Retorica e magniloquenza vanno a nozze. Tutti a scrivere necrologi super ultra commoventi. L’ultimo regalo di Bergoglio: farci ridere di gusto.
Buona settimana e Buona fortuna.
Retorica e magniloquenza vanno a nozze. Tutti a scrivere necrologi super ultra commoventi. L’ultimo regalo di Bergoglio: farci ridere di gusto.
Buona settimana e Buona fortuna.
Il viaggio della Meloni Giorgia a Washington a due giorni dai dazi europei e aver sentito quel che il Trump Donald J.D. si aspetta dagli alleati non butta bene.
Al dunque dopo un po’
di palleggi, va-non-va-va-no-non-va-si-va, finalmente la Meloni Giorgia ha
avuto il placet del suo mentore
ammerigano e in conclusione luce verde. Veramente una sfortuna andare nella
tana del grizzly bear giusto a due giorni dal via libera ai dazi europei contro gli Usa. E non solo, dopo la
chiara dichiarazione del Trump Donald J. sul cosa si aspetta dai suoi alleati:
quelli in fila per entrare alla Casa Bianca. E barcamenati oggi e barcamenati
domani alla fine non si sa più dove si è: La
Giorgia sta andando a Washington, ma cosa va a fare non sa, vola molto in alto,
non vede niente, non si vede un accidente da lì. Lucio Dalla docet. Certo
ci vorrebbe un pensiero strategico in testa, ma se alle spalle l’imperativo
categorico è solo vincere! si va poco
lontano. E la nemesi storica è lì a
raccontarcelo. L’idea di partecipare, solo per sedersi al tavolo dei vincitori
e senza pensiero strategico, era stata stentoreamente declamata ottantacinque
anni fa e si sa come è andata a finire.
Ma c’è anche un altro episodio che la Meloni Giorgia dovrebbe aver ben presente
e se non lo ricorda dovrebbe ben studiarselo: quando l’italico duce incontrò il
teutonico führer per chiedergli il permesso di sganciarsi, ma non ebbe il
coraggio di presentare la richiesta perché il tedesco, ancor prima di qualsiasi
parola dell’alleato, cominciò a sbraitare e parlò ininterrottamente per ore. Al
piccolo italiano rimasto in silenzio rimase solo dichiararsi d’accordo. Senza
sapere sul cosa. A Washington potrebbe accadere lo stesso. Allo yankee non
manca la fantasia e il carattere. Un piccolo suggerimento: Ogni piccolo movimento, spara. Prima che l'altro faccia
lo stesso con te
Ogni piccolo movimento, spara. A questo punto cosa si
potrà dire al ritorno della Meloni Giorgia? Forse come disse Cicerone: "Scimus quod ille tibi dedit, et quod tu illi dedisti" .
Buona settimana e buona fortuna.
Al momento neppure una Cartabia. I francesi hanno tagliato la testa al loro re e sono cartesiani. La Le Pen si è dichiarata colpevole, ma pretende l’assoluzione in quanto eletta. Quante somiglianze con l’Italia e quante differenze.
La
premessa di base è che il popolo francese non ha mai avuto complessi di inferiorità
nei confronti di chi lo governa. I francesi sono stati i primi a tagliare la
testa del loro re e l’hanno fatto a furor di popolo, e con una certa
disinvoltura, non per congiura di palazzo e non per decisione di partito. E su
quella testa mozzata hanno costruito i diritti
dell’uomo. Pertanto non fa sorpresa e tanto meno mena scandalo che la Le
Pen Marine sia stata condannata per appropriazione indebita di fondi europei. Dovevano
servire per fare politica e invece la Le Pen Marine li ha utilizzati per pagare
il cameriere del babbo, vecchio arnese del fascismo d’oltr’alpe, tanto impresentabile
che la figlia l’ha espulso dal partito. Niente male. In Francia, almeno al
momento non c’è un Nordio Carlo come ministro della giustizia e neppure hanno
avuto una Cartabia Marta, quindi la parola giustizia corre il suo senso
classico: punire i malfattori. La pena inflitta: quattro anni, di cui due
abbuonati, centomila euro di multa e cinque anni di ineleggibilità rientra
nelle stato delle cose. Così dice la legge. Il passaggio sulla ineleggibilità
assomiglia a quanto avevano elaborato due dei migliori ministri della seconda
repubblica: prima la ministra Paola Severino e successivamente il ministro
Alfonso Bonafede. La legge di quest’ultimo,
entrata in vigore il 31 gennaio 2019, era detta spazzacorrotti. Giusto per capirsi.
Un nome una garanzia. E queste sono le differenze, tante,e le somiglianze,
poche, con lo Stivale. Dopo di che c’è un punto della comedie francaise somigliante, anche troppo, povera Francia, a
quanto avvenuto e avviene nel Belpaese: la protagonista. La Le Pen Marine ieri
sera ha utilizzato lo spazio del telegiornale per piagnucolare, per attaccare
la giudice, per rivendicare una sorta di impunibilità: sono stata eletta dal popolo quindi non posso essere condannata.
