Ciò che possiamo licenziare

lunedì 21 aprile 2025

È morto Papa Francesco.

 

Retorica e magniloquenza vanno a nozze. Tutti a scrivere necrologi super ultra commoventi. L’ultimo regalo di Bergoglio: farci ridere di gusto.


Come accade ogni volta che muore un grande, o preteso tale, della terra per pochi giorni, più forte nelle prime ore poi lentamente a scalare, retorica e magniloquenza si scatenano. Invadono televisioni, radio, quotidiani e quasi ogni spazio del web. Interviste, dibattiti, confronti, ricordi, aneddoti, tutto fa brodo per   avere pochi istanti di visibilità e vantare uno speciale rapporto con il defunto, tanto questo non è certo lì a smentire e quindi piangere come coccodrilli. Soprattutto quelli il cui pensiero e azione erano e sono più lontani dal sentire del nobile defunto. Ovviamente la morte di Papa Francesco non poteva sfuggire alla regola. Ecco allora populisti, sovranisti, razzisti, fascisti (ex, post, attuali), nazzisti, antisemiti, bombaroli, assassini, genocidi, mandanti e organizzatori di campi di concentramento, evasori ed elusori fiscali, schiavisti, sfruttatori di lavoratori, millantatori, fomentatori di guerre,corruttori e corrotti distruttori delle ricchezze pubbliche e tutti gli altri farabutti di ogni risma e specie scrivere commoventi necrologi inneggianti alla pace, mentre ci si lavora fomentando guerre senza speranza. A leggerli ci si può solo scompisciare dalle risate. Eppure si fa menzione agli ultimi mentre si programmano spese miliardarie in armamenti a scapito di ospedali, scuole, abitazioni degne di questo nome e manutenzione dell’ambiente. Falsi e false come Giuda. Tutti e tutte a parlare della mancanza di un punto di riferimento, cui mai ci si sono appoggiati e appoggiate, del grande vuoto, ma quando Papa Francesco era in vita i suoi suggerimenti cadevano, quelli sì, nel vuoto. Ha saputo parlare al cuore di tutti, baggianata sesquipedale: per contrappasso sta a testimoniare del fallimento dell’azione pastorale dati i comportamenti dei toccati nel cuore, rimasto duro come sasso. Papa Francesco ha letteralmente spedito il cardinal Zuppi a fare il giro delle sette chiese (laiche) a mendicare pace (non solo in Europa, ma anche nei rimanenti sessantanove conflitti sparsi per il mondo), uguaglianza, solidarietà e ha ottenuto il nulla. Tutti e tutte senza vergogna. Se gli autori e le autrici di quei meravigliosi necrologi, grondanti compassione, avessero condiviso un millesimo del pensiero di Francesco il mondo sarebbe ribaltato, ma così non è. C’è stato anche chi si è messo a giocare con la cabala ricordando Pio X e Pio XI sono morti a ridosso delle due guerre mondiali, agosto 1914 e febbraio 1939. Per fortuna Bergoglio non ha scelto il nome di Pio che evidentemente porta sfortuna. Questo è stato l’ultimo regalo fattoci da Papa Bergoglio farci ridere di gusto accostando testi e autori e autrici. E anche di rabbia. Comunque, dice l’adagio, morto un papa se ne fa un altro e anche per il conclave,le grandi manovre sono iniziate da tempo. Ci sarà da ridere.

Buona settimana e Buona fortuna.

mercoledì 9 aprile 2025

La Giorgia vola a Washington.

Il viaggio della Meloni Giorgia a Washington a due giorni dai dazi europei e aver sentito quel che il Trump Donald J.D.  si aspetta dagli alleati non butta bene.

Al dunque dopo un po’ di palleggi, va-non-va-va-no-non-va-si-va, finalmente la Meloni Giorgia ha avuto il placet del suo mentore ammerigano e in conclusione luce verde. Veramente una sfortuna andare nella tana del grizzly bear  giusto a due giorni dal via libera ai dazi  europei contro gli Usa. E non solo, dopo la chiara dichiarazione del Trump Donald J. sul cosa si aspetta dai suoi alleati: quelli in fila per entrare alla Casa Bianca. E barcamenati oggi e barcamenati domani alla fine non si sa più dove si è: La Giorgia sta andando a Washington, ma cosa va a fare non sa, vola molto in alto, non vede niente, non si vede un accidente da lì. Lucio Dalla docet. Certo ci vorrebbe un pensiero strategico in testa, ma se alle spalle l’imperativo categorico è solo vincere! si va poco lontano. E la nemesi storica è lì a raccontarcelo. L’idea di partecipare, solo per sedersi al tavolo dei vincitori e senza pensiero strategico, era stata stentoreamente declamata ottantacinque anni fa  e si sa come è andata a finire. Ma c’è anche un altro episodio che la Meloni Giorgia dovrebbe aver ben presente e se non lo ricorda dovrebbe ben studiarselo: quando l’italico duce incontrò il teutonico führer per chiedergli il permesso di sganciarsi, ma non ebbe il coraggio di presentare la richiesta perché il tedesco, ancor prima di qualsiasi parola dell’alleato, cominciò a sbraitare e parlò ininterrottamente per ore. Al piccolo italiano rimasto in silenzio rimase solo dichiararsi d’accordo. Senza sapere sul cosa. A Washington potrebbe accadere lo stesso. Allo yankee non manca la fantasia e il carattere. Un piccolo suggerimento: Ogni piccolo movimento, spara. Prima che l'altro faccia lo stesso con te Ogni piccolo movimento, spara. A questo punto cosa si potrà dire al ritorno della Meloni Giorgia? Forse come disse Cicerone: "Scimus quod ille tibi dedit, et quod tu illi dedisti" .

Buona settimana e buona fortuna.


martedì 1 aprile 2025

La Francia non ha un Nordio.

 Al momento neppure una Cartabia. I francesi hanno tagliato la testa al loro re e sono cartesiani. La Le Pen si è dichiarata colpevole, ma pretende l’assoluzione in quanto eletta. Quante somiglianze con l’Italia e quante differenze.


