Ciò che possiamo licenziare

martedì 23 aprile 2013

L'inciucio: cos'è, come, quando e chi lo fa.

Nuove parole affollano la lingua italiana: da vaiassa a inciucio. Inciucio è, al momento, quella più gettonata. Inciucio è l'atto e inciucista è chi lo compie. Parola onomatopeica che richiama il ciuccio dei bimbi ma dice anche di vergognose pratiche. Nel 2002 in parlamento il manifesto dell'inciucismo.


Quella italiana è, senz'altro, una delle lingue più generose, accoglienti e creative.
D'Alema usò per primo il termine inciucio, 1995
Generosa perché quasi ogni parola gode di almeno tre sinonimi (sedia, seggiola, sedile, seggio, posto) e accogliente perché ha la capacità di assorbire con estrema facilità parole estere sia nella loro forma originale (zapping) sia nella loro declinazione italica (download diventa daunlodare cioè scaricare da internet). Creativa perché sa stare al passo coi tempi e con le situazioni più vivaci e immediatamente, conia vocaboli nuovi come svalvolare per dire di uno che è fuori di testa, o divorziandi per chi lo ambisce e ancora non lo è o pensionandi per chi magari già dovrebbe, ma ancora non c'è riuscito ed è pure a rischio di raggiungerla mai, la pensione.  
Ovviamente tra le nuove parole non possono mancare quelle che derivano dal gergo della politica che quindi si qualificano come di destra o di sinistra. Ahinoi.  

La nuova edizione del dizionario Zingarelli, annata 2013, non poteva pertanto mancare dal riportarne le novità e quindi ecco emergere, da destra, vaiassa leggiadra ed esplicativa espressione con cui l'on. Mara Garfagna ha gratificato la collega di schieramento Alessandra Mussolini, noblesse oblige. Mentre da sinistra spunta inciucio parola che, di solito, giornalisti linguacciuti riferiscono a quanto pensa o sta per fare D'Alema Massimo, anche se non più parlamentare. Di tanto in tanto un colpo di fortuna. Pare che lui, sempre a quanto dicono i maligni giornalisti, sia un grande estimatore dell'atto medesimo. Inciucio, come anche vaiassa del resto, attinge e rafforza il suo significato anche dal suono stesso del vocabolo. Vaiassa, sarà per la reirerata emissione della vocale “a” e per l'immediato raddoppio della “s” ha un che di sguaiato e di volgarmente plebeo. Che forse questa era l'intenzione. Forse.
E' in atto un nuovo inciucio?
Inciucio, per parte sua, ha un suono grasso, untuoso e trasmette una sensazione di lubrica indecenza. Sprigiona oralità. Sarà perché nel pronunciarlo la vocale che la fa da padrona è la “u” che costringe le labbra a protendersi in avanti e a stare in quella vergognosa postura (a mo' di sedere di gallina si potrebbe dire) per tanto tempo, fino alla emissione di tutto il fiato. Modo scurrile e anche un po' osceno. E questo senso di volgarità coglie anche chi non ha mai incontrato il vocabolo e lo sente per la prima volta. E così è, infatti.
Semanticamente pare che la parola inciucio affondi le sue radici nel dialetto napoletano e faccia  specificatamente riferimento a ciu-ciu il chiacchierare a bassa voce di due persone che, solo per eccesso di malignità, si dicono spettegolanti su cose vergognose. Il suono richiama in qualche modo anche il ciuccio, quel simpatico attrezzo di sostanziosa gomma che le mamme piazzano in bocca ai bimbi durante il periodo della dentizione e soprattutto quando li vogliono far star tranquilli. Oggetto ludico-ricreativo con funzione calmante, di mediazione
Fare un inciucio richiama dunque al raggiungimento di un compromesso che l'onomatopea fa di natura sconveniente e vergognosa. Qualcosa di cui è bene non dire a voce alta e di cui non è bello raccontare in giro i dettagli. Qualcosa che avviene di nascosto anche se tutti ne sospettano o addirittura conoscono forma e sostanza ma che corre sottotraccia, che non si vede. Ché non si deve vedere alla luce del sole. Sostanzialmente si fa ma non si dice.
In politica l'inciucio viene praticato quando non si ha visione, strategia, posizionamento preciso, forza propositiva e capacità di sorta. È la trascrizione in chiave moderna, dato che nulla si crea e nulla si distrugge, del vecchio adagio contadino che “una mano lava l'altra” . Comportamento che nei mercati i peggio sensali mettevano in pratica laddove ognuna delle due parti aveva magagne da nascondere e da farsi perdonare. Che questo in politica è invece imperdonabile. Poiché i contadini giocano del loro mentre le poste che piazzano i politici appartengono ai loro elettori. Che poi son quelli che, di solito, ci rimettono. Ma vabbé. Manifesto iconico dell'inciucio è stato il discorso che Luciano Violante, allora presidente dei deputati Democratici di sinistra- Ulivo, tenne alla Camera il 28 febbraio 2002 (1)