Nulla di nuovo per le italiche orecchie: il condannato in via definitiva e
tante volte prescritto Berlusconi Silvio usava lo stesso metodo non ancora
portato a legge come il Nordio Carlo e prima di lui la Cartabia Marta, sta
cercando di fare. Ora la domanda che i cartesiani si pongono è semplice: Le Pen Marine i soldi avuti per fare
politica li ha usati nel giusto modo o li ha distratti per altro? La
risposta imbarazzante, dicono le prove e ammissione stessa della Le Pen Marine,
è la seconda, indi per cui la condanna con annessi e connessi. Alti e stantii lai
si stanno alzando dalle destre del globo terracqueo, ma in Francia la legge è
legge. Ahiloro! Alla destra, anche fascista, toccherà aspettare un Nordio o una
Cartabbia. Noi che li abbiamo potremmo anche regalarglieli.
Ps.
La Meloni Giorgia chiama suo mentore: il giudice Paolo Borsellino. La Le Pen
Marine ha utilizzato come slogan: abbiamo le mani pulite. Il mondo va alla
rovescia.
Buona
settimana e buona fortuna
Settimana ricca per la MAGA Giorgia, prima intervista con il Financial Times a far da tappetino a J.D. Vance poi a fare la smargiassa da Azione: non è lì per sostituire gli attuali alleati e Calenda abbozza.
L’altro giorno
l’autorevolissimo Financial Times ha deciso di dedicare qualche spazio alla
MAGA Giorgia. Nell’intervista la nostra MAGA nazionale ha tentato un piccolo
sgamuffo quando ha definito puerile la richiesta fattale di decidere da quale
parte stare: con gli USA o con l’Unione Europea? In realtà la richiesta non è
puerile, è semplicemente stupida. Come chiedere a una fascista (al femminile
solo per parità di genere) se preferisce la dittatura o la democrazia. Si sa
già qual è il vero sentire dell’interpellata a prescindere dalla risposta che
potrà rappattumare. Quindi sarebbe opportuno avere domande intelligenti, o
quanto meno non fesse, dall’opposizione. L’intervista è proseguita con la
dichiarazione scontata, e qui il barbatrucco non ha funzionato poiché al cuore
non si comanda e ha preso il sopravvento. E quindi ecco uscire in un afflato d’amorosi
sensi la completa condivisione del discorso di J.D.Vance, vice presidente USA.
Per intenderci quello del nuovo sceriffo
arrivato in città, quello della poca
democrazia in Europa, della censura
verso gli avversari,quello del dovete
difendervi da soli, tenuto a Monaco. Ripreso il controllo dei sensi la MAGA
Giorgia ha riproposto la stantia formula del io sto con l’Italia e non si può fare a meno né dell’Europa né degli
degli USA. Evvabbè. Per sfruttare l’abbrivio
a poche ore di distanza ecco la MAGA Giorgia al congresso di Calenda per
recitare la solita stantia tiritera: vogliamo
la pace e per questo dobbiamo armarci (3,5% ipotizza il Crosetto che ha le mani
in pasta negli armamenti, nel senso che se ne intende e ha cercato di infilare
la moglie nei servizi segreti), e dunque armare
l’Ucraina perché faccia la guerra alla Russia per conto nostro (tanto a morire
ci vanno i loro, finché ne hanno) mentre sui dazi neppure un accenno e le
fabbriche italiane chiudono. Il suo mentore
segreto (si fa per dire) era più esplicito: parlava di aratri e di spade,
di Italia proletaria in lotta con le potenze demoplutocratiche, di battaglia
del grano e di autarchia, e arrivava a preconizzare un’Europa fascista o fascistizzata, e quasi ci siamo. Ma la MAGA
Giorgia preferisce giocare a rimpiattino perché non ha il phisique du role e non sarà ricattabile personalmente, ma lo è politicamente:
il Salvini Matteo (ben ha imparato la lezione del Bossi Umberto) sta lì a
ricordarglielo tutti i giorni. Infine la chicca: non sono qui per sostituire i miei attuali alleati, come fosse la
padrona delle ferriere. By the way Salvini
e la sua scalchignata Lega vale più del doppio di Azione. In ogni caso, al
momento nessuno, Calenda in particolare, si è risentito da tanta arroganza.
Beato lui.
Buona settimana e buona
fortuna.
C’è un evidente parallelo tra la frittata e il PD: se non si rompono le uova e buttano i gusci non riesce. La Schlein Elly deve domandarsi perché la quinta colonna renziana è rimasta nel partito.
