Più che uno scoop il libro di
Friedman racconta quello che già tutti sanno, magari senza averne le prove.
Pierpaolo Pasolini docet. Ciò di cui si parla poco è il piano di Corrado
Passera. Per quel che se ne è letto fino ad ora sembra più serio di quel che poi
mise in pratica Mario Monti. Ma di questo si dice poco che sarebbe stato il
vero scoop.
Che al
Belpaese piaccia divertirsi si sa fin da sempre. Ne racconta anche Goethe nel suo Viaggio in Italia e in un modo o nell’altro l’hanno detto, scritto e fatto, tutti gli
stranieri più o meno grandi che sono passati lungo lo stivale. Il fatto che a
divertire gli italici ci si metta anche un americano di nome Alan Friedman
oltre che non stupire dovrebbe lasciare indifferenti. E invece c’è chi abbocca.
I giornalisti, per esempio, e quattro scartellati che per campare fanno i politici
che con voce simil stentorea, dato che nessuno ce l’ha per davvero, protestano o
attaccano. Ovviamente tutti o quasi si mettono a discutere di quel che di peso
ne ha pochissimo e lasciano perdere, come ti sbagli, quanto sarebbe
interessante indagare. Ma questa è l’Italia.
Nulla di
quanto ha scritto Friedman era ignoto. Tutti o la maggior parte lo sospettavano
o in qualche modo lo sapevano ma non ne avevano le prove. E poiché Pierpaolo
Pasolini non c’è più nessuno ha potuto
scrivere un pezzo dal titolo « lo so ma non ne ho le prove.» Gran bel articolo
quello di Pasolini attaccato a
posteriori da Pierluigi Battista, giornalista di cui fra trent’anni nessuno si
ricorderà più, che le prove le vuole lì, belle e calde sul tavolo, neanche
fossero una lattina d’olio. In verità qualche
giornale più informato o più ammanicato aveva ricevuto una velina o forse più
(nel senso di sottile foglio di carta trasparente) e ne aveva accennato
annegando la notizia tra varie pizzellacchere. Ma neanche questo ha da stupire questo
è il Paese di azzeccagarbugli.
Che Monti e Napolitano si conoscessero era normale e noto: uno era stato parlamentare europeo, pure pizzicato da un giornalista tedesco per aver volato con una compagnia low cost ed aver richiesto il rimborso come da compagnia di linea, che, detto in confidenza, non è bello. Mentre l’altro ha passato a Bruxelles due mandati da commissario europeo: una volta sul conto di Berlusconi e la seconda su quello di D’Alema. Dire poi che la vita è dura è solo un eufemismo. Quindi nulla di strano anche tenendo conto che nel periodo incriminato, il Mario Monti ricopriva solo la carica di rettore di una università e forse si annoiava mentre Napolitano aveva belle gatte da pelare con il governo. Certo era un governo imbarazzante che si reggeva sul tetragono pacchetto di mischia formato da Scilipoti-Razzi-Calearo-Cesario, con la credibilità internazionale di un Brighella e i conti allegramente vacillanti. Ma questi lo sono sempre stati. E in più c’erano due aggravanti: lo spettro della Grecia e Tremonti come ministro economico. Con elementi collaterali come il declassamento di Standard & Poor’s, la lettera della Banca Centrale e poi anche lo spread. Che doveva fare quel pover’uomo di Napolitano?
Che Monti e Napolitano si conoscessero era normale e noto: uno era stato parlamentare europeo, pure pizzicato da un giornalista tedesco per aver volato con una compagnia low cost ed aver richiesto il rimborso come da compagnia di linea, che, detto in confidenza, non è bello. Mentre l’altro ha passato a Bruxelles due mandati da commissario europeo: una volta sul conto di Berlusconi e la seconda su quello di D’Alema. Dire poi che la vita è dura è solo un eufemismo. Quindi nulla di strano anche tenendo conto che nel periodo incriminato, il Mario Monti ricopriva solo la carica di rettore di una università e forse si annoiava mentre Napolitano aveva belle gatte da pelare con il governo. Certo era un governo imbarazzante che si reggeva sul tetragono pacchetto di mischia formato da Scilipoti-Razzi-Calearo-Cesario, con la credibilità internazionale di un Brighella e i conti allegramente vacillanti. Ma questi lo sono sempre stati. E in più c’erano due aggravanti: lo spettro della Grecia e Tremonti come ministro economico. Con elementi collaterali come il declassamento di Standard & Poor’s, la lettera della Banca Centrale e poi anche lo spread. Che doveva fare quel pover’uomo di Napolitano?
