È stata dura, ma alla fine ce la si è fatta: l’UE, Italia inclusa, ha ottenuto i dazi al 15% per esportare negli USA. Si è avuto lo sconto.
Un antico adagio racconta come la vittoria abbia cento padri mentre la sconfitta sia orfana. Il governo della Meloni Giorgia, mai si esime dall’essere creativo, si vedano le dichiarazioni del ministro Lollobrigida Francesco, ne ha ideata una terza: la sconfitta, pure umiliante, si può spacciare per vittoria. E così dopo aver spesso detto quanto sia dannosa ogni qualsivoglia guerra commerciale e nell’italico specifico aver fatto dichiarare da Confindustria e Coldiretti come i dazi (aggiuntivi?, boh) avrebbero penalizzato le nostre esportazioni e, dopo aver reso incandescenti le calcolatrici per giungere a conclusioni catastrofiche come pezzi di punti di PIL bruciati e robusti licenziamenti dietro l’angolo (cosa sempre piaciuta ai padroni) ecco l’incredibile scoperta: anche con quel 15%, tutto sommato, ci si può star dentro e anzi, magari, quasi quasi, è pure un’opportunità. In fondo cosa volete che sia portare il costo di una bottiglia di vino da 50 a 60 dollari: il danaroso yankee neanche ci farà caso e lo stesso sarà per una spruzzata di parmigiano sugli spaghetti o per una fetta di prosciutto. L’importatore scaricherà sul distributore che scaricherà sul grossista che scaricherà sul punto vendita o sul ristoratore che scaricheranno sul consumatore. Insomma tutto normale. L’economia funziona così. Evvabbé, si dirà, sono i soliti vaneggiamenti della politica. Ma se neppure su un tema come questo si riesce ad avere le idee chiare su cosa si potrà far conto? Innanzi tutto i bonzi della politica, con il solito codazzo di economisti, non hanno ancora saputo dire se il famoso 15% si somma al dazio già praticato o se lo sostituisce. In un caso si passerebbe dal 3/4/5% (tanto per dire) al 18/19/20% nel secondo, per esempio sulle automobili, questa sparata trumpiana sarebbe addirittura vantaggiosa per i brand UE e per gli USA sarebbe come martellarsi sulle ginocchia poiché il dazio passerebbe dall’attuale 27 al 15%. Quindi, forse forse, si dovrà parlare di sommatoria del futuro all’esistente. Ma questo non viene detto a chiare lettere alla ggggente che soprattutto d’estate si beve le peggio cose. La strategia di Trump Donald J. noi italici l’abbiamo già vista messa in pratica: un prezzo di listino alto o altissimo a cui corrisponde uno sconto scontissimo. C’era uno, poi condannato per frode, il quale era solito presentare la sua mercanzia a 100, ma poi dire al compratore.” Poiché sei tu, te la vendo a 10”. All’italico la politica dello sconto piace tantissimo, lo fa sentire furbo e l’idea dell’affare lo sconfinfera. Il Trump Donald J. ha molto studiato ed imparato dell’italico truffatore così come l’imbianchino nazista ha imparato dal trombone fascista. Poi gli studenti hanno superato i maestri. Ora dunque sappiamo di aver concluso un ottimo affare anziché un dazio al 100% o magari di più l’abbiamo contenuto al solo 15%. Dei geni. E allora tutti insieme potremo intonare un famoso canto goliardico, suona così: Fiam felici siam contenti, le ch…e ed il c.l porgiam riverenti, al nostro gentile e amato sovrano sia dono gradito il b..o dell’a.o. Il Trump Donal J. ne sarà entusiasta e lo sarà anche chi nell’ombra e senza mai apparire ha così tenacemente difeso patriotticamente l’interesse nazionale.
Buona settimana e buona fortuna.
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