La premessa di base è che il popolo francese non ha mai avuto complessi di inferiorità nei confronti di chi lo governa. I francesi sono stati i primi a tagliare la testa del loro re e l’hanno fatto a furor di popolo, e con una certa disinvoltura, non per congiura di palazzo e non per decisione di partito. E su quella testa mozzata hanno costruito i diritti dell’uomo. Pertanto non fa sorpresa e tanto meno mena scandalo che la Le Pen Marine sia stata condannata per appropriazione indebita di fondi europei. Dovevano servire per fare politica e invece la Le Pen Marine li ha utilizzati per pagare il cameriere del babbo, vecchio arnese del fascismo d’oltr’alpe, tanto impresentabile che la figlia l’ha espulso dal partito. Niente male. In Francia, almeno al momento non c’è un Nordio Carlo come ministro della giustizia e neppure hanno avuto una Cartabia Marta, quindi la parola giustizia corre il suo senso classico: punire i malfattori. La pena inflitta: quattro anni, di cui due abbuonati, centomila euro di multa e cinque anni di ineleggibilità rientra nelle stato delle cose. Così dice la legge. Il passaggio sulla ineleggibilità assomiglia a quanto avevano elaborato due dei migliori ministri della seconda repubblica: prima la ministra Paola Severino e successivamente il ministro Alfonso Bonafede.  La legge di quest’ultimo, entrata in vigore il 31 gennaio 2019, era detta spazzacorrotti. Giusto per capirsi. Un nome una garanzia. E queste sono le differenze, tante,e le somiglianze, poche, con lo Stivale. Dopo di che c’è un punto della comedie francaise somigliante, anche troppo, povera Francia, a quanto avvenuto e avviene nel Belpaese: la protagonista. La Le Pen Marine ieri sera ha utilizzato lo spazio del telegiornale per piagnucolare, per attaccare la giudice, per rivendicare una sorta di impunibilità: sono stata eletta dal popolo quindi non posso essere condannata. Nulla di nuovo per le italiche orecchie: il condannato in via definitiva e tante volte prescritto Berlusconi Silvio usava lo stesso metodo non ancora portato a legge come il Nordio Carlo e prima di lui la Cartabia Marta, sta cercando di fare. Ora la domanda che i cartesiani si pongono è semplice: Le Pen Marine i soldi avuti per fare politica li ha usati nel giusto modo o li ha distratti per altro? La risposta imbarazzante, dicono le prove e ammissione stessa della Le Pen Marine, è la seconda, indi per cui la condanna con annessi e connessi. Alti e stantii lai si stanno alzando dalle destre del globo terracqueo, ma in Francia la legge è legge. Ahiloro! Alla destra, anche fascista, toccherà aspettare un Nordio o una Cartabbia. Noi che li abbiamo potremmo anche regalarglieli.

Ps. La Meloni Giorgia chiama suo mentore: il giudice Paolo Borsellino. La Le Pen Marine ha utilizzato come slogan: abbiamo le mani pulite. Il mondo va alla rovescia.

Buona settimana e buona fortuna  

domenica 30 marzo 2025

La MAGA Giorgia.

 Settimana ricca per la MAGA Giorgia, prima intervista con il Financial Times a far da tappetino a J.D. Vance poi a fare la smargiassa da Azione: non è lì per sostituire gli attuali alleati e Calenda abbozza.                                                



L’altro giorno l’autorevolissimo Financial Times ha deciso di dedicare qualche spazio alla MAGA Giorgia. Nell’intervista la nostra MAGA nazionale ha tentato un piccolo sgamuffo quando ha definito puerile la richiesta fattale di decidere da quale parte stare: con gli USA o con l’Unione Europea? In realtà la richiesta non è puerile, è semplicemente stupida. Come chiedere a una fascista (al femminile solo per parità di genere) se preferisce la dittatura o la democrazia. Si sa già qual è il vero sentire dell’interpellata a prescindere dalla risposta che potrà rappattumare. Quindi sarebbe opportuno avere domande intelligenti, o quanto meno non fesse, dall’opposizione. L’intervista è proseguita con la dichiarazione scontata, e qui il barbatrucco non ha funzionato poiché al cuore non si comanda e ha preso il sopravvento. E quindi ecco uscire in un afflato d’amorosi sensi la completa condivisione del discorso di J.D.Vance, vice presidente USA. Per intenderci quello del nuovo sceriffo arrivato in città, quello della poca democrazia in Europa, della censura verso gli avversari,quello del dovete difendervi da soli, tenuto a Monaco. Ripreso il controllo dei sensi la MAGA Giorgia ha riproposto la stantia formula del io sto con l’Italia e non si può fare a meno né dell’Europa né degli degli USA. Evvabbè.  Per sfruttare l’abbrivio a poche ore di distanza ecco la MAGA Giorgia al congresso di Calenda per recitare la solita stantia tiritera: vogliamo la pace e per questo dobbiamo armarci (3,5% ipotizza il Crosetto che ha le mani in pasta negli armamenti, nel senso che se ne intende e ha cercato di infilare la moglie nei servizi segreti), e dunque armare l’Ucraina perché faccia la guerra alla Russia per conto nostro (tanto a morire ci vanno i loro, finché ne hanno) mentre sui dazi neppure un accenno e le fabbriche italiane chiudono. Il suo mentore segreto (si fa per dire) era più esplicito: parlava di aratri e di spade, di Italia proletaria in lotta con le potenze demoplutocratiche, di battaglia del grano e di autarchia, e arrivava a preconizzare un’Europa fascista o fascistizzata, e quasi ci siamo. Ma la MAGA Giorgia preferisce giocare a rimpiattino perché non ha il phisique du role e non sarà ricattabile personalmente, ma lo è politicamente: il Salvini Matteo (ben ha imparato la lezione del Bossi Umberto) sta lì a ricordarglielo tutti i giorni. Infine la chicca: non sono qui per sostituire i miei attuali alleati, come fosse la padrona delle ferriere. By the way Salvini e la sua scalchignata Lega vale più del doppio di Azione. In ogni caso, al momento nessuno, Calenda in particolare, si è risentito da tanta arroganza. Beato lui.

Buona settimana e buona fortuna.

sabato 22 marzo 2025

Le uova e la frittata

 C’è un evidente parallelo tra la frittata e il PD: se non si rompono le uova e buttano i gusci non riesce. La Schlein Elly deve domandarsi perché la quinta colonna renziana è rimasta nel partito.