Per fare la frittata bisogna
necessariamente rompere le uova è legge ancor più che fisica culinaria. Lo sanno
bene tutte le massaie, a cui affiderei senz’ombra di dubbio il ministero dell’economia,
e allo stesso modo, ma indubbiamente senza lo stesso avito sapere, tutti i
cuochi del mondo. A questi però affiderei poco o nulla. I primi ad essere felici
della possibilità di strapazzare le uova senza romperle sono indubbiamente gli
anglosassoni e segnatamente gli yankee: ne fanno scorpacciate a colazione. Ci
pensano e ci ripensano soprattutto da quando il loro supervotato Trump ha
fatto, il merito è tutto suo, schizzare il prezzo per singolo uovo da 30cent a
oltre 50cent. Ecco, lo stesso problema attanaglia quella sorta di neoveltroni rispondente
al nome di Schlein Elly. Lei vuole rimanere segretaria del PD pur avendo il
presidente dello stesso, il Bonaccini Stefano, e la metà di quelli che inopinatamente
occupano scranni nel parlamento europeo, del tutto sordi alle sue indicazioni
di voto e sono pronti, anche in Italia ad impipparsi dei suoi desiderata. E
dunque sei, vuoi essere, la leader, si fa per dire, di un partito devi avere la
maggioranza schiacciante degli iscritti, dei votanti e alla fine anche dei
supposti eletti. Altrimenti ci fai la figura veltroniana del frescone. La
ipotizzata minoranza ha chiesto il congresso straordinario e la Elly anziché cogliere
la palla al balzo s’è impegnata in un super carpiato per evitarlo. Altro che sì
… ma. E invece per avere una bella frittata, cioè un bel partito, non resta che
rompere le uova e buttare i gusci ovvero liberarsi della quinta colonna
renziana che mina ogni progetto vagamente sensato. La Schlein Elly dovrebbe domandarsi
perché i Guerini, i Del Rio, le Moretti, le Picerno, le Ascani, le Morani e via
dicendo sono ancora lì e non hanno accompagnato il Renzi Matteo nella sua
fuoriuscita. Semplice: non hanno i voti, non rappresentano nessuno e se si
presentassero fuori dall’ombrello del PD non raccoglierebbero neanche i
consensi per essere consiglieri di condominio. Forse unica eccezione il
Bonaccini Stefano, ma a non volerlo è proprio il Renzi Matteo per non avere un
concorrente in casa: lui ha capito come funziona. Vien da rimpiangere il vecchio centralismo democrato: prima c'era spazio per la discussione, poi si votava tutti insieme. E allora un po’ di coraggio
Schlein Elly, si liberi della zavorra e lavori per un partito di vera opposizione,
capace di definire una proposta politica sensata e soprattutto strategica. Se
non ne è capace tolga il disturbo. Tanto, per essere irrilevanti non c’è che l’imbarazzo
della scelta.
Buona settimana e buona
fortuna.
Dopo settant’anni finalmente l’Italia sarà fuori dalla Nato. Si dovrà ancora una volta dire grazie agli americani: dopo il piano Marhsall sono stati prodighi di doni e quindi non gli può negare nulla. Ai politici italici piace fare da sgabello agli stranieri.
I più attempati tra i
lettori del Vicario Imperiale ricorderanno come i giovani degli anni ’50, ’60 e
oltre abbiano manifestato, anche sotto la pioggia e nelle splendide giornate di
primavera,,sgolandosi con slogan e motti
talvolta irridenti altre strappacuore per chiedere l’uscita dello Stivale dalla
Nato. Si era partiti “da meno armi e più pane” e via via si era saliti nelle
richieste. Naturalmente gli yankee e i loro maggiordomi locali (così erano garbatamente
definiti quelli del pentapartito con l’aggiunta del Msi) resistevano senza
troppa fatica e così, lemme lemme, le basi Usa sono cresciute di numero, magari
con testate nucleari. L’Urss (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)
appoggiava, almeno formalmente, le manifestazioni, pagavano gli striscioni e le
bandiere, o poco di più. Alcune teste sono state rotte dai manganelli della
polizia, ma quel democratico sangue poco copiosamente versato non ha ottenuto
alcun risultato. L’Italia tuttora fa parte della Nato e non pochi di quei
diversamente giovani pensando ai bei tempi passati si commuovono tuttora. Ma
adesso il mondo si sta capovolgendo e tutto sta per cambiare. Oggi è il
presidente degli Stati Uniti a far suo il grido di quei tempi, cambiando il
soggetto: «Fuori gli Usa dalla Nato». Cose da non credere. Questa scelta sarà
senza dubbio prodromica di ben altri risultati. Innanzi tutto un punto è da sottolineare:
l’attuale POTUS non è né un sincero democratico e neppure di sinistra, ma un
duro e puro destro, pure un po’ bullo, di quelli che non dicono ma ordinano, pensano
solo al business, hanno in antipatia i poveri, gli immigrati e i servizi
sociali di tutti i tipi, senza contare un certo fastidio verso il mondo LGBTQ+.
Ah, finalmente la destra mostra qualche suo lato positivo, dimostrando di non
essere composta solo da evanescenti, prudenti e gelatinosi Tajani. Un po’ di estremismo
fa bene alla salute. Il bello di questa nuova situazione sta nell’immaginarsi
il futuro e come gli alleati (cor)risponderanno a questa rivoluzione
copernicana. Viene facile immaginarsi la MAGA Meloni Giorgia seguire pedissequamente
il suo guru e bracciarsi e urlare invece dello stantio fun-zio-ne-ranno il più moderno fuori-l’Italia-dalla-Nato.
Eh sì, perché quando fai lo sgabello una volta lo fai per sempre e la storia
del mascellone con il baffetto è lì a dimostrarlo. Certo il fucilatore Almirante
Giorgio si rivolterà nella tomba, ma si consolerà pensando ai palestinesi: i
sub umani di oggi, così bollati dai sub umani di ieri. Tutto torna. A questo
punto gaudeamus igitur l’Italia sarà
finalmente fuori dalla Nato e avremo pane
pace e lavoro. Così si diceva una volta. Certo brucerà un po’ dover dare il
merito andrà dato a post fascisti, di fuori, ma pur sempre fascisti dentro.
