Ogni
giorno porta il suo carico di notizie, molte pessime, qualcuna solo cattiva,
altre drammaticamente risibili e un paio anche di buone. Però perché non manchi
nulla il pessimo il cattivo ed il risibile sono allegramente mischiati. Del
buono poi si dirà.
Trattativa
Stato- mafia.
Il Presidente Naapolitano della trattativa Stato-mafia non sa nulla. E
ancor meno di “indicibili accordi”. Ha però avuto la sensazione che qualcosa
non funzionasse. Mano male. Dice lo staff del Quirinale che il
Presidente «Ha risposto a tutto.» Dicono gli avvocati: «Non proprio
a tutto.» Fra un po’, chissà quando, sarà disponibile la registrazione
dell’intera udienza. Giusto il tempo di sbobinare, perché tutto sia alla luce
del sole. E allora ci si chiede perché la stampa non sia
stata fatta entrare, perché cellulari e tablet non siano stati ammessi e
soprattutto perché non ci sia stata la diretta televisiva. Comunque si
sentirà dalla registrazione se qualcuno abbia chiesto al Presidente se mai gli
fosse venuta la curiosità di farsi dire da D’Ambrosio cosa intendesse quando
scrisse di «indicibili accordi.» e di essersi sentito «ingenuo
e utile scriba.» Che se l’avesse chiesto, nel mese intercorso tra il
ricevimento della missiva e l'infarto di D'Ambrosio, ora magari se ne saprebbe
di più sugli amici della mafia all’interno dello Stato. Ma tant’è.
Il
sindacalista Raffaele Bonanni va in pensione
Quando qualche
settimana fa il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, pizzetto da Athos,
ha lasciato il posto. qualcuno avrà pensato che era bello vedere messo in
pratica il detto «largo ai giovani». Ingenuo. Bonanni non lasciava, si metteva
più semplicemente a riposo, dopo una vita passata a difendere i diritti dei
lavoratori, delle donne, dei giovani e dei pensionati. E della schiera dei
pensionati si prestava a far parte. Adesso è un pensionato da 8.600 eurini
lordi al mese che diventano 5,400 eurini netti, sempre al mese. Per raggiungere questo livello di pensione
negli ultimi anni si è fatto sistemare, dalla sua organizzazione, lo stipendio, che nel breve volgere di quattro
o cinque anni è passato da 80.000€ a oltre 300.000€. Sempre eurini lordi,
ovviamente. Che è come dire un aumento del 400 per cento. Mica bruscoli.
Probabilmente il consiglio gli deve essere arrivato dallo zio. Quello che
avrebbe potuto far meglio dell’ormai dimenticato Mario Monti.
Dopo
venti votazioni Luciano Violante capisce e si ritira.
Certo lo zio di Bonanni
non si deve essere mai interessato alla questione Violante. E di questo c’è
certezza, lui mai avrebbe scritto una lettera. Mentre invece l’ha fatto Luciano
Violante che per qualche mese è stato candidato del Pd alla Corte
costituzionale e con impavido coraggio ha subito ben venti votazioni, tutte negative Oggi finalmente ha capito che non lo vogliono e si ritira. Ma lo fa in
modo tignosetto scrivendo una lettera dove pretende di fare la morale. Da che
pulpito. Già perché a scrivere la nobile lettera (il testo integrale è in
fondo) è quel Violante che, con poca eleganza ha rinfacciato a Berlusconi tutti
i favori ricevuti dalla politica di cui il suo partito è parte integrante e fondamentale.. Un favore è un favore e non va
rinfacciato. Quindi quel Violante che è
stato per ben trenta anni in parlamento, anche come capogruppo del suo partito e
poi presidente della Camera e a questo proposito si è battuto per mantenere i
privilegi degli ex presidenti che non sono pochi e soprattutto costano. Soldi buttati. Deinde ha fatto parte anche di varie commissioni di saggi. Altri
soldi buttati. Lo zio di Bonanni probabilmente si sarebbe ritirato dopo le
prime avvisaglie e mai si sarebbe messo a scrivere lettere. Che il buon senso
se non lo si ha non ce lo si può dare. E lo zio di Bonanni ne ha.
E
poi c’è Giuseppe Gravante
Probabilmente pochi, prima di questa mattina, conoscevano Giuseppe Gravante, imprenditore ramo latte e mozzarelle. Il signore
in questione è titolare dell’azienda Terre molisane. Azienda portata a modello
di eccellenza: riceveva pure un contributo pubblico di 70€ per ogni animale e,pare, ci portassero
pure le scuole in visita. Insomma perfetto. Poi accade che un dipendente “pentito”
decida di vuotare il sacco e allora salta fuori che l’azienda modello riciclava
il latte scaduto con quello fresco e lo vendeva,, che gli animali erano tenuti da
schifo e che ogni giorno sversava 6,5 quintali di rifiuti tossici e di carcasse d'animali nel Volturno. Bei
tempi quando il nome del fiume era accostato a Garibaldi, ma la storia
raramente si ripete. Salvo che per le
schifezze che quelle ci hanno l’abbonamento alle ripetizioni. Come si potrà
leggere nei quotidiani di domani.
Per le notizie buone
toccherà ripassare.