Per fare la frittata bisogna necessariamente rompere le uova è legge ancor più che fisica culinaria. Lo sanno bene tutte le massaie, a cui affiderei senz’ombra di dubbio il ministero dell’economia, e allo stesso modo, ma indubbiamente senza lo stesso avito sapere, tutti i cuochi del mondo. A questi però affiderei poco o nulla. I primi ad essere felici della possibilità di strapazzare le uova senza romperle sono indubbiamente gli anglosassoni e segnatamente gli yankee: ne fanno scorpacciate a colazione. Ci pensano e ci ripensano soprattutto da quando il loro supervotato Trump ha fatto, il merito è tutto suo, schizzare il prezzo per singolo uovo da 30cent a oltre 50cent. Ecco, lo stesso problema attanaglia quella sorta di neoveltroni rispondente al nome di Schlein Elly. Lei vuole rimanere segretaria del PD pur avendo il presidente dello stesso, il Bonaccini Stefano, e la metà di quelli che inopinatamente occupano scranni nel parlamento europeo, del tutto sordi alle sue indicazioni di voto e sono pronti, anche in Italia ad impipparsi dei suoi desiderata. E dunque sei, vuoi essere, la leader, si fa per dire, di un partito devi avere la maggioranza schiacciante degli iscritti, dei votanti e alla fine anche dei supposti eletti. Altrimenti ci fai la figura veltroniana del frescone. La ipotizzata minoranza ha chiesto il congresso straordinario e la Elly anziché cogliere la palla al balzo s’è impegnata in un super carpiato per evitarlo. Altro che sì … ma. E invece per avere una bella frittata, cioè un bel partito, non resta che rompere le uova e buttare i gusci ovvero liberarsi della quinta colonna renziana che mina ogni progetto vagamente sensato. La Schlein Elly dovrebbe domandarsi perché i Guerini, i Del Rio, le Moretti, le Picerno, le Ascani, le Morani e via dicendo sono ancora lì e non hanno accompagnato il Renzi Matteo nella sua fuoriuscita. Semplice: non hanno i voti, non rappresentano nessuno e se si presentassero fuori dall’ombrello del PD non raccoglierebbero neanche i consensi per essere consiglieri di condominio. Forse unica eccezione il Bonaccini Stefano, ma a non volerlo è proprio il Renzi Matteo per non avere un concorrente in casa: lui ha capito come funziona. Vien da rimpiangere il vecchio centralismo democrato: prima c'era spazio per la discussione, poi si votava tutti insieme.  E allora un po’ di coraggio Schlein Elly, si liberi della zavorra e lavori per un partito di vera opposizione, capace di definire una proposta politica sensata e soprattutto strategica. Se non ne è capace tolga il disturbo. Tanto, per essere irrilevanti non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Buona settimana e buona fortuna.    

lunedì 10 marzo 2025

Fuori gli USA dalla Nato e anche l’Italia.

 Dopo settant’anni finalmente l’Italia sarà fuori dalla Nato. Si dovrà ancora una volta dire grazie agli americani: dopo il piano Marhsall sono stati prodighi di doni e quindi non gli può negare nulla. Ai politici italici piace fare da sgabello agli stranieri.

I più attempati tra i lettori del Vicario Imperiale ricorderanno come i giovani degli anni ’50, ’60 e oltre abbiano manifestato, anche sotto la pioggia e nelle splendide giornate di primavera,,sgolandosi  con slogan e motti talvolta irridenti altre strappacuore per chiedere l’uscita dello Stivale dalla Nato. Si era partiti “da meno armi e più pane” e via via si era saliti nelle richieste. Naturalmente gli yankee e i loro maggiordomi locali (così erano garbatamente definiti quelli del pentapartito con l’aggiunta del Msi) resistevano senza troppa fatica e così, lemme lemme, le basi Usa sono cresciute di numero, magari con testate nucleari. L’Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) appoggiava, almeno formalmente, le manifestazioni, pagavano gli striscioni e le bandiere, o poco di più. Alcune teste sono state rotte dai manganelli della polizia, ma quel democratico sangue poco copiosamente versato non ha ottenuto alcun risultato. L’Italia tuttora fa parte della Nato e non pochi di quei diversamente giovani pensando ai bei tempi passati si commuovono tuttora. Ma adesso il mondo si sta capovolgendo e tutto sta per cambiare. Oggi è il presidente degli Stati Uniti a far suo il grido di quei tempi, cambiando il soggetto: «Fuori gli Usa dalla Nato». Cose da non credere. Questa scelta sarà senza dubbio prodromica di ben altri risultati. Innanzi tutto un punto è da sottolineare: l’attuale POTUS non è né un sincero democratico e neppure di sinistra, ma un duro e puro destro, pure un po’ bullo, di quelli che non dicono ma ordinano, pensano solo al business, hanno in antipatia i poveri, gli immigrati e i servizi sociali di tutti i tipi, senza contare un certo fastidio verso il mondo LGBTQ+. Ah, finalmente la destra mostra qualche suo lato positivo, dimostrando di non essere composta solo da evanescenti, prudenti e gelatinosi Tajani. Un po’ di estremismo fa bene alla salute. Il bello di questa nuova situazione sta nell’immaginarsi il futuro e come gli alleati (cor)risponderanno a questa rivoluzione copernicana. Viene facile immaginarsi la MAGA Meloni Giorgia seguire pedissequamente il suo guru e bracciarsi e urlare invece dello stantio fun-zio-ne-ranno il più moderno fuori-l’Italia-dalla-Nato. Eh sì, perché quando fai lo sgabello una volta lo fai per sempre e la storia del mascellone con il baffetto è lì a dimostrarlo. Certo il fucilatore Almirante Giorgio si rivolterà nella tomba, ma si consolerà pensando ai palestinesi: i sub umani di oggi, così bollati dai sub umani di ieri. Tutto torna. A questo punto gaudeamus igitur l’Italia sarà finalmente fuori dalla Nato e avremo pane pace e lavoro. Così si diceva una volta. Certo brucerà un po’ dover dare il merito andrà dato a post fascisti, di fuori, ma pur sempre fascisti dentro. Tuttavia non si può avere tutto o come dicono a Roma nun stà a guardà er capello..

Buona settimana e buona fortuna.

lunedì 3 marzo 2025

Tu quoque, Giorgia.

Travolto da un rullo compressore, Zelensky è ancora vivo. Colpo mortale quando la Meloni Giorgia lo invita a riavvicinarsi a Trump Donald, cioè a chiedere scusa.


