Il neuroscienziato Vallortigara dimostra con dovizia di particolari che i pulcini sono più intelligenti dei galli dominanti. Draghi racconta alla Camera quello che tutti i giornali pubblicano da mesi. Riceve applausi ogni due minuti. L’ultimo i parlamentari lo riservano a sé stessi.
In questa settimana due sono state le notizie clou: i pulcini di Vallortigara e il discorso del Draghi alla Camera. Il 14 dicembre su la Repubblica è stato pubblicato un pezzo sulla scoperta del neuroscienziato Giorgio Vallortigara che, lavorando con 44 pulcini, è arrivato alla conclusione che non sempre i capi sono i più intelligenti. Anzi, tutt’altro. In estremissima sintesi lo studio dice che i capi sono tali solo in virtù della loro forza, fisica negli animali, mentre i sottoposti sono assai più intelligenti e le femmine molto di più dei maschi: sanno contare, colgono la differenza delle forme e delle dimensioni e sanno come rapportarsi con la gerarchia del gruppo. In altre parole talvolta, forse spesso o addirittura sempre, il capo del pollaio è unicamente grande, grosso e, come si usa dire nel lombardo veneto, ciula ovverosia poco intelligente. Senz’altro molti, con una rapida carrellata mentale, staranno pensando a qualche recente capo di governo e altri si staranno chiedendo perché Giorgio Vallortigara non abbia preso in considerazione i membri irrilevanti, i cosiddetti peones, del parlamento o meglio ancora una parte rappresentativa del corpo elettorale. Magari le casalinghe, non necessariamente solo quelle di Voghera. Forse, quasi senz’altro, il neuroscienziato sarebbe arrivato alla medesima conclusione: i sottoposti, i governati, sono più intelligenti, magari molto più intelligenti di chi ha il potere. Potere detenuto unicamente perché più forti, non tanto fisicamente, molti fisicamente sono delle caricature, quanto per le informazioni che possono mettere sul tavolo, per le relazioni che hanno coltivato e coltivano, per gli aiuti che possono dare, e quindi ricevere. La storia del potere è tutta qui e nulla ha a che vedere con l’intelligenza o addirittura il merito. Il caso vuole che il 15 dicembre, il giorno dopo l’uscita del pezzo sui pulcini, il presidente Draghi Mario si sia presentato alla Camera per comunicazioni in previsione del Consiglio europeo. Ovviamente tra i due casi non vi è alcuna correlazione. Solo i maliziosi potrebbero immaginarlo ipotizzando la sagace ironia del caso. Il discorso ha avuto la durata di venticinque minuti e briscola. L’aula è stata silente e plaudente, Come da copione. Il Draghi inizia con il ricordo delle nove vittime di Ravanusa. Specifica, per gli amanti della geografia, che il piccolo paese si trova in provincia di Agrigento e parte il primo applauso. Applauso a chi? Perché? Non è dato sapere. Quindi cita tutte le vittime, una per una, indicandone nome ed età, porge le condoglianze del Governo e sue personali, per quel che valgono, chiede e lo dice come fosse una novità assoluta «sia fatta luce su quanto è successo, fatti che non dovrebbero capitare» anche se nel Belpaese succedono con la giusta frequenza, e quindi la solita tiritera dei ringraziamenti: il Sindaco il Prefetto la Croce Rossa, i soccorritori, i vigili del fuoco i carabinieri e i volontari. Altro applauso. Nota di colore: nell’intero discorso i ringraziamenti saranno tre per undici diverse categorie. Dopo di che il Draghi Mario si tuffa a piedi uniti nel nulla. Nei ventitre minuti restanti il Draghi racconta alla Camera attenta, poco, in compenso plaudente, tanto, cose che già tutti, compreso i pulcini di Vallortigara, conoscono a menadito. Le ripetute statistiche sulla pandemia, e l’invito alla terza dose, quindi che l’energia costa di più, ma che ci saranno risorse e che la politica di bilancio sarà espansiva per il duemilaventidue. L’hanno già scritto tutti i giornali. Sull’immigrazione sottolinea che l’Italia continuerà a chiedere una gestione umana, solidale, sicura. Come dire “viva la mamma”. Contemporaneamente però, senza sbandierarlo troppo, si continuerà a vendere armi alla Libia e gli si daranno denari perché allestisca campi di concentramento. Quindi la solita banalità sui canali umanitari che rappresentano una risorsa e non una minaccia e l’accusa al regime bielorusso, un classico. Anche questo i quotidiani l’hanno già scritto. Un fulmineo assaggio sulla collaborazione con l’Africa, il sottinteso recita vacciniamoli a casa loro. Il finale è da manuale: ringraziamento ai membri del Parlamento per la loro fattiva collaborazione. Probabilmente Draghi ha voluto gratificare i deputati per come entusiasticamente approvano quello che neanche hanno letto. Gli applausi dell’Assemblea al discorso sono stati tredici. Mediamente uno ogni due minuti. Incluso quello fatto a sé stessi. Alla fine viene da invidiare i pulcini.
Buona settimana e buona fortuna.
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