Le sconfitte son tutte di Renzi. E però anche le
vittorie, poche, gli vengono sottratte. Giachetti andrà al Divino Amore, A
Fassino l’invito a godersi il vitalizio . La zia zitella, D’Alema Massimo,
intonerà: si scopran le tombe, si levano i morti. Ma non è più tempo.
Piero Fassino, sostenitore di Renzi, ex sindaco |
Brutta domenica
quella del 19 giugno per il Pd. Per tutto il Pd perché a guardare i dati hanno
perso proprio tutti: maggioranza e minoranza. A Roma ha perso il Pd nuovo o
seminuovo, il sor Giachetti è un
commensale della politica di lungo corso ma è stato tra i primi dei vecchi a
mettersi con Renzi. Che un po’ è stata la sua fortuna: da quel giorno D’Alema
non gli rivolge più la parola. Non è poco. E comunque la sconfitta, bella tonda
tonda, gli ha evitato di dover scegliere tra una tribolata vita da sindaco e
quella comoda da deputato nonché vicepresidente della Camera. E così si potrà
godere meglio il casalone con cinque bagni e piscina di cui si era dimenticato.
Farà un pellegrinaggio di ringraziamento al Divino Amore.
A Torino ha
perso la vecchia guardia saltaquaglista: Piero Fassino una vita da funzionario
di partito e poi da deputato. Che potesse perdere, in verità, lo si era intuito
da un segnale inequivocabile: la sua profezia. Infatti durante una seduta del
Consiglio di Torino il Piero rivolto all’Appendino, che contestava una sua
decisione, disse:«vedremo quando lei sarà sindaco.» Appunto. Ha fatto il paio
con: «Grillo, fondi un partito, prenda i voti e poi discuteremo.» Appunto.
Adesso il suggerimento è di godersi il vitalizio anzi i vitalizi che in casa Fassino
oltre al suo entra anche quello della moglie e son soldi. Magari faccia un giro
in periferia adesso che ha tempo e impari.
A Milano invece ha
vinto Beppe Sala, mr. Expo, anche se tutti sono ancora in attesa di vedere i
conti della manifestazione. Chissà. Questa potrebbe essere una vittoria dello
scout Renzi se non fosse che il Sala stesso, forse per mettersi al vento, una
settimana prima del voto ha dichiarato:«Io non sono renziano. Chi mi vota, vota
me e non Renzi.» Quindi questa vittoria non può finire oggettivamente nel
carniere del Presidente del Consiglio. Con buona pace di Emanuele Fiano, della
Quartapelle e degli altri renziani similmeneghini. Anche perché dovranno fare i
conti con Basilio Rizzo che ha portato i voti decisivi e, per soprammercato, di
sinistra se ne intende.
E neanche
Bologna finisce con Renzi: Merola Virginio (come la Raggi) appena eletto pensa
bene di attaccarlo. Con i tempi che corrono ci sta. Mentre invece all’ex nuovo
avanzante vengono accreditate le sconfitte di Trieste e Pordenone, ci sono da
tirare le orecchie alla Serracchiani che ha messo il becco a Roma anziché
occuparsi dei territori suoi. E poi di Benevento riecco il Mastella Clemente, di
Napoli dove il Pd non è arrivato neanche al ballottaggi, di Carbonia e Crotone,
Savona, Grosseto, Olbia e naturalmente San Giuliano Milanese. E qui ci si ferma
per carità di patria.
Come ovvio con le
sconfitte del Renzi Matteo si scopron le
tombe, si levano i morti i martiri nostri son tutti risorti. Questo auspicherebbero
la zia zitella del Pd, in arte D’Alema Massimo che per fortuna della Raggi ha
smentito, usualiter,il suo appoggio, il
nipote secchione, Cuperlo Gianni, il cugino di campagna, Bersani Pierluigi e l’eterna
speranza, Roberto Speranza per dire i primi quattro che vengono in mente, ma
così non è. La sconfitta di Renzi non vuol dire vittoria dei vecchi piciisti
incapaci che anziché fare la sinistra quando governavano si son messi a fare i
neo lib-lab, più lib(eral) che lab(our). Per
loro il tempo è auspicabilmente finito, si ritirino: hanno già avuto. E si
accontentino.
Adesso che il
Renzi non è più quello del 41% delle europee, ci sarà da vedere le mosse dei saltaquaglisti
perché si sa: chi tradisce una volta tradisce sempre e di Verdini e della sua
truppa. Magari ancora più indispensabili. E poi gli scannamenti nel centrodestra e le cene
del lunedì tra il moderato (sic!) Berlusconi
e il lepenista Salvini Matteo. E infine
gli auguri: a Giorgia Meloni perché si goda la maternità e ad Alfio Marchini la
sua Ferrari. Entrambi l’hanno scampata bella.
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