Quando la Meloni Giorgia ha incontrato lo Zelensky Volomydyr in quel di Londra, dopo i baci, gli abbracci e gli smaglianti sorrisi a favore di fotocamera, ha commentato a tutto vantaggio dei media: L’ho visto dispiaciuto, ma lucido. Come dire: è finito sotto un rullo compressore ma è ancora vivo. L’espressione del viso dello Zelensky Volodymyr con il dispiacere ci stava tutta, un po’ meno con la lucidità. Anzi a fianco della ridanciana Meloni l’ucraino sembrava ancor più frullato. E soprattutto il poveretto non aveva sentito l’ultima raccomandazione della Meloni Giorgia che suonava del tipo: hai fatto arrabbiare papà, vai a chiedergli scusa e baciagli la mano (quella che ti ha menato per benino). Anche gli altri leader, specialmente quelli più guerrafondai e prodighi di pacche sulle spalle, i due comportamenti vanno di pari passo, hanno lanciato lo stesso suggerimento, ma non è la stessa cosa. Macron, Starmer, Rutte ( dopo Stoltemberg cognome evocativo, un passo avanti)Scholz o il polacco Tusk (l’unico quasi sincero poiché teme tocchi a lui la prossima volta) non sono così fascinosi come la Giorgia. Non hanno quei grandi occhioni azzurri i capelli biondi e boccolosi come la Danae tizianesca e per soprammercato ha l’aria della mamma comprensiva. Proprio da lei quel suggerimento non se l’aspettava e andando con la memoria ai suoi trascorsi di attore avrà pensato al Giulio Cesare di Shakespeare laddove questi, rivolto a Bruto (figlio adottivo, mentre lei, fino ad ora mamma adottiva) Tu quoque Giorgia … Probabilmente solo in quel momento si è reso conto (nella sostanza) di essere stato scaricato a tutto tondo. Ancora qualche passaggio sottomano e poi in tuffo la meta finale: ragazzo, lo vedi anche tu, non possiamo fare più nulla. Tuttavia in tanta ambascia è quasi certa una punta di perfidia rivolta alla Meloni Giorgia: toccherà anche a te, l’hai già sperimentato quando sei andata a Mar-a-Lago per salvare la giornalista Sala Cecilia, (figlia di un amministratore di Monte dei Paschi di Siena e senior advisor di J-P- Morgan), quando ti ha mollata vicina a una colonna mentre lui si dedicava ad altro.E l’Italia è quello che è.. E in quel momento la lucidità dello Zelensky Volomydyr sarà splendente.

Buona settimana e buona fortuna.

sabato 1 marzo 2025

Fontana, Vaturi, Zelensky, Trump, Vance, Kissinger, Meloni.

 Gli uomini e le donne di potere spesso dimostrano di aver poca contezza di quel che gli succede intorno, così come di essere assolutamente ignoranti in storia. Qualche ripasso farebbe loro bene.


Il Fontana Attilio, si imbufalisce perché la Lombardia raggiunge solo il settimo posto tra le regioni nella classifica stilata dal Ministero della Salute. Per essere chiaro definisce la questione con un iconico termine istituzionale: «Puttanate», aggiungendo che quanto si fa a Roma non lo riguarda affatto. Forse pensa alla secessione. Tale appassionata e viscerale difesa della sanità lombarda fa intendere come il presidente della regione, camici a parte, conosca poco o nulla delle questioni del comparto. Se solo provasse, scavallando le agevolazioni derivategli dal suo status, a prenotare una visita scoprirebbe che per una cataratta, in quel di Bergamo, la lista d’attesa è di un anno come del resto, in quel di Milano, per una visita neurologica al Besta, mentre per la stessa visita in una struttura meno blasonata i mesi d’attesa sono solo sette, facendo il paio con l’attesa di cinque mesi per averne una reumatologica. Magari vivere il territorio anziché darsi da fare per ripristinare i vitalizi aiuterebbe a non dire puttanate.

Chi sia Vaturi Nissim fuori da Israele lo sanno in pochi o forse addirittura nessuno. Costui, giusto per completezza d’informazione, è il vicepresidente della Knesset, il parlamento israeliano, ed è anche membro del partito del Likud. Per farsi conoscere dal mondo intero ha deciso di fare un discorso spericolato durante il quale ha detto:«(I palestinesi di Gaza) sono feccia, subumani, nessuno al mondo li vuole. I bambini e le donne vanno separati e gli uomino eliminati». Pensava probabilmente di essere originale senza aver contezza come simili teorie siano vecchie come il mondo. C’è sempre da qualche parte un popolo definito feccia da sterminare. L’hanno fatto i portoghesi in Brasile, gli spagnoli in tutto il Sudamerica, gli yankee  con i nativi nordamericani, e poi i turchi con gli armeni e guarda caso i nazisti proprio con gli ebrei. Chissà perché i fanatici di destra sono sempre così ignoranti da non conoscere la storia. O forse il Vaturi Nissim si ispira proprio ai quei suoi ideologici fratelli di Germania. Senz’altro la senatrice Segre Liliana, il Mieli Paolo, il Lerner Gad con tutti gli ebrei di ogni nazione, saranno impalliditi nel leggere simili orrende bestialità e avranno gridato vibranti proteste. Forse.

Volare per oltre dieci ore per essere preso a pesci in faccia non è da tutti eppure lo Zelensky Volodymyr l’ha fatto. Il suo incontro con il Trump Donald e il Vance J.D. non poteva andare diversamente. Lucio Caracciolo l’ha definito: «Un suicidio assistito». Lo sceriffo Trump e il suo vice Vance si sono comportati come fossero in un saloon e non nello studio ovale della Casa Bianca e si sono sballotato il povero ucraino come in un film western. E quindi giù sganassoni verbali, non sono passati alle vie di fatto solo per l’anzianità del Trump Donal e la pancenta del Vance J.D.

Diceva il Kissinger Henry: «Essere nemico degli usa può essere pericoloso esserne amici è fatale». L’aforisma dovrebbe ben stamparsi nelle menti di tutti i governanti facenti parte della Ue e in particolare della Meloni Giorgia. Al momento desaparecida dal Parlamento. Essere lo sgabello di un alleato enormemente più grosso, iracondo e violento quando si arrivain fondo porta a dire:«Ci hanno sempre trattato come servi e alla fine ci hanno anche tradito». Non è una novità, a sfogliare i libri di storia.

Buona settimana e buona fortuna.

sabato 22 febbraio 2025

Mettete dei cannoni nei vostri fiori.

 Negli anni ’60 il popolo del globo terracqueo si opponeva alla guerra, oggi la questione sembra non interessare alcuno salvo gli smandrappati asserragliati nei palazzi.



