Fino a poco tempo fa in
Italia c'erano poche ma ben salde certezze.
Ad esempio che la
madre dei cretini sia sempre incinta, che esistessero le
convergenze parallele, che è meglio tirare a campare
piuttosto che tirare le cuoia, e poi anche che fin che la
barca va lasciala andare e anche che a non pochi l'insuccesso
gli ha dato alla testa.
A quest'ultimo aforisma
molti devono aver pensato quando hanno visto danzare con sfrenata
passione il fard che ricopre il faccione di Silvio Berlusconi.
Raggiante ed entusiasta per aver perso più di dieci milioni (diconsi
dieci milioni) di voti. Ma tant'é.
Se con simil risultati son
felici lui e la Santanché perché disilluderli.
Certo, si saran detti i
più, adesso bisogna correre in soccorso del vincitore.
Che anche questa è un' altra italica fondamentale certezza. Peraltro
praticata con pervicace ostinazione e bronzea faccia da diverse
centinaia d'anni. Certo che se gli aforismi si potessero
commercializzare, l'Italia avrebbe il bilancio più florido di tutto
il pianeta. E di tutti i tempi. Record ineguagliabile. Con la
sicurezza che neanche i cinesi, che pure qualche esperienza in questo
campo ce l'hanno, potrebbero raggiungere per quantità e valore il
fatturato del Belpaese.
Però
il 25 febbraio ultimo scorso accade un fatto nuovo, inaspettato,
rivoluzionario, sovvertitore del senso fino a quel momento ritenuto
comune : si può arrivare primi ma non vincere. Pierluigi Bersani
docet.
Scoramento nelle masse. Scoramento nei poteri forti. Scoramento, ma
meno, nella Cei. I vescovi, che hanno alle spalle storia lunga e
occhio ancor più lungo per il futuro, non si sono mai fatti
impressionare dalla cartella degli imprevisti.
Forse il Monopoli
l'ha inventato uno di loro e deve aver introdotto il blocchetto delle
probabilità solo per aiutare i novizi. E poi scoramento anche tra i
clienti dell'ortolano dietro casa. Forse gli unici sinceramente
scorati.
Sull'onda
dell'emotività il giovane vicesegretario del Pd e attuale presidente
del Consiglio incaricato, Enrico Letta, parla di immediato ritorno
alle urne (1),
poi,rimbrottato dai maggiorenti del partito, twitta che no. Meglio
aspettare. E questo, con altri simil carini episodi, la dice lunga
sulla sua credibilità ed autorevolezza. Sic
transeat.
Così
di attesa in attesa, che come ridere sono passati cinquanta e più
giorni (definiti drammatici, non a caso il melodramma è nato da
queste parti) e di fesseria in fesseria, che la dirigenza del Pd in
materia potrebbe tenere un master pluriennale al Mit di Boston, si
arriva al redde rationem.
Quindi
che fare? Giorgio Napolitano che fin da piccolo ha studiato Lenin, e
forse addirittura in lingua originale, ha un soprassalto di
rivoluzionarietà e lancia la parola d'ordine che sovverte una delle
poche certezze della nazione: correre in soccorso del perdente. E
lasciar cadere quello che è arrivato primo. Da queste parti non s'è
mai visto. Ci voleva proprio un ex comunista, per giunta migliorista,
per prendere una decisione che più dadaista non si può.
Rivoluzionari, quando lo si è stati una volta, anche se solo per
cinque minuti, lo si rimane per sempre.
aiutare i perdenti e gli ultimoi
Certo
aiutare i perdenti e gli ultimi è da buoni socialisti (figurarsi se
ex comunisti) e anche da cristiani. Il buon samaritano questo ha
fatto. E anche san Martino non ha forse diviso il suo mantello con il
povero? E di là dal Tevere non c'è un nuovo papa che si rifà a san
Francesco di cui ha preso il nome? D'altra parte come non sentirsi il
cuore struggere per chi dopo aver avuto tutto o quasi ha perso tutto
o quasi. Sono i casi di questo tipo quelli più gravi e difficili da
sopportare. Se uno passa da un piccolo stipendio a nulla certo ne ha
un trauma ma da poco a nulla il passo è breve. Mentre invece il
salto è grande per chi ha disposto di tanto potere e poi si trova a
non averlo più ed essere considerato marginale. È
un trauma. Da almeno un migliaio di sedute psicanalitiche. Come non pensare a tutto questo. E quindi di corsa ad aiutare il perdente.
E
così quello che ha perso più di tutti, sia in percentuale sia in
numeri assoluti e che ha visto ridursi drasticamente la sua pattuglia
di deputati e senatori, che ha dovuto lasciare a casa avvocati e
vecchi collaboratori, quello che temeva di essere finito in un angolo
e che era disposto addirittura ad accettare il governo presieduto
dall'avversario più avversario (almeno a parole) è quello che
adesso mena la danza. E lo fa con cipiglio e man mano che le ore e i
giorni passano riprende coraggio e si fa anche arrogante e detta
condizioni. E molti a gongolare. Per alcuni, addirittura, si riapre
l'opportunità di riprendersi il solito strapuntino in politica.
L'importante è che la sera tornando non si mettano a picchiare il
loro orsacchiotto. Questo non sarebbe bello, pure se qualche sospetto
su qualcuno c'è.
Comunque
almeno una piccola certezza rimane: bisogna che tutto cambi perché
nulla cambi. E se ne ha l'ennesima riprova.
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