Va bene l’interesse del minore nella fase
dell’infanzia e della pubertà, ma questo interesse sarà lo stesso in quella
dell’adolescenza? Avere due mamme può essere uno svantaggio per una ragazza.
Chi se la sente di affrontare due suocere?L’adozione a tempo potrebbe essere
una soluzione. Bene comunque che abbia trionfato il buon senso con buona pace
di Alfano e company.
Una bambina con due mamme |
Il senso comune
vuole che in una disputa che veda coinvolto un minore il giudizio debba tener
conto dell’interesse di questo e di null’altro. Ora detto così può parere fin
troppo facile ed ecco allora la motivazione, orpellata come si conviene, che la
Consulta, mai così benemerita, ha scritto: «Si rileva che la legge del 20
maggio 2016, numero76 (regolamentazione delle unioni civili tra persone dello
stesso sesso e disciplina delle convivenze) entrata in vigore il 5 giugno, non
si applica, ratione temporis, ed in
mancanza di disciplina transitoria, alla fattispecie, dedotta in giudizio.» Il
che, chiarissimo per il Gasparri ed il Giovanardi, tradotto per i comuni
mortali, significa che la legge sulle unioni civili non c’entra in modo alcuno
con la decisione se far adottare un bimbo oppure meno alla compagna (nel caso
specifico) della mamma o al compagno del papà. E questo in base alla legge 184
del 1983 che disciplina le adozioni in generale. La qual legge 184 stabilisce
che nel processo adottivo va tenuto conto dell’interesse del minore che è
prevalente rispetto a quello degli adulti. E fin qui a parte quelli dall’acuminato
sapere ci si poteva arrivare facilmente. E quindi evviva che anche la Consulta
ci sia arrivata. Evviva Evviva.
Però, come in
tutte le grandi questioni che toccano la summa del pensiero e della vita c’è
anche un però. In termini pratici l’interesse del minore non è dato una volta
per tutte, come sempre, non è che la briscola sia la stessa ad ogni partita. Il
minore evolve nel tempo e il suo interesse, che deve prevalere sempre su quello
dell’adulto, può anche cambiare di segno. Ed arrivare pure al suo opposto. Quindi
se è lecito oltre che ragionevole, pensare che una bimbina, intesa qui come
sineddoche, di tre, ma pure di quattro e
foss’anche nove anni abituata a vivere con due mamme veda nel suo interesse
essere adottata da quella che non l’ha partorita, la stessa cosa con uguale
facilità non può essere data per assodata nel momento in cui questa passa dalla
pubertà all’adolescenza. Poiché l’interesse di una adolescente è di molto
diverso da quello della bimbina che fu. L’adolescenza è quella fase della vita
nella qualle all’affermazione «Di mamma ce n’è una sola» di solito risponde «E
meno male»
Una adolescente
già soffre di suo la presenza di una sola mamma, asfissiante, impicciona e
ficcanaso quanto basta, figurarsi cosa significhi per lei combattere e
difendersi da due dello stesso genere che per definizione hanno le stesse
caratteristiche essendo ambedue mamme. Si provi un po’ a ricordare il risveglio
del mattino e la ciabatta “educativa” e si moltiplichi il tutto pr due. Se già
è difficile nascondere il diario ad una, che al confronto Sherlock Holmes è un
pivello, diventa missione impossibile,
nasconderlo a due. Senza contare poi il controllo pre uscita fatto doppio, il
dover mostrare d’avere indossata la condottiera due volte, nonché sottostare al
doppio interrogatorio in fase di rientro. E il doppio controllo sulle date
fatidiche. E anche la doppia spiegazione del perché piaccia quel ragazzo e non
quell’altro e alla fine doversi sorbirsi il doppio predicozzo sui fatti della
vita. Per non dire del doppio racconto e del doppio pianto per le pene d’amore.
Uno strazio. Che se si passa la vita stressate dai genitori e angariate dai figli
(se ci saranno) la prima parte con due mamme deve essere assolutamente mortale.
Senza dire degli
effetti collaterali che colpiscono chi per sua ventura si trova a gravitare
intorno a questa bizzarra famiglia e che magari di mamma ne ha una sola (beato).
Questo non si capaciterà di dover sottostare allo sguardo indagatore delle due
mamme della fidanzata. E delle doppie critiche. Problema mica da ridere. Quanti
in coscienza avrebbero l’ardire di affrontare due suocere? E dover trangugiare
la famosa zuppa della suocera che poi sono due? Cioè anche due zuppe? E magari
essere costretto a chiamare entrambe mamma con l’incredibile situazione di
averne addirittura tre? Detto seriamente potrebbe essere addirittura causa di
divorzio per crudeltà mentale. Senza contare che: quanto può essere viziato un
bambino con tre nonne?
Tutto ciò
considerato varrebbe la pena che qualcuno dei sonnolenti parlamentari considerasse
con la dovuta serietà la questione e sollevasse le fondamentali obiezioni di
merito fino alla proposta di legiferare sul
fatto che l’interesse del minore con due mamme lo si debba considerare “a
tempo”. E dunque vada rinegoziato, come
il debito di Roma, considerandolo variabile dipendente dall’età dell’adottato.
Comunque bene
che la Corte Costituzionale sia intervenuta per rendere il buon senso parte
integrante del diritto con tanto di sentenza. Non capita spesso.
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