I Giganti, complesso rock degli anni ’60, cantavano il contrario: mettete dei fiori nei vostri cannoni, ma erano altri tempi. Gli ammerigani erano in guerra con il Vietnam del nord, annaffiato quotidianamente da bombe al napalm, foreste e villaggi erano devastati e nel pacchetto come al solito ci cascavano dentro anche civili: donne, vecchi e bambini. Così si faceva la guerra a quei tempi. Come s’è sempre fatta del resto. E si fa così anche oggi con un’unica differenza tra quei tempi andati e l’oggi: i giovani di tutto il mondo protestavano contro gli yankee, invitati a go home. Jane Fonda portò la sua solidarietà, per una rara volta concreta, andando ad Hanoi. E così il popolo del globo terracqueo (quanto piacerebbe alla Meloni Giorgia) a quel massacro insensato si opponeva con grandi manifestazioni chiedendo pace. Senza aggettivi, questi sono diventati di moda di recente. Ancora una volta Davide, piccolo, povero e male armato, abbatteva Golia, grande, grosso e anche un po’ minchione. Golia quella volta perse militarmente, gli yankee sloggiarono da Saigon buttando gli elicotteri in mare, e anche politicamente: alla fine tutto il mondo disapprovava. Ai giorni nostri invece il popolo mondiale, la famosa gggente, sembra disinteressato all’argomento. Gli studenti stanno ben chiusi nelle università, i pochi operai rimasti e gli impiegati sono sul chi vive per via delle delocalizzazioni e quindi delle chiusure dei siti produttivi. I partiti sono così liquidi da aver affogato tutti i militanti. Feste della porchetta a parte, ma sono delle vere e proprie sagre dove non si parla più di polita. Restano  i governi e questi vanno per le spicce: vogliono armamenti su armamenti e ne richiedono così tanti da non sapere dove metterli, esauriti  gli spazi negli arsenali e nelle cantine delle nonne alla fine dovranno nasconderli dai fioristi. Quindi tutto rimane nelle mani di pochi smandrappati: non sanno quali pesci prendere e giocano con la pelle di chi abita fuori dal palazzo a cui propongono indovinelli scemi oltre il giusto: preferite la libertà o i condizionatori? Detto a cavallo dell’estate sull’opzione, ancorché solo pensata, proprio non c’è storia, tanto il fronte è di là da venire. Oppure si ricorre alla caricatura del Moretti Nanni mentre fa la caricatura del D’Alema Massimo: Europa fai qualcosa di sensato …Europa fai qualcosa. Come se il generico qualcosa fosse la soluzione. E allora per stare sul concreto vai con le armi, che per inciso sono anche un bel business. Soprattutto un bel business. Ovviamente, come in ogni guerra, c’è un aggredito e un aggressore e pure un fatto e un antefatto, Luciano Canfora docet, preceduto a sua volta da un altro fatto e un altro antefatto e via così. Ma al dunque sembra che la situazione non interessi ad alcuno, tutti troppo presi dalle partite di calcio, si giocano ogni due giorni (Pier Paolo Pasolini l’aveva predetto) e spremersi le meningi per capire fa troppa fatica e allora lasciamo fare a loro. Almeno finché dura.

Buona settimana e buona fortuna

giovedì 20 febbraio 2025

Pane, olio e lavagna.

 


In quel di Montevarchi pane e olio ai nipotini della banda Bassotti. L’upgrading dell’ottocentesco pane e acqua. Magari ci fossero ancora le care vecchie lavagne.

 


La notizia è di qualche giorno fa: in quel di Montevarchi, provincia di Arezzo, scuole elementari, l’amministrazione comunale ha deciso di punire i morosi della mensa con creatività. Ha infatti stabilito di somministrare ai bimbi fuori legge con i pagamenti di quella che una volta era chiamata refezione, solo pane e olio invece di primo, secondo, frutta, pane e acqua. È l’upgrading dell’ottocentesco pane e acqua. L’obiettivo implicito, specifico e meritorio è di impedire ai nipotini della banda Bassotti di incrementare il loro già pesante debito. E di questo la Corte dei Conti, nonché il Giorgetti Giancarlo, ministro dell’Economia e delle Finanze, per intenderci quello che voleva abolire il medico di base, giusto per dire, saranno incommensurabilmente grati. Finalmente qualcuno attento ai costi, capace di una spending review fatta come si deve, precisa, chirurgica quasi monadica e abbandonando quei banali rozzi e irritanti tagli lineari che vanno a capocchia. Con logica dadaista l’amministrazione di cui sopra, a proposito è di centro destra, ha sostenuto di  aver garantito in questo modo un pasto ai bambini, ancorché minimo. È indubbio come anche gli animi più duri possano intenerirsi al sentir raccontare di cotanta magnanimità. Neppure Francesco, quello da Assisi, avrebbe saputo trovare una simile caritatevole soluzione per rimettere il debito: pane e olio e per bere l’acqua del rubinetto. Quale debitore avrebbe mai potuto aspirare ad avere di meglio? Naturalmente non tutti gli aspetti sono ben chiari come ad esempio la dimensione della fetta del pane, l’intera fetta della pagnotta o solo la sua metà? e la quantità d’olio versata, giusto un filo? nonché la possibilità, per quelli con maggior appetito, di avere un bis o magari anche una terza porzione. Ovviamente per non discriminare e avere almeno una parvenza di egualitarismo i bimbi prendono il loro pasto, ricco o parco che sia, tutti insieme. Però questo afflato democratico presenta un vulnus: nega la privacy. I morosi sono immediatamente identificabili e quindi vengono privati del loro diritto ad essere morosi in incognito. Certo ci fossero ancora le care vecchie lavagne, quelle con il gessetto bianco e il cancellino la questione sarebbe immediatamente risolta. I nipotini della banda Bassotti potrebbero essere nascosti lì dietro, come si usava una volta con gli indisciplinati e chi non mandava a memoria Rio Bò. Evviva!.

Buona settimana e buona fortuna.

martedì 18 febbraio 2025

La sedia vuota.

La Meloni Giorgia così presente sui social si perde gli appuntamenti topici. Potrebbe dire la sua,  se solo ne avesse una.