Tuttavia non si può avere tutto o come dicono a Roma nun stà a guardà er capello..
Buona settimana e buona
fortuna.
Travolto da un rullo compressore, Zelensky è ancora vivo. Colpo mortale quando la Meloni Giorgia lo invita a riavvicinarsi a Trump Donald, cioè a chiedere scusa.
Buona settimana e buona
fortuna.
Gli uomini e le donne di potere spesso dimostrano di aver poca contezza di quel che gli succede intorno, così come di essere assolutamente ignoranti in storia. Qualche ripasso farebbe loro bene.
Il Fontana
Attilio, si imbufalisce perché la Lombardia raggiunge solo il settimo posto tra
le regioni nella classifica stilata dal Ministero della Salute. Per essere
chiaro definisce la questione con un iconico termine istituzionale: «Puttanate»,
aggiungendo che quanto si fa a Roma non lo riguarda affatto. Forse pensa alla
secessione. Tale appassionata e viscerale difesa della sanità lombarda fa
intendere come il presidente della regione, camici a parte, conosca poco o
nulla delle questioni del comparto. Se solo provasse, scavallando le
agevolazioni derivategli dal suo status, a prenotare una visita scoprirebbe che
per una cataratta, in quel di Bergamo, la lista d’attesa è di un anno come del
resto, in quel di Milano, per una visita neurologica al Besta, mentre per la
stessa visita in una struttura meno blasonata i mesi d’attesa sono solo sette,
facendo il paio con l’attesa di cinque mesi per averne una reumatologica. Magari
vivere il territorio anziché darsi da fare per ripristinare i vitalizi
aiuterebbe a non dire puttanate.
Chi sia Vaturi
Nissim fuori da Israele lo sanno in pochi o forse addirittura nessuno. Costui,
giusto per completezza d’informazione, è il vicepresidente della Knesset, il
parlamento israeliano, ed è anche membro del partito del Likud. Per farsi
conoscere dal mondo intero ha deciso di fare un discorso spericolato durante il
quale ha detto:«(I palestinesi di Gaza) sono feccia, subumani, nessuno al mondo
li vuole. I bambini e le donne vanno separati e gli uomino eliminati». Pensava
probabilmente di essere originale senza aver contezza come simili teorie siano
vecchie come il mondo. C’è sempre da qualche parte un popolo definito feccia da
sterminare. L’hanno fatto i portoghesi in Brasile, gli spagnoli in tutto il Sudamerica,
gli yankee con i nativi nordamericani, e
poi i turchi con gli armeni e guarda caso i nazisti proprio con gli ebrei. Chissà
perché i fanatici di destra sono sempre così ignoranti da non conoscere la
storia. O forse il Vaturi Nissim si ispira proprio ai quei suoi ideologici
fratelli di Germania. Senz’altro la senatrice Segre Liliana, il Mieli Paolo, il
Lerner Gad con tutti gli ebrei di ogni nazione, saranno impalliditi nel leggere
simili orrende bestialità e avranno gridato vibranti proteste. Forse.
Volare per oltre
dieci ore per essere preso a pesci in faccia non è da tutti eppure lo Zelensky
Volodymyr l’ha fatto. Il suo incontro con il Trump Donald e il Vance J.D. non
poteva andare diversamente. Lucio Caracciolo l’ha definito: «Un suicidio
assistito». Lo sceriffo Trump e il suo vice Vance si sono comportati come
fossero in un saloon e non nello studio ovale della Casa Bianca e si sono sballotato il povero ucraino come in un film western. E quindi giù sganassoni verbali, non
sono passati alle vie di fatto solo per l’anzianità del Trump Donal e la
pancenta del Vance J.D.
Diceva il
Kissinger Henry: «Essere nemico degli usa può essere pericoloso esserne amici è
fatale». L’aforisma dovrebbe ben stamparsi nelle menti di tutti i governanti
facenti parte della Ue e in particolare della Meloni Giorgia. Al momento desaparecida
dal Parlamento. Essere lo sgabello di un alleato enormemente più grosso,
iracondo e violento quando si arrivain fondo porta a dire:«Ci hanno sempre trattato come servi
e alla fine ci hanno anche tradito». Non è una novità, a sfogliare i libri di
storia.
Buona settimana
e buona fortuna.
Negli anni ’60 il popolo del globo terracqueo si opponeva alla guerra, oggi la questione sembra non interessare alcuno salvo gli smandrappati asserragliati nei palazzi.
I Giganti, complesso
rock degli anni ’60, cantavano il contrario: mettete dei fiori nei vostri cannoni, ma erano altri tempi. Gli
ammerigani erano in guerra con il Vietnam del nord, annaffiato quotidianamente
da bombe al napalm, foreste e villaggi
erano devastati e nel pacchetto come al solito ci cascavano dentro anche
civili: donne, vecchi e bambini. Così si faceva la guerra a quei tempi. Come
s’è sempre fatta del resto. E si fa così anche oggi con un’unica differenza tra
quei tempi andati e l’oggi: i giovani di tutto il mondo protestavano contro gli
yankee, invitati a go home. Jane Fonda portò la sua
solidarietà, per una rara volta concreta, andando ad Hanoi. E così il popolo
del globo terracqueo (quanto piacerebbe alla Meloni Giorgia) a quel massacro
insensato si opponeva con grandi manifestazioni chiedendo pace. Senza aggettivi,
questi sono diventati di moda di recente. Ancora una volta Davide, piccolo,
povero e male armato, abbatteva Golia, grande, grosso e anche un po’ minchione.