A otto anni di distanza svelò l'inciucio del 1994. Anche se allora venne a galla quello che fu dato ma non quello (magari il quanto, detto senza malizia) che si ricevette in cambio.
Chi pratica l'inciucio vien definito inciucista. L'inciucista è un animaletto antropologicamente particolare, diverso, molto diverso, da tutti gli altri che girano per i corridoi del palazzo. L'inciucista di solito sta con la testa piegata da una parte, quasi mai a sinistra. Parla facendo lunghe pause. Mediamente è ripetitivo: dice e ridice gli stessi concetti ma con parole sempre diverse, usa noiosi intercalari. Mentre il suo dire fluisce dalle labbra denso e grasso come il muco dal naso dei bambini il display che ha ben disposto sulla fronte recita”guarda come te erudisco er pupo.” È pacato, in apparenza, si definisce realista, e spesso lo è addirittura più del re, è costantemente alla ricerca del consenso universale. Quelli che sono da lui più lontani lo attraggono con la stessa forza con cui l'aspirapolvere risucchia i pezzetti di carta, vincere a maggioranza lo considera un peccato quasi mortale. Adora le alchimie, anche le più bizzarre e le tattiche più spericolate e imbarazzanti. Si pavoneggia. Il sogno della sua vita è fatto di alleanze, intese, convergenze e mediazioni, sguazza nell'ecumenismo più trito e per raggiungerlo non esita a sacrificare tutto: gli interessi della sua parte quasi sempre, mai comunque i suoi personali.
Come liberarsi dell'inciucista e dell'inciucio? Facendo pulizia, magari. Ma non è facile, pure se è da dire che di solito l'inciucista fa tutto da solo, le diaboliche alchimie che costruisce gli si avviluppano addosso e lo soffocano. E poi l'inciucista è ammalato, ovviamente, di oralità e l'oralità frenata,senza controllo, produce sfracelli. Fa ingoiare il ciuccio.


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2 commenti:

  1. Oh...finalmente! Ci sono i numeri delle ‘quirinarie grilline o grillomani’ Allora, hanno partecipato al voto 28.000 persone. Ne avevano diritto, secondo i loro criteri, 48.292 persone. Quindi c’è stato un astensionismo pari al 51% che, rispetto, alle ‘parlamentarie’ sale + 6%. Vediamo come sono andate le preferenze per le ‘quirinarie’Le riporto testualmente.
    I voti espressi sono stati 28.518, così ripartiti:
    - Gabanelli Milena Jole: 5.796
    - Strada Luigi detto Gino: 4.938
    - Rodota' Stefano: 4.677
    - Zagrebelsky Gustavo: 4.335
    - Imposimato Ferdinando: 2.476
    - Bonino Emma: 2.200
    - Caselli Gian Carlo: 1.761
    - Prodi Romano: 1.394
    - Fo Dario: 941
    Quindi, l’appello alla Piazza è stato fomentato per 4.677 voti. Cioè una roba da Consiglio Comunale di Roccacannucia.
    Nel frattempo, con mio sommo piacere, sottolineo sommo, in Friuli Venezia Giulia il movimento ‘grillomane’ subisce una mazzata ‘epica’. Alle elezioni di febbraio,infatti, aveva ottenuto, alla Camera,196.218 voti. Alle Regionali ultime i grillini si sono invece fermati a 103.133 voti. All'appello mancano, e questo è oggettivo, circa 93 mila voti.
    Mentre, Grillo, mortifica l’Italia nel corso di un’intervista a un periodico tedesco – Bild – dicendo che in autunno il Paese andrà in bancarotta ( certo con le sue idee l’evento è probabile...ma tocchiamo ferro) e chiede ai tedeschi di invaderci, in Sicilia il modello Grillini- Crocetta, stando a quello che loro stessi dichiarano, è finito. Ma, scusate, questi con chi vanno d’accordo? Ma, state cominciando a chiedervi, dove vogliono andare a parare ? Avete mai sentito parlare del programma Gaia di Casaleggio? Cercate di approfondire da soli...altrimenti vi dò un aiutino a capire questo diabolico scenario da videogioco...

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  2. Laici Libertari Anticlericali25 aprile 2013 alle ore 23:25

    Inciucio significa pettegolezzo, chiacchiericcio a bassa voce. Quindi è una bestialità chiamare inciucio un compromesso, quale è il signiicato invalso nel lessico politico dopo un incontro tra D'Alema e Buttiglione a Gallipoli. E' bene studiare i dialetti invece di scrivere cretinate in italiano.Non sorprende che il falso significato della parola venga da un romano (D'Alema) che vanta lontanissime origini pugliesi, senza conoscerne il dialetto, e che usò una parola di un dialetto non suo, il napoletano. D'Alema è un ignorante e più di lui quelli che usano a vanvera una parola con un preciso significato, ma che nulla a a che fare col compromesso di basso profilo.

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