La Commissione per i diritti dei
minori accusa il Vaticano:«coprì, quindi permise, gli abusi.» Le sedici
paginette del rapporto sono addirittura eccessive, bastavano poche righe. Papa
Francesco come Gesù nel tempio o come Ponzio Pilato? La rimozione di monsignor
Nunzio Galantino sarebbe già un bel segnale.
E
così dopo tanti tantissimi anni, oltre duemila, è arrivata la condanna.
Ma d’altra
parte, come recita l'adagio, che Dio non paghi il sabato è noto. Laddove si intende che ricompense e
punizioni arrivano a tempo debito e non a scadenze fisse. E della saggezza dei
popoli bisogna fidarsi. Quanto scritto nel rapporto della Commissione Onu per i
diritti dei bambini condanna la Chiesa non solo per il delitto di pedofilia ma per
quello ancor più grave che a questo si è accoppiato: la copertura di quelle
vergognose pratiche. Copertura che qualche volta è passata attraverso il denaro
(che non sempre è stato considerato dalla sacra istituzione lo sterco del demonio)
e molte altre, c’è il sospetto che siano la gran parte, attraverso la
coercizione, anche psicologica, della vittima. Questa se ne rimaneva negata, umiliata
ed abbandonata mentre l’orco nero se la rideva bellamente rimanendo, preteso
vergine, al suo posto o magari semplicemente spostato in altro ambiente a lui
favorevole e ad altro incarico o addirittura avviato a salire i gradini di una
ricca e prestigiosa carriera. Che anche nella istituzione della spiritualità
divina avere qualche spicciolo in tasca non dispiace e se poi questo diventa un’auto con autista e un segretario e
un pingue conto in banca va ancora meglio. Il punto di partenza e di arrivo
risultava (e risulta) essere sempre lo stesso: difendere o, il che è concettualmente
addirittura peggio, preservare l’onorabilità, l’immagine e la reputazione della
Chiesa. Che per far questo si dovesse calpestare e distruggere la dignità e non
solo quella delle vittime ha sempre importato poco.
Le
sedici paginette che compongono il documento risultano perfino eccessive. In
verità bastavano e bastano poche righe oltre a quello che ben si conosce di uno
sconcio modo di agire di cui si dà
notizia perfino in alcune pagine di importanti opere della letteratura italiana.
Le righe in questione recitano così: «La Santa Sede (sic! Che di santo in
quella sede c’è oggettivamente poco Ndr)
ha adottato sistematicamente politiche e pratiche che hanno portato alla
prosecuzione degli abusi su minori e all’impunità
dei colpevoli. La Santa Sede ha sempre posto la salvaguardia della reputazione
della Chiesa e la tutela degli interessi dei colpevoli sopra a quelli dei
bambini.» Sic et simpliciter. Questo
è il punto. Il resto aria per bocche sazie.
Quanto
viene scritto nel rapporto della Commissione dell’Onu per i diritti dei bambini
è chiaro e cristallino. Ciò che è più vergognoso è l’atteggiamento omertoso (in
nulla differente dall’abitudine mafiosa) che non solo copre il delitto ma
consente, garantendone l’immunità, la sua prosecuzione all’infinito. E nella
sostanza la sua legittimazione. E in questo dire non si deve trovare scandalo
poiché di tanto in tanto, che meglio sarebbe se fosse di spesso in spesso, vale la pena di tirare i collegamenti tra i
vari punti ed arrivare al disvelamento delle
logiche e delle parole. Che a capire devono essere tutti e non solo gli
iniziati.
Forse
monsignor Nunzio Galantino, segretario generale per quanto ad interim della Cei, farebbe
bene a riflettere se quelle sue pilatesche parole sul ruolo del «vescovo che
non è un pubblico ufficiale e neppure un pubblico ministero.» non si inquadrino
in quel contesto di vergogna denunciato dalla Commissione per i diritti dei
bambini. E magari ne trasse una qualche conseguenza.
Certamente
in Vaticano si aspettavano la condanna magari non così precisa e non così cruda e semplice ma talvolta vale la pena di
essere chiari. Parrà strano a vescovi e cardinali sempre abili nel parlare per
metafore ma oggi così è. Adesso si tratterà di attendere con savia pazienza la
reazione annunciata dal Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin che ha daffermato:
«questo rapporto va studiato.» Che è certo nulla va preso sui due piedi. Lo
disse anche Isabella di Castiglia e lo pensò pure Newton quando una mela gli
cadde in testa. Se con questo Parolin intende che quella lettura sarà fonte di ulteriore
presa di coscienza e punto di partenza del cambiamento sarà un fatto. Altro
sarà se invece si studieranno le carte per leguleianamente individuare qualche
pertugio giustificatorio. O si evochino lobby varie che è metodo vecchio, ha
già dato ed soprattutto nell’evocare antichi protocolli non ha portato fortuna
ai suoi evocatori. Nel secondo caso il Vaticano perderà definitivamente la sua
battaglia. Con la sua fede, i suoi
fedeli e con sé stesso.
Questo
è il momento per papa Francesco di fare il salto di qualità: passare dal
telefono per chiamare i calzolai all’afferrare una ramazza per la pulizia della
sua casa. Non occorrerà neanche tanto tempo perché in quei palazzi tutto è catalogato
e ben archiviato e lì difficilmente spariscono i faldoni. Il Vaticano non è una
Asl italiana. Magari cominciare con il rimuovere Nunzio Galantino potrebbe
essere un bel segnale d’avvio.
E comunque
non si preoccupi papa Francesco della eventuale confusione che seguirà alla
ramazzata. Rammenti che l’hippy nazzareno quando entrò nel tempio si portò
dietro uno scudiscio e i tavoli che rovesciò furono più d’uno e non andò
neanche tanto per il sottile, a seguire quel che scrissero i suoi quattro
storici. E dall’altra parte pericolo di finire inchiodato ad una croce non ce n’è:
non si usano più quei metodi, film già visto ma nel caso c’è il lieto fine a
soli tre giorni di distanza.
un serio problema è rappresentato dal fatto che non si possono rivelare i fatti appresi nel segreto della confessione a pena di scomunica mi pare. Ai tempi della Serenissima la violazione di tale segreto veniva punita anche dal braccio secolare, con la pena capitale comminata in forme abbastanza efferate
RispondiEliminaConfessioni a parte ci sono le denunce dei genitori o di altri parenti e/o amici che sono state nascoste o scoraggiate e le vittime minacciate di essere abbandonate. L' intervento di monsignor Nunzio Galantino sotto questo profilo è emblematico: il vescovo non è un pubblico ufficiale e neppure un pubblico ministero. Prima di arrivare ad "aprire" il segreto della confessione ci sono molte e molte altre strade da battere.
EliminaEffetivamente ha iniziato il cambiamento , adesso un prelato che ne denuncia un altro per pedofilia finisce per 2 anni nelle carceri Vaticane...
RispondiEliminala questione della irrevocabilità del sacramento dell'ordine è assolutamente fittizia. Stiamo parlando di persone che si mettono in contrasto alla fede, è un omicidio 'bianco' del fedele, perchè allontana dal vangelo e impedisce Cristo nella vita delle persone nega la Grazia dello Spirito santo. Nessuno può essere in comunione con una chiesa che è in apostasia su questa questione.
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