Un invito ad una consultazione è come una sigaretta: non la si
nega a nessuno. Questa volta però c’è stato chi ha risposto: «Grazie, io non
fumo» Si fa finta di non sapere chi avrà l’incarico di formare il nuovo
governo. Intanto gli si dà più tempo per i suoi patteggiamenti. Sembra di
assistere alla Cena delle beffe di Sem Benelli. C’è solo da indovinare chi dirà la battuta :«E chi
non consulta come me peste lo colga.»
I padri costituenti erano a tal punto
malati di democrazia che hanno pensato bene di distribuirne a piene mani in
tutti i passaggi istituzionali. Così hanno deciso che, quando cade un governo e
se ne deve formare un altro, il Presidente della Repubblica convochi mezzo
mondo a partire dai Presidenti Emeriti, che poi sarebbero quelli precedenti e quindi
i presidenti di Camera e Senato e infine tutti i gruppi presenti in parlamento.
Anche il gruppo misto e le minoranze che più minoranze non si può.
Un invito ad una consultazione è come una sigaretta: non la si nega a nessuno. Questa volta però c’è stato chi ha risposto: «Grazie, io non fumo» che detto fuor di metafora sta a significare non credo che queste consultazioni siano cosa seria. L’hanno fatto in due: i leghisti e i 5 Stelle. I primi perché che dopo aver guazzato nei governi berlusconiani ora sono impegnati in operazioni di imenoplastica, cioè cercano di ridarsi una verginità antisistema. I secondi, i ragazzi pentastellati sono così abituati a dire no che se dovessero dire un sì sarebbe come voce dal sen fuggita. Tutti gli altri ci sono andati, sussiegosi, con l’aria di non aver responsabilità alcuna in quanto fino ad ora è successo e pure un tantinello tronfi. Comunque ognuno è com’è e poi ciascuno s’inganna come crede.
Un invito ad una consultazione è come una sigaretta: non la si nega a nessuno. Questa volta però c’è stato chi ha risposto: «Grazie, io non fumo» che detto fuor di metafora sta a significare non credo che queste consultazioni siano cosa seria. L’hanno fatto in due: i leghisti e i 5 Stelle. I primi perché che dopo aver guazzato nei governi berlusconiani ora sono impegnati in operazioni di imenoplastica, cioè cercano di ridarsi una verginità antisistema. I secondi, i ragazzi pentastellati sono così abituati a dire no che se dovessero dire un sì sarebbe come voce dal sen fuggita. Tutti gli altri ci sono andati, sussiegosi, con l’aria di non aver responsabilità alcuna in quanto fino ad ora è successo e pure un tantinello tronfi. Comunque ognuno è com’è e poi ciascuno s’inganna come crede.
Di norma il rito inizia con i gruppi di più piccole
dimensioni e si va a salire. La durata
dei colloqui è più o meno lunga a seconda del peso politico o della simpatia e
da questi il Presidente della Repubblica dovrebbe trarre elementi per chiarirsi
le idee e al tempo stesso individuare chi potrebbe , con una certa possibilità
di successo e magari anche una qual certa dignità (ma questa è un’aggiunta non
richiesta dal regolamento) assumere la guida del prossimo governo venturo. E
anche questa volta così è andata. Ma con un piccolo e marginale dettaglio:
tutti sapevano e già sanno a chi verrà affidato l’incarico. Questo anche se il
Presidente Napolitano, che sabato sera aveva già finito il suo lavoro, mai così
facile, e si è preso un ulteriore giorno prima di comunicare al popolo tutto a
chi affiderà l’incarico di formare il nuovo governo. Questo tempo aggiunto è
una sorta di sospensione per «dare spazio e serenità – sono parole di
Napolitano - a colui che verrà incaricato di formare il nuovo governo.»
Ma come? Non sarà Matteo Renzi l’incaricato? E qui la patria che fu di Leonardo, di Galileo Galilei, di Enrico Fermi, di Rita Levi-Montalcini e di Margherita Hack smarrisce la logica ed il poco buon senso rimasto. Insomma a colui che non è stato ancora nominato viene lasciato il tempo per sistemare le alleanze e quelle altre cosucce che, a esser buoni, sono chiamate passaggi affinché il suo governo possa stare in piedi. Che poi tradotto significa patteggiamenti: io do una cosa a te e tu dai una cosa a me. Ad una simile contorta trama neanche Giannetto Malespini sarebbe mai arrivato.