La vulgata attribuisce a Winston Churchill l’aforisma: “un taxi vuoto corre per le vie di Londra e si ferma al numero 10 di Downing  Street e ne scende il Primo Ministro Attlee”. La creatività italica è riuscita a dare corpo oltre che sostanza all’aforisma efficace il giusto. Accade infatti che due ministri del governo della Meloni Giorgia siano chiamati a giustificare il loro operato, nel fatto della liberazione di un assassino stupratore e trafficante di esseri umani. Fatto grave: pone lo Stivale sotto l’attenzione dell’Europa tutta e, forse con un po’ di presunzione, l’intero globo terracqueo tanto caro alla Presidente Meloni Giorgia. Ora su un tema così importante e avendo come attori il ministro dell’Interno e quello della Giustizia la logica avrebbe voluto la presenza, soprattutto fisica, di chi il governo guida. Era il 5 febbraio. E invece no. Certo non ha voluto imitare il suo riferimento storico, quello che definisce il migliore: “assumo io (io solo) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto”  La Meloni Giorgia non ne è in grado e quindi non si è presentata lasciando la sedia, di un bel rosso fiammante, desolatamente vuota. Poi, per non essere da meno ha deciso di disertare l’incontro europeo sull’intelligenza artificiale, 10 e 11 febbraio. C’erano tutti  e l’Italia è stata rappresentata da Adolfo Urso, ministro. Importante sì, ma non è la stessa cosa. Quindi l’incontro di Monaco: ancora una volta assente, aveva judo! Dopo di che il vice presidente Usa, J.D. Vance, spiega all’Europa quanto sia antidemocratica (con qualche argomento non peregrino) e di come da adesso se la debba vedere da sola. La Meloni Giorgia silente. As usual. Deinde il vertice convocato da Macron Emanuel: invita solo sette paesi, con la Francia otto, si mettono intorno a un tavolo per un paio d’ore e chiacchierano amabilmente del nulla. Questa volta c’è anche la Meloni Giorgia. Allegria. Ma arriva ultima, con mezz’ora o giù di lì di ritardo, quando il meeting è già iniziato. Ci va come obbligata, con l’atteggiamento mal mostoso della bambina presuntuosa. Qui non potrà urlare: fun-zio.ne-ra-nno. È assente anche quando è presente. Peraltro non s’è capito bene cosa pensi e che decisione prenderà. E neanche lei lo sa. Evvabbè. A tutte queste assenze, come cameo, la dichiarazione sul caso Santanché: «Non ho le idee chiare». Sic transeat gloria mundi.


giovedì 6 febbraio 2025

La Ragion di Stato

Qual è la definizione di Ragion di Stato? Di norma, cosa sta dietro questo concetto? Spiegare tutto con un lift speech.


.Nello stucchevole dibattito politico italiano delle ultime settimane ha fatto capolino il concetto di Ragion di Stato. È stato citato da alcuni occupanti gli scranni del Parlamento e del Senato e da qualche giornalista, in genere tra i più aggressivi e, sempre in genere, dei giornali di destra. Il concetto viene buttato là, come il menù in una trattoria da camerieri frettolosi, senza alcuna spiegazione del senso intrinseco ed estrinseco. Anzi, aggiungendo come carico da 11’, l’esoterica proposizione Interesse nazionale e, già che ci si è, patriottismo. Cosa sia la Ragion di Stato, con ogni probabilità, quasi nessuno dei parlamentari, portaborse e sottopanza inclusi è in grado di darne definizione ammesso che qualcuno abbia voglia di sentire sproloquiate sequipedali. Soprattutto, c’è da scommetterci, sarà in grado di sintetizzarlo in un lift speech. Provo, per burla, a sottoporre una versione: La Ragion di Stato è un atto politico (di base militare) confliggente con la morale. Magari dire che l’egoismo batte la morale 6-0, 6-0 ha lo stesso senso, ma con tutti i patrioti che circolano per lo stivale c’è il rischio che qualcuno se ne adombri. Magari senza motivo, se come viene attribuito a Samuel Johnson: il patriottismo è l’estremo rifugio delle canaglie. E a guardar le facce di certi patrioti o a scorrere certi curricula c’è da avere i polsi tremanti. Comunque, per tornare sul pezzo: la Ragion di stato venne codificata nel 1550 dopo che il Guicciardini disse: Quando ho detto di ammazzare o tenere prigionieri e’ pisani non ho forse parlato cristianamente, ma ho parlato secondo la ragione e l’uso degli stati, tanto per rendere edotti i più o i meno. Al dunque nel caso Meloni-Nordio-Piantedosi-Mantovano  la ragion di stato dove sta? Nei campi dove l’Eni sta conducendo le sue trivellazioni, negli italiani residenti in Libia per business e nei migranti che potrebbero essere liberati in un battito di ciglia ed arrivare a Lampedusa. Per poi, quota parte, farsi una crociera in Albania. Non è certo un ragionar da cristiani (Meloni: sono cristiana), ma così fanno i governi per arpionare consensi (Meloni: resteremo per i prossimi cinque anni). Tutto il resto è paccottiglia buona per la suburra.

Buona settimana e buona fortuna.



[1] Si intende per lift speech la sintesi massima di un concetto, di norma complesso, esplicitato nello spazio che intercorre ad un ascensore per passare da un piano all’altro.

[2] Dialogo del reggimento di Firenze, II, p. 163, ed. Palmarocchi

 


mercoledì 5 febbraio 2025

Non sono ricattabile

 Un conto è la non ricattabilità personale, altro è quella politica. Se cedi al primo aut aut la strada si mette in discesa.

                                                 RICATTABILITA'

La frase, non c’è che dire, suona bene. Copywriting Meloni Giorgia. Dimostra la forza e la determinazione dell’onestà. Fa il paio con male non fare paura non avere. E questo finché si rimane nell’ambito del personale. In effetti la Meloni Giorgia non ha mai frequentato minorenni a scopo di sollazzo e neppure dalla questura ne ha tirato fuori uno e figurarsi poi se sia mai stata una utilizzatrice finale.Inoltre non ha mai corrotto giudici, avvocati e testimoni. E la lista potrebbe essere lunga. Ci mancherebbe altro. Però un conto è la non ricattabilità personale e un altro quella politica. Ad esempio, ma solo a titolo di esempio, nulla ha a vedere con le presenti vicende, se ti mancano i voti delle correnti di partito in un paio di regioni, tanto per dire la Lombardia e il Piemonte, puoi continuare a occupare la posizione di leader? Se poi si sfila anche una regione del centro? Giusto per dire: la Toscna. E se finisci in minoranza? No, devi mollare il posto oppure arrivare a un compromesso, la qual cosa significa essere sotto scacco o ricatto: se tu non mi dai, io non ti dò. Ecco, questo è quanto accade all’Occidente tutto e anche alla povera italietta, la più esposta. Se non mi dai denari non organizzo lager, se non mi regali armi non tengo chiusi i campi, se non fai passare le mie merci (sic!) permetto il tana liberi tutti. E allora ecco il cruccio ecco l’assillo: liberare uno stupratore, assassino, torturatore di poveri infelici o tenere la schiena dritta e andare a braccetto con la giustizia? Magari invertendo i ruoli: se solo ci provi non sai quel che ti capita. Geddafi docet. Questo è il busillis. L’alternativa sta nell’impapocchiare scuse e spiegazioni contraddittorie, come s’è visto e si vedrà, dove staraciucoli da strapazzo si sono esposti al pubblico ludibrio vagolando per studi televisivi, dando colpe a destra e a manca e pure contraddicensosi l’un l’altro. Tra furbazzi di breve e statisti di lungo periodo opto per i secondi. Così si difende l’interesse nazionale.

