L'Italia è un paese di
corse, di gare e di palii.
C'è il Palio di Siena, dove corrono i
cavalli e quello d'Alba dove invece si cimentano gli asini, ci sono
addirittura due gran premi di Formula1 per auto superveloci e le
Mille Miglia per quelle lente e aristocratiche, per le due ruote a
pedali c'è la Milano San Remo e la biciclettata del duomo, così
come la maratona di Roma e quella organizzata dalla bocciofila. Ci
sono gare per soli uomini e altre per sole donne. Qualche volte ci
sono gare miste. Ma sono rare. Tra queste c'è anche la gara per il
Quirinale. Nelle passate undici edizioni è sempre stata,
tacitamente, considerata una gara per soli uomini anche se il
regolamento esplicitamente non prevede l'esclusione delle donne.
Tuttavia fino a questo momento nessuna donna è mai stata seriamente
in gara anche se qualcuna è stata timidamente votata. Comunque non
ne è stata mai eletta alcuna. Per le donne è già
stata una faticaccia riuscire a ricoprire la carica di Presidente
della Camera dei deputati.
Ce l'hanno fatta solo in tre. La prima fu
grandissima e mantenne il ruolo per ben tre legislature, la terza è
appena stata eletta e si vedrà. Della seconda l'atto politico più
importante di cui si abbia memoria è che fece spostare dall'ufficio
di presidenza un quadro ritenuto osé. Passare dalla terza carica
dello stato alla prima per il genere femminile sarà un bel salto.
Comunque da qualche tempo se ne parla e si dice che anche una
donna, magari si dicesse una signora, potrebbe ambire, partecipare e
pure vincere la competizione. Ma il fatto sembra più di facciata che
effettivamente auspicato. Salvo che non serva da ripiego.
Nilde Jotti, per tre legislarure (1979-92 fu Presidente della Camera dei Deputati |
La gara per il Quirinale
si corre una volta ogni sette anni e ogni volta lo stesso rituale
tante chiacchiere all'inizio e voci e candidature che passano
dall'essere definite ombra a forti e poi scomparire. Ma la regola
vaticana che vuole che chi entra papa in conclave ne esca cardinale
vale anche per la presidenza della repubblica italiana. Che talvolta
è stato pure un bene.
Di solito quelli che
partecipano alla gara sono definiti cavalli di razza, con qualche
fastidio, si mormora, da parte degli equini veri che vantano un
fisique du rôle
più appropriato e
portamenti decisamente più all'altezza per eleganza ed imponenza.
D'altra parte Caligola dimostrò che talvolta è meglio il cavallo
vero piuttosto che quello metaforico. Almeno si sa con chi si ha a
che fare. E soprattutto ha richieste contenute. Tuttavia raramente,
per non dire quasi mai i così detti cavalli di razza che si sono
iscritti alla gara e presentati scalpitanti ai nastri di partenza
sono stati veramente in corsa o hanno vinto. Anzi, se si escludono
giusto un paio di casi o giù di lì, molti ne sono usciti un po'
ammaccati.. Questioni di veti incrociati si è sempre detto. Più
spesso in corso di gara sono emersi nomi nuovi e hanno vinto outsider
o comunque chi all'inizio non era previsto. Che se succedesse anche
questa volta, visto i nomi che girano, ci sarebbe da brindare. Che
questi sono sulla scena da parecchi decenni e come dire: hanno già
dato. E pure già preso. Non foss'altro che per tutto il tempo che
hanno passato su quei rossi scranni con risultati assai modesti. E
non si parla di vil pecunia perché bisogna esser signori. Si
accontentassero e stessero buoni nei loro cantucci lasciando spazio a
chi magari ha esperienza di lavoro e la fama che si è costruita nel
mondo dipende più dallo studio e dalla fatica che dagli intrallazzi.
Che poi eleggere uno, solo perché altrimenti non saprebbe che fare
della sua vita, non suona come la massima delle motivazioni. Piuttosto
si lanci una petizione affinché ogni piccione adotti il suo politico
pensionato.
Questa
è la dodicesima volta e il dodici, a dar retta alla cabala e ai
misteri esoterici,è proprio un bel numero: dodici i mesi dell'anno,
dodici le costellazioni, dodici le tribù di Israe le e dodici gli
apostoli. A dodici anni, almeno una volta, si usciva dalla
fanciullezza e si entrava una nuova fase. Più matura. Che per
l'italica politica sarebbe proprio il caso. Dodici anche le ore
segnate nell'orologio: che a mezzogiorno si mangia e a mezzanotte si
dorme. In sostanza il numero della saggezza e del voltare pagina. Che
a guardare quel che sta accadendo ce ne sarebbe proprio di bisogno.
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