Ciò che possiamo licenziare

venerdì 3 dicembre 2021

IMU: l’ennesima buffonata.

Il governo dei migliori ancora una volta arriva secondo. La certezza del diritto una bella favola. Il MEF conta come il due di picche. È un modo come un altro per dare denari ai comuni: lo si faccia, ma con dignità e senza menare per il naso il contribuente.


La storia dell’IMU è una barzelletta lunga dieci anni dove lo Stato in tutte le sue declinazioni istituzionali (governo, ministero, fisco, magistratura) si diverte a prendere per il naso il contribuente con la nobile scusa di fornire denaro agli enti locali. L’obiettivo di per sé ci starebbe anche, se il processo avvenisse alla luce del sole e con la chiarezza dovuta ai (poveri) contribuenti. Tutto nasce nel 2006 quando il Berlusconi Silvio, durante la campagna elettorale, faccia a faccia con il Prodi Romano, promise l’abolizione dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) una tassa non particolarmente gravosa. Il Berlusconi perse le elezioni. Il Prodi di cui sopra dimostrò di non aver colto la lezione e nel 2007 mise mano, demagogicamente, all’ICI. Mal gliene incolse: il suo governo di lì a poco cadde e il Berlusconi vinse le elezioni successive del 2008 e abolì l’ICI sulla prima abitazione e per contrappeso inventò l’IMU. Già perché, come sanno anche le massaie, non c’è economista che le valga, se si taglia un reddito da una parte bisogna recuperarlo da un’altra.  Comunque la famosa IMU avrebbe dovuto scattare nel 2014.  Ma nel 2011 il governo cadde e fu sostituito dal Monti Mario che ne anticipò l’entrata in vigore al 2012.  Idiozie, ma comunque chiare. Il MEF con circolare del 18 maggio 2012 stabili che l’esenzione IMU toccava alla prima casa aggiungendo però che se due coniugi avevano residenza anagrafica e dimora abituale in due comuni diversi entrambi avevano diritto all’esenzione trattandosi di due prime case. È il caso di una coppia bresciana: lui vive sul lago di mentre lei vive in città. Entrambi possono dimostrare di avere residenza anagrafica e dimora abituale nei reciproci comuni e lo certificano due stati di famiglia ben distinti, con bollette di luce, gas, acqua, telefono e immondizia. In altre parole si tratta di due realtà familiari, il Codice Civile, guarda caso, prevede la famiglia monocomponente. Com’è o come non è lui si trova in tribunale e in primo grado vince. La sentenza fa riferimento, udite udite, proprio alla circolare del Ministero. Il ricorso in appello è di prammatica e qui il verdetto viene ribaltato. Ma come? Il MEF, Ministero Economia e Finanze, che è il principale beneficiario dell’obolo, dice che non gli spetta, che non lo vuole e la magistratura più ministeriale del ministero stabilisce che invece lo deve avere. Misteri della povera Italia. Comunque il signore che vive sul lago decide di andare in Cassazione, meglio non l’avesse fatto: perde di nuovo. A questo punto si dirà sarà ammessa la buona fede del contribuente, ma neanche per sogno. Neppure per un istante i magistrati della Cassazione hanno pensato che sette o otto anni prima il contribuente potesse avere avuto qualche labile idea che la circolare del MEF valesse come la carta per incartarci il pesce e dunque oltre all’imposta al malcapitato viene imposto il pagamento di more ed interessi. Così va nel Belpaese. È di ieri che il governo dei migliori ha deciso una stretta sull’IMU, ma quale stretta? Arrivano questi migliori belli secondi a sancire il già sancito. Così come stabilito dalla Cassazione l’esenzione va concessa ad una sola abitazione: al diavolo la circolare del MEF, al diavolo la buona fede del contribuente, al diavolo la certezza del diritto, al diavolo la chiarezza e la trasparenza. Al diavolo tutto.

Buona settimana e buona fortuna

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