Uno degli effetti collaterali del Covid-19 è stato l’ideazione di alcuni refrain. La medicina non è una scienza esatta è un ossimoro. Se non è esatta si chiama ricerca o sperimentazione. Il fenomeno dell’atipico. Il Covid un atipico su cui si è investito per i morti, per i finanziamenti per i profitti
Uno degli
effetti collaterali del Covid-19 è stata l’ideazione di alcuni refrain che si sono noiosamente ripetuti
per mesi. Il primo nato e non poteva essere diversamente, è stato: al tempo del covid usato a destra e a
manca da giornaliste e giornalisti. L’idea non era ovviamente originale,
scimmiottava il titolo del romanzo: L’amore
ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez, evidenziando la carenza
cronica di creatività della categoria. Quello che sta andando di moda adesso è:
la medicina non è una scienza esatta.
Ideatori del calambour sono
scienziati di diverse discipline, infettivologi, biologi, virologi,
microbiologi, chimici e via specializzandi. Che a scienza si accompagni non
esatta è un evidente ossimoro: la scienza è, per definizione, esatta.
Ovvero ad ogni azione, per quante volte questa venga ripetuta, deve
corrispondere lo stesso risultato. Se il risultato cambia non si può parlare di
scienza, ma al più di ricerca o sperimentazione, e queste sì non sono esatte, ancora
una volta per definizione. Solo quando la ricerca o la sperimentazione giungono
finalmente a un risultato stabile, nel numero e nel tempo, allora si può
parlare di scienza. In verità questa bella fola che la medicina non sia scienza
esatta viene sbandiera dai medici quando devono giustificarsi davanti ad un
malato per il fatto di capire poco o nulla della patrologia che
l’affligge. Alcuni, più sofisticati, parlano
di atipico. E così un qualsiasi
malanno, che vagamente assomigli a un altro, ma di cui si capisce meno di un’acca,
viene definito atipico. E quindi si può soffrire, tanto per dire, di una lombalgia
atipica, ma anche di neuropatia atipica o, come è successo recentemente, di
influenza atipica. La definizione di atipico
di solito si porta dietro il fatto che il caso viene lasciato cadere nel
dimenticatoio per il semplice motivo che,
essendo atipico, riguarda un numero esiguo di malati. E si sa: la redditività
dei laboratori di ricerca e delle industrie farmaceutiche è scienza esattissima e quindi scientifica. Al
dunque chi se ne frega delle malattie rare. Però può anche succedere che
qualche matto si impegni e voglia capire e allora accade che, magari dopo
venticinque anni, fatto realmente accaduto, una banale sublussazione venga
diagnosticata come sindrome di Ehlers-Danlos. Sindrome individuata a cavallo
del XX secolo, ma con pochi clienti. Con il Covid-19, originariamente influenza atipica, le cose sono andate
meglio in virtù degli enormi numeri di ammalati e di morti, degli enormi
finanziamenti statali e degli enormi profitti privati. Questa volta per l’Occidente
è andata bene. Per i Paesi poveri un po’ meno: non si possono permettere di
spendere venti dollari a dose, ma ci si consola col pensare che lì fa caldo e
il Covid-19 con il caldo non va d’accordo. Ma non si tratta solo di grandi
numeri e di multinazionali, ci sono anche i casi spiccioli. Mi raccontava un
amico che dopo un’accurata visita si sentì dire da un neurologo super luminare:
non so di che si tratti, ma, d’altra
parte amico mio, non è colpa mia se lei si è andato a prendersi una malattia
che nessuno sa cosa sia. Già, la medicina non è una scienza esatta si
consolò l’amico. Dopo di che il racconto continua: sono passato dalla segretaria che,con un largo sorriso, ha detto: sono cinquecento
euro per il professore. A quel punto
la medicina da scienza non esatta si è trasformata cristallinamente in scienza esatta.
Esattissima.
Buona settimana
e buona fortuna.
Nessun commento:
Posta un commento