire, in questo caso è una rappresentante delle istituzioni: l’assessora alle politiche sociali del Comune. La teoria del contrappasso messa in pratica. Angela Corengia, nessuna ironia sul suo cognome, deputata ai Servizi Sociali, cioè  a dare una mano ai meno fortunati, ha usato le sue mani per umiliarli e usare loro violenza. Miseria vera. Il presidente Conte si è domandato se deve suggerire a suo figlio di fare da paciere nel caso si trovasse ad assistere a una rissa. Domanda retorica e stupida oltremodo. Fin da piccoli a tutti viene insegnato di stare lontano dai guai che tradotto significa fregatene e gira la testa dall’altra parte. Perché così è la vita. Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 4 settembre 2020

Scenari Covvidiani dei secoli a venire

 La storia ufficiale di questi giorni racconterà di numeri e statistiche. I figli dei nostri nipoti decideranno se il Covid-19 sarà stato causa o effetto del cambiamento. Le antologie della comicità ribadiranno che la situazione era grave, ma non seria e  di come si sono superati gli ostacoli della mobilità.

 


Quando i libri della storia ufficiale parleranno di Covid-19 diranno che è stata la prima pandemia del secondo millennio, riporteranno statistiche e compileranno diagrammi indicando popolazione, contagiati e, purtroppo, deceduti. Naturalmente correlati con età, sesso, residenza ecc. Se le cose saranno andate bene diranno che Covid 19 è stato l’effetto di un sistema al collasso se invece saranno andate male diranno che Covid 19 è stata la causa del disastro. I figli dei nostri nipoti decideranno quale delle due alternative scegliere. Comunque non molti di noi ci saranno.Invece sarà univoco quello che si troverà scritto nelle antologie della comicità. Il tutto passerà sotto il titolo “la situazione era grave, ma non seria”. Probabilmente cominceranno con il raccontare la storia dei trasporti pubblici. Riporteranno che il CTS (Comitato Tecnico Scientifico) aveva stabilito che la distanza fisica minima dovesse essere di un metro, solo che così facendo si andava a ridurre del 50% la capienza di autobus-metropolitana-tram-filobus eccetra. La soluzione sembrava ragionevole per ridurre la possibilità di contagio. Ragionevole certo, ma non pratica. Il quella sorta di circo Barnum che è la conferenza Stato-Regioni ad opporsi al provvedimento sono state neientepopodimeno che le Regioni. Proprio quelle Regioni che da mesi ci triturano ripetendo continuamente di essere le paladine della salute pubblica. Anche se quella privata gli piace di più. E allora scoprono, le Regioni, che gli enti locali responsabili del trasporto pubblico non sono in grado di reggere l’emergenza e dunque? E dunque colpo di genio, si riduce la distanza così si può riempire l’80% di ogni mezzo. Basta abbassare la soglia ed il gioco è fatto. In compenso si è drastici con gli scuola bus: non ci si può stare sopra per più di quindici minuti. Se gli studenti da raccogliere fossero quindici, quando sale il quindicesimo scende il primo. Esilarante. Senza considerare il traffico, la distanza tra la prima tappa e la scuola e soprattutto il significato, anche simbolico, del primo contatto con i compagni. Poi c’è la questione mascherine  e distanza nella scuola. Difficile da gestire. E allora si ipotizza che tutti diventino parenti per decreto. Se si è congiunti certi obblighi, distanza e mascherina, vanno a cadere. Si scopre che mancano le aule e soprattutto che i banchi doppi non possono diventare singoli. Infine per il personale: insegnanti, ex bidelli, personale amministrativo e di laboratorio, screening di massa, ma non obbligatorio. Come dire certo, certissimo anzi probabile. Al dunque un niente. E gli insegnanti cominciano a squagliarsela anche se l’Inail vigilerà. S’è inventata una nuova legge universale per la meccanica, la fisica, la dinamica e chi più ne ha più ne metta: per superare un ostacolo basta abbassare l’asticella e il gioco è fatto. Zenone, Eudosso, Pitagora e Archimede non ci avevano pensato.

Buona settimana e buona fortuna.