Dura la vita del nipote, specie se lo
zio è adottivo. Il richiamo alla provvidenza è pericoloso che se per davvero si
occupasse delle cose della terra i rischi sarebbero molti. Specialmente per i
politici. Di proclama in proclama verso la fine. Aleggia la sindrome delle Termopili
ma Richetto Letta non assomiglia a Leonida.
Fare il
nipote è una vitaccia. Già è difficile il ruolo di nipote con un vero zio che ti
scappellota come fosse il padre ma non ti gratifica come se fossi il figlio. Giocare poi come nipote adottato è ancora peggio : per mantenersi lo zio adottivo
bisogna faticare il doppio dato che non c’è legame di sangue ma solo quello, più
flebile, dell’interesse. Già, perché finché tutto funziona il legame è saldo ma quando
comincia a sfilacciarsi non resta che rimettersi alla provvidenza. E questo è
il caso di Richetto Letta. Che alla provvidenza si è già rimesso.
Con quell’aria da giovane precocemente
invecchiato Richetto da buon democristiano le ha tentate tutte: sdraiato sulla
linea Prodi per arraffare un posto da ministro e poi sdraiato su Monti, ancora
in molti ricordano quel patetico bigliettino che il cinico professore
sbandierava in favore di macchina un po’
per sbeffeggiare un po’ per dimostrare i suoi agganci. Poi a fare da megafono e
a volte anche da stuoino, di zio Giorgio, quello adottivo. Infondo aver giocato
a burraco con il di lui figlio è stato di
una qualche utilità. Con quest’ultima trovata pensava di essersi sistemato ma
non ha fatto i conti con l’imprevisto:
come il tacchino americano che vive felice per un paio d’anni fino al giorno
prima della festa del ringraziamento. E lui, Richetto, contrariamente al
tacchino, qualche segnale di pericolo l’aveva pure avuto per tempo. Poi doveva immaginarsi
che lo zio adottivo sarà anche abile nei giochetti politici ma da qui a
immolarsi, oltre a tutto per uno che non è neanche della famiglia (né di sangue
né politica) ce ne corre. Ed ecco allora
saltar fuori la provvidenza, antico richiamo di speranza che il cielo voglia
occuparsi delle cose terrene. In verità richiamo più adatto ai santi che ai
politici. Roba che, a memoria, nessun volpone democristiano ha mai citato. Che
il cielo è meglio che stia dove sta e non si occupi di cose terrene che mai
accadesse sarebbe un altro diluvio.
Il fatto è
che a Richetto i paroloni ed i proclami sono sempre piaciuti. Fin dall’inizio
del suo mandato. Al momento dell’incarico parlò di «Sobria soddisfazione» poi
presentò un programma che al confronto il libro dei sogni di socialista memoria,
pareva la cosa più semplice da attuare. La sua promessa più grande fu: «I cittadini non possono più essere presi in giro.» Che se avesse promesso di rendere
vegetariano un coccodrillo ci si sarebbe creduto di più. Poi infatti c’è stato
il balletto dell’Imu. Quindi, neanche a
dirlo, la promessa delle riforme: «Subito nuova legge elettorale. Tagli a cultura
e ricerca? Mi dimetterò.» Era il 5 di maggio, cosa vuol dire il caso, e la data
facilmente riporta alla memoria ei fu
siccome immobile. E così Richetto è rimasto: immobile. Poi viene difficile contestare l’affermazione:«È
inadeguato»
Oggi Richetto è al redde rationem e non fa mancare il
solito proclama e la solita promessa: «Un patto
di coalizione incentrato sulla ripresa economica - contava di presentarlo ieri
-Un patto che convincerà tutti i partiti che sostengono l’esecutivo ». Bene. Poi ha aggiunto «Io non mi dimetto. Vado avanti alla luce del sole, fino alla fine» la
solita sindrome delle Termopili che però ci sono state una sola volta e
Richetto a Leonida non ci assomiglia proprio. Poi ha
doppiato con «Non sono disponibile a nessun compromesso. E non mi presto a manovre di
palazzo o macchinazioni di potere. Per quanto mi riguarda non c’è alcun piano
B». Che in politica, e i democristiani ne erano maestri, non c’è
come negare per voler affermare. Comunque, si vedrà.
Anche perché se smette con
la politica un altro lavoro a portata di mano non ce l’ha, salvo che non pensi a
qualche consiglio d’amministrazione pubblico. Mastrapasqua ne ha lasciati
liberi un tot. Da mesi, peraltro, si dice che l’ambizioso Richetto vorrebbe
fare il commissario europeo. Bel posto, di tutta tranquillità e soprattutto a
rischio zero. Mario Monti ne sa qualche cosa. Magari poi lo zio adottivo si fa
vivo e suggerisce caldamente una qualche soluzione. Anche se per il momento, il
caso qualche volta aiuta, se ne sta in Portogallo e scarica le responsabilità
sul Pd.
E in tanto il tempo passa, i bimbi
crescono e le mamme invecchiano e si gioca al toto ministri. Sembra ci siano
facce nuove. Non resta che aspettare.
Mi sa tant che stavolta nemmeno il Conte Zio riuscirà a salvarlo dal naufragio!
RispondiEliminanon esiste solo la Provvidenza...ma anche la...Provvida Sventura..
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RispondiEliminapiuttosto "spiazzante", in questo caso, la Divina Provvidenza..
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