Golia quella volta perse militarmente, gli yankee
sloggiarono da Saigon buttando gli elicotteri in mare, e anche politicamente:
alla fine tutto il mondo disapprovava. Ai giorni nostri invece il popolo
mondiale, la famosa gggente, sembra
disinteressato all’argomento. Gli studenti stanno ben chiusi nelle università,
i pochi operai rimasti e gli impiegati sono sul chi vive per via delle
delocalizzazioni e quindi delle chiusure dei siti produttivi. I partiti sono
così liquidi da aver affogato tutti i militanti. Feste della porchetta a parte,
ma sono delle vere e proprie sagre dove non si parla più di polita.
Restano i governi e questi vanno per le
spicce: vogliono armamenti su armamenti e ne richiedono così tanti da non sapere
dove metterli, esauriti gli spazi negli
arsenali e nelle cantine delle nonne alla fine dovranno nasconderli dai
fioristi. Quindi tutto rimane nelle mani di pochi smandrappati: non sanno quali
pesci prendere e giocano con la pelle di chi abita fuori dal palazzo a cui
propongono indovinelli scemi oltre il giusto: preferite la libertà o i condizionatori? Detto a cavallo
dell’estate sull’opzione, ancorché solo pensata, proprio non c’è storia, tanto
il fronte è di là da venire. Oppure si ricorre alla caricatura del Moretti Nanni
mentre fa la caricatura del D’Alema Massimo: Europa fai qualcosa di sensato …Europa fai qualcosa. Come se il
generico qualcosa fosse la soluzione.
E allora per stare sul concreto vai con le armi, che per inciso sono anche un
bel business. Soprattutto un bel business. Ovviamente, come in ogni guerra, c’è
un aggredito e un aggressore e pure un fatto e un antefatto, Luciano Canfora docet, preceduto a sua volta da un altro
fatto e un altro antefatto e via così. Ma al dunque sembra che la situazione
non interessi ad alcuno, tutti troppo presi dalle partite di calcio, si giocano
ogni due giorni (Pier Paolo Pasolini l’aveva predetto) e spremersi le meningi
per capire fa troppa fatica e allora lasciamo fare a loro. Almeno finché dura.
Buona settimana e buona
fortuna
In quel di Montevarchi pane e olio ai nipotini della banda Bassotti. L’upgrading
dell’ottocentesco pane e acqua. Magari ci fossero ancora le care vecchie
lavagne.
La notizia è di qualche
giorno fa: in quel di Montevarchi, provincia di Arezzo, scuole elementari,
l’amministrazione comunale ha deciso di punire i morosi della mensa con
creatività. Ha infatti stabilito di somministrare ai bimbi fuori legge con i
pagamenti di quella che una volta era chiamata refezione, solo pane e olio invece di primo, secondo, frutta, pane
e acqua. È l’upgrading dell’ottocentesco
pane e acqua. L’obiettivo implicito, specifico
e meritorio è di impedire ai nipotini della banda
Bassotti di incrementare il loro già pesante debito. E di questo la Corte
dei Conti, nonché il Giorgetti Giancarlo, ministro dell’Economia e delle
Finanze, per intenderci quello che voleva abolire il medico di base, giusto per
dire, saranno incommensurabilmente grati. Finalmente qualcuno attento ai costi,
capace di una spending review fatta
come si deve, precisa, chirurgica quasi monadica e abbandonando quei banali rozzi
e irritanti tagli lineari che vanno a capocchia. Con logica dadaista
l’amministrazione di cui sopra, a proposito è di centro destra, ha sostenuto
di aver garantito in questo modo un
pasto ai bambini, ancorché minimo. È indubbio come anche gli animi più duri
possano intenerirsi al sentir raccontare di cotanta magnanimità. Neppure
Francesco, quello da Assisi, avrebbe saputo trovare una simile caritatevole
soluzione per rimettere il debito: pane e olio e per bere l’acqua del
rubinetto. Quale debitore avrebbe mai potuto aspirare ad avere di meglio? Naturalmente
non tutti gli aspetti sono ben chiari come ad esempio la dimensione della fetta
del pane, l’intera fetta della pagnotta o solo la sua metà? e la quantità
d’olio versata, giusto un filo? nonché la possibilità, per quelli con maggior
appetito, di avere un bis o magari anche una terza porzione. Ovviamente per non
discriminare e avere almeno una parvenza di egualitarismo i bimbi prendono il
loro pasto, ricco o parco che sia, tutti insieme. Però questo afflato
democratico presenta un vulnus: nega
la privacy. I morosi sono
immediatamente identificabili e quindi vengono privati del loro diritto ad
essere morosi in incognito. Certo ci fossero ancora le care vecchie lavagne,
quelle con il gessetto bianco e il cancellino la questione sarebbe
immediatamente risolta. I nipotini della banda
Bassotti potrebbero essere nascosti lì dietro, come si usava una volta con gli
indisciplinati e chi non mandava a memoria Rio
Bò. Evviva!.
Buona settimana e buona
fortuna.