Buona settimana e buona fortuna.

lunedì 27 gennaio 2025

La Giorgia non è così duciosa come vorrebbe.

 La Meloni non ha le idee chiare. Non è ricattabile, ma i voti sono importani. I dazi di Trump Donald.  La pericolosità di Almasri.



Le donne duciose, come d’altra parte gli uomini della stessa fatta e gli esempi non mancano, hanno caratteristiche specifiche: capiscono al volo, istantaneamente hanno un’opinione, decidono in un fiat, sono assertivi (questo secondo la logica: un gregario dice cose giuste in modo titubante mentre un leader spara minchiate a raglio, ma in modo deciso) e immancabilmente hanno sempre ragione. Soprattutto quando concionano da un palco e nei casi più eclatanti da un balcone. È quanto piacerebbe anche alla Meloni Giorgia e a vederla sul palco di Atreju questa è l’idea. Accade tuttavia che negli ultimi giorni la piccola mascella sottoposta continuamente a dare segni di granitica decisione cominci a mostrare minuscole crepette. Il casus belli  è stato, come ti sbagli, quello della ministra Garnero Daniela in arte Santanché. Come noto la ministra ha diversi contenziosi con la magistratura, uno per truffa sui fondi Covid che non è proprio bello, e non dà lustro al governo dei patrioti: una dei loro accusata di spillare denaro alla Patria. Alla domanda sul che fare con la Garnero la Meloni Giorgia prima si giustifica con il verso del Giusti recitante «Sono stata in tutt’altre faccende affaccendata». Citazione degna della casalinga di Voghera ignara che la frasetta è incastonata da ampio e profondo sfottò:«Ah intendo, il cervel suo, Dio lo riposi é in tutt’altre faccende affaccendato, a questa roba è morto e sotterrato».  Ma così non dev’essere, anzi si tratta di un rovello mica da ridere: il La Russa Ignazio, ras del partito in Milano e Lombardia, cioè uno che i voti ce li ha di suo e il Crosetto Guido da Cuneo, dove Totò ha fatto il militare per tre anni, anch’esso ben provvisto di tessere non foss’altro che per l’attività industriale sul territorio, sono entrambi supporter della Garnero e quindi va bene non essere ricattabile, Meloni,, ma se i voti vengono a mancare qualche problemuccio, Meloni, si palesa all’orizzonte. E allora ecco il tacon, di solito peggio del buso: «Non ho idee chiare su Santanché». Ma come? la ducessa del «Io sono Giorgia - e del reiterato – funzionerà … funzionerà (Albania) » non ha idee chiare su una bagatella come il caso Santanché? E se a questo si aggiunge di aver istruito il Trump Donald su come le sanzioni non convengono a nessuno: supercazzola sesquipedale. E in fine il caso Almasri, poteva essere una grande opportunità per mettere plasticamente in pratica la promessa di Cutro: «Per noi chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte mentre organizza la tratta degli esseri umani è perseguibile con un reato che noi consideriamo U-NI-VER-SA-LE (ben scandito) che signigica non solo colpire i trafficanti che troviamo sulle barche (ma quando mai) ma anche quelli che ci sono dietro». Programma ambizioso il giusto, ma non adatto alla casalinga di Voghera. La colpa è dei giudici, ovvio, e non di un ministro inane. By the way, come noto il Almasri è tornato in Libia con volo di Stato italiano. Motivo: «Era pericoloso». Abbè però. E la duciosità? La prossima volta.

Buona settimana e buona fortuna.

mercoledì 22 gennaio 2025

Il bacio della pantofola.

 La cerimonia per l’insediamento di Trump è stata lunga come la fame e noiosa quanto una messa cantata ortodossa. Gli smericani non lo sanno, ma questo rito risale agli assiri babilonesi.



In poco più di quindici giorni seconda trasvolata oceanica della Meloni Giorgia. Italo Balbo, giusto per rimanere nella stessa tradizione, lo fece una sola volta, in compenso gli americani gli dedicarono una giornata , il 15 luglio, l’Italo Balbo’ day, una avenue, la settima e i Sioux lo proclamarono Capo Aquila Volante ( in seguito i Navajo per non essere da meno nominarono Tex Willer Acquila della Notte , ma questa è u’altra storia). Italo Balbo attraversò Chicago e New York su auto scoperta mentre dagli uffici gli gettarono milioni di coriandoli e cenò con il Presidente Roosevelt. Insomma, i grandi d’America facevano a gara per farsi fotografare con lui.E questa non è una storia che vada riscritta.  Il primo viaggio meloniano nella politica del Nuovo Mondo è stato a sorpresa, di poche ore: si era scapicollata a Mar-a-lago (il resort del tycoon) per chiedere al futuro Presidente Trump il beneplacito per scambiare uno scienziato iraniano, forse terrorista, con la giornalista Cecilia Sala. Trump è un umorale, ha apprezzato il gesto e in quattro e quattro otto ha acconsentito. Forse non sapeva neanche di cosa si stesse parlando. Comunque ha trovato il tempo di dire della Meloni «Ha preso d’assalto l’Europa», è una bella frase qualsiasi cosa vaglia dire. E  poi tutti a vedere un documentario. In aggiunta il Donald ha pensato bene di invitarla a partecipare alla  sua nomina ufficiale a quarantasettesimo Presidente USA. Un rito lungo come la fame, al confronto le messe cantate della Chiesa ortodossa russa  sono una passeggiata, noiosissimo e si rifà, ma questo gli americani non lo sanno, all’antico rito assiro babilonese del bacio della pantofola. In altre parole sotto le mentite spoglie di una festa si consuma l’atto di fedeltà dei vassalli, valvassori  e valvassini. A ciascuno la scelta del dove posizionarsi. Al tempo degli assiri la pantofola era baciata per davvero, ma oggi questioni igieniche sconsigliano l’atto e al dunque basta la presenza. Questo secondo viaggio la Meloni Giorgia se lo sarebbe pure risparmiato, ma per tema di essere scavalcata dal Salvini Matteo s’è sacrificata. Chissà che si aspettava la Meloni Giorgia, magari di essere accolta dal Donald o quanto meno dall’Elon, invece no, troppo impegnati con i pezzi grossi: i commessi l’hanno pilotata all’ultima fila assieme al Milei e le hanno messo davanti dei marcantoni che al confronto quello vero sembra un nanerottolo. Neanche una miserrima fotografia col pollice alzato. Adesso  tornata mestamente in Italia avrà da meditare: non sull’attacco all’Europa o sul ponte tra UE e USA, ma su quei fotogrammi che la riprendono tristemente schiacciata contro il muro. Chissà che vorranno dire…

Buona settimana e buona fortuna

lunedì 20 gennaio 2025

Giubileo 2025: già il primo santo.