Certo avrebbe
potuto, constatata la situazione mandare il Paese alle urne, ma forse conoscendo
il gruppo dirigente del Pd di allora ha avuto qualche brivido lungo la schiena.
E chi non l’avrebbe avuto. L’idea di nominare Monti Mario senatore a vita è
stato vissuto come una sorta di pedaggio che se invece fu un regalo non
richiesto non depone a favore di chi è prodigo con i denari altrui. I milanesi
millantano di avere il cuore in mano ma il signor rettore è nato a Varese e per
quanto lombardo deve avere avuto ingombranti infiltrazioni elvetiche che a
sinistra oltre che il cuore ci tengono il portafoglio e le mani se le mantengono
libere. Ma comunque, pensando il Presidente di fare da suggeritore occulto, la
scelta in qualche modo ci stava, si poteva far di meglio e scegliere uno che
non desse la colpa dei propri errori ad un cane, ma è andata così. E tutti lo
sapevano pur non avendone le prove. Che poi della cosa oltre che nei bar e dai
barbieri si chiacchierasse anche in qualche salotto preteso buono sta ancor
prima che nello scandalo nella consuetudine al consociativismo. Mala pianta
dura a morire, forse endemica del Belpaese.
Ciò di cui
si parla poco è del corposissimo, centonovantasei pagine, documento stilato da
Corrado Passera. In quello si ipotizzava di risistemare i conti e altro lì
attorno passando da chi i denari ce li ha per davvero. Ma l’abitudine a
guardare il dito invece che la luna non è di oggi. Perché sarebbe interessante
capire come mai quel piano che qualcuno deve aver evidentemente richiesto non
sia stato reso pubblico e perché le misure successive come di consueto andarono, come
il famoso cetriolo, a conficcarsi nel cuore dei soliti che il sangue continuano
a darlo nonostante l’abbiano già versato più di una volta. Ecco questo sarebbe
stato lo scoop e non rifriggere notizie risapute nell’olio di sempre.
By the way
Napolitano nella sua lettera al Corriere
della Sera è ritornato sul quanto affermato dalla Cassazione in merito alle
sue dichiarazioni e così salva dal racconto di eventuali sue barzellette, poi ha scavallato, come tutti già sapevano da
un pezzo pur non avendone le prove, la questione della messa in stato d’accusa
e adesso deve decidere se proteggere ancora il nipote adottivo Enrico Letta,
che nonostante l’età non è così brillante come vuol vendersi, o passare a Matteo
Renzi corda e sapone lasciandolo libero di cercarsi l’albero adatto. Per costruirsi
un’altalena o a cui appendersi. A scelta.
Condivido.Friedman lo fa per vendere di più ed avere qualche gratitudine.Gli altri per sfruttare la memoria labile degli italiani.A Napolitano sta come un vestito nuovo avendo voluto salvare Berlusconi pensando di salvare il paese non facendo le elezioni nel 2011 e limitando Bersani nel 2013 che sarebbe andato a sbattere lo stesso,ma per colpa sua e non nel modo ridicolo come è avvenuto perché re Giorgio gli aveva legato le mani.
RispondiEliminaIndovinatissimo commento Castruccio , ma dirò di più: che Napolitano stesse pensando ad un governo tecnico di fronte allo sfascio del centro destra lo dicevano anzi lo strillavano anche i Berlusconi l' anno prima delle vicende svoltesi nel 2011 "rivelate" dal Friedman ,all' argoemnto dedicammo anche un tread di novefebbraio , che mi sono permesso di riesumare con un link al tuo bwell' intervento http://www.novefebbraio.it/.../solidarieta-al-presidente...
RispondiEliminaSOLIDARIETA' AL PRESIDENTE NAPOLITANO | novefebbraio.it
www.novefebbraio.it
Il presidente Napolitano in questo difficile momento sta subendo pressioni intol..
e quello che è ridicolo è il presidio degli elettori di forza italia davanti al palazzo trasmesso da Servizio Pubbllico.
RispondiElimina