La Meloni Giorgia così presente sui social si perde gli appuntamenti topici. Potrebbe dire la sua, se solo ne avesse una.
La vulgata attribuisce
a Winston Churchill l’aforisma: “un taxi vuoto corre per le vie di Londra e si
ferma al numero 10 di Downing Street e
ne scende il Primo Ministro Attlee”. La creatività italica è riuscita a dare
corpo oltre che sostanza all’aforisma efficace il giusto. Accade infatti che
due ministri del governo della Meloni Giorgia siano chiamati a giustificare il
loro operato, nel fatto della liberazione di un assassino stupratore e
trafficante di esseri umani. Fatto grave: pone lo Stivale sotto l’attenzione
dell’Europa tutta e, forse con un po’ di presunzione, l’intero globo terracqueo
tanto caro alla Presidente Meloni Giorgia. Ora su un tema così importante e
avendo come attori il ministro dell’Interno e quello della Giustizia la logica
avrebbe voluto la presenza, soprattutto fisica, di chi il governo guida. Era il
5 febbraio. E invece no. Certo non ha voluto imitare il suo riferimento
storico, quello che definisce il migliore: “assumo
io (io solo) la responsabilità (politica! morale! storica!) di tutto quanto è
avvenuto” La Meloni Giorgia non ne è
in grado e quindi non si è presentata lasciando la sedia, di un bel rosso
fiammante, desolatamente vuota. Poi, per non essere da meno ha deciso di disertare
l’incontro europeo sull’intelligenza artificiale, 10 e 11 febbraio. C’erano
tutti e l’Italia è stata rappresentata
da Adolfo Urso, ministro. Importante sì, ma non è la stessa cosa. Quindi
l’incontro di Monaco: ancora una volta assente, aveva judo! Dopo di che il vice
presidente Usa, J.D. Vance, spiega all’Europa quanto sia antidemocratica (con
qualche argomento non peregrino) e di come da adesso se la debba vedere da
sola. La Meloni Giorgia silente. As
usual. Deinde il vertice convocato da Macron Emanuel: invita solo sette
paesi, con la Francia otto, si mettono intorno a un tavolo per un paio d’ore e
chiacchierano amabilmente del nulla. Questa volta c’è anche la Meloni Giorgia.
Allegria. Ma arriva ultima, con mezz’ora o giù di lì di ritardo, quando il meeting è già iniziato. Ci va come obbligata,
con l’atteggiamento mal mostoso della bambina presuntuosa. Qui non potrà
urlare: fun-zio.ne-ra-nno. È assente
anche quando è presente. Peraltro non s’è capito bene cosa pensi e che
decisione prenderà. E neanche lei lo sa. Evvabbè. A tutte queste assenze, come
cameo, la dichiarazione sul caso Santanché: «Non ho le idee chiare». Sic transeat gloria mundi.
Qual è la definizione di Ragion di Stato? Di norma, cosa sta dietro questo concetto? Spiegare tutto con un lift speech.
.
Buona settimana e buona fortuna.
[1] Si intende
per lift speech la sintesi massima di un concetto, di norma complesso,
esplicitato nello spazio che intercorre ad un ascensore per passare da un piano
all’altro.
[2] Dialogo
del reggimento di Firenze, II, p. 163, ed. Palmarocchi
Un conto è la non ricattabilità personale, altro è quella politica. Se cedi al primo aut aut la strada si mette in discesa.
RICATTABILITA'
La frase, non c’è che
dire, suona bene. Copywriting Meloni Giorgia. Dimostra la forza e la
determinazione dell’onestà. Fa il paio con male
non fare paura non avere. E questo finché si rimane nell’ambito del
personale. In effetti la Meloni Giorgia non ha mai frequentato minorenni a
scopo di sollazzo e neppure dalla questura ne ha tirato fuori uno e figurarsi poi
se sia mai stata una utilizzatrice
finale.Inoltre non ha mai corrotto giudici, avvocati e testimoni. E la
lista potrebbe essere lunga. Ci mancherebbe altro. Però un conto è la non
ricattabilità personale e un altro quella politica. Ad esempio, ma solo a
titolo di esempio, nulla ha a vedere con le presenti vicende, se ti mancano i
voti delle correnti di partito in un paio di regioni, tanto per dire la
Lombardia e il Piemonte, puoi continuare a occupare la posizione di leader? Se poi
si sfila anche una regione del centro? Giusto per dire: la Toscna. E se finisci
in minoranza? No, devi mollare il posto oppure arrivare a un compromesso, la
qual cosa significa essere sotto scacco o ricatto: se tu non mi dai, io non ti dò. Ecco, questo è quanto accade all’Occidente
tutto e anche alla povera italietta, la più esposta. Se non mi dai denari non organizzo lager, se non mi regali armi non
tengo chiusi i campi, se non fai passare le mie merci (sic!) permetto il tana
liberi tutti. E allora ecco il cruccio ecco l’assillo: liberare uno
stupratore, assassino, torturatore di poveri infelici o tenere la schiena
dritta e andare a braccetto con la giustizia? Magari invertendo i ruoli: se solo ci provi non sai quel che ti capita.