Non s’era ancora aperta la prima Porta Santa che già le anime belle dalla Repubblica si erano lanciate nella beatificazione di un truffatore e a poche settimane dall’inizio del Giubileo anche un supercorrotto sale agli onori degli altari laici. Mancano ancora undici mesi alla fine dell’Anno Santo e la lista degli aspiranti beati è lunga.  



Dopo neanche un mese dall’apertura delle Porte Sante ecco spuntare il primo santo. No, non oltre Tevere dove sono persone serie e prima di mettere uno sugli altari lo rivoltano qualche decina di volte come un calzino. Infatti in quel minuscolo staterello (per dimensioni) a nessuno è passato neppure per l’anticamera del cervello di beatificare, figurarsi santificare, Monsignor Marcinkus. Anzi, di questo faccendiere americano, corrotto e corruttore, c’è da credere si stia cancellando, con i soliti tempi biblici, anche la memoria. Tutt’altro affare al di qua del biondo fiume dove memoria è un concetto evanescente, talvolta effervescente, sicuramente mai conseguente. Le autorità dello Stivale, in verità, sulla questione dell’Anno Santo si sono portate avanti e già nel 2023 hanno iniziato la beatificazione di un condannato per truffa ai danni dello Stato: niente popodimenoché il Berlusconi Silvio. Mica bruscoli. Le condanne avrebbero potute essere molte di più, ma il piazzista (definizione Indro Montanelli) è riuscito a modellarsi leggi su misura, ad allungare processi (altro che toghe rosse), e addirittura (caso Ruby docet) a scavallare il buon senso. Oltre ad essere un piazzista era anche un guitto di second’ordine: memorabile per i suoi cucù e per come di lui ridessero in eurovisione le cancellerie d’Europa, per non dire del baciamano ad un dittatore sanguinario, Gheddafi Mouamar, che lo prendeva allegramente per i fondelli coram populo. Con queste appena accennate benemerenze il soggetto in questione è stato beatificato e santificato già pochi giorni dopo la dipartita e quindi funerali di Stato, francobollo commemorativo e intitolazione di un aeroporto, giusto per citare gli encomi più eclatanti. Presentarsi all’aldilà con queste premesse ha del rischioso. Ora che il Giubileo è al suo primo complimese ecco spuntare un altro bel campione di corruzione: l’incompianto Craxi Bettino. Detto il cinghialone (copyright Vittorio Feltri).  Corruzione in billions, of corse. Anche in questo caso i paroloni si sono sprecati: “personalità rilevante”, “interprete autorevole della nostra politica estera” capace di “spiccata determinazione nelle battaglie politiche” infine, senza pudore, “grande statista”. Evvabbé. Certo nel 1990 il ministro Mattarella Sergio la pensava diversamente, tanto da dimettersi per protesta contro la legge Mammì che consegnava gli spazzi non occupati dalla Rai nelle mani di uno solo; guarda caso il Berlusconi Silvio. Pare per 23 billions ad personam. L’anno in cui si vendono le indulgenze è ancora lungo e quindi non pochi piduisti e delinquenti vari possono tranquillamente aspirare.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 3 gennaio 2025

W il discorso del Presidente.

 Anche quest’anno il Presidente della Repubblica non ha voluto far mancare il suo discorso alla nazione come, senza soluzione di continuità, avviene dal 1949. Ad inaugurare il rito fu Luigi Einaudi. S'è perso alcune perle.



Come ogni anno il discorso ha avuto evviva, plausi ed applausi da tutti i partiti. Di centro, di destra di sinistra, di centrodestra, di centrosinistra e di qualsiasi altra collocazione. Avviene a prescindere dal Presidente e, viene il sospetto, di quel che si dice. Gli occupatori dei nobili scranni e il codazzo di giornalisti al seguito applaudirono Pertini e Napolitano, Leone e Scalfaro, Saragat e Cossiga tanto per dire. Nella prolusione di quest’anno è uscita la parola “patria” e subito i post fascisti (lo sono ancora) si sono sdilinquiti, immediatamente eccitati e ci sono stati momenti di vero orgasmo. Non ci fosse stata la legge Merlin… Il Presidente ha utilizzato la parola patria, nel suo senso più comune e di buon senso, ma non è bastato poiché il partito della Meloni Giorgia su questa ha deciso di mettere il fez. Ops, il cappello. Avocandola a sé. Dimenticando (è prassi consolidata) come della patria i loro ascendenti politici fecero strame e toccò ad altri nobilitarla. Anche quelli del PD, post comunisti (non lo sono più) e post democristiani (lo sono ancora) si sono spellati le mani: il Presidente ha citato i diritti e le morti in mare dei migranti. D’altra parte, la lista della spesa enunciata da Mattarella è stata così lunga e vasta da risultare (quasi) omnicomprensiva e dunque da meritarsi il plauso pure dei Cinque Stelle, di Verdi e Sinistra, financo dei leghisti, chissà se hanno letto e (soprattutto) capito  tutto il discorso, e delle sparute truppe di Azione, Iv e più Europa. Però nel lungo elenco  è mancato il riferimento alle migliaia di euro che finiranno nelle tasche dei ministri non parlamentari (già se la passano bene) e dei miserrimi eurini che invece scivoleranno in quelle di pensionati e dipendenti della sanità (già se la passano male). Su questi ultimi la Meloni Giorgia si è sperticata in ringraziamenti (tanto non costano nulla)nel suo melenso pistolotto natalizio. Non s’è fatto cenno alla patente speculazione edilizia di Milano e a quella silente di Bologna, ai lucrosi affari tra case farmaceutiche e medici e ai ministri che truffano l’Inps. Report docet. Forse faceva poco fine devono aver pensato gli estensori del discorso nel giorno del “oggi siamo tutti più buoni”. Tuttavia, hanno avuto l’idea di piazzare in piedi, nel centro della sala, l’incolpevole Presidente, il quale, come noto gestisce il proprio corpo come Jacques Tatì e per smorzarne l’esuberanza l’hanno inquadrato dal secondo bottone della giacca in su, nascondendogli le mani, la sua parte più vivace. Certo sarebbe piaciuto ascoltare un discorso più centrato sulle necessità e sui bisogni di chi il bene della patria lo porta avanti tutti i giorni senza tanti strepiti e retorica d’accatto. Ma forse è chiedere troppo. Andrà meglio (forse) il prossimo anno.

Buona settimana e buona fortuna.