Giannetto Malespini è il protagonista de “La cena delle beffe” stupenda tragedia scritta da Sem Benelli. In cui un poveretto angariato da arroganti e presuntuosi si vendica sistemando le cose in modo tale che questi si eliminino tra loro. E mai come in questo momento un simile personaggio servirebbe al Paese. Che se ci si liberasse di proclami e magari pure di ricatti, e di quelli che ci stanno dietro, non ci si starebbe proprio male. Infatti a far la parte dei fratelli Chiaramantesi, che erano gli angariatori di Giannetto, ci sono quelli che voglion mettere paletti, essendo stati fino a ieri i cani da guardia della mai realizzata svolta liberale e negano che «il lieto fine sia garantito.» E ci sono anche quelli che esigono «segnali molto chiari e molto forti di discontinuità», che poi erano gli stessi che rivendicavano la continuità tra il governo del povero Richetto Letta con il loro precedente e quindi quelli che promettono «una opposizione seria e costruttiva» che il serio in vita loro va cercato con il lanternino. E poi, come ti sbagli, ci sono quelli che fino a ieri all’interno della stessa squadra erano contro il nuovo che avanzava e oggi, saltatori dell’ultima ora, ne fanno parte avendo massacrato un partito rendendolo irriconoscibile agli stessi suoi. Insomma nella cene delle beffe. Ora manca solo chi dirà: «E chi non consulta con me peste lo colga.» Chi sarà?
Ma come? Non sarà Matteo Renzi l’incaricato? E qui la patria che fu di Leonardo, di Galileo Galilei, di Enrico Fermi, di Rita Levi-Montalcini e di Margherita Hack smarrisce la logica ed il poco buon senso rimasto. Insomma a colui che non è stato ancora nominato viene lasciato il tempo per sistemare le alleanze e quelle altre cosucce che, a esser buoni, sono chiamate passaggi affinché il suo governo possa stare in piedi. Che poi tradotto significa patteggiamenti: io do una cosa a te e tu dai una cosa a me. Ad una simile contorta trama neanche Giannetto Malespini sarebbe mai arrivato.
Giannetto Malespini è il protagonista de “La cena delle beffe” stupenda tragedia scritta da Sem Benelli. In cui un poveretto angariato da arroganti e presuntuosi si vendica sistemando le cose in modo tale che questi si eliminino tra loro. E mai come in questo momento un simile personaggio servirebbe al Paese. Che se ci si liberasse di proclami e magari pure di ricatti, e di quelli che ci stanno dietro, non ci si starebbe proprio male. Infatti a far la parte dei fratelli Chiaramantesi, che erano gli angariatori di Giannetto, ci sono quelli che voglion mettere paletti, essendo stati fino a ieri i cani da guardia della mai realizzata svolta liberale e negano che «il lieto fine sia garantito.» E ci sono anche quelli che esigono «segnali molto chiari e molto forti di discontinuità», che poi erano gli stessi che rivendicavano la continuità tra il governo del povero Richetto Letta con il loro precedente e quindi quelli che promettono «una opposizione seria e costruttiva» che il serio in vita loro va cercato con il lanternino. E poi, come ti sbagli, ci sono quelli che fino a ieri all’interno della stessa squadra erano contro il nuovo che avanzava e oggi, saltatori dell’ultima ora, ne fanno parte avendo massacrato un partito rendendolo irriconoscibile agli stessi suoi. Insomma nella cene delle beffe. Ora manca solo chi dirà: «E chi non consulta con me peste lo colga.» Chi sarà?
e non e' sempre stato cosi ?
RispondiEliminapiu' che cena delle beffe ,sembra il mercato delle vacche !!
RispondiEliminatra qualche settimana ci sono 50 nomine eni,enel poste etc etc...renzi ha spinto sull'acceleratore apposta, e tutti quelli che sono andati in consutazione abranno qualosa da spartire o ricevere
RispondiEliminal'unico con il baffo che possa ricordare quello di Amedeo Nazzari è d'Alema ; ma anche Sem Benelli si stancherebbe di vederlo ancora sulla scena.
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