Geddafi docet. Questo è il busillis. L’alternativa sta nell’impapocchiare scuse e spiegazioni contraddittorie,
come s’è visto e si vedrà, dove staraciucoli da strapazzo si sono esposti al
pubblico ludibrio vagolando per studi televisivi, dando colpe a destra e a
manca e pure contraddicensosi l’un l’altro. Tra furbazzi di breve e statisti di
lungo periodo opto per i secondi. Così si difende l’interesse nazionale.
Buona settimana e buona
fortuna.
La Meloni non ha le idee chiare. Non è ricattabile, ma i voti sono importani. I dazi di Trump Donald. La pericolosità di Almasri.
Le donne duciose, come
d’altra parte gli uomini della stessa fatta e gli esempi non mancano, hanno
caratteristiche specifiche: capiscono al volo, istantaneamente hanno un’opinione,
decidono in un fiat, sono assertivi
(questo secondo la logica: un gregario dice cose giuste in modo titubante mentre
un leader spara minchiate a raglio, ma in modo deciso)
e immancabilmente hanno sempre ragione. Soprattutto quando concionano da un
palco e nei casi più eclatanti da un balcone. È quanto piacerebbe anche alla
Meloni Giorgia e a vederla sul palco di Atreju questa è l’idea. Accade tuttavia
che negli ultimi giorni la piccola mascella sottoposta continuamente a dare segni
di granitica decisione cominci a mostrare minuscole crepette. Il casus belli è stato, come ti sbagli, quello della ministra
Garnero Daniela in arte Santanché. Come noto la ministra ha diversi contenziosi
con la magistratura, uno per truffa sui fondi Covid che non è proprio bello, e
non dà lustro al governo dei patrioti: una dei loro accusata di
spillare denaro alla Patria. Alla domanda sul che fare con la Garnero la Meloni
Giorgia prima si giustifica con il verso del Giusti recitante «Sono stata in tutt’altre faccende affaccendata».
Citazione degna della casalinga di Voghera ignara che la frasetta è incastonata
da ampio e profondo sfottò:«Ah intendo,
il cervel suo, Dio lo riposi é in tutt’altre faccende affaccendato, a questa
roba è morto e sotterrato». Ma così
non dev’essere, anzi si tratta di un rovello mica da ridere: il La Russa
Ignazio, ras del partito in Milano e Lombardia, cioè uno che i voti ce li ha di
suo e il Crosetto Guido da Cuneo, dove Totò ha fatto il militare per tre anni,
anch’esso ben provvisto di tessere non foss’altro che per l’attività
industriale sul territorio, sono entrambi supporter della Garnero e quindi va
bene non essere ricattabile, Meloni,, ma se i voti vengono a mancare qualche
problemuccio, Meloni, si palesa all’orizzonte. E allora ecco il tacon, di solito peggio del buso: «Non ho idee chiare su Santanché». Ma come? la ducessa del «Io sono Giorgia - e del reiterato – funzionerà … funzionerà (Albania) » non
ha idee chiare su una bagatella come il caso Santanché? E se a questo si
aggiunge di aver istruito il Trump Donald su come le sanzioni non convengono a
nessuno: supercazzola sesquipedale. E in fine il caso Almasri, poteva essere
una grande opportunità per mettere plasticamente in pratica la promessa di Cutro:
«Per noi chi si rende responsabile di
lesioni gravi o di morte mentre organizza la tratta degli esseri umani è
perseguibile con un reato che noi consideriamo U-NI-VER-SA-LE (ben
scandito) che signigica non solo colpire
i trafficanti che troviamo sulle barche (ma quando mai) ma anche quelli che ci sono dietro». Programma ambizioso il
giusto, ma non adatto alla casalinga di Voghera. La colpa è dei giudici, ovvio,
e non di un ministro inane. By the way, come noto il Almasri è tornato in Libia
con volo di Stato italiano. Motivo: «Era
pericoloso». Abbè però. E la
duciosità? La prossima volta.
Buona settimana e buona
fortuna.
La cerimonia per l’insediamento di Trump è stata lunga come la fame e noiosa quanto una messa cantata ortodossa. Gli smericani non lo sanno, ma questo rito risale agli assiri babilonesi.
In
poco più di quindici giorni seconda trasvolata oceanica della Meloni Giorgia. Italo
Balbo, giusto per rimanere nella stessa tradizione, lo fece una sola volta, in
compenso gli americani gli dedicarono una giornata , il 15 luglio, l’Italo
Balbo’ day, una avenue, la settima e i
Sioux lo proclamarono Capo Aquila Volante ( in seguito i Navajo per non essere
da meno nominarono Tex Willer Acquila della Notte , ma questa è u’altra storia).
Italo Balbo attraversò Chicago e New York su auto scoperta mentre dagli uffici
gli gettarono milioni di coriandoli e cenò con il Presidente Roosevelt. Insomma, i grandi d’America facevano a gara
per farsi fotografare con lui.E questa non è una storia che vada riscritta. Il primo viaggio meloniano nella politica del
Nuovo Mondo è stato a sorpresa, di poche ore: si era scapicollata a Mar-a-lago
(il resort del tycoon) per chiedere al futuro Presidente Trump il beneplacito
per scambiare uno scienziato iraniano, forse terrorista, con la giornalista
Cecilia Sala. Trump è un umorale, ha apprezzato il gesto e in quattro e quattro
otto ha acconsentito. Forse non sapeva neanche di cosa si stesse parlando.
