Il governo dei migliori ancora una volta arriva secondo. La certezza del diritto una bella favola. Il MEF conta come il due di picche. È un modo come un altro per dare denari ai comuni: lo si faccia, ma con dignità e senza menare per il naso il contribuente.
La storia
dell’IMU è una barzelletta lunga dieci anni dove lo Stato in tutte le sue
declinazioni istituzionali (governo, ministero, fisco, magistratura) si diverte
a prendere per il naso il contribuente con la nobile scusa di fornire denaro
agli enti locali. L’obiettivo di per sé ci starebbe anche, se il processo
avvenisse alla luce del sole e con la chiarezza dovuta ai (poveri)
contribuenti. Tutto nasce nel 2006 quando il Berlusconi Silvio, durante la
campagna elettorale, faccia a faccia con il Prodi Romano, promise l’abolizione
dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) una tassa non particolarmente
gravosa. Il Berlusconi perse le elezioni. Il Prodi di cui sopra dimostrò di non
aver colto la lezione e nel 2007 mise mano, demagogicamente, all’ICI. Mal
gliene incolse: il suo governo di lì a poco cadde e il Berlusconi vinse le
elezioni successive del 2008 e abolì l’ICI sulla prima abitazione e per
contrappeso inventò l’IMU. Già perché, come sanno anche le massaie, non c’è
economista che le valga, se si taglia un reddito da una parte bisogna
recuperarlo da un’altra. Comunque la
famosa IMU avrebbe dovuto scattare nel 2014. Ma nel 2011 il governo cadde e fu sostituito
dal Monti Mario che ne anticipò l’entrata in vigore al 2012. Idiozie, ma comunque chiare. Il MEF con
circolare del 18 maggio 2012 stabili che l’esenzione IMU toccava alla prima
casa aggiungendo però che se due coniugi avevano residenza anagrafica e dimora
abituale in due comuni diversi entrambi avevano diritto all’esenzione
trattandosi di due prime case. È il caso di una coppia bresciana: lui vive sul
lago di mentre lei vive in città. Entrambi possono dimostrare di avere
residenza anagrafica e dimora abituale nei reciproci comuni e lo certificano due
stati di famiglia ben distinti, con bollette di luce, gas, acqua, telefono e
immondizia. In altre parole si tratta di due realtà familiari, il Codice Civile,
guarda caso, prevede la famiglia monocomponente. Com’è o come non è lui si
trova in tribunale e in primo grado vince. La sentenza fa riferimento, udite
udite, proprio alla circolare del Ministero. Il ricorso in appello è di
prammatica e qui il verdetto viene ribaltato. Ma come? Il MEF, Ministero
Economia e Finanze, che è il principale beneficiario dell’obolo, dice che non
gli spetta, che non lo vuole e la magistratura più ministeriale del ministero stabilisce
che invece lo deve avere. Misteri della povera Italia. Comunque il signore che
vive sul lago decide di andare in Cassazione, meglio non l’avesse fatto: perde
di nuovo. A questo punto si dirà sarà ammessa la buona fede del contribuente,
ma neanche per sogno. Neppure per un istante i magistrati della Cassazione
hanno pensato che sette o otto anni prima il contribuente potesse avere avuto
qualche labile idea che la circolare del MEF valesse come la carta per
incartarci il pesce e dunque oltre all’imposta al malcapitato viene imposto il
pagamento di more ed interessi. Così va nel Belpaese. È di ieri che il governo
dei migliori ha deciso una stretta sull’IMU, ma quale stretta? Arrivano questi
migliori belli secondi a sancire il già sancito. Così come stabilito dalla
Cassazione l’esenzione va concessa ad una sola abitazione: al diavolo la
circolare del MEF, al diavolo la buona fede del contribuente, al diavolo la
certezza del diritto, al diavolo la chiarezza e la trasparenza. Al diavolo
tutto.
Buona settimana
e buona fortuna
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