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Lettera
integrale di Luciano Violante al parlamento
Signore e Signori del
Parlamento, le Camere avrebbero dovuto eleggere due giudici della Corte
Costituzionale nel giugno scorso. A distanza di quattro mesi da quella data,
nulla è cambiato. In silenzio, per molte settimane ho assistito alla rotazione
delle altrui candidature, ho letto polemiche gratuite e ho subito attacchi
infondati. In trent’anni di impegno parlamentare ho imparato che un’elezione,
di qualsiasi tipo, non è un concorso per merito; conosco le condizioni in cui
si svolge la lotta politica. Tuttavia le attuali condizioni del Paese non
consentono di considerare questi fenomeni nel novero dei normali accadimenti.
Il protrarsi della indecisione, che mi auguravo superabile, sta producendo un
grave discredito delle istituzioni parlamentari accentuato dal manifestarsi in
Aula, nel corso delle ultime votazioni, di comportamenti, limitati ma gravi, di
dileggio del Parlamento. Improvvisi, recenti appelli non sembra abbiano
contribuito alla chiarezza.
È necessario fermare una deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone.
Ritengo perciò che rientri nei miei doveri ringraziare non formalmente gli oltre cinquecento parlamentari che mi hanno sinora votato e invitare tutto il Parlamento a scegliere altra personalità ritenuta più idonea ad ottenere il consenso necessario. Su ogni altra considerazione prevale per me la necessità che le Camere siano messe in condizione di decidere. Tuttavia ritengo che in questa limitata vicenda si siano manifestati problemi di portata generale, sui quali ciascuno di noi, nell’esercizio delle proprie responsabilità di cittadino consapevole, potrebbe soffermarsi.
La vita politica italiana attraversa una difficoltà di decisione che non deriva tanto dalla inadeguatezza delle regole quanto dalla idea, non maggioritaria, ma diffusa, che l’attività politica debba ridursi a uno scontro privo di confini e di principi morali. Nessun Paese può tollerare per troppo tempo una vita parlamentare frenata da ribellismi e forzature; una democrazia incapace di decidere attraverso il rispetto delle reciproche posizioni è una pura rappresentazione teatrale.
Sono in discussione i comportamenti non le norme; potremmo cambiare tutte le regole costituzionali e parlamentari, ma si tratterebbe di una illusione regolatoria perché le leggi sono inefficaci senza i «buoni costumi», che impongono comportamenti misurati e lungimiranti soprattutto quando sono in questione le nomine in organi di garanzia.
In queste circostanze concorrere a decisioni rapide e responsabili diventa un dovere, per la considerazione dovuta tanto al Parlamento quanto alla Corte costituzionale.
Il nostro Paese ha dimostrato in tante vicende lontane e vicine di possedere la forza per ripartire. Queste energie sono presenti in misura vasta anche nelle Camere. Se non esistessero saremmo miseramente crollati da tempo. Permettetemi di sperare, al di là della questione che mi ha personalmente coinvolto, che le classi dirigenti, di cui voi siete parte rilevante, consapevoli che l’essere tali costituisce non un privilegio ma una responsabilità, diano anima a queste energie, rendendosi interpreti dell’interesse generale e restituendo così alla politica l’autorevolezza che le spetta i una democrazia funzionante. A partire dalla rapida elezione dei due nuovi componenti della Corte costituzionale.
Con sincero rispetto e con un vivo augurio per il vostro lavoro.
È necessario fermare una deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone.
Ritengo perciò che rientri nei miei doveri ringraziare non formalmente gli oltre cinquecento parlamentari che mi hanno sinora votato e invitare tutto il Parlamento a scegliere altra personalità ritenuta più idonea ad ottenere il consenso necessario. Su ogni altra considerazione prevale per me la necessità che le Camere siano messe in condizione di decidere. Tuttavia ritengo che in questa limitata vicenda si siano manifestati problemi di portata generale, sui quali ciascuno di noi, nell’esercizio delle proprie responsabilità di cittadino consapevole, potrebbe soffermarsi.
La vita politica italiana attraversa una difficoltà di decisione che non deriva tanto dalla inadeguatezza delle regole quanto dalla idea, non maggioritaria, ma diffusa, che l’attività politica debba ridursi a uno scontro privo di confini e di principi morali. Nessun Paese può tollerare per troppo tempo una vita parlamentare frenata da ribellismi e forzature; una democrazia incapace di decidere attraverso il rispetto delle reciproche posizioni è una pura rappresentazione teatrale.
Sono in discussione i comportamenti non le norme; potremmo cambiare tutte le regole costituzionali e parlamentari, ma si tratterebbe di una illusione regolatoria perché le leggi sono inefficaci senza i «buoni costumi», che impongono comportamenti misurati e lungimiranti soprattutto quando sono in questione le nomine in organi di garanzia.
In queste circostanze concorrere a decisioni rapide e responsabili diventa un dovere, per la considerazione dovuta tanto al Parlamento quanto alla Corte costituzionale.
Il nostro Paese ha dimostrato in tante vicende lontane e vicine di possedere la forza per ripartire. Queste energie sono presenti in misura vasta anche nelle Camere. Se non esistessero saremmo miseramente crollati da tempo. Permettetemi di sperare, al di là della questione che mi ha personalmente coinvolto, che le classi dirigenti, di cui voi siete parte rilevante, consapevoli che l’essere tali costituisce non un privilegio ma una responsabilità, diano anima a queste energie, rendendosi interpreti dell’interesse generale e restituendo così alla politica l’autorevolezza che le spetta i una democrazia funzionante. A partire dalla rapida elezione dei due nuovi componenti della Corte costituzionale.
Con sincero rispetto e con un vivo augurio per il vostro lavoro.