Comunque ha trovato il tempo di dire della Meloni «Ha preso d’assalto
l’Europa», è una bella frase qualsiasi cosa vaglia dire. E poi tutti a vedere un documentario. In aggiunta
il Donald ha pensato bene di invitarla a partecipare alla sua nomina ufficiale a quarantasettesimo Presidente
USA. Un rito lungo come la fame, al confronto le messe cantate della Chiesa ortodossa
russa sono una passeggiata, noiosissimo e
si rifà, ma questo gli americani non lo sanno, all’antico rito assiro
babilonese del bacio della pantofola.
In altre parole sotto le mentite spoglie di una festa si consuma l’atto di
fedeltà dei vassalli, valvassori e
valvassini. A ciascuno la scelta del dove posizionarsi. Al tempo degli assiri
la pantofola era baciata per davvero, ma oggi questioni igieniche sconsigliano
l’atto e al dunque basta la presenza. Questo secondo viaggio la Meloni Giorgia
se lo sarebbe pure risparmiato, ma per tema di essere scavalcata dal Salvini
Matteo s’è sacrificata. Chissà che si aspettava la Meloni Giorgia, magari di
essere accolta dal Donald o quanto meno dall’Elon, invece no, troppo impegnati
con i pezzi grossi: i commessi l’hanno pilotata all’ultima fila assieme al
Milei e le hanno messo davanti dei marcantoni che al confronto quello vero
sembra un nanerottolo. Neanche una miserrima fotografia col pollice alzato.
Adesso tornata mestamente in Italia avrà
da meditare: non sull’attacco all’Europa o sul ponte tra UE e USA, ma su quei
fotogrammi che la riprendono tristemente schiacciata contro il muro. Chissà che
vorranno dire…
Buona settimana e buona
fortuna
Non s’era ancora aperta la prima Porta Santa che già le anime belle dalla Repubblica si erano lanciate nella beatificazione di un truffatore e a poche settimane dall’inizio del Giubileo anche un supercorrotto sale agli onori degli altari laici. Mancano ancora undici mesi alla fine dell’Anno Santo e la lista degli aspiranti beati è lunga.
Dopo neanche un
mese dall’apertura delle Porte Sante ecco spuntare il primo santo. No, non
oltre Tevere dove sono persone serie e prima di mettere uno sugli altari lo
rivoltano qualche decina di volte come un calzino. Infatti in quel minuscolo
staterello (per dimensioni) a nessuno è passato neppure per l’anticamera del
cervello di beatificare, figurarsi santificare, Monsignor Marcinkus. Anzi, di
questo faccendiere americano, corrotto e corruttore, c’è da credere si stia
cancellando, con i soliti tempi biblici, anche la memoria. Tutt’altro affare al
di qua del biondo fiume dove memoria è un concetto evanescente, talvolta
effervescente, sicuramente mai conseguente. Le autorità dello Stivale, in
verità, sulla questione dell’Anno Santo si sono portate avanti e già nel 2023
hanno iniziato la beatificazione di un condannato per truffa ai danni dello Stato: niente popodimenoché il Berlusconi Silvio. Mica bruscoli. Le condanne
avrebbero potute essere molte di più, ma il piazzista (definizione Indro
Montanelli) è riuscito a modellarsi leggi su misura, ad allungare processi
(altro che toghe rosse), e addirittura (caso Ruby docet) a scavallare il buon
senso. Oltre ad essere un piazzista era anche un guitto di second’ordine:
memorabile per i suoi cucù e per come di lui ridessero in eurovisione le
cancellerie d’Europa, per non dire del baciamano ad un dittatore sanguinario,
Gheddafi Mouamar, che lo prendeva allegramente per i fondelli coram populo. Con queste appena
accennate benemerenze il soggetto in questione è stato beatificato e santificato già pochi giorni dopo la dipartita e quindi funerali di Stato, francobollo
commemorativo e intitolazione di un aeroporto, giusto per citare gli encomi più
eclatanti. Presentarsi all’aldilà con queste premesse ha del rischioso. Ora che
il Giubileo è al suo primo complimese ecco spuntare un altro bel campione di
corruzione: l’incompianto Craxi Bettino. Detto il cinghialone (copyright Vittorio Feltri). Corruzione in billions, of corse. Anche in questo caso i paroloni si sono
sprecati: “personalità rilevante”, “interprete
autorevole della nostra politica estera” capace di “spiccata determinazione nelle battaglie politiche” infine, senza
pudore, “grande statista”. Evvabbé.
Certo nel 1990 il ministro Mattarella Sergio la pensava diversamente, tanto da
dimettersi per protesta contro la legge Mammì che consegnava gli spazzi non
occupati dalla Rai nelle mani di uno solo; guarda caso il Berlusconi Silvio.
Pare per 23 billions ad personam. L’anno
in cui si vendono le indulgenze è ancora lungo e quindi non pochi piduisti e
delinquenti vari possono tranquillamente aspirare.
Buona settimana
e buona fortuna.
Anche quest’anno il Presidente della Repubblica non ha voluto far mancare il suo discorso alla nazione come, senza soluzione di continuità, avviene dal 1949. Ad inaugurare il rito fu Luigi Einaudi. S'è perso alcune perle.
Buona settimana e buona fortuna.